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Cineforum 2016/2017 | 14 febbraio 2017

LA ISLA MÍNIMA

Regia: Alberto Rodríguez
Sceneggiatura: Rafael Cobos López, Alberto Rodríguez
Fotografia: Alex Catalán
Musiche: Julio de la Rosa
Montaggio: José Manuel García Moyano
Scenografia: Pepe Domínguez
Costumi: Fernando García
Effetti: Morefec, Juan Ventura
Interpreti: Raúl Arévalo (Pedro), Javier Gutiérrez (Juan), Antonio de la Torre (Rodrigo), Nerea Barros (Rocío), Salva Reina (Jesús), Jesús Castro (Quini), Manolo Solo (reporter)
Produzione: Mercedes Cantero, Mercedes Gamero, Mikel Lejarza, José Sánchez-Montes per Atípica Films/Atresmediacine/Sacromonte Films
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 105'
Origine: Spagna, 2014

Spagna, 1980. In un piccolo villaggio del profondo sud, in cui il tempo sembra essersi fermato, si è insediato un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività annuali, la madre spinge per un'indagine e due detective della omicidi, Juan e Pedro, arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Entrambi hanno una vasta esperienza nei casi di omicidio, sebbene differenti nei metodi e nello stile, ma ben presto si trovano a dover fronteggiare ostacoli per i quali non sono preparati. Intrappolati da una rete di intrighi alimentata dall'apatia e dalla natura introversa della gente del posto, i due investigatori si rendono conto che niente è come sembra in questa isolata e opaca regione e l'indagine incontra difficoltà inaspettate. E se vogliono fermare la persona responsabile della scomparsa delle sorelle, prima che altre ragazze facciano la stessa fine, dovranno mettere da parte le rispettive divergenze professionali.
La palude è luogo inospitale per eccellenza. In una regione-acquitrino nell’estremità meridionale della Spagna, angolo rurale alla foce del Guadalquivir, scompaiono due ragazze. Sul loro conto voci maligne che parlano di promiscuità sessuale, frasi a mezza bocca che rompono l’omertà esistenziale degli abitanti della zona.
Siamo nel 1980: la democrazia spagnola è in fasce, creatura fragile e ancora scossa dalla fine, solo all’apparenza morbida, della dittatura franchista. Ad indagare sulle giovani vengono mandati due poliziotti da Madrid, entrambi figli di quel tempo di transizione: uno, Pedro, rappresenta la nuova Spagna, decisa a rompere anche brutalmente con consuetudini troppo buie per essere dimenticate con un semplice schiocco delle dita; l’altro, Juan, è il passato prossimo della nazione, impersona i soprusi della polizia franchista, cerca con disincanto amaro di costruirsi nuove certezze.
Presto il ritrovamento dei cadaveri delle giovani donne innesca un precipitare degli eventi: la scoperta dell’esistenza di un serial killer che da anni uccide con inaudita violenza ragazze adescate attraverso la promessa di una fuga sempre sognata, la fretta di insabbiare - di dimenticare letteralmente il male - che si legge negli occhi di uomini e donne già provati da un’instabilità latente, la labirintica secca in cui la verità sembra incagliarsi a ogni attimo. Tutto contribuisce a tessere un fragile legame tra i due uomini che condividono una sete di verità capace di sfumare parzialmente le irriducibili differenze.
La isla mínima” di Alberto Rodríguez è un raro esempio di noir europeo che riesce a rassodare i canoni del genere attraverso una chiara ricognizione sul passato che esplicita il suo valore simbolico senza lasciare che soffochi la narrazione. L’indagine dei due investigatori diventa ben presto un viaggio nel cuore di tenebra di un paese allo stesso tempo ansioso di dimenticare e incapace di rimuovere. È nelle difficoltà relazionali con la gente del luogo, nella diffusa mancanza di fiducia - nelle istituzioni e, più in generale, nell’altro -, nel machismo ormai depotenziato di un mondo che non esiste più, nell’incapacità di decifrare il presente e i suoi mutamenti, che l’inchiesta continuamente s’incaglia e si affossa.
Protagonista assoluta della storia diventa così la limacciosa geografia dei luoghi: i totali dall’alto del labirinto d’acqua della palude - che ricordano a tratti le ambientazioni southern di “Texas Killing Fields” di Ami Canaan Mann o della prima stagione di “True Detective” - riducono gli attori in campo a formiche costrette a un infinito andirivieni senza meta e senza redenzione. La necessità di scoprire il colpevole si fonde all’obbligo di costruire un nuovo tessuto sociale comune, identitario, collettivo da cui poter ripartire. L’aria pesante traspare dalla messinscena livida e puntuale e la soluzione del caso si affida a flebili tracce fornite da un giornalista disilluso, anima profonda di un paese che non è ancora divenuto Stato.
La isla mínima” è un giallo morale che scandaglia l’anima profonda di un tempo di transizione, rinunciando a ogni pulsione rasserenante per mettere in scena un quadro torbido come quell’acqua di palude che sembra non scorrere mai.
Federico Pedroni, Cineforum

Andalusia, 1980. Nelle zone più paludose del Sud della Spagna, là dove vive una comunità ‘a parte’, opera un serial killer di ragazze. A due detective di Madrid il compito di stanarlo. Sorprendentemente, i poliziotti metropolitani non raccolgono molte simpatie tra le paludi, i fiumi e le terre riarse della zona. Non solo, i caratteri dei due, Juan e Pedro, a contatto stridono e rivelano incomprensioni e visioni della società profondamente divergenti (l'ombra sinistra del franchismo incombe sulle coscienze di molti). Un poliziesco con tutti i sacri crismi, tanto che a volte sembra di trovarsi nel cuore di quelle indagini impastoiate di superstizioni e folklore contadino tipico di tanti thriller ambientati nel profondo country degli Stati del Sud degli Usa. I clichés (caratteri disturbati degli anti-eroi, particolari su oggetti che saranno in seguito di importanza fondamentale, i caratteri di contorno con tanti tipi bizzarri - e armati - a colorare) sono ossequiati con stile e maniera, in più il regista andaluso Alberto Rodríguez sfrutta una natura splendida (tutti nella provincia di Siviglia, parchi nazionali compresi) e carica l'atmosfera di inquietudini arcane (uccelli, fiumi fangosi, tramonti di fuoco, campi enormi di sterpaglie, impressionanti vedute aeree). Se poi tocca questioni storiche e sociali ben più grandi, il cineasta lo fa con competenza e scioltezza, mentre tutt'altro che puerile appare il suo soffermarsi sui problemi ontologici della fotografia, dell'immagine e gli equivoci della visione (un Antonioni più pulp?). Tanti i Goya (gli Oscar nazionali) vinti (ben 10, tra cui film, regia, premi tecnici e al protagonista Javier Gutierrez e alla rivelazione Nerea Barros), mentre San Sebastian lo ha segnalato sempre per Gutierrez e per la splendida fotografia di Alex Catalàn.
Massimo Lastrucci, Ciak

ALBERTO RODRÍGUEZ
Filmografia:
7 Virgenes (2005), After (2009), Gruppo 7 (2012), La isla mínima (2014)

Martedì 21 febbraio 2017:
TRUMAN - UN VERO AMICO E' PER SEMPRE di Cesc Gay, con Ricardo Darín, Javier Cámara, Dolores Fonzi, Eduard Fernández
 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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