CINEFORUM BORGOI film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020 |
AREA PERSONALE
TAG
MENU
Messaggi del 21/02/2018
Post n°371 pubblicato il 21 Febbraio 2018 da cineforumborgo
|
Post n°370 pubblicato il 21 Febbraio 2018 da cineforumborgo
LE COSE CHE VERRANNO - L'AVENIR Regia: Mia Hansen-Løve Nathalie insegna filosofia in un liceo di Parigi. Per lei la filosofia non è solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. Un tempo fervente sostenitrice di idee rivoluzionarie, ha convertito l'idealismo giovanile "nell'ambizione più modesta di insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste" e non esita a proporre ai suoi studenti testi filosofici che stimolino il confronto e la discussione. Sposata, due figli, e una madre fragile che ha bisogno di continue attenzioni, Nathalie divide le sue giornate tra la famiglia e la sua dedizione al pensiero filosofico, in un contesto di apparente e rassicurante serenità. Ma un giorno, improvvisamente, il suo mondo viene completamente stravolto: suo marito le confessa di volerla lasciare per un'altra donna e Nathalie si ritrova, suo malgrado, a confrontarsi con un'inaspettata libertà. Con il pragmatismo che la contraddistingue, la complicità intellettuale di un ex studente e la compagnia di un gatto nero di nome Pandora, Nathalie deve ora reinventarsi una nuova vita. Trentasei anni e già beniamina dei festival: la regista e sceneggiatrice francese Hansen-Løve, premiata a Un Certain Regard di Cannes 2009 (“Il padre dei miei figli”), si è aggiudicata l’anno scorso l’Orso d’Argento per la migliore regia alla Berlinale grazie a “Le cose che verranno” (“L’avenir”). Non si tratta di un film travolgente, però ancora una volta gli intenditori potranno ritrovarvi la raffinatezza, la perspicacia e l’(auto)ironia con cui il cinema d’oltralpe riesce a mettere a fuoco un’ampia e vivida gamma di personaggi intonati alle principali abitudini, psicologie e problematiche degli attuali trend societari. In particolare il quinto titolo della predestinata cineasta si diverte a punzecchiare la consorteria parigina ad alto reddito e pretensione intellettuale dei cosiddetti bobò (da “bourgeois bohème”, aggiornamento del classico epiteto radical chic), sciorinando le crepuscolari peripezie della sessantenne Nathalie. Interpretata dalla come sempre impressionante Huppert, ormai pressoché scarnificata nel fisico e blindata dall’assoluta padronanza dei mezzi espressivi, la protagonista è un’insegnante di filosofia nei licei colta al momento di un’amara resa dei conti esistenziale… Gli studenti che s’intestardiscono stolidamente a scimmiottare gli slanci sessantottini della sua impegnata giovinezza, la prestigiosa casa editrice per cui cura una collana che s’involgarisce alla bieca caccia del rendiconto commerciale, la madre ex indossatrice che diventa sempre più nevrotica e petulante e l’inappuntabile marito anch’esso docente che s’innamora di una donna più giovane e la lascia: la sconfinata libertà che le si apre davanti diventa paradossalmente una pena da scontare con l’annesso obbligo di constatare, in solitudine o con l’unica compagnia di una gatta obesa, la paurosa eco del tempo che di ora in ora si sfalda e si disperde. (……) La Hansen-Løve, sotto l’impeccabile superficie intimistica inserisce anche un esile ma non banale coté politico, facendo capire abbastanza chiaramente come e perché il populismo - facilitato dal cinismo e il moralismo a buon mercato dei progressisti benestanti - abbia finito col sembrare l’unico antidoto alle angosce del presente. MIA HANSEN-LØVE Martedì 6 marzo 2018:
|
Inviato da: PaceyIV
il 25/02/2020 alle 13:33
Inviato da: Recreation
il 08/02/2018 alle 13:37
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:03
Inviato da: generazioneottanta
il 16/07/2016 alle 19:27
Inviato da: generazioneottanta
il 20/03/2016 alle 10:30