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Messaggi del 15/12/2014

Cineforum 2014/2015 | 16 dicembre 2014

Post n°215 pubblicato il 15 Dicembre 2014 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

JERSEY BOYS

Regia: Clint Eastwood
Soggetto
: Marshall Brickman, Rick Elice, dal musical omonimo
Sceneggiatura
: Marshall Brickman, Rick Elice
Fotografia
: Tom Stern
Musiche
: Bob Gaudio
Montaggio
: Joel Cox, Gary Roach 
Scenografia
: James J. Murakami
Arredamento
: Ronald R. Reiss
Costumi
: Deborah Hopper
Effetti
: The Aaron Sims Company
Interpreti
: John Lloyd Young (Frank Valli), Erich Bergen (Bob Gaudio), Vincent Piazza (Tommy DeVito), Michael Lomenda (Nick Massi), Christopher Walken (Angelo "Gyp" DeCarlo), Mike Doyle (Bob Crewe), Renée Marino (Mary), Erica Piccininni (Lorraine), Freya Tingley (Francine Valli), James Madio (Stosh), Jeremy Luke (Donnie), Steve Monroe (Barry Belson), Johnny Cannizzaro (Nick DeVito), Joey Russo (Joe 'Joey' Pesci), Grant Roberts (Johnny), Donnie Kehr (Norm Waxman), Francesca Fisher-Eastwood (cameriera)
Produzione
: Clint Eastwood, Graham King, Robert Lorenz per Malpaso/GK Films/Warner Bros./Ratpac Entertainment
Distribuzione
: Warner Bros. Entertainment Italia
Durata
: 134’
Origine: U.S.A., 2014

