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Cineforum 2017/2018 | 17 aprile 2018

Foto di cineforumborgo

LA TENEREZZA

Regia: Gianni Amelio
Soggetto: Lorenzo Marone (romanzo), Gianni Amelio, Alberto Taraglio, Chiara Valerio (collaborazione)
Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio
Fotografia: Luca Bigazzi
Musiche: Franco Piersanti
Montaggio: Simona Paggi
Scenografia: Giancarlo Basili
Costumi: Maurizio Millenotti
Suono: Alessandro Zanon (presa diretta)
Interpreti: Elio Germano (Fabio), Giovanna Mezzogiorno (Elena), Micaela Ramazzotti (Michela), Greta Scacchi (Aurora), Renato Carpentieri (Lorenzo), Arturo Muselli (Saverio), Giuseppe Zeno (Giulio), Maria Nazionale (Rossana), Hieb Khili (imputato tunisino), Valerio Comparelli (paziente ospedale), Renato Carpentieri Jr. (Francesco), Fabio Cocifoglia (Notaio), Bianca Panicci (Bianca), Giovanni Esposito (Davide), Salvatore Cantalupo (Satriano), Nunzio Giuliano (Pascalì), Abdou Magib Fall (ambulante), Giuseppe Gavazzi (negoziante oggetti usati), Rosario Minervini (carabiniere), Walter Lippa (carabiniere), Dario De Rosa (maresciallo), Franco Pinelli (avvocato con il giornale), Salvatore Sodano (infermiere), Maria Giovanna De Cristofaro (dottoressa), Rosario D'Angelo (barelliere), Carmen Pommella (infermiera bionda), Valeria Luchetti (infermiera), Luca Gallone (infermiere che fotografa), Michele Danubio (medico), Antonio Marfella (capitano dei Carabinieri), Enzo Casertano (portiere studio di Lorenzo), Noureddin El Falah (barista arabo), Hedi Krissane (imputato egiziano), Lello Serao (proprietario dell'officina), Antonio Morra (Antonio), Giancarlo Cosentino (giudice), Peppe Bosone (giudice)
Produzione: Agostino Saccà, Giuseppe Saccà, Maria Grazia Saccà per Pepito Produzioni, con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 103'
Origine: Italia, 2016
Data uscita: 24 aprile 2017
Globo d'Oro 2017 a Renato Carpentieri come miglior attore; Nastro d'Argento 2017 per miglior film, regia, attore protagonista (Renato Carpentieri) e fotografia (Luca Bigazzi).

