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Cineforum 2016/2017 | 9 maggio 2017

Foto di cineforumborgo

IL PIANO DI MAGGIE - A COSA SERVONO GLI UOMINI

Titolo originale: Maggie's Plan
Regia: Rebecca Miller
Soggetto: dal romanzo A cosa servono gli uomini. Il piano di Maggie” di Karen Rinaldi (ed. Rizzoli)
Sceneggiatura: Rebecca Miller
Fotografia: Sam Levy
Musiche: Michael Rohatyn
Montaggio: Sabine Hoffman
Scenografia: Alexandra Schaller
Arredamento: Kendall Anderson
Costumi: Malgosia Turzanska
Interpreti: Greta Gerwig (Maggie), Julianne Moore (Georgette), Ethan Hawke (John Harding), Bill Hader (Tony), Maya Rudolph (Felicia), Travis Fimmel (Guy), Monte Greene (Max), Fredi Walker-Browne (Beverly), Wallace Shawn (Kliegler), Mina Sundwall (Justine), Jackson Frazer (Paul), Ida Rohatyn (Lily), Alex Morf (Al Bentwaithe), Angela Trento (Debbie Wasserman), Sue Jean Kim (Komiko)
Produzione: Rachael Horovitz, Damon Cardasis, Rebecca Miller per Round Films/Rachael Horovitz Freedom Media, in associazione con Locomotive/Hyperion Media/Franklin Street Capital
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 98'
Origine: U.S.A., 2015

Maggie Hardin è un'allegra e affidabile trentenne newyorkese, che lavora come insegnante e la sua vita è pianificata, organizzata e calcolata. Maggie, però, non ha molto successo in amore. Nonostante ciò, ha deciso comunque che è arrivato il momento di avere un figlio. Da sola. Ma quando conosce John Harding, uno scrittore/antropologo in crisi, Maggie s'innamora per la prima volta, e così è costretta a modificare il suo piano di diventare mamma. A rendere tutto ancora più complicato c'è il fatto che John è infelicemente sposato con Georgette Nørgaard, una brillante professoressa universitaria danese. Mentre i suoi amici, gli eccentrici ed esilaranti Tony e Felicia, stanno a osservare sarcasticamente dalle retrovie, Maggie mette in atto un nuovo piano che la lancia in un ardito triangolo amoroso con John e Georgette, e così le loro vite s'intrecciano e si uniscono in modi inaspettati e divertenti. Maggie apprende in prima persona che a volte il destino dovrebbe essere lasciato indisturbato.
Raramente i piani vanno come devono andare, ma Maggie non se ne fa una ragione: se l’esperienza le insegna che una sua relazione sentimentale non dura oltre i sei mesi, lei - desiderosa di un figlio - risponde organizzando una gravidanza con inseminazione artificiale artigianale. Il caso, il destino, la vita mandano tutto a monte fornendole un apparente principe azzurro: John, prof sposato e aspirante romanziere, si getta ai suoi piedi con prodigioso tempismo. Ma raramente i piani vanno come devono andare: se il lieto fine non è tale, Maggie architetta un nuovo progetto per risolvere la situazione. Viene facile citare Allen (ambientazione radical newyorkese, contesto accademico intellettuale, personaggi nevrotici) magari aggiornato a Baumbach (la malinconia indie, la musa Gerwig), eppure il quinto lungo di Rebecca Miller non è solo un’imitazione: c’è una sovversione sottile in quest’eterno ritorno del fallimento, nel cerchio che condanna l’appagamento di qualcuno all’irrequietezza di qualcun altro, in caratteri tanto egoriferiti da essere insieme padroni e schiavi di sé («Sei solo il risultato delle tue scelte»). L’elemento satirico - che non risparmia l’hipster imprenditore di sottaceti né gli esperti di crito-ficto-antropologia - si integra quasi per miracolo a una lieve commedia degli equivoci che ama i suoi personaggi: tutti. Noi soprattutto Julianne Moore e il suo finto accento scandinavo che andrà perso nella traduzione.
Alice Cucchetti, FilmTv

Greta Gerwig, regina indiscussa della commedia indipendente americana, è la protagonista di “Il piano di Maggie”, commedia diretta da Rebecca Miller e presentata nei maggiori festival internazionali della stagione (dal debutto a Toronto al New York Film Festival, dal Sundance a Berlino). Come già in “Frances Ha” (2012), la Gerwig dimostra sempre più di saper dare una rappresentazione di ‘genere’ della donna contemporanea: una rappresentazione in cui la consapevolezza dell’identità del femminile passa attraverso la lotta policroma tra emancipazione e desiderio di cura e in cui l'ironia media tra le parti in gioco.
Il piano della Maggie del titolo, career-advisor post-laurea, sarebbe quello di avere un bambino da sola. Ma quando la ragazza si innamora di John, docente di antropologia critico-immaginativa e aspirante scrittore, il suo progetto va a monte. Maggie e John hanno un figlio dopo che questi lascia la moglie Georgette, glaciale signora danese anche lei antropologa, ma la relazione entra in crisi quando John diventa scrittore a tempo pieno e si perde nel proprio egocentrismo. A questo punto il film cambia di passo, e vira verso una riappacificazione tra John e Georgette non priva di complicazioni e tragicomici fraintendimenti.
Charlie Chaplin affermava come la vita non sia una tragedia, bensì una commedia in campo lungo: “Il piano di Maggie” si configura allora come un pezzo di vita nella misura in cui forza la commedia stessa a riprendere in chiave contemporanea gli stilemi della screwball comedy, dalla logica del paradosso alla dialettica sentimentale a tre voci. Azzardando una definizione di film in quanto mondo coerente, e inesistente, del quale si offre una rappresentazione visiva, il film della Miller sa definire perfettamente il proprio ambiente: la sua New York è più femminista e al passo con i tempi di quella alleniana (dalla quale, però, ovviamente non può non prescindere), una città in cui sono le donne ad avere più successo degli uomini, in cui Springsteen viene interpretato in chiave acustica dalla grandiosa Kathleen Hanna e nella quale il riferimento culturale simulacro dell’intellettualità odierna non è più il Marshall McLuhan di “Io e Annie”, ma l’irriverente Slavoj Žižek.
A confezionare il tutto, in pieno e immancabile stile mumblecore, sono ovviamente i dialoghi, arguti e ricercati secondo copione, con qualche battuta non scontata sulle pigrizie della lingua comune (come quando John dice di preferire ‘bello’ all'espressione ‘un po’ bello’, perché usare ‘un po’’ sarebbe come mettere un preservativo linguistico…), e i costumi, che spaziano dagli scamiciati a quadretti di Maggie in piena moda newyorkese alle eco-pellicce radical chic di Georgette e rifiniscono in modo preciso e delizioso l’entourage visivo del film.
Giada Biaggi, Cineforum

REBECCA MILLER
Filmografia:
Angela (1995), Personal velocity - Il momento giusto (2002), The Ballad of Jack and Rose (2005), La vita segreta della signora Lee (2009), Il piano di Maggie - A cosa servono gli uomini (2015)

Martedì 16 maggio 2017:
Film a sorpresa…

 

 
 
 
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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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