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Cineforum 2017/2018 | 3 aprile 2018

Foto di cineforumborgo

MANCHESTER BY THE SEA

Regia: Kenneth Lonergan
Sceneggiatura: Kenneth Lonergan
Fotografia: Jody Lee Lipes
Musiche: Lesley Barber
Montaggio: Jennifer Lame
Scenografia: Ruth De Jong
Arredamento: Florencia Martin
Costumi: Melissa Toth
Interpreti: Casey Affleck (Lee Chandler), Michelle Williams (Randi), Kyle Chandler (Joe Chandler), Lucas Hedges (Patrick), Gretchen Mol (Elise), C.J. Wilson (George), Heather Burns (Jill), Tate Donovan (allenatore di hockey), Josh Hamilton (Wes, avvocato di Joe), Anna Baryshnikov (Sandy), Matthew Broderick (Rodney), Liam McNeill (Josh), Tom Kemp (Stan Chandler), Ben O'Brien (Patrick bambino), Mary Mallen (Sharon), Quincy Tyler Bernstine (Marianne), Chloe Dixon (Suzy), Richard Donelly (sig. Martinez), Shawn Fitzgibbon (Tom Doherty), Kara Hayward (Silvie), Stephen Mckinley Henderson (sig. Emery), Christian J. Mallen (CJ), Erica McDermott (Sue), Danae Nason (Rachel), Susan Pourfar (infermiera Irene), Ruibo Qian (dott. Betheny), Jami Tennille (Janine), Oscar Wahlberg (Joel), Brian A. White (Jerry), Missy Yager (sig.ra Olsen)
Produzione: Matt Damon, Kimberly Steward, Chris Moore, Lauren Beck, Kevin J. Walsh per K Period Media/Pearl Street Films/The Media Farm/Affleck Middleton Project/B Story
Distribuzione: Universal Pictures International Italy
Durata: 135'
Origine: U.S.A., 2016
Golden Globe 2017 a Casey Affleck come miglior attore protagonista di film drammatico; Oscar 2017 per miglior attore protagonista (Casey Affleck) e sceneggiatura originale.

