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Messaggi del 19/11/2015

 
 

Cineforum 2015/2016 | 24 novembre 2015

Post n°248 pubblicato il 19 Novembre 2015 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

BOYHOOD

Regia: Richard Linklater
Soggetto e sceneggiatura: Richard Linklater
Fotografia: Lee Daniel, Shane Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Scenografia: Rodney Becker
Arredamento: Carla Curry
Costumi: Kari Perkins
Interpreti: Ellar Coltrane (Mason), Patricia Arquette (Olivia), Ethan Hawke (Mason Sr.), Lorelei Linklater (Samantha), Tamara Jolaine (Tammy), Nick Krause (Charlie), Jordan Howard (Tony), Evie Thompson (Jill), Tess Allen (Nancy), Sam Dillon (Nick), Megan Devine (Chloe), Shane Graham (Stanley), Zoe Graham (Sheena), Brad Hawkins (Jim), Derek Chase (Steve), Cassidy Johnson (Abby), Richard Jones (nonno Cliff), Jessi Mechler (Nicole), Angela Rawna (prof.ssa Douglas), Richard Robichaux (sig. Wood), Jenni Tooley(Annie), Libby Villari (nonna), Taylor Weaver (Barb), Cambell Westmoreland (Kenny), Jamie Howard (Mindy), Marco Perella (prof. Bill Wellbrock), Steven Prince (Ted), Elijah Smith (Tommy), Andrew Villarreal (Randy), Ryan Power (Paul), Roland Ruiz (Enrique), Tom McTigue (sig. Turlington), Jesse Tilton (April), Maximillian McNamara (Dalton), Sinjin Venegas (Chase), Mika Odom (Gabi), Charlie Sexton (Jimmy), Barbara Chisolm (Carol), Jennifer Griffin (sig.ra Darby), Bill Wise (zio Steve)
Produzione: Richard Linklater, Cathleen Sutherland per Boyhood Inc./Detour Filmproduction
Distribuzione: Universal Pictures International Italy
Durata: 163'
Origine: U.S.A., 2013
Orso d'Argento per la miglior regia, Premio del Gilde Deutscher Filmkunsttheater, Premio della giuria dei lettori del Berliner Morgenpost al 64. Festival di Berlino (2014); Golden Globe 2015 per: miglior film drammatico, regia e attrice (Patricia Arquette) non protagonista; Oscar 2015 a Patricia Arquette come miglior attrice non protagonista.

