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Cineforum 2010/2011 - 1° febbraio 2011

Post n°102 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da cineforumborgo
 

TRA LE NUVOLE

Titolo originale: Up in the air
Regia: Jason Reitman

Soggetto: Walter Kirn (romanzo)

Sceneggiatura: Sheldon Turner, Jason Reitman

Fotografia: Eric Steelberg

Musiche: Rolfe Kent

Montaggio: Dana E. Glauberman

Scenografia: Steve Saklad

Arredamento: Linda Lee Sutton

Costumi: Danny Glicker

Interpreti: George Clooney (Ryan Bingham), Vera Farmiga (Alex), Anna Kendrick (Natalie), Jason Bateman (Craig Gregory), Danny McBride (Jim), Melanie Lynskey (Julie Bingham), Steve Eastin (Samuels), Chris Lowell (Kevin), Adam Rose (David), Lauren Mae Shafer (responsabile Hertz), Doug Fesler (uomo d'affari), Dave Engfer (programmatore), James Anthony (uomo d'affari)

Produzione: Ivan Reitman, Jason Reitman, Jeffrey Clifford, Daniel Dubiecki per The Montecito Picture Company/Rickshaw Productions

Distribuzione: Universal

Durata: 108’

Origine: U.S.A., 2009

La gente viene licenziata in America. I posti di lavoro cadono uno dopo l’altro lasciando uffici e poltrone vuote. Accade a Dallas, San Francisco, Detroit,  Milwaukee, come recitano le didascalie sulle innumerevoli vedute aeree che accompagnano i viaggi dell’instancabile tagliatore di teste Ryan Bingham (George Clooney). Il compito di Bingham è infatti proprio quello di informare i dipendenti di compagnie prestigiose del loro irrimediabile licenziamento e di cercare, con le proprie capacità affabulatorie, di dare una speranza a costoro, “traghettando il loro dolore verso una possibile, nuova speranza”. All’interno di questa routine si inseriscono due donne: la giovane rampante Natalie e la collega viaggiatrice Alex, interpretate rispettivamente dalle straordinarie (e complementari) Anna Kendrick e Vera Farmiga. Entrambe in modi diversi scorticheranno il "sistema Bingham" e i dogmi su cui si sostiene. Tratto dal romanzo di Walter Kirn, “Tra le nuvole” (“Up in the air”) è un progetto che Reitman - coautore della sceneggiatura assieme a Sheldon Turner - covava da diversi anni e che ha visto la realizzazione solo all’indomani della recente grave crisi economica americana.
Lucidissimo ritratto disincantato e critico sull’America di oggi, dove a soverchiare ogni forma di rapporto economico, sociale e culturale c’è la frattura inconciliabile tra mondi diversi: ricchi-poveri, felici-infelici, vita di coppia-vita da single, cinici-idealisti, e così via attraversando città, paesaggi e famiglie di un paese irrimediabilmente diviso in due. In questa netta dicotomia il cinema democratico di Jason Reitman cerca di trovare esso stesso uno spazio tra l’indipendenza e il classicismo, alla ricerca di una formula d’equilibrio forse ancora troppo attenta alle carinerie della “confezione chiusa” e vagamente cerchiobottista. È lo stesso equilibrio vanamente cercato dal protagonista continuamente sospeso tra cielo e terra, in un limbo astratto e senza pause, fatto di tessere collezionate, luccicanti carte di credito, punti viaggio, agili trolley da riempire e svuotare. Quello di Clooney è non a caso uno dei ruoli più amari e disperati interpretati dall’attore, perfetta pietra angolare di un film che cresce alla distanza acciuffando le sfumature e l'urgenza del piccolo capolavoro. L’umanesimo del giovane regista statunitense ci pare peraltro sempre più prossimo a quello di due grandi registi del cinema americano degli ultimi trent’anni: Mike Nichols (da cui eredita certo spirito progressista) e Lawrence Kasdan (del quale possiede la medesima sensibilità narrativa e psicologica). E, nonostante ci si sforzi di storcere il naso di fronte alle abilità "a orologeria" dell’autore, non possiamo non alzare le braccia in segno di resa ammirata di fronte alla densità del cinema di Jason Reitman, alla sua fiducia nella capacità del cinema di raccontare l’uomo contemporaneo. Dopo l’anticonformismo di “Thank you for smoking” e l’exploit hollywoodiano di “Juno”, questo “Tra le nuvole” rischierebbe - distrattamente - quasi di recitare il ruolo del film di transizione, dell’episodio minore della trilogia, se non fosse che mai come stavolta Reitman sembra determinato a raccontarci il presente, come il work in progress di un’attesa dentro l’oblio di un mondo davvero sospeso up in the air, dalle coordinate geografiche nascoste, o, forse, da riscrivere completamente. Dentro la sua epoca, i suoi spazi, i suoi oggetti. E quindi anche fragile e attaccabile, certo. Ma vivo.

