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LUPIN III - Green Vs Red da http://ilbuonaseradicarlo.blogspot

Post n°13344 pubblicato il 30 Agosto 2016 da Ladridicinema
 

Quanto segue non ha nulla a che fare con il tenore classico dei pezzi che inserisco quotidianamente su questo blog. E’ infatti una recensione di un film che ho visto di recente.

Lupin III – Green Vs Red. Un lungometraggio incredibilmente complesso e dalle molteplici chiavi di lettura. Da un lato, perciò, lo consiglierei ai soli fans del ladro gentiluomo, dall’altro però mi sentirei di invogliarne la visione anche a tutti coloro che amano i film un po’ particolari, filosofici (la trama parte infatti dall’assunto che non esista un unico Lupin, ma che diventi Lupin nel momento in cui chi ti conosce ti creda lui) e che ti spingono a rimetterti a guardarli non appena sono scorsi i titoli di coda per capire cosa sia veramente accaduto.
Insomma, nonostante sia un cartone animato, chi vuole guardarlo deve mettersi nell’ordine di idee che, per goderselo veramente, va seguito con attenzione dal primo all’ultimo minuto e che, probabilmente, andrà visto più volte per essere sicuri di averlo capito. Personalmente, credo di aver fatto un po' di chiarezza solo alla terza volta.

Premesso che possono esistere molteplici chiavi di lettura, nessuna necessariamente 'giusta' e 'sbagliata', penso che Green Vs Red possa essere interpretato anche così:

c’è un Lupin in giacca verde, misterioso e ombroso, che vive tra i ricordi de Il Castello di Cagliostro e vuole rubale l’Ice Cube, un oggetto misterioso che fa gola a molti. E’ il Lupin primordiale.

C’è un Lupin in giacca rossa, più divertente e scanzonato, che scopre che il Lupin in verde è l’unico alla sua altezza. Lo stesso Jigen lo dice e afferma che lavorare con lui è stato divertente quasi come lavorare con Lupin rosso. E’ il Lupin nato dopo.

Lo scontro è solo e soltanto tra loro due. Perché da quarant’anni i fans si dividono tra i sostenitori di Lupin verde e Lupin Rosso. Il primo però è Yasuo.
Per non dare torto a nessuno, infatti, gli sceneggiatori introducono Yasuo. Lui chi è? Non è né il Lupin verde, né il Lupin rosso.
E’ il nuovo Lupin.
Questo perché Lupin non vive più tramite le serie animate, ma solo attraverso gli special televisivi.
Dunque non si può certo affermare che il Lupin di oggi sia quello verde o rosso degli anni ‘70.
Yasuo è una terza risposta e tutti i gli altri (ovvero i Lupin sciocchi e maldestri che si fanno arrestare in massa) sono… i Lupin così come sono stati interpretati negli OAV a cadenza annuale. Forse da parte degli sceneggiatori c’è pure l’intenzione di affermare che molti dei lungometraggi prodotti sono qualitativamente scadenti ed hanno prodotto solo una gran quantità di “brutte copie”.
Yasuo diviene Lupin indossando la giacca verde per poi passare a quella rossa, seguendo quindi l’evoluzione del personaggio originale. Quasi volessero dimostrare che Lupin verde e rosso sono la stessa persona e sono contemporaneamente anche Yasuo, cioè il Lupin del futuro.
Alla fine, infatti, vince Yasuo, come se fosse una promessa: “Lupin tornerà grande come un tempo. Tuttavia non sarà il Lupin che conoscete. Sarà un Lupin moderno al passo con i tempi”.
Promessa purtroppo non mantenuta dall’ultimo special incentrato sulla lampada di Aladino, ma questa è un’altra storia…

Resta da capire chi sia e cosa significhi la figura del vecchio. E’ lui che sprona Yasuo a diventare Lupin. E’ lui che lo battezza. E’ il maggior esperto di Lupin eppure non si è mai visto prima. Vive in una piccola casa di color rosso. La stessa dove vive Lupin rosso. E Lupin è un mago dei travestimenti… che sia lo stesso Lupin rosso a passare il testimone a Lupin/Yasuo, allora?

L’Ice Cube? All’inizio mi sembrava una storia mal e poco sviluppata. Alla terza visione ho invece capito che potrebbe essere il pretesto che Lupin rosso usa per capire se Yasuo ha davvero le capacità per succedergli. Lupin rosso sa fin dall’inizio che non è un gioiello, tant’è che quando è alle strette gli punta contro la Walter P38. E’ insomma un oggetto inutile, però era super sorvegliato. La sfida ideale per capire anche chi dei due fosse il più intelligente.


