CINEFORUM BORGO

I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

Messaggi del 19/01/2015

Cineforum 2014/2015 | 20 gennaio 2015

Post n°217 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

VENERE IN PELLICCIA

Titolo originale: La Vénus à la fourrure
Regia
: Roman Polanski
Soggetto
: dalla pièce teatrale omonima di David Ives, tratta dal romanzo omonimo di Leopold von Sacher-Masoch (ed. ES, coll. Classici dell'eros)
Sceneggiatura
: David Ives, Roman Polanski
Fotografia
: Pawel Edelman
Musiche
: Alexandre Desplat
Montaggio
: Margot Meynier, Hervé de Luze
Scenografia
: Jean Rabasse
Arredamento
: Philippe Cord'homme
Costumi
: Dinah Collin
Interpreti
: Emmanuelle Seigner (Vanda), Mathieu Amalric (Thomas)
Produzione
: Robert Benmussa, Alain Sarde per R.P. Productions/A.S. Films/Monolith Films con Polish Film Institute, in associazione con Manon 3 e Mars Films, con la partecipazione di Canal + e Ciné +
Distribuzione
: 01 Distribution
Durata
: 96’
Origine: Francia, 2013

Si potrebbe parlare e scrivere di Roman Polanski per ore, tanto è essenziale, preciso e millimetrico il suo cinema. Più passa il tempo maggiore è la forza dei suoi dispositivi a orologeria, macchine infinitamente accurate. Questa ingegnosità, l'ingegneria cinematografica di un autore che tende all'essenziale senza mai essere perfetto, riguarda anche e soprattutto gli elementi della messa in scena che fatalmente coincidono con l'essenza stessa dei principi narrativi: unità di luogo e di tempo, stretta dialettica di personaggi. (...) Questa rincorsa all'essenzialità, questo spogliarsi di tutti gli orpelli inutili al fine di mostrare la precisa natura dei rapporti tra le classi sociali e tra i sessi, tutti rapporti di potere, è arrivata con “Venere in pelliccia” ad una efficacia che si trasforma, del tutto consapevolmente, in parodia, sottilmente sottesa ad ogni gesto, ad ogni parola detta e recitata, ad ogni sguardo lanciato. Non riusciamo a immaginare un passo più in là nella definizione di questo dispositivo, a meno che Polanski non voglia arrivare alla forma monologante, come una confessione definitiva, e fors'anche farsesca, che possa coincidere una volta di più e una volta per tutte con il sé che attraversa ogni sua opera. (...) “Venere in pelliccia”, dunque, è un Polanski allo stato puro, e non interessa se il dispositivo narrativo così sofisticato, cede in qualche punto, mostrando il limite di una messa in scena ardita per quanto semplice. Il film inizia con un ‘carrello’ che avanza nel mezzo di un viale alberato in quel di Parigi mentre il cielo si fa scuro annunciando un temporale già compreso dalla musica di Alexandre Desplat (uno dei maggiori e più importanti autori di musica per film dei nostri giorni) che introduce il tema, l'ambiente e l'atmosfera. Poco dopo questo carrello polanskiano entra in un teatro sguarnito in un giorno dedicato al casting della ‘venere in pelliccia’. Il regista è sul palco piegato al telefono, disperato per lo scarsissimo livello delle pretendenti. Sta per chiudere baracca quando ‘una di loro’, sguaiata, fradicia, tatuata, sboccata irrompe nella scena pregando di poter essere provinata. Inizia il duello, condotto da Polanski con la maestria di chi tira di fioretto: un passo avanti e due indietro, attacchi ed esitazioni, schivate e affondi. Un balletto, una sfida, una meraviglia. La sguaiata pretendente al trono della Venere conquista posizioni e si cala nel ruolo riuscendo, con un'abilità sospetta che tradisce le sue origini macchiettistiche, a rovesciare le parti e, sotto l'egida di un Masoch indispettito dalla modernità, si trasforma da dominata in signora assoluta. Una magia, un incanto, un esercizio di intelligenza e ironia. Protagonista assoluta di questa performance è Emmanuelle Seigner, musa e sposa di Polanski, perfetta e irridente maschera di un masochismo al contrario che si fa beffe dell'uomo e del regista, vittima delle sue stesse idiosincrasie. E come sempre quando si vede un film di Roman Polanski, tutto è normale ma niente lo è. E questa è una sensazione che pochissimi registi al mondo riescono a trasmettere. Questo stare perfettamente in bilico tra il verosimile e l'immaginato, come fosse la traduzione possibile di uno stato mentale. Così quando la Venere sparisce alla fine del film, chiunque ha diritto di credere che non sia mai apparsa in carne e ossa, ma fruizione libera di una mente aperta.
Dario Zonta, L'Unità

Dopo i quattro memorabili contendenti di “Carnage”, Polanski fa ancora economia e, sempre ispirato dal teatro che da sempre è sua linfa vitale, li riduce a due, classici contendenti: un uomo e una donna, anzi un regista e un'aspirante attrice. Il mondo esterno non esiste nel film in cui il regista sedimenta e metaforizza il suo da sempre acceso erotismo: siamo nella platea vuota di un teatro, il regista si appresta ad uscire, fuori piove, ma una ragazza, un po' cialtrona e anche stracciona, si fa avanti chiedendo audizione per la parte di Wanda in “Venere in pelliccia” (zibellino tartaro!). (...) Tratto dalla commedia di David Ives, in scena a Broadway dal 2010, ora edita nei Bur Rizzoli, il film è una bella boccata di aria chiusa, alla Polanski, gioco al massacro che ricorda i suoi sadomasochismi non sospetti (“Cul de sac”, “Luna di fiele”) e cita il finale di “Che?”, la scena in cui la donna nuda sta in piedi soverchiando l'uomo. Nulla di volgare, siamo nella zona protetta dal genio registico e dal gusto claustrofobico degli ambienti e dei sentimenti: in 90', il regista confeziona un thriller d'amore e odio in cui le posizioni si ribaltano di continuo. Emmanuelle Seigner brava nella metamorfosi di vecchio rancore, ma la scoperta è Mathieu Amalric che si trasforma in un Polanski giovane, facendo in modo che il sudoku degli affetti si faccia più inestricabile con una terza presenza invisibile.
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera

ROMAN POLANSKI
Filmografia:
Due uomini e un armadio (1958), La caduta degli angeli (1959), Il grasso e il magro (1961), I mammiferi (1962), Il coltello nell'acqua (1962), Le più belle truffe del mondo (1963) (“La collana di diamanti”), Repulsione (1965), Cul-de-sac (1966), Per favore non mordermi sul collo (1967), Rosemary's Baby (1968), Macbeth (1971), Che? (1972), Weekend of a Champion (1972), Chinatown (1974), L'inquilino del terzo piano (1976), Tess (1979), Pirati (1986), Frantic (1988), Luna di fiele (1992), La morte e la fanciulla (1994), Gli angeli (1996), La nona porta (1999), Il pianista (2002), Oliver Twist (2005), Chacun son cinéma (2007) (“Cinéma Erotique”), L'uomo nell'ombra (2010), Carnage (2011), Venere in pelliccia (2013)

Martedì 27 gennaio 2015:
ALABAMA MONROE di Felix Van Groeningen, con Veerle Baetens, Johan Heldenbergh, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cineforumborgodada2llifedericodisarocarocciemanueleluciosgdaunfiorePaceyIVacquasalata111giuliana.sodaandmaggriccixaltaitaliaaquilagozzanocristina_a2016
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963