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Messaggi di Aprile 2016

 
 

Cineforum 2015/2016 | 3 maggio 2016

Foto di cineforumborgo

IL RACCONTO DEI RACCONTI - TALE OF TALES

Regia: Matteo Garrone
Soggetto
: liberamente ispirato a "Lo cunto de li cunti", raccolta di fiabe in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile (XVII secolo)
Sceneggiatura
: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Fotografia
: Peter Suschitzky
Musiche
: Alexandre Desplat
Montaggio
: Marco Spoletini
Scenografia
: Dimitri Capuani
Costumi
: Massimo Cantini Parrini
Effetti
: Bruno Albi Marini, Leonardo Cruciano Workshop
Suono
: Maricetta Lombardo - (presa diretta), Leslie Shatz
Interpreti
: Salma Hayek (regina), John C. Reilly (re), Christian Lees (Elias), Jonah Lees (Jonah), Alba Rohrwacher (circense), Massimo Ceccherini (circense), Laura Pizzirani (madre di Jonah), Franco Pistoni (negromante), Giselda Volodi (dama di corte), Giuseppina Cervizzi (dama di corte), Jessie Cave (Fenizia) ("La Regina"), Toby Jones (re), Bebe Cave (Viola), Guillaume Delaunay (l'orco), Eric MacLennan (medico), Nicola Sloane (damigella), Vincenzo Nemolato (figlio dei circensi), Giulio Beranek (figlio dei circensi), Davide Campagna (figlio dei circensi) ("La Pulce"), Vincent Cassel (re), Shirley Henderson (Imma), Hayley Carmichael (Dora), Stacey Martin (la giovane Dora), Kathryn Hunter (strega), Ryan McParland (lacchè), Kenneth Collard (arrotino), Renato Scarpa (arrotino) ("Le due vecchie")
Produzione
: Matteo Garrone, Jeremy Thomas, Jean Labadie, Anne-Laure Labadie per Archimede/Le Pacte, con Rai Cinema, Recorded Pictures
Distribuzione
: 01 Distribution
Durata
: 125'
Origine
: Francia, Italia, 2014
Nastro d'Argento 2015 per: miglior scenografia, costumi e sonoro in presa diretta.

