La letteratura latinoamericana e mondiale piange Eduardo Galeano. Il grande scrittore urugayano si è spento a Montevideo all'età di 74 anni, nello stesso giorno in cui è scomparso anche il premio Nobel Gunter Grass. Da una settimana era ricoverato in ospedale, in fase terminale di un cancro ai polmoni contro il quale lottava da anni. Tra le sue opere più famose ricordiamo Specchi(2008), Un incerto stato di grazia (con Sebastião Salgado e Fred Ritchin, 2002), Splendori e miserie del gioco del calcio (1997), La conquista che non scoprì l'America (1992), Memoria del fuoco (1982-1986). Ma soprattutto Le vene aperte dell'America Latina (1970), requisitoria contro lo sfruttamento coloniale e post-coloniale del subcontinente sudamericano, divenuta un caposaldo della sinistra negli anni Settanta e Ottanta. Un lavoro che Galeano considerava un parziale errore: "Doveva esssere un'opera di economia politica, solo che non avevo la formazione necessaria. Non mi pento di averlo scritto però è una tappa che, secondo me, è superata".
Scrisse oltre 30 libri tradotti in più di 20 lingue, in cui mescolò sempre con stile inconfondibile romanzo e giornalismo, analisi politica e storica e documentazione. Una visione che lui stesso nel 1986 sintetizzò in questo modo: "Credo che la funzione dello scrittore consista nell'aiutare a guardare, che lo scrittore sia qualcuno che forse può avere il piacere di aiutare gli altri a guardare". "Non ho avuto la possibilità di conoscere Shéhérazade, non ho appreso l'arte della narrazione nei palazzi di Bagdad, le mie università sono state i vecchi caffè di Montevideo", confidò nel 2009.

Nato nel settembre del 1940 in una famiglia della classe media, Galeano fece vari lavori, tra i quali l'operaio, il meccanico e il pittore. Iniziò come giornalista a 14 anni per El Sol, settimanale del Partito socialista. Tra il 1961 e il 1964 diresse la rivista culturale Marcha, cui collaboravano tra gli altri Mario Vargas Llosa, Mario Benedetti, Manuel Maldonado Denis e Roberto Fernández Retamar. Poi, dal 1964 al 1966, Epoca, altra pubblicazione della sinistra. Nel 1973, quando i militari presero il potere con un golpe, fu imprigionato e costretto a fuggire. Andò in esilio in Argentina, ma nel 1976, anno del sanguinoso colpo di stato del generale Videla, il suo nome fu inserito nella lista dei condannati dagli "squadroni della morte" e lui riparò in Spagna. Tornò in Uruguay solo nel 1985, insieme alla democrazia.
Galeano non voleva essere definito uno storico, ma senza dubbio la sua visione della storia latinoamericana ebbe una grandissima influenza. Nel 2009, durante il summit delle Americhe, il presidente venezuelano Hugo Chavez regalò una copia di Le vene aperte dell'America Latina al leader statunitense Barack Obama e, in un solo giorno, il libro salì dalla posizione 60.280 alla decima dei titoli più venduti da Amazon. Di quell'episodio lo scrittore disse che Chavez l'aveva fatto "con la migliore intenzione del mondo, ma aveva regalato a Obama un libro in una lingua che questi non conosce, un gesto generoso, ma un poco crudele".

Tra le passioni dello scrittore anche il calcio, cui dedicò uno dei suoi libri più noti nel nostro paese, Splendori e miserie del gioco del calcio, un'originale analisi della storia di questo sport: Galeano lo paragona a una recita teatrale e a una guerra; critica il patto scellerato con le multinazionali e attacca gli intellettuali di sinistra che rifiutano, per ragioni ideologiche, il gioco e il fascino che esercita sulle masse.