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Sacco e Vanzetti

Post n°12624 pubblicato il 28 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

da http://robydickfilms.blogspot.it/2010/08/sacco-e-vanzetti.html

 

1971, Giuliano Montaldo.

Un film che da molto tempo avevo pronto da vedere e non mi decidevo a farlo. Questo hobby di scrivere recensioni dei film che vedo a volte è una condanna, piacevole certo, ma impegnativa in alcuni casi, come questo. Ovviamente già sapevo del tema trattato, non molto ma ne sapevo, e avevo 2 timori: il primo era l'impatto emotivo che su di me avrebbe avuto, e questo se vogliamo era il minore dei mali, in fondo è quello che vado cercando nel Cinema; il secondo era la domanda "ma come faccio a sintetizzare una trama simile nella recensione?", e questo cruccio era il più pesante.

Pochi giorni fa l'amico Giovanni Pili, autore di un blog che per me è un punto di riferimento, mi ha di fatto risolto il problema, esentandomi dalla sintesi. Faccio il saprofita e invito a leggere il suo post, "Sacco, Vanzetti e Salsedo". Certo, non è brevissimo, ma è il minimo per onorare la storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (e Andrea Salsedo). Inoltre, sul canale youtube legato al blog, è disponibile la visione dell'intero film.

Posso allora occuparmi "solo" del film. Dico subito che è nel mio Olimpo personale, anche se ammetto che è dovuto a considerazioni puramente emozionali. Mi ha toccato, e perché ciò è avvenuto? Forse perché è molto ben fatto, secondo i miei gusti. In poco meno di due ore è riuscito ad illustrare ogni dettaglio della vicenda, quella di due "eroi per caso", i "terribili anarchici", erano un operaio in un calzaturificio (Sacco) e un pescivendolo ambulante (Vanzetti). Tutto avrebbero voluto tranne che essere arrestati o diventare famosi, solo che fu loro impossibile, durante il processo-farsa, calpestare la propria dignità, e la loro fiera appartenenza al movimento anarchico fu la loro condanna. 

Quando parlavo dei 2 timori, il primo era quello emotivo. E' stato piacevolmente confermato. La rabbia e l'indignazione che m'è montata per la storia è enorme, pur già conoscendola per sommi capi, solo che è la bellezza del Cinema, immagini e suoni che ti coinvolgono, ad averle suscitate con forza. Ai sentimenti previsti se ne sono aggiunti di imprevedibili, soprattutto un grande orgoglio, da italiano, nel vedere che non abbiamo esportato oltreoceano in quel periodo solo detestabili padrini.

Siamo davanti ad uno di quei grandi film impegnati che una volta in italia si riuscivano a produrre, spesso di grande qualità. Poca concessione alla retorica, meno ancora alla spettacolarizzazione e tanta sostanza, nelle parole e nelle immagini, chiare ed inequivocabili.

Ho citato la retorica, che non è una parolaccia, dipende certe frasi da chi arrivano e in che modi, se dal cretino-predicatore di turno alla tv o da 2 umili persone, oneste e pacifiste, condannate ingiustamente a morte. Quando Vanzetti prende la parola in tribunale dopo la sentenza definitiva della condanna capitale, dopo 7 anni di processi/appelli, ogni frase che afferma è da incorniciare! Anche se non è un capolavoro di oratoria, si parla di Senso della Vita, quello con le maiuscole, mica è la canzoncina di un vaschirossi qualsiasi. Sacco prima dell'esecuzione scrive una lettera al figlio ancora piccolo, gli dice tra le varie di dividere i suoi giochi con gli altri, una frase semplice e precisa, diretta, toccante. Mi sono calate lacrime pesanti.
(E' uno spoiler, allora il discorso di Vanzetti, che ho trovato in giro, l'ho scritto in fondo alla recensione)

Eccezionale l'interpretazione di Vanzetti da parte di un'icona di questo genere di film di quei felici anni, Gian Maria Volonté, ma stupirà quella di Sacco da parte di un attore molto meno noto, Riccardo Cucciolla, premiato quest'ultimo a Cannes.
Colonna sonora di Morricone con la canzone di Joan Baez "Here's to you", canzone ora famosissima e che sicuramente ha contribuito molto, l'artista americana, alla diffusione del film nel suo paese che solo nel 1977 ha completamente riabilitato i 2 anarchici italiani.

testo: "Here's to you, Nicola and Bart / Rest forever here in our hearts / The last and final moment is yours / That agony is your triumph".

Ancora, c'è la "Ballata di Sacco e Vanzetti", sempre di Joan Baez che come dice lei stessa, nel video che segue, ha preso il testo integralmente da una lettera di Vanzetti al padre. Meravigliosa.

testo: "Father, yes I am a prisoner;
Fear not to relay my crime.
The crime is loving the forsaken,
Only silence is shame.


And now I'll tell you what's against us,
An art that's lived for centuries...
Go through the world and you will find
What's blackened all of history.
Against us is the law with its
Immensity of strength and power
- Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent.
- Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold...
- Against us is the power of the gold!
Against us is the racial hatred
And the simple fact that we're poor.


My father dear, I am a prisoner.
Don't be ashamed to tell my crime,
The crime of love and brotherhood;
And only silence is shame.


With me I have my love, my innocence,
The workers and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine!
Rebellion, revolution don't need dollars,
They need this instead :
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being!
You never steal, you never kill,
You are a part of hope and life.
The revolution goes from man to man
And heart to heart!
And I sense when I look at the stars
That we are children of life;
Death is small..."

Per chiudere, foto di gente di cui andar fieri.
da sx: Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco

Andrea Salsedo

Il Famoso Discorso di Vanzetti in tribunale, nel 1927 quando il Giudice dice: Bartolomeo Vanzetti, avete qualcosa da dire prima che la condanna a morte sia resa esecutiva?

Risposta: Ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato, non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto. Primo fra tutti: lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. E se c'è una ragione per la quale sono qui è questa, e nessun'altra.
Una frase, una frase signor Katzmann, mi torna sempre alla menate: "Lei, signor Vanzetti, è venuto qui nel paese di Bengodi per arricchire".
Una frase che mi dà allegria. Io non ho mai pensato di arricchire. Non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico... e me sun anarchic! Perché sono italiano... e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto.
Nicola Sacco... il mio compagno Nicola! Sì, può darsi che a parlare io vada meglio di lui. Ma quante volte, quante volte, guardandolo, pensando a lui, a quest'uomo che voi giudicate ladro e assassino, e che ammazzerete... quando le sue ossa, signor Thayer, non saranno che polvere, e i vostri nomi, le vostre istituzioni non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco, sarà ancora vivo nel cuore della gente.
(Rivolgendosi a Sacco) Noi dobbiamo ringraziarli. Senza di loro noi saremmo morti come due poveri sfruttati.
(Rivolgendosi alla giuria) Un buon calzolaio, un bravo pescivendolo, e mai in tutta la nostra vita avremmo potuto sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione fra gli uomini. Voi avete dato un senso alla vita di due poveri sfruttati!

 
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