Le fantasiose e grottesche vicende di una regina gelosa che perde il marito, di due sorelle misteriose che accendono la passione di un re e di un re ossessionato da una pulce gigante che porta alla morte della sua giovane figlia...
Una regina è disposta a tutto pur di avere un figlio. Una principessa, suo malgrado, è destinata a trascorrere il resto dei suoi giorni con un orco. Una povera vecchia non riesce a sottrarsi alla menzogna pur di trascorrere una notte con il re, ma un sortilegio cambierà per sempre la sua vita.
Sospeso tra il baratro di crepacci inospitali e le insidie di labirinti di pietra, incastonato in un passato epico e ipotetico, “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone (in concorso a Cannes 2015) riporta il cinema d’autore (italiano) a misurarsi con il fiabesco e con il fantastico, trovando l’impossibile alchimia tra kolossal e profondità di sguardo che, recentemente, era riuscita forse al “Faust” di Sokurov e al capolavoro postumo di Aleksej German, “E’ difficile essere un Dio”. Partendo da “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile (raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636), il regista di “Gomorra” e “Reality” sorprende ancora una volta per la capacità di rapportarsi a qualcosa di precedentemente alieno, superando gli steccati del genere e ragionando su un medioevo che rimanda comunque alle pulsioni quanto mai attuali di un presente regolato da ossessioni e perversioni. “Da ogni desiderio scaturisce una conseguenza, da desideri così violenti ogni azione sarà altrettanto violenta”: gemelli monozigoti di madri diverse (una è la regina, l’altra una serva), re allevatori di pulci, re sessuomani, donne disposte a farsi scorticare vive con l’illusione di poter tornare giovani, i racconti di Garrone si inabissano in acque popolate da draghi marini e si deformano pur di entrare nel buio di caverne dove la minaccia veste i panni di mostruose e fameliche madri.
Come fu per “Gomorra”, la dispersione del punto di vista consente alle tre storie di svilupparsi autonomamente e di sfiorarsi in un paio di occasioni (un funerale e un’incoronazione), consentendo alla narrazione di farsi passo dopo passo Racconto, portando in superficie le viscere di un’umanità ferina contrapposta all’ingenuità e alla violenza di bestie inconsapevoli. Orsi ammaestrati, pulci giganti, negromanti, nani e circensi, carne e sangue, mentre ‘fuori’ la maestosità degli ambienti rende impossibile delimitare l’orizzonte: è un cinema, quello di Garrone, che porta all’esterno la micragnosità e le bassezze dell’uomo. Proprio come Basile, “ossessionato da un fascino dell’orrido per cui non ci sono orchi né streghe che bastino, da un gusto dell’immagine lambiccata e grottesca in cui il sublime si mischia col volgare e il sozzo” (Italo Calvino, “Introduzione alla Fiabe italiane”, Torino, Einaudi, 1956).
Recitato in inglese e interpretato da un cast internazionale (tra i tanti, Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones), “Il racconto dei racconti” - musicato magistralmente da Alexandre Desplat (alla seconda collaborazione con il regista dopo “Reality”) - si muove tra atmosfere barocche e gotiche, costringe lo sguardo a misurarsi con riferimenti pittorici dichiarati (i “Capricci” di Goya) e suggestioni dei giorni nostri (si respirano momenti à la “Game of Thrones”) ma, soprattutto, riporta Garrone a misurarsi con il macabro e il grottesco (“L’imbalsamatore”), senza dimenticare il controllo e il calcolo dietro cui si nascondevano lucide follie: “Primo amore”.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it

(...) così ricco di echi e risonanze moderne da lasciare sbalorditi. Tre storie di inganno e disperazione, di crescita e trasformazione, che saltano a piè pari le semplificazioni e la retorica spettacolare imperanti nel fantasy per scegliere una strada molto d'autore. E molto 'italiana', malgrado il cast e la produzione internazionali. (...) perché italiano è l'approccio con cui Matteo Garrone, attento da sempre alle suggestioni dell'horror e del fantastico (“L'imbalsamatore” e “Primo amore” sono solo i casi più vistosi), restituisce nuovo senso a quello che una volta si chiamava il meraviglioso. Grande attenzione alla dimensione artigianale degli effetti speciali, dunque, con trucchi anche ottici e 'mostri' fatti (in parte) a mano, a evitare quel tono falso e insopportabile dei film girati al computer e ormai tutti uguali. Nessuna concessione ai codici dominanti del fantastico (scene, costumi, musica, taglio del racconto, ritmo dell'azione: tutto ha un'impronta personale), a vantaggio della magia dell'insieme. (...) il regista di “Gomorra” guarda (...) a un cinema che per una volta non gioca sui nostri riflessi condizionati ma punta davvero alla meraviglia, all'incanto delle forme e dei colori, allo stupore per un mondo ancora dominato dalla metamorfosi (il mondo magico non distingue tra umano, animale o vegetale). E pesca i suoi riferimenti con disinvoltura totale, magari accostando castelli medievali e caschi da palombaro che sembrano usciti da un libro di Verne. Ma soprattutto punta sulla forza ancor oggi travolgente di intrecci, personaggi e sentimenti davvero eterni (con qualche lieve fatica solo in certi snodi).
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

MATTEO GARRONE
Filmografia:

Silhouette (1995), Bienvenido espirito (1997), Terra di mezzo (1997), Un caso di forza maggiore (1997), Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni (1998), Ospiti (1998), Estate Romana (2000), L'imbalsamatore (2002), Primo amore (2004), Gomorra (2008), Reality (2012), Il racconto dei racconti - Tale of Tales (2014)

