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Post n°310 pubblicato il 14 Febbraio 2017 da cineforumborgo
LA ISLA MÍNIMA Regia: Alberto Rodríguez
Spagna, 1980. In un piccolo villaggio del profondo sud, in cui il tempo sembra essersi fermato, si è insediato un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività annuali, la madre spinge per un'indagine e due detective della omicidi, Juan e Pedro, arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Entrambi hanno una vasta esperienza nei casi di omicidio, sebbene differenti nei metodi e nello stile, ma ben presto si trovano a dover fronteggiare ostacoli per i quali non sono preparati. Intrappolati da una rete di intrighi alimentata dall'apatia e dalla natura introversa della gente del posto, i due investigatori si rendono conto che niente è come sembra in questa isolata e opaca regione e l'indagine incontra difficoltà inaspettate. E se vogliono fermare la persona responsabile della scomparsa delle sorelle, prima che altre ragazze facciano la stessa fine, dovranno mettere da parte le rispettive divergenze professionali.
Andalusia, 1980. Nelle zone più paludose del Sud della Spagna, là dove vive una comunità ‘a parte’, opera un serial killer di ragazze. A due detective di Madrid il compito di stanarlo. Sorprendentemente, i poliziotti metropolitani non raccolgono molte simpatie tra le paludi, i fiumi e le terre riarse della zona. Non solo, i caratteri dei due, Juan e Pedro, a contatto stridono e rivelano incomprensioni e visioni della società profondamente divergenti (l'ombra sinistra del franchismo incombe sulle coscienze di molti). Un poliziesco con tutti i sacri crismi, tanto che a volte sembra di trovarsi nel cuore di quelle indagini impastoiate di superstizioni e folklore contadino tipico di tanti thriller ambientati nel profondo country degli Stati del Sud degli Usa. I clichés (caratteri disturbati degli anti-eroi, particolari su oggetti che saranno in seguito di importanza fondamentale, i caratteri di contorno con tanti tipi bizzarri - e armati - a colorare) sono ossequiati con stile e maniera, in più il regista andaluso Alberto Rodríguez sfrutta una natura splendida (tutti nella provincia di Siviglia, parchi nazionali compresi) e carica l'atmosfera di inquietudini arcane (uccelli, fiumi fangosi, tramonti di fuoco, campi enormi di sterpaglie, impressionanti vedute aeree). Se poi tocca questioni storiche e sociali ben più grandi, il cineasta lo fa con competenza e scioltezza, mentre tutt'altro che puerile appare il suo soffermarsi sui problemi ontologici della fotografia, dell'immagine e gli equivoci della visione (un Antonioni più pulp?). Tanti i Goya (gli Oscar nazionali) vinti (ben 10, tra cui film, regia, premi tecnici e al protagonista Javier Gutierrez e alla rivelazione Nerea Barros), mentre San Sebastian lo ha segnalato sempre per Gutierrez e per la splendida fotografia di Alex Catalàn.
ALBERTO RODRÍGUEZ
Martedì 21 febbraio 2017:
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