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Un magnifico Massimo Ranieri è Pasolini ne La Macchinazione da cameralook.it

Post n°13096 pubblicato il 27 Marzo 2016 da Ladridicinema
 

Un magnifico Massimo Ranieri è Pasolini ne La Macchinazione – Intervista a Milena Vukotic


Nell’estate del 1975, l’Italia ha conquistato il diritto al divorzio e, sullo slancio, il Partito Comunista Italiano sembra poter riuscire a vincere le prossime elezioni politiche, per poi andare a governare il paese, abbattendo la storica pregiudiziale anticomunista del mondo occidentale. Ma Pasolini (Massimo Ranieri) non condivide tutta questa euforia. A suo modo di vedere, l’Italia si sta in realtà spostando a destra, sullo slancio di una cultura consumistica che sembra poter omologare tutto e tutti e rischia di diventare “una dittatura anche peggiore del fascismo”.

In quegli stessi giorni, Pasolini vede un ragazzo di borgata, Pino Pelosi (Alessandro Sardelli), che gli ricorda Ninetto, il Ninetto Davoli da lui scoperto anni prima quando era appena adolescente. Pasolini e Pelosi s’incontrano periodicamente, suscitando le chiacchiere e il sarcasmo di una periferia romana anch’essa molto cambiata rispetto ai tempi di Accattone. In questa periferia si agitano loschi figuri, ben poco poetici e ben poco pasoliniani, che hanno ormai scelto la delinquenza pura: sequestri, rapine, traffico di droga. Appartengono a un’organizzazione criminale che presto diventerà padrona della città, grazie a potenti appoggi e amicizie altolocate: la Banda della Magliana.

Alessandro Sardelli e Massimo Ranieri

Alessandro Sardelli e Massimo Ranieri

Durante la sua personale indagine sulle trame della corruzione politica, Pasolini s’imbatte in Giorgio Steimetz (Roberto Citran), uno strano personaggio dal nome di fantasia, che ha scritto un libro di denuncia contro Eugenio Cefis, l’uomo dell’ENI, della Montedison e della P2. Il libro, intitolato Questo è Cefis, è sparito dalla circolazione a quarantotto ore dalla sua uscita e il suo autore è costantemente pedinato dai servizi segreti. Ma Pasolini non può sapere che i suoi incontri con Giorgio Steimetz vengono puntualmente osservati e registrati da spie molto ben organizzate.

Una notte, presso gli stabilimenti romani della Technicolor, il negativo di Salò o le 120 Giornate di Sodoma viene portato via da una banda di ladri. I ladri in questione sono degli amici di Pelosi, ma la mente della rapina è un pezzo grosso della malavita organizzata. Inizialmente, per restituire la pellicola viene richiesto un ricatto spropositato: due miliardi di lire. Ma dopo qualche giorno, i ladri sembrano scendere a ben più miti pretese. Nella notte fra il primo e il due novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini si reca dunque all’Idroscalo per riavere il negativo del suo film. Ma in realtà è una trappola. Il suo assassinio è stato pianificato nei minimi particolari da tanti complici volontari e involontari, tutti uguali e tutti ugualmente colpevoli.

2-Macchinazione

Tra i protagonisti de La Macchinazione c’è anche Susanna Colussi, la madre di Pasolini. Moglie di un ufficiale dell’esercito, la Colussi ha perso durante la seconda guerra mondiale il figlio minore Guido, partigiano in Friuli. Insieme a Pier Paolo, nel 1950 si è trasferita a Roma. Pasolini era molto legato alla madre, con la quale viveva nella stessa casa, e alla quale ha dedicato alcune poesie (tra cui la celebre Supplica a Mia Madre). E anche al cinema la volle sul set (in Teorema e nel ruolo della Madonna ne Il Vangelo Secondo Matteo).

A vestire i suoi panni è Milena Vukotic che ha scambiato con noi di Cameralook.it due battute sul film.

Signora Vukotic chi era Susanna Colussi? Cosa ha significato per lei prendere parte a La Macchinazione?

Susanna Colussi è stata una figura molto importante per suo figlio Pier Paolo. Un punto di riferimento. Per me è stato molto importante partecipare a questo film perché anch’io, come il protagonista, ho avuto lo stesso attaccamento con mia madre, una figura assoluta per me. Quindi, poterla interpretare è stata una grande goduria. Susanna Colussi ha accompagnato e sostenuto Pasolini per tutto il tempo. Anche lei scriveva, è infatti l’autrice di un romanzo, molto poco conosciuto (Il Film dei Miei Ricordi, ndr.). Tra loro c’era una simbiosi, non solo da madre a figlio, ma anche come raffinatezza intellettuale.

Milena Vukotic e Massimo Ranieri

Milena Vukotic e Massimo Ranieri

Cosa spera che arrivi al pubblico di questo film?

Il film, so di essere di parte ma penso di essere obiettiva, è semplicemente straordinario.  La Sceneggiatura è di altissimo livello e  Massimo Ranieri bisogna vederlo per rendersi conto di quanto è magnifico. Spero che questo lavoro possa arrivare come merita. Spero che arrivi l’emozione e la sensibilità con la quale David Grieco l’ha realizzato.

Servizio di Giacomo Aricò

 
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