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Cineforum 2015/2016 | 15 dicembre 2015

Post n°252 pubblicato il 02 Dicembre 2015 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

IL GIOVANE FAVOLOSO

Regia: Mario Martone
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo
Fotografia: Renato Berta
Musiche: Sascha Ring - Brani di Gioacchino Rossini.
Montaggio: Jacopo Quadri
Scenografia: Giancarlo Muselli
Arredamento: Stefano Paltrinieri
Costumi: Ursula Patzak
Effetti: Rodolfo Migliari, Chromatica
Suono: Alessandro Zanon (presa diretta), Silvia Moraes (montaggio), Paolo Segat (mix)
Interpreti: Elio Germano (Giacomo Leopardi), Michele Riondino (Antonio Ranieri), Massimo Popolizio (Monaldo Leopardi), Anna Mouglalis (Fanny Targioni Tozzetti), Valerio Binasco (Pietro Giordani), Paolo Graziosi (Carlo Antici), Iaia Forte (signora Rosa, padrona di casa), Sandro Lombardi (Don Vincenzo, precettore di casa Leopardi), Raffaella Giordano (Adelaide Antici Leopardi), Edoardo Natoli (Carlo Leopardi), Federica de Cola (Paolina Ranieri), Isabella Ragonese (Paolina Leopardi), Giovanni Ludeno (Pasquale Ignarra, figlio di casa Ranieri), Giorgia Salari (Maddalena Pelzet), Gloria Ghergo (Teresa Fattorini/'Silvia')
Produzione: Carlo Degli Esposti, Patrizia Massa, Nicola Serra per Palomar con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 135'
Origine: Italia, 2014
Premio Francesco Pasinetti per la migliore interpretazione (Elio Germano, ex aequo con Alba Rohrwacher per “Hungry Hearts”), Premio Giovani Giurati del Vittorio Veneto Film Festival per la migliore interpretazione (Elio Germano), Premio Piccioni alla colonna sonora alla 71. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2014); David di Donatello 2015 per miglior attore protagonista (Elio Germano), scenografo, costumista, truccatore (Maurizio Silvi), acconciatore (Aldo Signoretti, Alberta Giuliani) ed effetti digitali; Nastro dell'Anno 2015 assegnato dal SNGCI.

Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, in una casa che è una biblioteca. La mente di Giacomo spazia, ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A 24 anni lascia finalmente Recanati. L’alta società italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non si adatta.
Quando Giacomo, ancora residente a Recanati, si reca nella casa di fronte per porgere l’estremo saluto alla dolce vicina, morta in giovane età, c’è un breve momento emblematico di regia e di montaggio. Nella stanza in cui riposa il corpo della ragazza, Giacomo si ritrova fra altre persone di fronte al letto di morte, in seconda fila; con uno scatto improvviso, e del tutto scandaloso, si fa di lato per farsi strada e ritrovarsi così davanti. È un gesto di sfida sociale, inaccettabile, sfacciato e prontamente ripreso; è un gesto per vedere meglio, che Martone, il montatore Jacopo Quadri e il compositore delle musiche Sascha Ring mettono in scena bruscamente, con nervosismo. Solo un dettaglio, come ce ne sono tanti in “Il giovane favoloso”, eppure significativo: perché è anche così che il regista chiarisce l’idea che sta alla base di questo capolavoro. Non un film sull’aspirazione all’infinito o banalmente sull’imprigionamento di un animo ribelle, e neanche un’oleografia scolastica (tantomeno per le scuole): “Il giovane favoloso”, con tutta la sua brama di conoscenza, la sua impertinenza e il suo voler vedere meglio, racconta del diritto al sentimento. Il Leopardi di Martone è un uomo che sceglie la pretesa per i tempi meno facile, quella del privato. Il poeta chiede il diritto all’infelicità: ma se il suo nichilismo è noto, per Martone ciò si risolve in un’inesauribile e per l’appunto scandalosa certificazione della vita e per la vita.
Il giovane favoloso” non è un inno alla morte come specchio di un’epoca buia e dunque come inevitabile destino del mondo, bensì un atto di coscienza, l’ammissione di una bellezza che vive forse oltre, oltre l’umana specie e oltre l’umana comprensione, ma comunque vive. La confessione in prima persona di un amore senza misure. Un film illuminista, mai viscontiano ma anzi profondamente felliniano (e molte delle scene ambientate a Napoli sembrano venir dritte da Roma), un Casanova desessualizzato riflesso su una superficie deformante. Tanto che Martone insiste sempre più spesso sulla natura freak di Leopardi, sul suo ingobbirsi e strisciare (ed è bene ammetterlo, Elio Germano è monumentale): però più che metafora di un peso insopportabile caricato su spalle fatte solo di cultura, e dunque gracilissime, mi sembra che questo Leopardi sia l’immagine di un’emozione accartocciata e in disperato bisogno di dispiegamento, un’immagine che urla di essere vista (e ascoltata) non per presunzione o arroganza ma perché il reale - quello di ieri, quello di oggi e senza dubbio quello di domani - ha bisogno del bello, di cui Leopardi si fa portavoce sfrontato.
E Martone questa emozione la distende con una limpidezza che non ha niente dell’accademia, e che la luce e le ombre di Renato Berta esasperano: invece di curvarsi come il suo personaggio, Il giovane favoloso si libera via via della sua irrequietezza (che nella prima parte a Recanati è quasi accecante, mentre a Napoli è scura come la pece), fino al più completo splendore lineare. Così Martone conquista ciò che Leopardi osava bramare, l’incanto di una realtà che esiste nonostante la realtà stessa, una realtà che la persona è chiamata a esigere, la realtà propria che non ha niente da spartire con quella delle masse e dei tiranni. Una realtà di vita che dev’essere un diritto di tutti e che per Martone è un dovere (principalmente come cineasta) indicare come strada privilegiata da percorrere.
Pier Maria Bocchi, Cineforum

La sfida era raccontare la storia di un'anima attraverso un corpo, rappresentare la poesia come necessità concreta e insostituibile, trasformare l'autore degli studi liceali e delle ossessioni scolastiche in un divo carismatico e ribelle, capace di opporsi alla rigida educazione familiare, alle convenzioni social di un'epoca, ai limiti imposti dalla fragilissima salute. II risultato, pienamente raggiunto, è nelle immagini del film “Il giovane favoloso” di Mario Martone (...) anche grazie alla prova straordinaria del protagonista Elio Germano. Un Leopardi sognante e furioso, assetato di quella vita che poté assaporare poco, non più banalmente malinconico, come l'avevamo sempre immaginato, ma bellicosamente deciso a esercitare tutta la libertà del suo pensiero, delle sue azioni, dei suoi desideri. (...) La trasformazione fisica è imponente, per oltre metà film Germano cammina sovrastato dalla gobba, sempre più sofferente, sempre più temerario (...).
Fulvia Caprara, La Stampa

MARIO MARTONE
Filmografia:
Morte di un matematico napoletano (1991), Lucio Amelio (1993), Rasoi (1993), Miracoli. Storie per corti ("Antonio Mastronunzio pittore sannita") (1994), L'amore molesto (1995), I Vesuviani ("La salita") (1997), Teatro di guerra (1998), Una disperata vitalità (1999), Nella Napoli di Luca Giordano (2001), L'odore del sangue (2003), Caravaggio. L'ultimo tempo (2004), Noi credevamo (2009), La meditazione di Hayez (2011), Il giovane favoloso (2014), Pastorale cilentana (2015)

Ci rivediamo:
Martedì 12 gennaio 2016:
WHIPLASH di Damien Chazelle, con Miles Teller, J.K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell 

 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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