Sentimenti che si incrociano tra il sorriso e la violenza. Un padre e i suoi figli non amati, un fratello e una sorella in conflitto, una giovane coppia che sembra serena. E i bambini che vedono e non possono ribellarsi. La storia di due famiglie in una Napoli inedita, lontana dalle periferie, una città borghese dove il benessere può mutarsi in tragedia, anche se la speranza è a portata di mano.
Un film di padri senza figli. E di figli senza padri. All’apparenza. Un film di donne che «possono sopportare tutto» (e questa non è solo apparenza). Un film di fantasmi, immaginati o ricordati. Un film di gente che non cresce, e quando cresce non cambia, si nasconde, s’impunta, finché non s’incrina. Un film di bambini, soprattutto, che scoprono a mano a mano il mondo, fatto di immagini, parole complicate, persone alle quali affidarsi, luoghi e oggetti sconosciuti da esplorare (in due scene magnifiche). Un film che cammina, ansima, si guarda intorno, ricorda, si sottrae e, talvolta, s’intenerisce con il passo, il ritmo, lo sguardo di un gigantesco Renato Carpentieri, tempo e anima del nuovo film di Gianni Amelio: appunto, La tenerezza. Sentimento strano, la tenerezza. Più che un sentimento, una maniera di essere verso gli altri, proverbialmente (e, credo, erroneamente) considerata più femminile che maschile, per quel gusto sdolcinato che si tende ad attribuirle. Invece, “tenerezza” è un’occhiata, un gesto, un sartù cucinato insieme, un sorriso. Tenerezza è “esserci” per qualcun altro. Che poi significa esserci per sé stessi. Ed è proprio qui che spesso, nel corso della vita, perdiamo la strada. È quello che è successo al protagonista del film, Lorenzo, e ai suoi figli grandi (con i quali non parla), come agli altri personaggi, una giovane coppia del nord con due bambini che si è appena trasferita nell’appartamento di fianco al suo e che pure vive, all’apparenza, in armonia. Ma anche Michela e Fabio (lei svagata e spontanea, lui nervoso e giocoso) hanno una storia, un passato, ricordi che riaffiorano all’improvviso, per esempio alla scoperta di una vecchia autopompa giocattolo. È proprio il passato, insieme al futuro rappresentato dai bambini, che (come nella vita di ogni giorno) compone il presente della storia raccontata da Amelio, senza il bisogno di flashback o di troppe spiegazioni, nelle frasi buttate là con sorridente imbarazzo da Micaela Ramazzotti e nell’ansiosa sollecitudine di Elio Germano, nei primi piani silenziosi e talvolta corrucciati di Carpentieri e nel controllato distacco dietro il quale non si dà pace Giovanna Mezzogiorno (che è sua figlia). Il mélo (che è la passione dell’autore) lavora sottotraccia, aiutato da una Napoli vitale e turgida (tranne che nell’ultima scena, ambientata in uno scorcio della città che appare, per un momento, futuribile) e alimentato dalla forte presenza e pazienza femminile (compresa Greta Scacchi, in un ruolo di dolente madre-padrona che ricorda Laura Betti in Il piccolo Archimede): il mélo che tesseva Così ridevano e Colpire al cuore, che questo film richiama. È come se quel padre e quel figlio, invece di scontrarsi, avessero smesso di parlarsi e ascoltarsi e fossero cresciuti distanti: forse sarebbero diventati come Lorenzo e Fabio, che padre e figlio non sono ma forse vorrebbero esserlo, e che forse sono entrambi (e non solo Carpentieri, nonostante la ovvia vicinanza anagrafica) l’alter ego dell’autore.
Emanuela Martini, FilmTv

La paura di non essere amati, ma soprattutto quella di non saper amare nel modo giusto. La forza e la fragilità di sentimenti, spesso irrazionali, crudeli, misteriosi che ci mettono in guerra con gli altri e con noi stessi. Sono questi i temi intorno ai quali ruota “La tenerezza” di Gianni Amelio (......) Rielaborando in maniera molto personale la materia letteraria di partenza, Amelio toma dunque a riflettere sul rapporto tra padri e figli, scegliendo per la prima volta un protagonista suo coetaneo e aggiungendo un tassello importante al racconto di sé. Non si tratta ovviamente di un film autobiografico, ma di una storia però che consente al 'ragazzo di Calabria' di riflettere sul difficile dialogo tra generazioni e di fare i conti con la sua esperienza di figlio (suo padre viveva lontano, in Argentina), oltre che di genitore (adottivo). (…...) Se ascolterete bene la canzone dei titoli di testa “Mia Fora Thymamai” che la greca Arleta cantava negli anni sessanta, scoprirete che “La tenerezza”, forse il film più inafferrabile e inquieto di Amelio, ha lo stesso fascino poco orecchiabile di quella melodia, non facilmente accessibile, ma capace di schiudere le porte di un mondo misterioso, poetico, che il regista tratteggia con lo stile che caratterizza i suoi film più intimi e che racconta seguendo percorsi tutt'altro che scontati.
Alessandra De Luca, Avvenire

GIANNI AMELIO
Filmografia:
La città del sole (1973), Bertolucci secondo il cinema (1976), Colpire al cuore (1982), I ragazzi di Via Panisperna (1988), Porte aperte (1989), Il ladro di bambini (1992), Lamerica (1994), Così ridevano (1998), Le chiavi di casa (2004), La stella che non c'è (2006), Il primo uomo (2011), L'intrepido (2013), Felice chi è diverso (2014), Registro di classe - Libro primo 1900-1960 (2015), La tenerezza (2016), Casa d'altri (2017)    

Martedì 8 maggio 2018:
IN VIAGGIO CON JACQUELINE di Mohamed Hamidi, con Fatsah Bouyahmed, Lambert Wilson, Jamel Debbouze, Julia Piaton, Hajar Masdouki


 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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