Carlo Valeri, Sentieri Selvaggi

Hai un protagonista quasi odioso? Fallo recitare dall'attore più affascinante, da quel nuovo Cary Grant che è l'adorato George Clooney. E “Tra le nuvole” (“Up in the air”) diventa una commedia riuscita, intelligente, divertente, attuale, applauditissima al festival di Roma. E non è la sola vera idea del film diretto da Jason Reitman (“Juno”) e tratto dal romanzo di Walter Kirn, storia di un uomo che di mestiere licenzia gli altri e che pensa di non aver bisogno di nessuno e di nulla, neppure di affetti o d'una casa.
Il ‘tagliatore di teste’ viaggia 300 giorni l'anno, licenziando in ogni città degli Stati Uniti. Ama viaggiare, ama gli aeroporti e tutto ciò che li popola (vetro, metallo, desk, edicole, ristoranti, alberghi globalizzati, ovunque sempre uguali), ne ama gli incontri fugaci e i benefit. Ama il suo straziante mestiere: le aziende preferiscono affidare il compito di licenziare (esercizio frequentissimo in tempo di crisi) a estranei che non conoscono nessuno, ma lui è fiero di farlo bene, con eloquenza e umanità. Finché anche il suo lavoro è insidiato per la proposta di una ragazza ‘ottimizzatrice’: licenziare in videoconferenza, per risparmiare spese di viaggio; e la sua solitudine privata vacilla nell'incontro con una giovane donna. I cambiamenti mutano i personaggi. Clooney è meraviglioso, Vera Farmiga e Anna Kendrick sono brave. Il regista Reitman è autore con Sheldon Turner di una sceneggiatura scritta benissimo, scintillante di battute non soltanto brillanti. Idee: trascendere i generi, realizzare una commedia seria che accosta fatti drammatici a situazioni comiche; le sequenze veloci e perfette di preparazione dell'unico bagaglio a mano e dei passaggi al metal detector, che restituiscono la familiarità e l'appagamento del viaggiatore. E aver fatto interpretare i licenziati non da attori ma da persone comuni che davvero hanno perduto il lavoro: «Autentici, realistici disoccupati di Detroit e St. Louis», dice il regista: «Bravissimi». Sfido.

Lietta Tornabuoni, La Stampa

JASON REITMAN
Filmografia:

Thank you for smoking (2005), Juno (2007), Tra le nuvole (2009)

Martedì 8 febbraio 2011:
L’UOMO CHE VERRÀ di Giorgio Diritti, con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Vito (Stefano Bicocchi)

 

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Commenti al Post:
videomusic
videomusic il 05/02/11 alle 08:08 via WEB
bel film!!l'ho visto la settimana scorsa.mi č čiaciuto molto e mi č piaciuto anche Clooney che in veritą non č un attore che mi infiammi... il mio pensiero č stato quello:chissą che reazione avrei davanti a una persoa che mi passa un fascicolino pieno di stronzate mentre mi stą dicendo che sono licenziata?? bel film davvero.. Buona giornata Monica
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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