Dopo l'improvvisa morte del fratello maggiore Joe, Lee Chandler, custode tuttofare di alcuni condomini di Boston, si vede costretto a tornare nella sua città natale, dove scopre di essere stato nominato tutore legale del nipote sedicenne. Qui si troverà ad affrontare il tragico passato che lo separava da sua moglie Randi e dal paese in cui è nato e cresciuto.
(……) Non è istrionismo, è verità, quella che dolorosamente intride “Manchester by the Sea”, il terzo film dopo “Conta su di me” (2000) e “Margaret” (2011) del drammaturgo newyorchese classe 1962, traghettato al cinema da Scorsese. Già pluripremiato, nonché candidato a sei Oscar, tratta il dolore come se fosse un panino con l’aragosta: qualcosa di tangibile, esperibile, persino commestibile. Se l’arco narrativo contempla flashback tesi a svelare progressivamente il puzzle, nondimeno l’architettura drammaturgica, la partitura poetica è classica: non sappiamo se l’abbia visto, ma volesse tifare agli Oscar dopo l’ingiusta esclusione del suo “Sully” Clint Eastwood dovrebbe farlo per questo film. I “Mystic River”, le “Million Dollar Baby” abitano qui, insieme all’ineluttabilità, alla sordità, alla completezza del dolore del protagonista Casey Affleck, mai così bravo, totalizzante, esemplare.
Non è un caso, forse, che nella scena più intensa e sofferta dell’anno, il finale incontro tra il Lee Chandler di Affleck e l’ex moglie Randi interpretata da Michelle Williams, riemerga il ricordo di Heath Ledger, già compagno della Williams, padre della loro bambina e suicida nel 2008 a soli 29 anni: che grande attrice sia Michelle non lo scopriamo ora, ma quel che fa qui non pare solo straordinario mestiere. La visione del film è consigliatissima a tutti, ma addirittura imprescindibile per chi fa l’attore: vedere e imparare, non c’è altro.
Senza svelare troppo, di che parla “Manchester by the Sea”? Di vita, morti e i sentimenti e i disastri che stanno in mezzo. Tuttofare in alcuni condominii a Boston, Lee è un reduce, soprattutto di sé stesso e della tragedia di cui è stato investito: lontano da Randi, lontano dalla comunità, sopravvive di routine, per inerzia, come una bestia ferita. Non parla, si nega, si rifugia nell’efficienza, una chimera asettica e anodina. Ma questa autoreclusione dal mondo non tiene, perché gli muore l’amato fratello maggiore Joe (Kyle Chandler) e deve tornare alla natia Manchester by the Sea. Lee è stato nominato tutore legale del nipote Patrick (Lucas Hedges), vorrà forse sottrarsi?
Tranquilli, il film non è mortifero, senza eludere il dolore né elidere i punti di sutura confida nella rinascita, scommette su una seconda possibilità: non apre a un ottimismo inconsulto, non allarga il sorriso, ma per questo risulta più vero e incomparabilmente più prezioso.
Storia di provincia, contea di Essex, Massachusettes, e racconto umanissimo: nella via Crucis laica di Lee, di cui veniamo a conoscere tutte le stazioni, troviamo noi stessi, le nostre ferite, quel che siamo oltre tutto e malgrado tutto. In fondo, non è un dramma sulla perdita, ma su quel che rimane, su quel che resta, in primis la mancanza. E non ultima l’ironia, che disgela il rapporto tra Lee e Patrick, passando per una macchina che non si trova e una ragazza che non si vuole: la rinascita nelle piccole cose.
Lonergan, che scrive e dirige, non è un esibizionista: non indulge nel patetico, non insegue la lacrima facile e insipida, bensì cesella dolore e commozione con l’ambizione della verità.
Gli attori, magnifici, aiutano, lo stile senza fronzoli pure, e così “Manchester by the Sea” trova tra i porticcioli del Massachusettes e nei rovelli di Lee la tutela sentimentale al nostro vivere, morire e sopravvivere oggi.
David Foster Wallace, che come Heath Ledger non sarebbe sopravvissuto, scrisse: «Mi manca chiunque». Vi troverete a pensarlo in quel finale dialogo tra Lee e Randi, dopodiché vi mancherà anche questo film.
Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano

La cosa più apprezzabile è che Lonergan non ci racconta questo dramma familiare in modo schematico o patetico, ma adotta lo stesso riserbo dei suoi personaggi, mentre li fa procedere tra aperture e incertezze, progressi e ricadute. Per giungere a una bella scena liberatoria, in sottofinale, dove Lee e Patrick 'comunicano' lanciandosi una palla da tennis. L'intelligenza della regia, misurata e sapiente senza nulla sacrificare all'interesse della storia, si concentra su aspetti non evidenti nell'immediato, ma che fanno poi la qualità del film: dalla fotografia di Jody Lee Lipes, in toni di grigio dove mare e cielo si confondono, alla cura delle immagini (quasi sempre fisse), ma in cui l'isolamento di Lee dagli altri è suggerito dai rapporti spaziali all'interno dell'inquadratura. Per riuscire a far partecipare a una storia senza pathos (esibito) occorre l'impegno di tutti; e Casey Affleck, interprete più convincente del fratello Ben, è una scelta felice. Un protagonista inadeguato avrebbe sabotato il delicato equilibrio del film, rendendolo diverso da quel che è. Sono più che giustificate anche le nomination per gli attori non-protagonisti: Lucas Hedges nella parte di Patrick e Michelle Williams, nel ruolo della ex-moglie di Lee. Ottimo corredo al tutto la colonna musicale, che alterna brani di Hendel e Albinoni con Bob Dylan e Ray Charles.
Roberto Nepoti, La Repubblica

KENNETH LONERGAN
Filmografia:                 
Conta su di me (1999), Margaret (2011), Manchester by The Sea (2016)

Martedì 10 aprile 2018:
VI PRESENTO TONI ERDMANN di Maren Ade, con Peter Simonischek, Sandra Hüller, Michael Wittenborn, Thomas Loibl, Trystan Pütter

 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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