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Messaggi del 16/01/2017

Cineforum 2016/2017 | 17 gennaio 2017

Foto di cineforumborgo

PERFECT DAY

Titolo originale: A Perfect Day
Regia: Fernando León de Aranoa
Soggetto: Paula Farias (romanzo)
Sceneggiatura: Fernando León de Aranoa, Diego Farias (collaborazione)
Fotografia: Alex Catalán
Musiche: Arnau Bataller
Montaggio: Nacho Ruíz Capillas
Scenografia: César Macarrón
Costumi: Fernando García
Effetti: Ferrán Piquer, Raúl Romanillos
Interpreti: Benicio Del Toro (Mambrú), Tim Robbins (B), Olga Kurylenko (Katya), Mélanie Thierry (Sophie), Fedja Stukan (Damir), Eldar Residovic (Nikola), Sergi López (Goyo)
Produzione: Fernando León De Aranoa, Jaume Roures per Reposado Producciones/Mediapro
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 105'
Origine: Spagna, 2015

Nella grande tradizione che va da "To Be Or Not To Be" a "M*A*S*H", "Perfect Day" è una commedia capace di raccontare la guerra con le armi dell'ironia e del divertimento. I protagonisti di questa movimentata avventura sono quattro operatori umanitari impegnati nei Balcani nel 1995, a guerra appena finita. La loro missione è rimuovere un cadavere da un pozzo, per evitare che contamini l'acqua della zona circostante. La squadra, guidata dal carismatico Mambrú, comprende Sophie, ingenua idealista appena arrivata dalla Francia, la bella e disinibita Katya e l'incontenibile B, volontario di lungo corso e allergico alle regole. Dopo una rocambolesca serie di eventi, i quattro capiranno che si tratta di un compito più difficile del previsto, in un paese in cui anche trovare una corda può diventare un'impresa impossibile.
Guardate la locandina del film. I cinque volti che sembrano osservarvi dall’alto, come in un soffitto del Rinascimento, appartengono a un gruppo di operatori umanitari che nel 1995 si trovano nei Balcani, alle prese con un problema spinoso: un cadavere grande e grosso è stato gettato nell’unico pozzo della zona, per inquinarne l’acqua e assetare la popolazione. I cooperanti devono estrarlo, ma l’unica corda di cui dispongono si è spezzata e trovarne un’altra si rivela un’impresa. Tra la diffidenza generale, nell’arco di 24 ore, cercheranno di risolvere la situazione, dandoci modo di fare la loro conoscenza. Sono Mambru, il capogruppo, che sta per tornarsene a casa; B., un tipo lunare che la sua casa non sa nemmeno più dove stia; la giovane Sophie, appena arrivata e in piena perdita d’innocenza dinanzi alle brutture della guerra; la bella Katya, che ha avuto una relazione con Mambru e dalla cui valutazione dipende il prolungamento della missione. Il gruppo, assieme all’interprete, cerca di procurarsi la corda tra gente minacciosa, carcasse di mucche minate messe lungo la strada per far saltare in aria i veicoli, case pericolanti e altre minacce. Frattanto Mambru prende sotto la sua protezione un ragazzino, rimasto solo a causa della guerra. Chi non si contenta dei film prevedibili dalla prima all’ultima scena questa volta potrà dirsi soddisfatto. In “Perfect day” il regista e sceneggiatore spagnolo Fernando León De Aranoa (un habitué dei Goya, gli Oscar iberici) è riuscito a trovare un magico equilibrio tra dramma e umorismo, serietà e leggerezza, gravità e ironia componendo un racconto eroicomico dai toni picareschi e dai dialoghi eccellenti; con uno stile suo personale ma che, a tratti, fa venire in mente i fratelli Coen. Aranoa, che ha filmato autentiche missioni umanitarie, sa dare verità alla cronaca; però aggiunge al film un tocco di quello che definiremmo un “umorismo realistico”, amalgamando bene l’impegno col divertimento. Nel contempo, pur senza pretendere di impartire lezioni, denuncia come ogni guerra abbia i suoi profitti e profittatori e lancia frecciate al curaro contro l’incapacità ad agire dei dispositivi internazionali di difesa (i baschi blu dell’Onu sono rappresentati come autentici idioti), fatti apposta per scoraggiare le migliori intenzioni. “Perfect day”, del resto, non risparmia neppure notazioni sulla precaria funzionalità dei suoi protagonisti, eroi molto umani nelle generosità come nelle debolezze che il film si prende il tempo di installare e di far crescere a dovere. In questo compito Aranoa è servito da un ben scelto cast internazionale: Benicio Del Toro nella parte di un uomo coraggioso ma anche impenitente acchiappasottane (impagabile la scena in cui parla del colore della camera da letto al telefono con la sua compagna, a pochi metri da una mina); Tim Robbins, in una gran parte dopo un periodo fiacco; Mélanie Thierry come toccante neofita in zona di guerra; la decorativa Olga Kurylenko. Un’avvertenza importante. Il dispositivo drammatico del film ruota intorno a una situazione centrale, che lo apre e lo chiude circolarmente. Guardarsi dal lasciare la sala quando sembra che la storia sia già conclusa; e non lo è ancora...
Roberto Nepoti, La Repubblica