Ciò detto, il mio giudizio personale:
Green Vs Red è un cartone incredibilmente poliedrico. Come Lupin. C’è tanta carne al fuoco e solo apparentemente sembra essere sconclusionato. Occorre guardarlo tante volte e ogni volta con la massima attenzione per capire che in realtà la trama è completa ed interessante. Riassume infatti tutta la quarantennale storia del ladro gentiluomo. Questo restando comunque nei canonici 90 minuti.
C’è la solita multinazionale senza scrupoli, l’eterna paura del Giappone di un futuro post-nucleare, il disprezzo comune, che unisce Lupin a Zenigata, nei confronti di qualsiasi stato, che sono visti come enti disposti a far del male ai propri cittadini pur di proteggere i propri interessi.
C’è Fujiko che come al solito gioca per conto suo, ci sono Jigen e Goemon che, anziché avere due squallide nemesi avversarie, tornano finalmente nell’originario ruolo di spalla. Si vedono poco, ma quel poco in cui compaiono piacciono.
Ci sono gli inseguimenti, ci sono le sparatorie, c’è un robottone che strizza l’occhio al regista Miyazaki (e al suo episodio della seconda serie Anche i ladri amano la pace), un Lupin folle che ride di continuo che ricorda il nemico pazzoide de L’Uovo di Colombo (anche lui compariva alla guida di un elicottero da combattimento ed aveva una risata insopportabile), e anche un Lupin dalla folta capigliatura che sembra quasi un tributo a Spike di Cow Boy Bebop, cartone incredibilmente carismatico che è a sua volta un tributo a Lupin.
C’è anche il solito Lupin che ruba il cuore alla ragazza di turno. Lo fa Yasuo con la sua bella. Arriva a travestirsi da Zazzà pur di farle capire che è bene che lasci perdere l’idea di amare un criminale. E c’è uno Zenigata alle prese con i noti dilemmi morali.
Insomma, di più non si poteva proprio chiedere.
E poi dove lo vogliamo mettere il disegno? Parlando del character design siamo dalle parti della prima serie, sapientemente mescolata però con quella della seconda. E’ persino più curato di Episodio 0 ed una spanna (anche due o forse tre) sopra gli ultimi prodotti (Un diamante per sempre, Le tattiche degli Angeli, Tutti i tesori del mondo, La lacrima della Dea…).
Infine le musiche. Anche sotto questo versante il prodotto può dirsi completo. Questa volta è la quarantennale carriera di Yuji Ohno (compositore della serie) a dipanarsi lungo i novanta minuti della pellicola. Il main theme è riprodotto varie volte nelle altrettanto varie versioni e remix di cui ha beneficiato in questi anni: jazz, pop, funky… Non poteva mancare “Love Squall” e drizzando le orecchie non mancano neppure i rimandi ai Lupin più giovani: nel negozio in cui un Lupin è sorpreso a taccheggiare, infatti, si sente diffuso per radio il tema finale del bel Lupin III - $1 Money Wars (Per un dollaro in più) del 2000. Apre e chiude il magico tema “Treasures of Time” de Il Castello di Cagliostro, ennesimo inchino nei confronti di Miyazaki.
Elencare tutti i rimandi, musicali e non, sarebbe impossibile.
Nonostante l’intelaiatura incredibilmente complessa, la visione risulta fluida e piacevole. Infilare tutto Lupin in soli novanta minuti è roba per pochi geni. Ma la missione può dirsi completata con successo. In più regala così tanti spunti filosofici che i più cerebrali si divertiranno nel trarre tutte le chiavi di lettura ipotizzabili.
Insomma: CA-PO-LA-VO-RO!
UPIN III - Green Vs Red
Quanto segue non ha nulla a che fare con il tenore classico dei pezzi che inserisco quotidianamente su questo blog. E’ infatti una recensione di un film che ho visto di recente.

Lupin III – Green Vs Red. Un lungometraggio incredibilmente complesso e dalle molteplici chiavi di lettura. Da un lato, perciò, lo consiglierei ai soli fans del ladro gentiluomo, dall’altro però mi sentirei di invogliarne la visione anche a tutti coloro che amano i film un po’ particolari, filosofici (la trama parte infatti dall’assunto che non esista un unico Lupin, ma che diventi Lupin nel momento in cui chi ti conosce ti creda lui) e che ti spingono a rimetterti a guardarli non appena sono scorsi i titoli di coda per capire cosa sia veramente accaduto.
Insomma, nonostante sia un cartone animato, chi vuole guardarlo deve mettersi nell’ordine di idee che, per goderselo veramente, va seguito con attenzione dal primo all’ultimo minuto e che, probabilmente, andrà visto più volte per essere sicuri di averlo capito. Personalmente, credo di aver fatto un po' di chiarezza solo alla terza volta.

Premesso che possono esistere molteplici chiavi di lettura, nessuna necessariamente 'giusta' e 'sbagliata', penso che Green Vs Red possa essere interpretato anche così:

c’è un Lupin in giacca verde, misterioso e ombroso, che vive tra i ricordi de Il Castello di Cagliostro e vuole rubale l’Ice Cube, un oggetto misterioso che fa gola a molti. E’ il Lupin primordiale.