 

 
 
 
 
 

Cineforum 2015/2016 | 26 aprile 2016

Foto di cineforumborgo

UNA NUOVA AMICA

Titolo originale: Une nouvelle amie
Regia
: François Ozon
Soggetto
: liberamente tratto dal racconto “The New Girlfriend” di Ruth Rendell
Sceneggiatura
: François Ozon
Fotografia
: Pascal Marti
Montaggio
: Laure Gardette
Scenografia
: Michel Barthélémy
Costumi
: Pascaline Chavanne
Interpreti
: Romain Duris (David/Virginia), Anaïs Demoustier (Claire), Raphaël Personnaz (Gilles), Isild Le Besco (Laura), Aurore Clément (Liz), Jean-Claude Bolle Reddat (Robert), Bruno Perard (Eva Carlton), Claudine Chatel (tata), Anita Gillier (infermiera), Alex Fondja (aiuto infermiera), Zita Hanrot (cameriera)
Produzione
: Eric Altmayer, Nicolas Altmayer per Mandarin Films
Distribuzione
: Officine Ubu
Durata
: 107'
Origine
: Francia, 2014

Claire, profondamente scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un'inscindibile relazione empatica, si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della defunta. Ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano...
François Ozon è un cineasta di grande talento, colto, raffinato, capace di disseminare con leggerezza citazioni e omaggi all'oggetto del suo amore, il cinema, rendendo unici e speciali i corpi dei suoi personaggi/attori. Il suo è un cinema di travestimenti sin dall'esordio, quel “Sitcom” ('98) in cui vi erano già molti motivi della sua ‘educazione sentimentale’, famiglia in testa, che a ogni nuovo film rilancia con la scommessa di entrare nei vestiti di un altro. Il che non significa controllare o prendere il posto del suo personaggio, ma esprime piuttosto il desiderio di metterne in scena le ambiguità, le zone emozionali possibili, i misteri. (...) ancora più esplicito in questo “Una nuova amica” (...) film irresistibile da non farsi sfuggire, il cui centro narrativo è appunto il travestimento: del ‘genere’, uomini in abiti femminili, dei ruoli sociali, del desiderio dove le cose diventano più stratificate e molto meno evidenti. (...) Hitchcock, Preminger, il mélo ma l'omaggio che Ozon fa attraverso Virginia è soprattutto al geniale “Ed Wood”, di cui il personaggio ozoniano indossa i golfini di angora e lo stile del cinema classico americano degli anni Quaranta e Cinquanta, Glen or Glenda come David/Virginie, senza che uno escluda l'altro, anzi al contrario incarnazione di una sensualità morbida e espansa. Ozon accorda tutte le variazioni dell'ambiguità che la situazione produce, divertendosi a confondere le piste, a creare malintesi, a mostrarci con ironia calorosa un pomeriggio di trasgressione nel centro commerciale (...) che per Claire diviene quello delle fantasie e della trasgressione. L'identità sessuale muta, il desiderio sessuale muto (le prime scene in flashback tra le due amiche rimandano alle eroine di Cukor di “Ricche e famose”) di un travestimento che in realtà sconvolge tutto l'esistente. (...) Ozon non trasferisce questo travestimento nelle sue immagini, e se nei suoi personaggi tutti i confini sono labili, la geometria della sua narrazione è precisa e essenziale, quasi segnata da un gusto didattico di scrittura (all'origine c'è un racconto di Ruth Rendell). E questo rende ancora più netta la radicalità della sua proposta, di quella che lui definisce ‘una favola a lieto fine sull'identità’, in cui tutti i ruoli e i generi sessuali si possono scambiare, dentro la relazione amorosa e amicale, e fuori nello scontro violento con la società: uomo /donna, padre/madre a cominciare da quel luogo rigidamente definito che è la famiglia, nel flusso lieve e irresistibile del desiderio.
Cristina Piccino, Il Manifesto