Bosnia 1995. Mentre la guerra è appena arrivata alla conclusione, un gruppo di operatori umanitari si deve confrontare con un ostacolo imprevisto: rimuovere il cadavere di un soldato dal fondo di un pozzo per evitare che contamini l’acqua del villaggio. L’operazione, di per sé lineare, diventa inaspettatamente complicata… Parlare di una guerra, descriverne fatti e azioni può essere semplice, permette di muoversi lungo il già detto e di limitarsi a ripetere la cronaca. Oppure si può andare a cogliere il momento incerto e inafferrabile delle ostilità appena concluse, quella terra di nessuno nella quale non ci sono più nemici da combattere ma tante diverse realtà che si confrontano, ciascuna con l’encomiabile obiettivo di pacificare e rimettere ordine nella vita civile.
Su questo segmento si muove “Perfect Day”, diretto da Fernando León de Aranoa, affermatosi a livello internazionale con “I lunedì al sole” (2002) con Javier Bardem, film di insolita asprezza espressiva e di tenace plasticità drammatica. La capacità di raccontare il già molte volte raccontato (tanti i titoli sulla/e guerra/e nella ex Jugoslavia), di accostare un approccio insolito e originale, di restituire incertezze e spaesamenti mai artificiosi, è al centro di questa produzione anomala. Dentro la nazionalità spagnola e l’ambientazione in Bosnia si muovono infatti quattro protagonisti ben distinti tra loro: un americano (B/Tim Robbins), un portoricano (Mambrù/Benicio del Toro), una ucraina (Katya/Olga Kurylenko), una francese (Sophie/Mélanie Thierry). Inciampi e imprevisti li mettono uno contro l’altro, favoriscono rivelazioni e confessioni, fanno emergere contrasti, paure, timori, cinismo.
Sfumature caratteriali emergono nello scontro tra pubblico e privato, tra il dramma della guerra lontana e un amaro umorismo a cementare rinunce e rimpianti. Emerge la capacità del regista di imprimere all’inquadratura quel senso di verità che spacca la finzione e fa vivere la storia come un documento non più replicabile.
Massimo Giraldi, Cinematografo.it

FERNANDO LEÓN DE ARANOA
Filmografia:
Familia (1996), I lunedì al sole (2002), Princesas (2005), Los invisibles (2007) ("Buenas noches, Ouma"), Amador (2010), Perfect Day (2015)

Martedì 24 gennaio 2017:
IL FIGLIO DI SAUL di László Nemes, con Géza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn, Todd Charmont, Marcin Czarnik

 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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