CINEFORUM BORGO

I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Dicembre 2017 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

FACEBOOK

 
 

Messaggi di Dicembre 2017

 
 

Cineforum 2017/2018 | 19 dicembre 2017

Foto di cineforumborgo

LION - LA STRADA VERSO CASA

Titolo originale: Lion
Regia: Garth Davis
Soggetto: dal romanzo “La lunga strada per tornare a casa” di Saroo Brierley (ed. Rizzoli)
Sceneggiatura: Luke Davies
Fotografia: Greig Fraser
Musiche: Hauschka, Dustin O'Halloran
Montaggio: Alexandre de Franceschi
Scenografia: Chris Kennedy
Arredamento: Nicki Gardiner, Seema Kashyap
Costumi: Cappi Ireland
Effetti: Iloura
Interpreti: Dev Patel (Saroo Brierley), Nicole Kidman (Sue Brierley), Rooney Mara (Lucy), David Wenham (John Brierley), Sunny Pawar (Saroo Bierley bambino), Abhishek Bharate (Guddu), Priyanka Bose (Kamla), Tannishtha Chatterjee (Noor), Nawazuddin Siddiqui (Rawa), Deepti Naval (Mrs. Sood), Divian Ladwa (Mantosh Brierley), Sachin Joab (Bharat), Pallavi Sharda (Prama), Arka Das (Sami), Emilie Cocquerel (Annika), Eamon Farren (Luke), Menik Gooneratne (Swarmina)
Produzione: Iain Canning, Angie Fielder, Emile Sherman per See-Saw Films/Aquarius Films/Sunstar Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 120’
Origine: Australia, Gran Bretagna, U.S.A., 2016
Data uscita: 22 dicembre 2016

Il piccolo Saroo, a soli cinque anni si perde su un treno che lo porta per migliaia di kilometri attraverso l'India, lontano da casa e dalla famiglia. Il bambino deve imparare a sopravvivere da solo a Calcutta, fino a quando viene adottato da una coppia australiana. Venticinque anni dopo, con solo una manciata di ricordi, una tenace determinazione e la rivoluzionaria tecnologia di Google Earth, Saroo decide di andare a cercare la sua famiglia di origine e ritrovare la sua prima casa. Basato su fatti realmente accaduti.
Magia di internet, potenza del cinema. La globalizzazione non è il demonio che vogliono farci credere, e salva la vita di un pargolo che ha perso la strada di casa. Per Oliver Stone (“Snowden”) la rete minaccia la libertà, esercita un dominio assoluto sull’essere umano: dai computer arriva un controllo totale sull’individuo, con le webcam che si trasformano in uno spioncino per monitorare il pianeta intero. Invece il regista regista Garth Davis ci infonde una speranza, e mostra come Google Earth sia il modo più semplice e imprevisto per poter riabbracciare i propri cari. “Lion” è un viaggio lungo venticinque anni, un’andata e ritorno che avrebbe fatto impallidire anche Senofonte e la sua Anabasi.
Saroo è uno dei tanti bambini poveri che vive ai margini della società indiana. Ha cinque anni, e suo fratello Guddu si prende cura di lui insieme alla madre. Un giorno si addormenta sul treno sbagliato e si ritrova a migliaia di chilometri dal suo villaggio, sperso nelle grandi città in cui nessuno lo capisce. Saroo parla l’hindi, mentre gli altri bengalese, quindi comunicare diventa impossibile. Dopo mille peripezie, il bambino riesce a farsi adottare da una famiglia australiana, ma le origini non si scordano mai.
Garth Davis è un esordiente che punta subito in alto. Si è fatto le ossa dirigendo gli spot pubblicitari, per i quali ha ricevuto premi, applausi e tanti soldi. “Lion”, il suo primo lungometraggio, è l’adattamento del romanzo “A long way home” di Saroo Brierley, e cerca con una sorta di analisi trasversale, il senso della vita. Ciò che non uccide, rende più forti, lo diceva anche Nietzsche. E un figlio strappato dal focolare in tenera età non ha scelta: combattere o morire. Il protagonista lotta per non soccombere, mentre gli altri cercano di sopraffarlo. L’immagine è quella di un’India distrutta dalla disparità sociale, che non riesce ad assimilare le troppe persone che la popolano. “The Millionaire” di Danny Boyle aveva stupito con il ritratto di una nazione senza una vera identità, e Lion segue le sue orme. Ma questa volta non si parla di quiz dai favolosi montepremi: ora vanno in scena l’umanesimo e la ricerca di sé stessi. Chi siamo? Da dove veniamo? Domande che nessuno osa più farsi, in un mondo troppo veloce, che non lascia il tempo di respirare.
L’analisi del protagonista, interpretato da Dev Patel, parte dal bisogno di appartenere a qualcuno. Casa è dove vivono le persone che ci amano, anche se si parla di adozione. Nicole Kidman è una donna che ha scelto di crescere i bambini degli altri, non perché non può averne di suoi, ma per una necessità di aiutare chi è stato costretto a lasciare la propria terra. Saroo la riconosce come madre, anche se il richiamo della natura non si può far tacere: ovunque sia, la mamma rimane sempre la mamma, e il senso di colpa per una ricerca tardiva pesa più di un macigno.
Lion” è un film ambizioso, che propone un grande affresco e tocca il cuore.  La realtà nuda e cruda vista con gli occhi di un bambino riesce sempre a meravigliare. Il viaggio fisico si alterna con quello interiore, i sentimenti superano la finzione, e si vuole un lieto fine ad ogni costo. Ma la vita è sempre ricca di colpi scena, specialmente se il tuo nome è Saroo Brierley.
Gian Luca Pisacane, Cinematografo.it

