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Post n°244 pubblicato il 10 Marzo 2017 da webbolo0
Ciao Laura, avrei voluto dirti tante cose e mostrarti tante cose. Lo so bene che ti piace il colore viola ;-). Avrei voluto mostrarti le bellezze che abbiamo qui. I tramonti color viola che dolcemente sfiorano i colli e che si riverberano sopra l'edera appena fiorita. O quei gialli intensi che squarciano il cielo e lo rendono cosi unico.Avrei voluto parlarti di amore, di colori ma soprattutto farti ridere con quel mio solito cipiglio da burlone. Tu lo sai bene che son bravo. Avrei voluto, avrei potuto e avrei anche osato. Mi sarebbe piaciuto chiederti come posso aiutarti per essere piu' serena e toglierti un po di pesantezza. Ma questo non avverra' perche' tu hai decretato la tua sentenza. Io so bene che si puo' guarire ma ho le mani vuote in questo momeno. Datti del tempo, creati dello spazio perche' morire a 24 anni non riesco proprio a concepirlo. E' quello che le avrei scritto. THOMAS |
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Adesso occorre mettere in stand by la nostra etica. Perchè dico questo? Per il semplice motivo che siamo tutti, o almeno in tanti, abbastanza concordi ad accettare il suicidio assistito da parte del malato affetto da gravi patologie fisiche, che intenda mettere fine alle proprie sofferenze. Non lo siamo, con la stessa facilità, nel caso del malato psichico. Qual è la differenza reale che corre fra i due? Con che diritto ci arroghiamo l'autorità di poterle discriminare e sentenziare che la prima sia più grave della seconda?
Non ne avremmo semplicemente alcun diritto. La sofferenza ha una sua dimensione blindata, così tanto personale da non essere giudicabile dall'esterno.
Eppure giudichiamo. Quindi accettiamo l'etica del nostro tempo secondo la quale, ad esempio, è un vero delitto concedere a una ragazza giovane ma depressa l'assistenza dello stato per suicidarsi.
Io per primo mi scandalizzo di fronte ad una libertà del genere. Ma ciò, è solo frutto del nostro tempo. Il suicidio, nella storia dell'umanità, ha avuto spesso e in vari periodi e contesti, connotati completamente differenti da quelli odierni. Platone lo condannava, Seneca lo esaltava, per citarne due, nulla di strano che un domani il giudizio in merito cambi ancora una volta. Ma noi, noi dobbiamo ragionare con gli ingredienti del nostro tempo, pena l'astrazione assoluta dal nostro contesto.
La logica spicciola mi sgombra il campo dai dubbi. Visto che esistono e anche tanti, casi di depressi guariti o che quantomeno hanno raggiunto ottimi compromessi col proprio malessere, io condanno, senza mezzi termini, la liceità soprattutto da parte dello stato ad agevolare un'azione del genere.
Ciò che però mi astengo dal fare è giudicare il singolo individuo latore di tali istanze.
Parlate di un sacco di problemi... ma non fate mai un cazzo di niente...
Almeno le erbacce intorno a casa vostra le estirpate...???
O anche voi aspettate che qualche d'un altro lo faccia... intanto loro crescono rigogliose...???
Anche le erbacce sono un problema... di "DECORO"...
Ecco... fate qualcosa di concreto... invece di stare a dire un sacco di fregnacce...
Penso che il mantenimento in vita sia regolato dall'equilibrio fra due istinti ben precisi. Quello di sopravvivenza e quello di fuga dal dolore, di qualunque natura esso sia.
Di fatto, ognuno è libero di porre fine alla sua vita. Ciò di cui si parla però, è se lo stato, e quindi la società, debba avere o meno un ruolo agevolatore e quando.
Personalmente trovo molto sbagliato assecondare questo tipo di richieste se fatte da una persona a cui non è preclusa, a priori, la possibilità di un miglioramento psichico o fisico.
I tanti che hanno superato un brutto momento in cui avevano tendenze suicidarie, si ritengono "miracolati" e contenti di vivere.