CINEFORUM BORGO

I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

 

« Cineforum 2017/2018 | 9 ...Cineforum 2017/2018 | 16... »

Cineforum 2017/2018 | 16 gennaio 2018

Foto di cineforumborgo

IO, DANIEL BLAKE

Titolo originale: I, Daniel Blake
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Robbie Ryan
Musiche: George Fenton
Montaggio: Jonathan Morris
Scenografia: Fergus Clegg, Linda Wilson
Costumi: Joanne Slater
Interpreti: Dave Johns (Daniel Blake), Hayley Squires (Katie), Dylan McKiernan (Dylan), Brianna Shann (Daisy), Kate Rutter (Ann), Sharon Percy (Sheila), Kema Sikazwe (China), Micky McGregor (Ivan)
Produzione: Rebecca O’Brien per Sixteen Films/Why Not Productions/Wild Bunch/Le Pacte
Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis

Durata: 100'
Origine: Belgio, Gran Bretagna, Francia, 2016
Data uscita: 21 ottobre 2016
Palma d'Oro e menzione speciale della giuria ecumenica al 69. Festival di Cannes (2016); David di Donatello 2017 come miglior film dell'Unione Europea.

Il 59enne Daniel Blake ha lavorato come falegname a Newcastle, nel nord-est dell'Inghilterra per la maggior parte della sua vita. Ora però, in seguito a una malattia, per la prima volta ha bisogno di un aiuto da parte dello Stato. Il destino di Daniel si incrocia con quello di Katie, madre single di due bambini piccoli, Daisy e Dylan, la cui unica possibilità di fuga dalla monocamera in un ostello per senza tetto a Londra è quello di accettare un appartamento a circa 500 chilometri di distanza. Daniel e Katie si troveranno così insieme, confinati in una terra di nessuno e impigliati nel filo spinato della burocrazia delle politiche per il Welfare nella moderna Gran Bretagna.
Daniel Blake è un uomo di mezz’età che, in seguito a un malore, si trova preso tra due fuochi: da un lato l’impossibilità di tornare a lavoro imposta dalle certificazioni mediche, dall’altro il rifiuto degli indennizzi statali per un’invalidità non ritenuta tale. Mentre Daniel cerca di dirimere le questioni burocratiche, il tempo scorre e l’uomo deve far fronte a necessità puramente alimentari. A lottare insieme a lui incontra altre persone, tra cui Katie, giovane madre ridotta sul lastrico dall’incuria assistenziale.
Dopo tanta attività sociale e politica, Ken Loach riceve la Palma d’Oro a Cannes 2016 con “Io, Daniel Blake”, un film sicuramente meno di impatto e meno spettacolare, forse persino meno poetico, degli altri titoli in competizione, ma che regala momenti di innegabile commozione e di sapiente ironia caustica. Pur nell’esagerazione di alcune dinamiche, Loach continua a presentare con semplice linearità l’eterna lotta tra il singolo individuo e l’inadempienza burocratica, senza mai cadere nella retorica populista o in riottosi escamotage. Sullo sfondo di una serie pressoché infinita di figuranti che cercano in tutti i modi di deresponsabilizzare sé stessi e lo Stato nel prendere qualunque decisione utile al miglioramento delle condizioni dei singoli, due anime emergono forti e decise, unite dalla forza con cui cercano di sottrarsi all’uniformità grigia delle stanze paragovernative. Welfare, inadeguatezza assistenziale, ottusità istituzionale e lotta individuale sono ormai diventati dei veri e propri capi saldi della carriera di Ken Loach, fuori e dentro dalle sale cinematografiche. Tutta la forza di decenni di lotte contro i mulini a vento della burocrazia arroccata in castelli kafkiani si riversa nelle ultime produzioni del regista, comprese le avventure (dal sapore a tratti western, a tratti iperrealistico) di Daniel Blake. I piccoli gesti di disobbedienza civile e di disperazione diventano esplosioni disperate di un’umanità in cerca di complicità e in questo lo sguardo rassegnato della coprotagonista Haylay Squires avrebbe molto da insegnare anche agli interpreti più navigati (memorabile l’episodio del banco alimentare sociale). Ad accompagnare alcuni fili narrativi ben riusciti ce ne sono altri che rimangono in sordina, che non raggiungono un’adeguata completezza argomentativa e che quindi risultano in fondo un po’ avulsi e ridondanti (per esempio il commercio di scarpe taroccate o l’accenno alla risonanza mediatica dei graffiti di Daniel). Ken Loach firma un film potente nella sua semplicità, che, anzi, paga per i momenti in cui cerca di moltiplicare e sovrapporre le narrazioni presentate, ma che riesce ad ottenere l’impatto decisivo grazie ad alcune vette di spiazzante realismo, con l’aiuto determinante di due protagonisti perfettamente in parte.
Teresa Nannucci, Mediacritica.it