India settentrionale, anni ‘80: la raccolta delle pietre e del carbone rappresenta l’unica forma di sostentamento della famiglia di Saroo, bellissimo bambino dallo spirito avventuroso. Deciso ad aiutare il fratello maggiore, lo segue nei suoi lavori notturni, ma sopraffatto dalla stanchezza si addormenta sopra un treno diretto a Calcutta. Spaesato, incapace di comprendere il bengalese e lontanissimo da casa, finisce per vivere in strada, poi in un orfanotrofio, infine viene adottato da una ricca coppia australiana che vive in Tasmania. Ellissi. 25 anni dopo ritroviamo Saroo nel corpo di Dev Patel (e negli ovvi rimandi a “The Millionaire”) alle prese con le sue prime scelte da adulto. Tutto si frantuma quando un ricordo della sua infanzia lo porta a ricercare la sua famiglia. Come la storia che racconta, il primo lungometraggio di Garth Davis vive su due dimensioni che non trovano mai una salutare integrazione. Per quanto sepolta da una coltre di esotismo cinematografico, tutta la parte indiana gonfia gli occhi e il cuore. Lo fa con chirurgica ricercatezza formale e senza sporcarsi mai le mani, ma anche con una densità e una dignità emozionale profonde, senza sfociare mai in eccessi ricattatori. Nel nuovo mondo, invece, tutto si sfilaccia e perde d’intensità, la drammaturgia si piega alle ragioni di un progressismo d’accatto, le figure dei coniugi Brierley sono sbiadite e l’equilibrio del film si sfalda tra parentesi esistenzialiste, cliché e scenari ammalianti. Ma la storia è così potente che la portata del suo fuoricampo rende più digeribili anche le troppe cose gettate alla rinfusa, dette male e imbalsamate nella forma del mélo civile da Oscar.
Adriano Aiello, FilmTv

GARTH DAVIS
Filmografia:
Top of the lake (2013), Lion - La strada verso casa (2016)

Martedì 9 gennaio 2018:
SING STREET di John Carney, con Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton, Jack Reynor, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen

Buone Feste!

