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Cineforum 2017/2018 | 17 ottobre 2017

Post n°338 pubblicato il 16 Ottobre 2017 da cineforumborgo
 

LA LA LAND

Regia: Damien Chazelle
Sceneggiatura: Damien Chazelle
Fotografia: Linus Sandgren
Musiche: Justin Hurwitz - La canzone “City of Stars” (musica di Justin Hurwitz; parole di Benj Pasek e Justin Paul) è interpretata da Ryan Gosling ed Emma Stone; la canzone “Audition (The Fools Who Dream)” (musica di J. Hurwitz; parole di B. Pasek e J. Paul) è interpretata da Emma Stone.
Montaggio: Tom Cross
Scenografia: David Wasco
Arredamento: Sandy Reynolds-Wasco
Costumi: Mary Zophres
Effetti: Crafty Apes
Suono: Lee Ai-Ling (montaggio e missaggio), Mildred Iatrou Morgan (montaggio), Andy Nelson (missaggio), Steve A. Morrow (missaggio)
Interpreti: Ryan Gosling (Sebastian), Emma Stone (Mia), John Legend (Keith), J.K. Simmons (Boss), Finn Wittrock (Greg), Rosemarie DeWitt (sorella di Sebastian), Sonoya Mizuno (Caitlin), Jason Fuchs (Carlo), Meagen Fay (madre di Mia), Olivia Hamilton (Bree), Claudine Claudio (Karen), Dempsey Pappion (Charles), Zoë Hall (Chelsea), Callie Hernandez (Tracy), Josh Pence (Josh), Jessica Rothe (Alexis), Hemky Madera (Jimmy), Jordan Ray Fox (Nathan), Anna Chazelle (Holly)
Produzione: Fred Berger, Gary Gilbert, Jordan Horowitz, Marc Platt per Impostor Pictures/Gilbert Films/Marc Platt Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Durata  127'
Origine: U.S.A., 2016
Data uscita: 26 gennaio 2017
Golden Globes 2017 per: miglior film commedia/musical, regista, attore (Ryan Gosling) e attrice (Emma Stone) protagonisti, sceneggiatura, colonna sonora e canzone originale ("City of stars"); Oscar 2017 per: miglior regia, attrice protagonista (Emma Stone), fotografia, colonna sonora, scenografia e canzone originale ("City of stars")

L'intensa e burrascosa storia d'amore tra un'attrice e un musicista che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia è un'aspirante attrice che, tra un provino e l'altro, serve cappuccini alle star del cinema. Sebastian è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi, i due si dovranno confrontare con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali.
Basta la prima sequenza - una danza tra gli automobilisti imbottigliati sul raccordo anulare di Los Angeles - a far sì che il fan più esigente del musical si ritrovi subito a casa propria. E si emozioni. Perché negli ultimi vent'anni anche i film musicali di enorme successo (“Moulin Rouge!”, “Mamma mia!”) gli raccontavano, in fondo, che il suo genere favorito non c'era più. Con “La La Land”, invece, un cineasta appena trentenne e alla terza regia, Damien Chazelle, lo fa risorgere in tutto il suo splendore; e senza cadere nella trappola dell'omaggio nostalgico o del calco semantico, ma riproducendo le atmosfere, i colori, lo stile musicale e coreografico dei grandi classici. Come ogni musical che si rispetti, anche quello di Chazelle racconta una storia d'amore incastonata in una ‘success story’: anzi in due. Mia è un'aspirante attrice che, tra un provino fallimentare e l'altro, lavora in una caffetteria di Hollywood; Sebastian un pianista col sogno di aprire il proprio jazz club. S'innamorano, ma il successo stenta ad arrivare: così lui accetta di diventare tastierista per un gruppo di cui non ama la musica, mentre Mia si esibisce in un monologo teatrale visto da quattro gatti. Le tournée di lui, le frustrazioni di lei, lo scarto tra i sogni e il quotidiano minacciano il loro amore. Certo, sono passati molti anni dai capolavori di Stanley Donen e Vincente Minnelli. Quindi non solo la storia è ambientata ai nostri giorni (una scena d'amore, ai tempi, non poteva essere interrotta da un telefonino), ma anche la retorica del sogno da realizzare s'incrina, il successo ha un prezzo e, se mai arriva, si paga con la rinuncia ai desideri più veri. Quel che resta, però, è l'incanto di un mondo sospeso tra il reale e l'onirico, dove l'azione può essere interrotta da un momento all'altro, con la massima naturalezza, da un ‘numero’ di danza e di canto. Chi ricorda l'età d'oro di Hollywood riconoscerà anche le figure narrative proprie del musical classico: come le ‘sequenze a episodi’ che, a intervalli, riassumono le fasi della vita dei due protagonisti. E sono perfettamente in tono con la grande tradizione del genere lo score di Justin Hurwitz, le coreografie di Mandy Moore, la fotografia dalle lunghe inquadrature calcolatissime di Linus Sandgren, il montaggio di Tom Cross. In vista degli imminenti Oscar il film di Chazelle, che ha appena incassato ben 14 nomination, sarà citato soprattutto (come divismo impone) per le interpretazioni di Emma Stone e Ryan Gosling. Che vanno benissimo, ma proprio perché Chazelle non ha cercato di trasformarli in ciò che non sono - un nuovo Gene Kelly o una rediviva Cyd Charisse - lasciando ‘respirare’ i loro personaggi, che appaiono credibili e sanno conquistarsi l'empatia dello spettatore. Peccato che lo stesso non si possa dire di John Legend; la cui presenza nella parte di Keith, il musicista che ‘tenta’ mefistofelicamente Sebastian, risulta deludente e poco intonata col resto. C'è da rilevare anche un rallentamento di ritmo all'inizio della seconda parte; altro difetto veniale che impedisce di etichettare tout-court il film come un capolavoro del suo genere. Definizione alla quale, tuttavia, “La La Land” si avvicina parecchio.
Roberto Nepoti, La Repubblica

 (…...) “La La Land” non è soltanto un musical sognante e romantico permeato dalla nostalgia vintage del passato (…...). Stone e Gosling non sono Rogers e Astaire, i loro passi di danza appaiono a volte incerti, persino goffi ma anche questo fa parte della sua scommessa. Il suo omaggio al genere (e a tantissimo immaginario che nel film si incontra) appare più come il tentativo di un reinventarlo fuori dalla logica postmoderna, senza paura dei propri limiti, con la fiducia nell'energia del cinema. Il regista (trentunenne) vi dissemina con intelligenza il presente, un cellulare che squilla interrompe l'incanto della canzone, il richiamo automatico dell'automobile che smorza la poesia, e una fragilità ugualmente contemporanea di stati d'animo e situazioni, la corsa folle e imprevedibile della vita - coi suoi detour senza rewind che si possono solo fantasticare, come un filmino super8 familiare più appassionante del sontuoso kitsch hollywoodiano.
Cristina Piccino, Il Manifesto

DAMIEN CHAZELLE
Filmografia:
Guy and Madeline on a park bench (2009), Whiplash (2014), La La Land (2016)

Mercoledì 25 ottobre 2017:
JACKIE di Pablo Larraín, con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt

 

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