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Cineforum 2016/2017 | 10 gennaio 2017

Foto di cineforumborgo

TUTTI VOGLIONO QUALCOSA

Titolo originale: Everybody Wants Some
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Scenografia: Bruce Curtis
Arredamento: Gabriella Villarreal
Costumi: Kari Perkins
Interpreti: Will Brittain (Billy Autrey), Zoey Deutch (Beverly), Ryan Guzman (Roper), Tyler Hoechlin (McReynolds), Blake Jenner (Jake), J. Quinton Johnson (Dale), Glen Powell (Finnegan), Wyatt Russell (Willoughby), Austin Amelio (Nesbit), Temple Baker (Plummer), Tanner Kalina (Alex Brumley), Juston Street (Jay Niles), Forrest Vickery (Coma), Jonathan Breck (Coach Gordan), Tory Taranova (Debra), Kay Epperson (Nonna Bearcat), Michael Monsour (Justin), Justin Alexio (Howard), Zoey Brooks (Cathy), Anna Vanston (Michelle), Shailaun Manning (Elaine), Olivia Jordan (LeaAnn), Celina Chapin (Angie), Lynden Orr (Suzi), Asjha Cooper (Sharon), Dora Madison (Val)
Produzione: Richard Linklater, Megan Ellison, Ginger Sledge per Detour Filmproduction
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 116'
Origine: U.S.A., 2016

USA, 1981. Jake Bradford si trasferisce al college e va ad abitare insieme ai compagni della squadra di baseball dell'università. Nel campus il ragazzo affronterà il proprio percorso di crescita tra cameratismi, conflitti all'interno del gruppo e notti folli in cerca di conquiste femminili...
1981. Dall’arrivo alla nuova residenza collegiale all’inizio delle lezioni, che in realtà sono poco più di tre giorni, “Tutti vogliono qualcosa” racconta un arco temporale quasi impercettibile nell’economia di una vita, ma in verità lunghissimo per Jake, matricola e nuovo lanciatore della squadra universitaria di baseball.
Le lezioni non si vedono quasi mai, perché il vero mantra sembra essere un altro: birra, ragazze e baseball. Jake finisce senza tante mediazioni nel vortice goliardico e spensierato della squadra, l’esperienza collegiale del ragazzo si contraddistingue subito per una ricerca instancabile della prossima festa a cui partecipare. Come un branco, il gruppo si muove unito: certamente il fatto di essere una squadra li condiziona, ma il tutto si concentra in un continuo contrasto di competitività e testosterone. In “Tutti vogliono qualcosa”, che all’apparenza sembra una pellicola minore di Richard Linklater, sotto questa scorza goliardica e divertita, in realtà, si racconta del delicato passaggio per riuscire a trovare la propria identità. È vero, la triforza a cui tutti i protagonisti si rivolgono (le suddette ragazze, birra e baseball) potrebbe apparire una forma inibitoria per qualunque problema, un modo per vivere nella spensieratezza del divertimento. Ma la forza camaleontica dei ragazzi - che passano dalla disco al country fino a party con eccentrici artistoidi per il solo bisogno di un continuo divertimento - altro non è che una forma di adattamento che nasconde la reale ricerca di chi ancora non è riuscito a comprendersi. I protagonisti di “Tutti vogliono qualcosa” ne sono ben consapevoli: il loro stesso affrontare l’argomento coscientemente tra una sfida a ping pong o il tiro di una canna dimostra una volta di più quanto il cinema di Linklater sia un cinema di persone prima ancora che d’immagini. Tutti vogliono qualcosa è una pellicola dialogatissima ma con poche scene madri, che vive sostanzialmente di uno spensierato scorrere del tempo. Le opere precedenti di Linklater mostravano come questo elemento fosse relativo, 12 anni potevano essere racchiusi in due ore come allo stesso modo tre giorni potevano diventare un’esperienza percettivamente lunga anni. La bellezza di “Tutti vogliono qualcosa” sta nella semplicità di raccontare questo scorrere, senza necessariamente mettere in scena perdite o grandi conquiste. È quasi come se fossimo arrivati a lezione, e la frase motivazionale che il professore ci pone al principio sia al contrario posta alla fine, in cui la morale di una crescita personale non è vissuta come un obiettivo da raggiungere, ma la fine di un percorso esperienziale inconsapevole, in cui il mondo si rivela per quanto più grande è di noi. La squadra di baseball come metafora, con un pool dei migliori talenti dello stato che apre a Jake gli occhi su quanto la sua esperienza fosse limitata, ma non per questo demoralizzante. Tutti vogliono qualcosa o tutti cercano qualcosa? Birra, sport e sesso sono solo gli strumenti di questa ricerca personale che altro forse non è che la semplice ricerca della propria personalissima Sharona.
Massimo Padoin, Mediacritica.it