Eastwood laughs! Eastwood ride e lo fa nel modo in cui nessuno se lo aspetta, adattando un musical come fosse una commedia, senza tirarsi indietro davanti a nessuno degli stereotipi che gli capitano a tiro (a cominciare dall’identità italo-americana dei quattro protagonisti) e giocando con le convenzioni cinematografiche con una libertà che forse nessuno sospettava. Soprattutto in un regista di 84 anni! Ma è una specie di inevitabile conseguenza proprio di quella ‘classicità’ che in tanti avevano ammirato nelle sue regie precedenti e che qui si concretizza nella più evidente (anche se sottintesa) delle caratteristiche del cinema classico hollywoodiano: mettersi in gioco ogni volta su un soggetto diverso, misurando la propria professionalità - e la propria abilità - là dove ti porta l’occasione produttiva. Hawks poteva passare dalle storie del West a quelle dell’antico Egitto, perché si dovrebbe chiedere a Eastwood di ripetersi ogni volta con il ‘solito’ film crepuscolare e testamentario?
Che abbia scelto una strada insolita (per quello che il pubblico si aspetta) lo capisci dalla prima inquadratura, quando l’attore che entra in scena si mette a dialogare direttamente con il pubblico per spiegare l’atmosfera che si respirava nel 1951 a Belleville, New Jersey, sostituendosi a quello che in passato sarebbe stato affidato a una voce fuori campo più impersonale e più tradizionalmente narrativa. Non qui, dove Tommy DeVito (l’attore Vincent Piazza) impone subito il proprio protagonismo e il proprio punto di vista: è lui l’artefice del futuro quartetto vocale The Four Seasons ma anche il ‘grimaldello’ per capire i legami con una tradizione locale fatta di amicizie ‘pericolose’ (soprattutto quella di un boss locale interpretato con la solita gigionesca bravura da Christopher Walken), tentazioni illegali (all’inizio, entra ed esce dalla prigione) e valori ‘eterni’ (l’amicizia, la famiglia, il patto di mutuo soccorso). E questo imporsi al centro della scena è tanto più sorprendente se pensiamo che poco dopo la metà del film DeVito sparirà dalla storia. Senza troppi problemi di coerenza o di realismo.
Il fatto è che a Eastwood in questo caso non interessa un’idea tradizionale di ‘realismo cinematografico’ quanto (probabilmente) sperimentare un modo diverso di raccontare, più debitore dell’operetta - con i suoi recitativi e il venir in primo piano degli attori sulla scena - e più vicino alle commediole adolescenziali che andavano per la maggiore negli anni Cinquanta, ‘correlativo oggettivo’ (per riprendere una battuta geniale del film) di quell’impasto tra sentimentalismo zuccheroso e aspirazioni romantiche che faceva sognare la gioventù dell’epoca e che la regia si incarica di sottolineare lasciando molto spazio ai volti delle fan in visibilio di fronte alle esecuzioni canore (e tra le quali si nasconde, nei panni di una cameriera, anche la figlia del regista, Francesca).
Certo, il film racconta anche come Tom De Vito e suo fratello Nick (Johnny Cannizzaro) convincano l’aspirante barbiere Frankie Castelluccio poi trasformatosi in Frankie Valli (John Lloyd Young) a sfruttare la sua voce in falsetto, della svolta ‘artistica’ e professionale che coincide con l’ingresso del prolifico Bob Gaudio (Erich Bergen) e della nascita del quartetto The Four Seasons - loro le canzoni “Big girls don’t cry” (che sarebbe stata ispirata da una battuta di “L’asso nella manica”), “Walk like a man”, “Rag doll”, “Bye bye Baby”. Oltre alla celeberrima “Can’t take my eyes off you”, creata però quando i due fratelli DeVito se n’erano andati - ma in fondo più che la storia di un percorso musicale Eastwood racconta le disavventure, le storie sentimentali, le invidie e i tradimenti di quattro ragazzi del Jersey, che ‘tra le altre cose’ scalarono nei primi anni Sessanta le classifiche discografiche. E se nella seconda parte dei suoi 134 minuti, il ritmo del film sembra rallentare è perché un certo realismo documentario prende il sopravvento sul tono più scanzonato e colorato degli inizi.
Certo, Eastwood non si sarebbe probabilmente sentito così libero di giocare con gli stereotipi (anche suoi, visto che si vede giovanissimo in tv ai tempi di “Rawhide”) se la musica raccontata fosse stata quella che più ama, dal jazz al country al blues. Quando li aveva affrontati in passato (in film come “Bird”, “Honkytonk Man” o “Piano Blues”) il tono era stato ben diverso, più ‘vero’ ed ‘emotivo’. Qui il fatto di partire da un musical per la scena (“Jersey Boys” di Marshall Brickman e Rick Elice, da cui riprende alcuni dei protagonisti originali, come John Lloyd Young, Erich Bergen o Erica Piccininni, che interpreta la giornalista che fa perdere la testa a Frankie) ha favorito in Eastwood soprattutto il gusto dello scherzo e dell’ironia. E di un piccolo sberleffo finale: dirigere un musical dove la prima scena davvero coreografata con balli e canti arriva solo sui titoli di coda.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera

CLINT EASTWOOD
Filmografia
:
Breezy (1971), Lo straniero senza nome (1974), Assassinio sull'Eiger (1975), Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976), L'uomo nel mirino (1977), Bronco Billy (1980), Firefox - Volpe di fuoco (1982), Honkytonk Man (1983), Coraggio... fatti ammazzare (1983), Il cavaliere pallido (1985), Gunny (1986), Bird (1988), Cacciatore bianco, cuore nero (1990), La recluta (1990), Gli spietati (1992), Un mondo perfetto (1993), I ponti di Madison County (1995), Potere assoluto (1997), Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997), Fino a prova contraria (1998), Space cowboys (2000), Debito di sangue (2002), Mystic River (2003), Million Dollar Baby (2004), Flags of our fathers (2006), Lettere da Iwo Jima (2006), Changeling (2008), Gran Torino (2008), Invictus (2009), Hereafter (2010), J. Edgar (2011), A star is born (2013), Jersey Boys (2014)

Martedì 13 gennaio 2015:
LE MERAVIGLIE di Alice Rohrwacher, con Maria Alexandra Lungu, Sam Louwyck, Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo

 

 
 
 
 
 

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