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Messaggi del 27/10/2014

Cineforum 2014/2015 | 28 ottobre 2014

Post n°208 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

IL PASSATO

Titolo originale: Le passé
Regia: Asghar Farhadi
Sceneggiatura: Asghar Farhadi
Fotografia: Mahmoud Kalari
Musiche: Evgueni Galperine, Youli Galperine
Montaggio: Juliette Welfling
Scenografia: Claude Lenoir
Costumi: Jean-Daniel Vuillermoz
Interpreti: Bérénice Bejo (Marie), Tahar Rahim (Samir), Ali Mosaffa (Ahmad), Pauline Burlet (Lucie), Elyes Aguis (Fouad), Jeanne Jestin (Léa), Sabrina Ouazani (Naïma), Babak Karimi (Shahryar), Valeria Cavalli (Valeria), Aleksandra Klebanska (Céline), Jean-Michel Simonet (medico), Pierre Guerder (giudice), Anne-Marion de Cayeux (avvocato), Eléonora Marino (Marie), Jonathan Devred (agente all’aeroporto), Sylviane Fraval (infermiera)
Produzione: Alexandre Mallet-Guy per Memento Films Production/France 3 Cinéma/Bim Distribuzione
Distribuzione: Bim
Durata: 130’
Origine: Francia, Italia, 2013
Premio per la miglior interpretazione femminile a Bérénice Bejo al 66. Festival di Cannes (2013)

Ahmad (Ali Mosaffa) è sceso da un aereo che viene da Teheran. Dietro una grande vetrata lo aspetta la moglie Marie (Bérénice Bejo). Lui le si avvicina, lei gli dice qualcosa, ma il cristallo non lascia passare alcun suono. Eppure i due si intendono, o credono di intendersi, come se ognuno comprendesse l'altro anche senza ascoltarlo. Su questo silenzio carico di senso, e di vite vissute insieme, si apre “Il passato”. Scritto con Massoumeh Lahidji, il terzo film del quarantenne Asghar Farhadi è ambientato in una anonima periferia parigina. Tornato in Iran da anni, Ahmad è richiamato in Francia da Marie. La donna vuole che firmi l'atto di divorzio. Non glielo ha detto, ma è incinta di Samir (Tahar Rahim). A Samir, peraltro, Lucie (Pauline Burlet), figlia di Marie, non perdona il tentato suicidio della moglie. La ragazza è certa che sia stato il suo tradimento a portare la donna alla disperazione. Lucie non è figlia di Ahmad, ma a lui Marie chiede di convincerla ad accettare il suo matrimonio con Samir. Il passato è un intrico di nodi narrativi, psicologici, emotivi. Man mano che il racconto procede, la sceneggiatura porta in superficie memorie taciute, angosce non dette, domande non sciolte. Perché in quasi tutti i personaggi femminili si nasconde ora una paura, ora un inganno? Perché Marie non ha prenotato una camera d'albergo per Ahmad? Forse per obbligarlo a dormire a casa sua, nella speranza di ritrovare con lui un'intimità perduta, come immagina Samir, geloso? E da dove nasce, davvero, l'odio di Lucie per l'amante di sua madre? Fosse stato scritto e girato da un autore affilato ed essenziale come François Ozon, il film si sarebbe ‘asciugato’ sempre più. Cioè, il suo racconto si sarebbe sviluppato per così dire in verticale, dalla superficie della storia alla profondità delle vite. Farhadi e Lahidji procedono invece per accumulo, in orizzontale. Ai fatti aggiungono fatti. La loro attenzione si sposta progressivamente da personaggio a personaggio, come se stessero costruendo una ragnatela di sentimenti e risentimenti in cui impaniare Ahmad, Marie, Samir, Lucie e tutti gli altri. Poi però, altrettanto progressivamente, svelano le memorie, rendono esplicite le angosce, sciolgono le domande. È il passato, appunto, il peso che grava su tutti: un passato da cui dovrebbero prendere congedo, ma che sembra duro e impenetrabile come il cristallo che all'inizio separa e unisce Ahmad e Marie.

Roberto Escobar, L’Espresso

Un iraniano venuto a Parigi per divorziare dalla moglie francese, che non vede da anni, scopre che la moglie non gli ha detto tutto. Anzi che lei stessa, ansiosa di voltar pagina, sa poco di quanto sta accadendo nella vita delle sue due figlie, del suo nuovo compagno, del figlioletto di lui. E soprattutto che nessuno può stabilire con certezza la catena di cause ed effetti che hanno portato tutti in quella situazione apparentemente senza uscita. E’ un riassunto ipersemplificato dell’appassionante “Il passato”, nuovo film dell'iraniano Asghar Farhadi, il talento più prepotente della nuova generazione (e esportabile, anche se non fa certo un cinema facile), già premio Oscar per il magnifico “Una separazione”. Sulla carta era la classica trappola: cast internazionale, lingua e cultura lontane (Parigi e le sue vestigia però restano intelligentemente sullo sfondo, tutto si svolge in una più neutra casetta di periferia). Ma Farhadi, come aveva già ampiamente dimostrato in “Una separazione” conosce l'arte di elaborare nodi così complicati che più cerchi di scioglierli più si aggrovigliano. E la dolorosa matassa familiare di “Le passé”, con quella Francia così cosmopolita e insieme così chiusa, finisce per assumere un'inattesa valenza 'politica', oltre che esistenziale naturalmente. Nel quadro, già abbastanza labirintico, presto infatti si inseriscono ulteriori complicazioni. C'è un'altra moglie in coma, per ragioni che resteranno da chiarire; un figlio che deve nascere; una figlia grande che accusa la madre (ma nasconde a sua volta colpe solo sue); un figlio piccolo che non sa più quale sia la sua casa (solo i grandi registi usano con tanta misura e efficacia i bambini); più una tonnellata di rimpianti e cose non dette, e forse non dicibili, che separano ulteriormente l'iraniano e la sua ex-moglie. Ma mentre tutti si accapigliano su torti e responsabilità di ognuno, l'unico a sforzarsi di capire (e far capire) le ragioni di tutti sembra essere proprio quell'ex-marito venuto da lontano. Anche se a volte ottiene l'effetto contrario. Metafora perfetta, e forse non così casuale, di quei mediatori che cercano di costruire la pace nei Balcani o in Medio Oriente. Come per ricordarci che le guerre, di ogni dimensione, nascono sempre per le stesse cattive ragioni. E che mettendo sotto la lente di ingrandimento una famiglia (anzi tre) possiamo capire meglio il mondo in cui viviamo. Anche se Farhadi si guarda bene dal sottolineare questa lettura per concentrarsi sui suoi personaggi, sui loro sforzi, sui loro bisogni più profondi. Ovvero sull'impossibilità di conoscere quel passato, anche recente, di cui tutti, ogni giorno, nostro malgrado restiamo prigionieri.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

ASGHAR FARHADI
Filmografia:                      
Chahar Shanbeh Souri (2006), About Elly (2009), Una separazione (2011), Il passato (2013)

Martedì 4 novembre 2014:
SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO di Jim Jarmusch, con Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt

 
 
 
 
 

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