Il messaggio del film è chiaro. La società ti ha tolto la dignità, ma tu puoi riprendertela proteggendo chi la dignità (cioè il lavoro, cioè l'autostima) l'ha smarrita prima dite. Piacerà. E molto. A patto che riusciate a rimontare (noi l'abbiamo fatto) le molte pregiudiziali politiche che Ken Loach, in una carriera più che cinquantennale ha sempre messo nelle sue opere. Oggi come mezzo secolo fa, la lotta di classe è sempre al centro delle sue opere. Da vecchio comunista (mai pentito) ha sempre sparato, ogni volta che poteva, persino sul Welfare britannico (che quando Ken era giovane era additato a modello in tutto il mondo). Figuriamoci se non spara oggi, che il Welfare è palesemente inadeguato e non tutela più, come si diceva una volta il cittadino «dalla culla alla bara». Mettendo in scena un diseredato che alla bara non ci può nemmeno arrivare serenamente, Loach ha indubbiamente buon gioco (di Daniel Blake s'è riempita l'Europa). Ma a questo punto è il caso di dire che il gioco alla sua veneranda età (80 compiuti) Ken lo sa condurre in modo magistrale (meritata, eccome la Palma d'oro a Cannes). E' più bravo ora che da giovane. Guida gli attori da maestro, costringe lo spettatore a calarsi nei panni di Blake e della sua ragazza, anche se non ha ancora l'età di Daniel e fortunatamente i suoi problemi. E nei cento minuti riesce a darci sequenze indimenticabili.
Giorgio Carbone, Libero

KEN LOACH
Filmografia:
Poor cow (1967), Kes (1969), Family life (1971), Black Jack (1979), The gamekeeper (1980), A question of leadership (1981), Uno sguardo, un sorriso (1981), Which side are you on? (1984), Fatherland (1986), L'agenda nascosta (1990), Riff Raff - Meglio perderli che trovarli (1991), Piovono pietre (1993), Ladybird Ladybird (1994), Terra e libertà (1995), La canzone di Carla (1996), The flickering flame (1997), My name is Joe (1998), Bread and roses (2000), Paul, Mick e gli altri (2001), Sweet sixteen (2002), 11 settembre 2001 (1 ep.) (2002), Un bacio appassionato (2004), Tickets (1 ep.) (2005), Il vento che accarezza l'erba (2006), Chacun son cinéma (1 ep.) (2007), In questo mondo libero... (2007), Il mio amico Eric (2009), L’altra verità (2010), La parte degli angeli (2012), The spirit of ‘45 (2013), Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà (2014), Io, Daniel Blake (2016)

Martedì 23 gennaio 2018:
CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross, con Viggo Mortensen, Frank Langella, Missi Pyle, Erin Moriarty, George MacKay
 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cineforumborgodada2llifedericodisarocarocciemanueleluciosgdaunfiorePaceyIVacquasalata111giuliana.sodaandmaggriccixaltaitaliaaquilagozzanocristina_a2016
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963