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Cineforum 2015/2016 | 6 ottobre 2015

Post n°234 pubblicato il 02 Ottobre 2015 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

THE IMITATION GAME

Regia: Morten Tyldum
Soggetto
: dalla biografia “Alan Turing. Storia di un enigma” di Andrew Hodges (ed. Bollati Boringhieri)
Sceneggiatura
: Graham Moore
Fotografia
: Óscar Faura
Musiche
: Alexandre Desplat
Montaggio
: William Goldenberg
Scenografia
: Maria Djurkovic
Arredamento
: Tatiana Macdonald
Costumi
: Sammy Sheldon Differ (Sammy Sheldon)
Effetti
: Jason Troughton, Eran Barnea, Angela Barson, Stuart Bullen, BlueBolt
Interpreti
: Benedict Cumberbatch (Alan Turing), Keira Knightley (Joan Clarke), Matthew Goode (Hugh Alexander), Rory Kinnear (Detective Robert Nock), Allen Leech (John Cairncross), Matthew Beard (Peter Hilton), Charles Dance (Comandante Denniston), Mark Strong (Stewart Menzies), Alex Lawther (Alan giovane), Tuppence Middleton (Helen), Tom Goodman-Hill (Sergente Staehl), Steven Waddington (Smith),James Northcote (Jack Good), Jack Bannon (Christopher Morcom), Jack Tarlton (Charles Richards), Ilan Goodman (Keith Furman)
Produzione
: Nora Grossman, Ido Ostrowsky, Teddy Schwarzman per Black Bear Pictures/Bristol Automotive
Distribuzione
: Videa
Durata
: 113'
Origine
: U.S.A., 2014
Oscar 2015 per la miglior sceneggiatura non originale

 

Inverno 1952. Le autorità britanniche entrano nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare in seguito a una segnalazione di furto con scasso. Ignari di trovarsi di fronte al pioniere della moderna informatica, gli agenti arrestano lo stesso Turing con l'accusa di "atti osceni", incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Ritratto intenso e inquietante di un uomo brillante e complesso, noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, che ha avuto il merito di decrittare i codici indecifrabili della macchina tedesca "Enigma" durante la II Guerra Mondiale, contribuendo a ridurre la durata del conflitto e, quindi, a salvare milioni di vite.
L’uomo moltiplicato e il regno della macchina: il titolo di un famoso saggio del futurista Filippo Tommaso Marinetti potrebbe, mutatis mutandis, sottotitolare il nuovo film di Morten Tyldum. Oltre l’imperiosa e meditata ricostruzione della storia - la bella storia - di Alan Turing, il matematico britannico che riuscì attraverso l’invenzione di una potente macchina a decrittare l’indecifrabile dispositivo Enigma, in “The Imitation Game” sembra infatti esserci dell’altro. Ma andiamo con ordine.
Planando sulla dimenticata vita di uno dei più grandi innovatori del secolo scorso, il regista norvegese ruba gli occhi pungenti e obliqui di Benedict Cumberbatch per guardare al disastro della seconda guerra mondiale dal punto di vista dei congegni, dei codici e dei calcoli che ne virarono il timone e ne infamarono le sorti.
La biografia di Turing, centellinata e tripartita sugli assi temporali fondanti dell’infanzia, del momento centrale della guerra e dell’arresto del’41 per ‘atti osceni’ (dietro la cui fittizia etichetta si maschera la condanna per omosessualità), attraversa lo schermo ricomponendosi attraverso flashback, immagini di repertorio, cambi di luce ed espressioni, rebus di date e pezzetti di storia.
La ricomposizione della cronologia è affidata a chi guarda, e a chi guarda è richiesto un impegno nel risolvere e decifrare in anticipo un cruciverba narrativo che buca le definizioni per poi risolverle con i dialoghi, densi e drammatici, su cui si fonda l’apparato diegetico. Pur non sorprendendo per originalità, la ricorsività strutturale dei flashback e l’anomala e delicata sfumatura thriller impreziosiscono il già ricco materiale filmico di “The Imitation Game”.
Il pregio essenziale però risiede, secondo il modesto parere di chi scrive, nella partita di scacchi che il film intavola con lo spettatore, chiedendogli la mossa, provocandogli un giudizio. Il personaggio di Turing, archetipico genio burbero e poco sveglio, appassionato di numeri e non di emozioni, piccolo e maledetto fiore del male in un campo minato da svastiche e sottomarini, non è portato in trionfo dai toni patetici del panegirico e imbalsamato nel monumento di una lode incondizionata: si combatte contro la sua immagine difficile, di prodigio del mondo suo malgrado.
Quello che spinge Turing a lavorare per il governo non è un eroico istinto di altruismo, ma la possibilità di costruire la sua potente macchina computer, estensione prostetica di un sé pavido, solo e insoddisfatto dell’umano. A chi lo interroga sullo schermo e a chi lo guarda dalla platea, il Turing di Cumberbatch, dopo aver narrato la sua storia - la sua bella storia - espone le regole del gioco dell’imitazione, ideato per stabilire se una macchina possa pensare. Chiede di essere giudicato, analizzato, decrittato come il più indecifrabile Enigma: allora, oggi più che mai, scegliamo l’uomo o la macchina?
Giada Cipollone, Cineforum

 

(...) la bellezza del film di Morten Tyldum è tutta nel fatto che non è una brillante orazione funebre, ma una celebrazione del genio e della vita, di un uomo affascinante e complesso, sensibile e caparbio, di un uomo che ha saputo credere in qualcosa di grande per poi realizzarlo. Nonostante l'ingiustizia ignobile sia lì ad un passo, il regista non la usa come scorciatoia, né come ricatto allo spettatore. Non la ignora neanche, ma capisce che può e deve rendere omaggio alla grandezza di chi ha salvato e cambiato il nostro mondo. Lo fa, peraltro, grazie a un attore in crescita costante e vertiginosa, quel Benedict Cumberbatch che un eroe digitale l'ha già interpretato (Julian Assange) e che in quel viso espressivo e ambiguo porta mille personaggi e ancor più contraddizioni. (...) Il film è un flashback di fronte al poliziotto che ha arrestato Alan. E così la vita prende subito possesso del film, contro la morte e l'ottusità. (...) E ci racconta un mondo affascinante, ancora capace di stupirci e stupirsi (per decrittare il Codice Enigma si prende uno scienziato esperto nel ramo, un campione di scacchi e una fenomenale enigmista), ma anche una società puerile e squallida, incapace di capire e accogliere quegli eccentrici che vuole, di cui necessita ma che poi ritiene di dover emarginare. (...) E così “The Imitation Game”, con la sua struttura semplice e immediata, con quel ritmo che lo rende una sorta di cubo di Rubik da risolvere il più in fretta possibile, perché sai come finirà ma non sai in che modo ci si arriverà, capisce la vera tragedia di Alan Turing.
Boris Sollazzo, Cronache del Garantista

MORTEN TYLDUM
Filmografia
:
Headhunters (2011), The Imitation Game (2014)

Martedì 13 ottobre 2015:
FRANCES HA di Noah Baumbach, con Greta Gerwig, Mickey Sumner, Charlotte D'Amboise, Adam Driver, Hannah Dunne

 
 
 
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