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Cineforum 2010/2011 - 18 gennaio 2011

Post n°100 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da cineforumborgo
 

THE ROAD

Regia: John Hillcoat
Soggetto: Cormac McCarthy dal romanzo Premio Pulitzer 2006 "La strada" (Ed. Einaudi)
Sceneggiatura: Joe Penhall
Fotografia: Javier Aguirresarobe
Musiche: Nick Cave, Warren Ellis
Montaggio: Jon Gregory
Scenografia: Chris Kennedy
Arredamento: Robert Greenfield
Costumi: Margot Wilson
Effetti: David Fletcher, Mark O. Forker, Paul Graff
Interpreti: Viggo Mortensen (L'uomo), Kodi Smit-Mcphee (Il ragazzo), Charlize Theron (La moglie dell'uomo), Guy Pearce (Il veterano), Robert Duvall (L'anziano), Molly Parker (La moglie del veterano), Michael K. Williams (Il ladro), Garret Dillahunt (Componente della gang), Brenna Roth (Capo della gang), Jeremy Ambler (Uomo nella cantina)
Produzione: Paula Mae Schwartz, Steve Schwartz, Nick Wechsler per 2929 Produc-tions/Chockstone Pictures
Distribuzione: Videa-CDE
Durata: 112’
Origine: USA, 2009

 

Noi portiamo il fuoco? E’ l’unica domanda a cui varrebbe la pena rispondere, lungo la strada. Una domanda tagliente e lucida come la lama di un coltello, talmente chiara e implacabile da trovar senso in sé, senza più pretendere o limitarsi ad essere metafora d’altro. Eppure, nonostante tutto, una domanda che suona ‘strana’ come una dissonanza in un mondo abituato a vivere nascostamente. Forse, il segreto miracoloso di Cormac McCarthy sta proprio nel suo percorrere sentieri che sembrano portare alla parabola, all’astrazione del mondo iperuranio, eppure grondano a ogni passo di sangue caldo e vivo. Il fuoco sotto la neve. Le faville delle passioni che scintillano nella gelida e cristallina perfezione del creato. L’arte sembra tutto, ma non è niente. E’ solo la preghiera che fa riaffiorare dal profondo le divinità ctonie che custodiscono il mistero dell’esistenza e parlano la lingua del mito. Tutta la grande letteratura americana si colloca in questa quarta dimensione in cui la natura non cessa mai di trasfigurarsi nel simbolo, per poi ridiventare subito materia e carne. Il canto di una frontiera, linea di confine tra il divino e l’umano. E John Hillcoat, già regista di “The proposition”, nell’adattare per il grande schermo “La strada”, l’ultimo romanzo di McCarthy, sembra coglierne il valore: quel suo essere punto di non ritorno di una tradizione al tempo stesso mistica e materica, viaggio allucinato in quel nostro limbo quotidiano in cui siamo costretti a vagare, alla ricerca di quel senso ultimo, in cui risposa la salvezza.
Ci muoviamo ‘lungo trame dantesche’, come una volta diceva qualcuno. Un tempo imprecisato, un mondo devastato da una catastrofe sconosciuta. Un uomo e un ragazzo camminano per lande grigie e desolate, oppresse dal gelo e dalla pioggia. Si dirigono verso sud, in cerca di cibo, calore e vita. Ma è una lotta disperata contro la fame, al riparo dalle bande armate di profughi condannati ormai al cannibalismo. A tenerli in vita c’è solo il fuoco, quella cosa indefinibile che cova nell’anima, tra le ceneri del dolore, e ci rende uomini. Mentre il mondo sfuma a poco a poco nel nulla, resta la luce tenue del ricordo, della speranza folle, dell’amore. E’ tutto qui, non c’è null’altro da dire. Non si può parlare neanche più di metafora. Semmai è questione di fisica, biologia, chimica. La ricerca del nucleo. Fedele allo spirito del romanziere, Hillcoat si spoglia di tutto. Rinuncia alla psicologia, alla tentazione del catastrofismo, alla denuncia millenaristica della miseria di un’umanità votata all’apocalisse, nella convinzione che il male e la tragedia siano naturali come l’aria. Rinuncia al suono fastidioso di troppe parole e ai colori, desaturandoli in un grigiore uniforme, un universo plumbeo dove un semplice scarabeo verde diventa il segno di un’utopia. E a poco a poco sembra rinunciare anche allo spazio, restringendo il campo dell’inquadratura, fino a concentrarsi sul profilo tenero e severo del piccolo Kodi Smith-McPhee, sul volto perfetto e dolente della Theron, su quelli incredibili e meravigliosi di Viggo Mortensen, Robert Duvall e Guy Pearce, percorsi da rughe che sembrano sentieri di guerra, cicatrici di dolore e tempo. Ecco: “The road” è un ritorno all’uomo, un viaggio d'amore verso il cuore e l’essenza, punteggiato dalla partitura magica di Nick Cave. Un padre e un figlio in cammino. A mantenere acceso il fuoco.   
Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi

 

Una civiltà, la nostra, distrutta da una qualche misteriosa catastrofe: in un paesaggio di straziante desolazione, perennemente grigio sotto i raggi di un pallido sole, un uomo e il suo bambino viaggiano verso il Sud nel tentativo di sopravvivere. Macilenti, sporchi e impauriti si nascondono alla vista di altri esseri umani, i pochi rimasti, perché sono molti quelli che la fame ha trasformato in cannibali. Loro no, sono «i buoni», portano il fuoco dentro: «Non dimenticarlo», dice l'adulto al ragazzino che nulla conosce perché è nato quando tutto era finito.
Ispirandosi al romanzo premio Pulitzer di Cormac McCarthy, l'australiano John Hillcoat ha lavorato in spirito di fedeltà, attento a non forzare in senso spettacolare i toni di una pagina che deve la sua biblica pregnanza a un asciutto distillato di stile; e confidando nell'intensità di interprete di Viggo Mortensen e nello sguardo puro del piccolo Kodi Smit-McPhee per sottolineare la forza profonda di un rapporto padre-figlio, in virtù del quale persino nello scenario di un nulla beckettiano può balenare una vaga speranza di futuro.
Alessandra Levantesi, La Stampa

JOHN HILLCOAT
Filmografia:
Ghosts... of the Civil Dead (1988), La proposta (2005), The road (2009)

Martedì 25 gennaio 2011:
WELCOME di Philippe Lioret, con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi

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Commenti al Post:
videomusic
videomusic il 18/01/11 alle 16:11 via WEB
Una sola parola:STUPENDO!!!!
 
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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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