Dieci anni nella vita di Mason, a partire da quando era un bambino di 6 anni. Passando dalla spensieratezza dell'adolescenza alle difficoltà di una famiglia moderna, il tempo trascorre inesorabile tra controversie, matrimoni vacillanti e nuove nozze, cambi di scuola, primi amori, prime delusioni sentimentali, gioie e paure. All'inizio della storia, infatti, il piccolo Mason deve affrontare un grande cambiamento: la sua amata e combattiva mamma single Olivia ha deciso che lui e sua sorella maggiore Samantha devono trasferirsi a Houston, dove ritrovano il padre Mason Sr, di ritorno dall'Alaska. Inizia così la nuova, movimentata vita della famiglia del ragazzo, contraddistinta da un via vai di genitori naturali e acquisiti, ragazze, insegnanti e capi, pericoli, desideri e passioni creative, che accompagneranno Mason nel suo percorso verso l'età adulta.
Dodici anni di riprese per filmare dodici anni di vita di due adolescenti, fratello e sorella. Un percorso che va dai sei ai diciotto anni, ‘racchiuso’ in un film fatto di dodici sequenze per raccontare dodici giorni, solo un po’ più lungo del normale (165 minuti). Eppure mentre guardi quella storia dipanarsi sullo schermo, il tempo di proiezione viene fagocitato e annullato dal tempo della finzione, con una di quelle ‘magie’ che solo il grande cinema è capace di fare.
Boyhood” di Richard Linklater ti prende per mano e ti accompagna dentro uno dei grandi misteri della vita - cosa vuol dire crescere, diventare grandi? - e lo fa con una semplicità e una normalità tanto più stupefacenti quanto i presupposti di partenza sembravano azzardati e rischiosi. Perché decidere di filmare per dodici anni, in diretta, quattro persone (i due ragazzi e i loro genitori) vuol dire scommettere sull’imponderabile - e se qualcuno a metà del percorso si fosse tirato indietro? - e più ancora sull’imprevedibile - dodici anni sono lunghi, può succedere di tutto alle persone - per non parlare di quello che significa rispetto all’idea di tempo che il cinema ha sedimentato e imposto nel vissuto degli spettatori. Si dice che ci avesse provato anche Kubrick per un suo progetto su Napoleone: chiedere a un attore di impegnarsi per anni di riprese, così da rendere credibile l’invecchiamento e la maturazione del condottiero, ma poi aveva dovuto arrendersi. Ed era Kubrick…
Linklater è partito da una situazione produttiva molto meno ambiziosa ma è riuscito là dove nessuno era mai arrivato. Potendo contare su un finanziamento di circa 200 mila dollari per ogni ‘anno’ e affiancato da una troupe ridotta all’osso (non sono mai cambiati il produttore, lo scenografo, la segretaria di produzione, e il montatore mentre negli altri ruoli, a partire dal direttore della fotografia, si sono alternate molte persone) ha scelto due attori professionisti per interpretare i genitori - Ethan Hawke, già coinvolto in molte sue avventure cinematografiche, e Patricia Arquette - e ha trovato due bambini per i ruoli dei figli: Samantha è Lorelei Linklater, figlia del regista, mentre Mason è Ellar Coltrane, giovanissimo con piccoli ruoli cinematografici alle spalle.
Il piano di lavorazione prevedeva la scansione in dodici giorni, uno per anno, con una sceneggiatura abbastanza strutturata («sapevo quale sarebbe stata l’ultima inquadratura, dove sarebbero andati i personaggi»), pronti tutti a modificare le cose in corsa se fosse stato necessario. Con un anno intero, più o meno, per pensare come girare quelle scene, che cosa mettere, quale elemento ‘esterno’ sottolineare o sfumare. Perché nel film non ci sono date precise ma riferimenti ad avvenimenti significativi, dalle canzoni di Britney Spears (la scena in cui Samantha canta “Baby One More Time” non si dimentica) all’elezione di Obama.
All’inizio vediamo i ragazzi che si fanno gli scherzi in camera da letto mentre i due genitori separati cercano di affrontare le rispettive vite (la madre alle prese con le proprie responsabilità e due relazioni fallimentari; il padre che sembra non preoccuparsi dal suo essere sempre un po’ ragazzone), ma man mano che gli anni avanzano, i figli prendono sempre più spazio e li scopriamo alle prese con i problemi dell’adolescenza, le delusioni sentimentali, i nuovi interessi, i rapporti col mondo esterno (i nonni che regalano a Mason per il compleanno una Bibbia e una carabina).
Eppure alla fine il film non dà l’impressione di essere stato girato in un così lungo lasso di tempo, il tono è coerente e uniforme, e vedere i personaggi invecchiare davvero sullo schermo dà a chi guarda la sensazione di essere ‘uno di famiglia’, spettatore privilegiato di una storia che si svolge sotto i suoi occhi. Una storia ‘normale’, fatta di cose quotidiane, dove l’unica vera eccezione è la forza del cinema capace di intrecciare finzione e realtà per restituirci almeno un po’ il segreto della vita.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera

RICHARD LINKLATER
Filmografia:
La vita è un sogno (1993), Prima dell'alba (1995), SubUrbia (1996), Newton Boys (1998), Tape (2001), Waking Life (2001), School of Rock (2003), Prima del tramonto (2004), Bad News Bears (2005), A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare (2006), Fast Food Nation (2006), Me and Orson Welles (2009), Bernie (2011), Before Midnight (2013), Boyhood (2013), That's What I'm Talking About (2015)

Martedì 1° dicembre 2015:
GEMMA BOVERY di Anne Fontaine, con Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemyng, Isabelle Candelier, Niels Schneider


 
 
 
 
 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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