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Cineforum 2013/2014 | 18 marzo 2014

Post n°198 pubblicato il 17 Marzo 2014 da cineforumborgo
 

FRANKENWEENIE

Regia: Tim Burton
Soggetto: Tim Burton, Leonard Ripps
Sceneggiatura: Tim Burton, John August
Fotografia: Peter Sorg
Musiche: Danny Elfman
Montaggio: Chris Lebenzon, Mark Solomon
Scenografia: Rick Heinrichs
Effetti: Nvizible
Produzione: Tim Burton, Allison Abbate per Tim Burton Animation Co./Walt Disney Pictures
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 87’
Origine: U.S.A., 2012

Ci sono sogni di bambini che si realizzano da adulti e sogni di adulti che si realizzano nell'età di mezzo. Dopo aver visto, due volte, il lungometraggio che Tim Burton ha tratto dal suo secondo corto, risalente a 28 anni fa, ci è sembrato questo il messaggio più bello che un film del genere, oltre a divertirle, può trasmettere alle nuove generazioni, assieme a quella dei padri e dei nonni.
Tra il giovane regista 26enne che aveva ancora viva la memoria della sua infanzia e del suo amato cane, e quello che oggi rivisita i suoi luoghi del cuore, che ha superato la fatidica soglia della maturità, ci sono una vita artistica e una filmografia di rara coerenza (con qualche sfilacciatura in tempi recenti).
Il corto live-action era interpretato da Barret Oliver (il Bastian de “La storia infinita”, all'epoca celeberrimo, che da tempo non recita più), Shelley Duvall, Daniel Stern, dal regista cormaniano Paul Bartel e da una giovane e platinata Sofia Coppola (nei titoli, chissà perché, Domino). Burton ne riprende disegni, elementi di scena e molto altro per questo suo debutto ala regia di un lungometraggio in stop-motion. Il primo “Frankenweenie” era già un bel film che lasciava intravedere tutto il talento del giovane regista, ma si percepiva che gli mancava qualcosa. Per questo la seconda versione era necessaria, non solo per rimpolpare lo scheletro originale, ma per sviluppare la storia come all'epoca non sarebbe stato possibile. Ecco dunque che non si parla più soltanto di Victor Frankenstein, il bambino solitario che ama i mostri e vive nella tipica villetta a schiera anni Cinquanta della Burbank (qua New Holland) in cui è cresciuto Tim Burton, destinato dal suo nome a ridare la vita a una creatura morta, buona ma incompresa e perseguitata dagli umani spaventati.
Stavolta c'è anche modo (e che modo!) di sviluppare un vero e proprio film dell'orrore che riproduce fedelmente molte scene (mulino incluso, ovviamente) dei film di Frankenstein di James Whale, di riprendere la gag della ‘moglie’ del mostro contestualizzandola in modo più efficace, di inserire altre creature che rimandano ai monster movies del periodo (la gigantesca tartaruga ‘giapponese’ di Toshiyaki, il topo mannaro, le celeberrime scimmiette di mare simil Gremlin e il gatto vampiro) e soprattutto di riproporre i volti e i manierismi degli immortali protagonisti di questo cinema.
Il primo film di Burton, il corto animato “Vincent”, era narrato dall'immenso Vincent Price, che per il regista interpretò il suo ultimo film, “Edward Mani di Forbice”. E' emozionante poterlo ritrovare oggi, ‘vivo’, nel ruolo del professor Rzykruski, visionario e ‘pericoloso’ insegnante di scienze dell'Est Europa, ‘volutamente’ sopra le righe come nei suoi personaggi migliori. E nel piccolo Edgar Gore (l'Igor del film) vediamo i grandi occhi e il modo di muovere le mani del grande Peter Lorre, così come Nassor ricorda Boris Karloff.
E' un'opera d'amore, questo “Frankenweenie”, e si sente: amore per gli amici perduti, per un'infanzia ricca di sogni e visioni (magari macabri, sì, ma ognuno ha i suoi), per il suo simpaticissimo bull terrier e per un padre e una madre amorevoli e comprensivi nei confronti di un figlio tanto strano. Dopo pochissimo ci si dimentica che stiamo guardando dei pupazzi minuscoli mossi con certosina pazienza e dedizione da appassionati artigiani, e che il film è, per di più, in bianco e nero. Non solo per la qualità assoluta dell'animazione, ma per il cuore che dipinge i colori del buio di tutte le sfumature dell'arcobaleno. Forse era proprio la magia che ci era mancata nella prima versione dal vivo di questo film, e che adesso, assieme a una storia per tutti, divertente e commovente, la Disney si è finalmente decisa a concedere al suo straordinario figliol prodigo.
Daniela Catelli, ComingSoon.it

Nel 1984 la mezz'ora in bianco e nero di “Frankenweenie” è stata l'ultima cosa realizzata da Tim Burton per gli studi Disney dove tornerà molti anni dopo (2007) con “Alice in Wonderland 3D”. Ma la storia del ragazzino Victor, genietto delle scienze che riesce a riportare in vita il suo adorato cane Sparky, era rimasta nel cuore del regista, anche perché il cortometraggio non aveva soddisfatto il suo autore convinto che solo la tecnica stop-motion, come lo aveva immaginato, potesse davvero rendere sullo schermo quella storia. E soprattutto l'universo di “Frankenweenie” racchiudeva gli incubi poetici che Burton disseminerà nei suoi film futuri, la malinconia dei bimbi solitari, il gioco con l'immortalità, la sfida visionaria dell'immaginazione che destruttura il mondo, e quella sua passione per il gotico a cui rende amoroso omaggio. Così a distanza di quasi vent'anni, Burton ha ritrovato quei suoi personaggi per una versione più lunga, in animazione e in un 3D straniato nel bianco e nero dedicato all'horror di Boris Karloff, Vincent Price e Christopher Lee ma anche di Mary Shelley, l'autrice di “Frankenstein”, dei Gremlins, dei Grizzly. (…...) La sua non è una banale operazione vintage-nostalgia. Piuttosto disegna un universo poetico riconoscibile e ancora diverso, nuovo, pieno di sorprese regalandoci un capolavoro di commuovente vitalità. In cui, ancora una volta, riesce a capovolgere il mondo con umorismo e leggerezza, rivelando la potenza dell'immaginario come luogo ineffabile di sovversione. L'importante è saper catturare il lampo giusto.
Cristina Piccino, Il Manifesto

TIM BURTON
Filmografia:
Frankenweenie (1984), Pee-Wee's Big Adventure (1985), Beetlejuice - Spiritello porcello (1988), Batman (1989), Edward mani di forbice (1990), Batman - Il ritorno (1992), Ed Wood (1994), Mars Attacks! (1996), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Planet of Apes - Il pianeta delle scimmie (2001), Big Fish - Le storie di una vita incredibile (2003), La fabbrica di cioccolato (2005), La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), Alice in Wonderland (2010), Dark Shadows (2012), Frankenweenie (2012), Monsterpocalypse (2013), Big Eyes (2014)

Martedì 25 marzo 2014:
MONSIEUR LAZHAR di Philippe Falardeau, con Mohamed Fellag, Sophie Nélisse, Émilien Néron, Brigitte Poupart, Danielle Proulx


 

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