Je est un autre. Un’inquadratura viva, i capelli biondi, due grandi occhi azzurri, un vestito da sposa e una bocca limpida senza più parole. E poi una bara bianca che si chiude in orizzontale su un corpo di donna. L’io è un altro, un corpo morto pieno di vita.
Inizia con questa suggestiva sequenza il nuovo lavoro del regista François Ozon, “Una nuova amica”, che si cimenta nell’adattamento cinematografico della novella di Ruth Rendell.
Claire e Laura vivono insieme il loro simbiotico romanzo di formazione, verso il paradisiaco orizzonte della normalità: dai sorrisi timorosi e complici dei banchi di scuola ai primi baci al cinema, dalle minigonne al matrimonio. Laura sicura, dentro il suo fisico appariscente e brillante, dietro i grandi occhi azzurri; Claire sempre timida e nascosta da lentiggini e capelli rossi che sciolgono le trecce da Pippi Calzelunghe per ricomporsi nelle pieghe lisce di una normale donna media. La morte precoce di Laura scardina l’equilibrio della vita così scontatamente normale di Claire, tutta casa, corse al parco, marito e lavoro, avvicinandola a David, vedovo dell’amica: lo sorprende in un giorno normale, durante una normale visita di cortesia, seduto sul divano con in braccio la figlia. Tutto normale, come la vita di Claire. Ma David è vestito da donna, la parrucca bionda, il rossetto e i vestiti di Laura. Tutto cambia, nella vita di Claire. Insieme a Virginia, l’altro io di David, Claire valica gli orizzonti celesti e rassicuranti della quotidianità e vive una Stagione all’inferno, l’inferno delle pulsioni represse, delle promiscuità ingannate e delle identità nascoste. Oltre le apparenze e senza travestimenti, è l’io di Claire a essere un altro, diverso da quello con cui si identifica e lontano da quello con cui è comodo convivere.
Romain Duris, nei panni di David-Virginia, aiutato da un volto spigolosamente effeminato e da una caparbia sapienza attoriale, evita i cliché della rappresentazione trans e stupisce per la sua verità drammatica. L’altra protagonista, Anaïs Demoustier (Claire), abile a sublimare e interiorizzare le angosce di ‘donna in crisi di nervi’, stupisce per la delicatezza di un’ambigua interpretazione.
Ozon invade curioso e discreto il viaggio dei protagonisti, si siede voyeur agnostico e inatteso ai margini delle psicologie, con un’originalità di ripresa e linguaggio che tiene alto il livello del racconto: timbra con un inchiostro delicato e sempre più riconoscibile una pellicola ambiziosa, che riesce a sopravvivere alla monocromia di uno scontato sviluppo del tema, salvandosi da convenzioni culturalmente polemiche e giudizi obliquamente morali. Il risultato non è un pastiche politicamente corretto, ma un’intensa e sospesa riflessione sul problema identitario, sempre più alla riva degli abissi dell’impersonale.

L’io è un altro. Se l’ottone si sveglia tromba, non è di certo colpa sua
(Arthur Rimbaud).
Giada Cipollone, Cineforum

FRANÇOIS OZON
Filmografia:

Sitcom
(1998), Amanti criminali (1999), Gocce d'acqua su pietre roventi (1999), Sotto la sabbia (2000), 8 Donne e un mistero (2002), Swimming pool (2003), CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa (2004), Il tempo che resta (2005), Angel - La vita, il romanzo (2006), Un lever de rideau (2006), Il rifugio (2009), Ricky - Una storia d'amore e libertà (2009), Potiche - La bella statuina (2010), Nella casa (2012), Giovane e bella (2013), Una nuova amica (2014)

Martedì 3 maggio 2016:
IL RACCONTO DEI RACCONTI - TALE OF TALES
di Matteo Garrone, con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher

 

 
 
 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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