 
 
 
 
 

Cineforum 2017/2018 | 12 dicembre 2017

Foto di cineforumborgo

AMORE E INGANNI

Titolo originale: Love & Friendship
Regia: Whit Stillman
Soggetto: dal romanzo di Jane Austen
Sceneggiatura: Whit Stillman
Fotografia: Richard Van Oosterhout
Musiche: Benjamin Esdraffo, Mark Suozzo (musiche addizionali)
Montaggio: Sophie Corra
Scenografia: Anna Rackard
Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaig
Effetti: Filmmore
Interpreti: Kate Beckinsale (Lady Susan Vernon), Xavier Samuel (sig. Reginald DeCourcy), Morfydd Clark (Miss Frederica Vernon), Emma Greenwell (sig.ra Catherine Vernon), Tom Bennett (Sir James Martin), James Fleet (Sir Reginald DeCourcy), Jemma Redgrave (Lady DeCourcy), Justin Edwards (sig. Charles Vernon), Jenn Murray (Lady Lucy Manwaring), Stephen Fry (sig. Johnson), Chloë Sevigny (sig.ra Alicia Johnson), Lochlainn O'Mearain (Lord Manwaring)
Produzione: Whit Stillman, Katie Holly, Lauranne Bourrachot per Westerly Films/Blinder Films/Chic Films in co-produzione con Revolver Amsterdam/Arte France Cinéma
Distribuzione: Academy Two
Durata: 90'
Origine: Irlanda, Francia, Olanda, Gran Bretagna, 2016
Data uscita: 1 dicembre 2016