Non è commerciale, bensì spirituale: un ‘sequel spirituale’ a “Dazed and Confused”, la teen-comedy di Richard Linklater, anno di grazia e high-school 1993. 23 anni dopo, le lancette hanno fatto il giro, anzi, il decennio: non più i ‘70s, ma gli ‘80s, con un pezzo dei Van Halen, “Everybody Wants Some”, a far da titolo.
Tutti vogliono qualcosa”, Linklater, innanzitutto, vuole la buona musica, dai Blondie ai Dire Straits. E un mucchio, moderatamente, selvaggio: agosto 1980, vacanze agli sgoccioli, il semestre incombente, un piccolo college del Texas, un lanciatore, Jack (Blake Jenner, pulitino), che bussa alla porta, e trova la sua squadra. Baseball. Ovvero, bevute, feste e ragazze, ragazze, ancora ragazze: da Jenner a Tyler Hoechlin, che fa il gallo del pollaio McReynolds, fino al più bravo di tutti, l’ironico Glen Powell nei panni del kerouac-style Finnegan, gli attori sono assai in parte, lo Zeitgeist pervade lo schermo, la nostalgia si fa canaglissima, gli echi di American Graffiti e Animal House prendono gli occhi e, sì, i cuori.
Troppo maschio, il film? Forse, anzi, sì: e allora? Linklater, divertito e divertente, scuote la noia di dosso al genere, e realizza un instant-cult, o instant-classic, fate voi: “Tutti vogliono qualcosa”, ma in pochi sanno che cosa. Lui lo sa: operazione cinefila e meta-cinematografica, ti riporta negli anni ’80 come sulla luna, nel senso che lo fa realmente e, insieme, immaginificamente.
Insomma, un’impresa, che nulla lascia inesplorato: competizione e maschi alpha, sport e (senso del) gruppo, cazzeggio - di dimensioni normali, vero Finnegan? - e “del doman non v’è certezza”, corteggiamento e cotta, e di tutto di più, dalla disco al club punk, dal bar Urban Cowboy al materasso ad acqua a rischio esplosione.
Per capire quanto sia difficile un film così, pensate alle porcherie infilate nel serbatoio teen stelle & strisce e scongelate il pomeriggio televisivo, ritornate con la memoria ai ‘Che ne sarà di noi’ del cinemino nostro e, sì, ditelo: come Richard Linklater nessuno mai.
Federico Pontiggia, Cinematografo.it

RICHARD LINKLATER
Filmografia:
La vita è un sogno (1993), Prima dell'alba (1995), SubUrbia (1996), Newton Boys (1998), Tape (2001), Waking Life (2001), School of Rock (2003), Prima del tramonto (2004), Bad News Bears (2005), A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare (2006), Fast Food Nation (2006), Me and Orson Welles (2009), Bernie (2011), Before Midnight (2013), Boyhood (2013), Tutti vogliono qualcosa (2016)

Martedì 17 gennaio 2017:
PERFECT DAY di Fernando León de Aranoa, con Benicio Del Toro, Tim Robbins, Olga Kurylenko, Mélanie Thierry, Fedja Stukan

 

 
 
 
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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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