Inghilterra, fine XVIII secolo. L'affascinante giovane vedova Lady Susan Vernon si reca in vacanza a Churcill per scoprire gli ultimi pettegolezzi che circolano nella buona società. Il suo soggiorno a Churcill potrebbe rivelarsi molto utile per assicurare un buon partito a sé e uno alla sua giovane figlia, Frederica in età da marito. Ma la situazione si complica. Le sue maniere seducenti attirano l'attenzione del ricchissimo pretendente alla mano di sua figlia Sir James Martin, con il suo comportamento nei confronti di Mr Manwaring rende gelosa e infelice la moglie e con le attenzioni dedicate a Reginald DeCourcy, priva la sorella di Mr Manwaring, un'amabile fanciulla, del suo innamorato. (…….) Lady Vernon sarà costretta, complice la sua più cara amica e confidente Alicia, a cambiare strategia.
Tanto è apparentemente casuale e blasé il suo sguardo, quanto più è acuto e affilato: Whit Stillman guarda al mondo forse dall’alto, ma mai con una prospettiva morale. Il plongée è la maniera migliore che ha per immergersi dentro intrecci e caratteri: perché da lassù in cima trova le fenditure minime dentro le quali infilarsi per sezionare con curiosità sia umanistica sia scientifica i mondi che racconta. Una volta tuffatosi, poi, si acquatta con nonchalance negli angoli che gli forniscono le migliori prospettive, quelle più utili al suo racconto, in qualche modo egli stesso spettatore delle dinamiche e dei dialoghi che scrive e mette in scena.
Amore e inganni”, in questo senso, è un perfetto esempio di questa dinamica d’osservazione scientifica, neutrale, tanto rilassata da permettere un perfetto assorbimento: col suo racconto di messe in scena sociali, con lo spirito squisitamente teatrale che l’autore ha voluto dare a tutto l’impianto, in omaggio a quel tanto di Oscar Wilde che era connaturato al romanzo epistolare e giovanile di Jane Austen da cui è partito.
Austen-Wilde-Stillman, e ritorno. Difficile, quasi impossibile, stare lì col bilancino e il misurino per vedere il quanto e il come dei tre autori: anzi, no, forse non difficile, ma sicuramente inutile. Perché quello di “Amore e inganni” è un racconto la cui modernità si esprime nell’essere attuale in ogni tempo, ieri come oggi, e la cui universalità non merita il distinguo dell’attribuzione un po’ pedante. Certo, nel film c’è molto più Stillman di quanto la radice letteraria avrebbe portato a pensare, e la firma dell’autore è ben riconoscibile, ma è lui il primo a volersi mettere quasi da parte, perché è nella coralità dei personaggi, delle voci, degli sguardi e degli autori che la narrazione trova le sue spinte propulsive maggiori.
Da quello, e dalla capacità che ha Stillman di raccontare le raffinate perfidie di alcuni personaggi e le sorprendenti ottusità di altri (con tutto quello che ci passa in mezzo) con la leggerezza soave di chi non ha bisogno mai di sottolineare nulla e con la serenità quasi ascetica di chi non sente la necessità di esprimere giudizi morali di alcun tipo.
Dei tanti personaggi che affollano il plot di “Amore e inganni”, allora, oltre alla Lady Susan di Kate Beckinsale, così astuta e senza scrupoli da risultate irresistibile, e così determinata nei suoi obiettivi da potersi permettere anche inaspettati barlumi di umanità e debolezza nel finale, è senza dubbio il personaggio di Sir James Martin, interpretato da un bravissimo Tony Bennett. Alieno, scollato, inetto e inadeguato, oltre che deliziosamente cretino, Sir James è l’altro estremo dello spettro rispetto a Lady Susan, il negativo grazie al quale tutto ha senso e il positivo è visibile, non a caso destinato all’unione proprio con quell’opposto col quale pareva davvero inconciliabile. È il vero enzima capace di generare le reazioni grazie alla quale la storia e i personaggi sono in grado di progredire. Soprattutto, nella sua totale inconsapevolezza (di convenzioni e regole sociali, culturale e scenica) è in qualche modo non solo l’attore ideale, per Stillman, ma anche lo spettatore.
Con le sue gaffes, le sue uscite stralunate e fuori da qualsiasi modo e mondo (come quando, facendoli rotolare nel piatto, dichiara candidamente di non aver mai visto né mangiato prima dei piselli; o quando parla dei 12 Comandamenti; o quando, ancora, si complimenta con un autore per saper scrivere sia poesia sia versi), il personaggio di Bennett - quintessenza della naïveté - è in grado di scardinare un sistema ipocrita e formalista, e soprattutto di gridare (involontariamente e indirettamente) che il Re è nudo. Che Lady Susan, con tutte le sue complesse e comunque riuscite macchinazioni, è quella che è agli occhi di tutti, anche se tutti fan finta di non sapere.
Quella che è, senza giudizi di merito, appunto. Perché Sir James non è capace, tanto che finirà per sposarla; e perché per Stillman non sono neanche ipotizzabili. Perché, che osservi dall’alto o si acquatti nell’angolo, a lui interessano le traiettorie e i dialoghi, il meccanismo e i suoi funzionamenti. A lui interessano, prima di tutto, il divertimento, la battuta, la sfumatura. Tutte quelle cose che fanno di “Amore e inganni” un piccolo ma irresistibile divertissement.
Federico Gironi, Cineforum

Sceneggiando un giovanile racconto epistolare di Jane Austin, il raffinato regista (...) Whit Stillman continua il suo esame antropologico su società borghesi in dirittura d'arrivo. E bussa nei salotti upper class inglesi dell'adorata scrittrice, fra moine e sospiri. (...) l'autore fa dell'eleganza verbale la ragion stessa di un racconto dove nessuno sta zitto un attimo, ed è un piacere perché verità e menzogne sono serviti in gran confezione. (...) un lavoro registico che conta su attori e costumi di classe (...).
Maurizio Porro, Corriere della Sera

WHIT STILLMAN
Filmografia:
Metropolitan (1989), Barcelona (1994), The last days of disco (1998), Damsels in Distress -  Ragazze allo sbando (2011), Amore e inganni (2016)

Martedì 19 dicembre 2017:
LION - LA STRADA VERSO CASA di Garth Davis, con Dev Patel, Nicole Kidman, Rooney Mara, David Wenham, Sunny Pawar, Abhishek Bharate
 

 
 
 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cineforumborgodada2llifedericodisarocarocciemanueleluciosgdaunfiorePaceyIVacquasalata111giuliana.sodaandmaggriccixaltaitaliaaquilagozzanocristina_a2016
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963