C’è un Lupin in giacca rossa, più divertente e scanzonato, che scopre che il Lupin in verde è l’unico alla sua altezza. Lo stesso Jigen lo dice e afferma che lavorare con lui è stato divertente quasi come lavorare con Lupin rosso. E’ il Lupin nato dopo.

Lo scontro è solo e soltanto tra loro due. Perché da quarant’anni i fans si dividono tra i sostenitori di Lupin verde e Lupin Rosso. Il primo però è Yasuo.
Per non dare torto a nessuno, infatti, gli sceneggiatori introducono Yasuo. Lui chi è? Non è né il Lupin verde, né il Lupin rosso.
E’ il nuovo Lupin.
Questo perché Lupin non vive più tramite le serie animate, ma solo attraverso gli special televisivi.
Dunque non si può certo affermare che il Lupin di oggi sia quello verde o rosso degli anni ‘70.
Yasuo è una terza risposta e tutti i gli altri (ovvero i Lupin sciocchi e maldestri che si fanno arrestare in massa) sono… i Lupin così come sono stati interpretati negli OAV a cadenza annuale. Forse da parte degli sceneggiatori c’è pure l’intenzione di affermare che molti dei lungometraggi prodotti sono qualitativamente scadenti ed hanno prodotto solo una gran quantità di “brutte copie”.
Yasuo diviene Lupin indossando la giacca verde per poi passare a quella rossa, seguendo quindi l’evoluzione del personaggio originale. Quasi volessero dimostrare che Lupin verde e rosso sono la stessa persona e sono contemporaneamente anche Yasuo, cioè il Lupin del futuro.
Alla fine, infatti, vince Yasuo, come se fosse una promessa: “Lupin tornerà grande come un tempo. Tuttavia non sarà il Lupin che conoscete. Sarà un Lupin moderno al passo con i tempi”.
Promessa purtroppo non mantenuta dall’ultimo special incentrato sulla lampada di Aladino, ma questa è un’altra storia…

Resta da capire chi sia e cosa significhi la figura del vecchio. E’ lui che sprona Yasuo a diventare Lupin. E’ lui che lo battezza. E’ il maggior esperto di Lupin eppure non si è mai visto prima. Vive in una piccola casa di color rosso. La stessa dove vive Lupin rosso. E Lupin è un mago dei travestimenti… che sia lo stesso Lupin rosso a passare il testimone a Lupin/Yasuo, allora?

L’Ice Cube? All’inizio mi sembrava una storia mal e poco sviluppata. Alla terza visione ho invece capito che potrebbe essere il pretesto che Lupin rosso usa per capire se Yasuo ha davvero le capacità per succedergli. Lupin rosso sa fin dall’inizio che non è un gioiello, tant’è che quando è alle strette gli punta contro la Walter P38. E’ insomma un oggetto inutile, però era super sorvegliato. La sfida ideale per capire anche chi dei due fosse il più intelligente.


Ciò detto, il mio giudizio personale:
Green Vs Red è un cartone incredibilmente poliedrico. Come Lupin. C’è tanta carne al fuoco e solo apparentemente sembra essere sconclusionato. Occorre guardarlo tante volte e ogni volta con la massima attenzione per capire che in realtà la trama è completa ed interessante. Riassume infatti tutta la quarantennale storia del ladro gentiluomo. Questo restando comunque nei canonici 90 minuti.
C’è la solita multinazionale senza scrupoli, l’eterna paura del Giappone di un futuro post-nucleare, il disprezzo comune, che unisce Lupin a Zenigata, nei confronti di qualsiasi stato, che sono visti come enti disposti a far del male ai propri cittadini pur di proteggere i propri interessi.
C’è Fujiko che come al solito gioca per conto suo, ci sono Jigen e Goemon che, anziché avere due squallide nemesi avversarie, tornano finalmente nell’originario ruolo di spalla. Si vedono poco, ma quel poco in cui compaiono piacciono.
Ci sono gli inseguimenti, ci sono le sparatorie, c’è un robottone che strizza l’occhio al regista Miyazaki (e al suo episodio della seconda serie Anche i ladri amano la pace), un Lupin folle che ride di continuo che ricorda il nemico pazzoide de L’Uovo di Colombo (anche lui compariva alla guida di un elicottero da combattimento ed aveva una risata insopportabile), e anche un Lupin dalla folta capigliatura che sembra quasi un tributo a Spike di Cow Boy Bebop, cartone incredibilmente carismatico che è a sua volta un tributo a Lupin.
C’è anche il solito Lupin che ruba il cuore alla ragazza di turno. Lo fa Yasuo con la sua bella. Arriva a travestirsi da Zazzà pur di farle capire che è bene che lasci perdere l’idea di amare un criminale. E c’è uno Zenigata alle prese con i noti dilemmi morali.
Insomma, di più non si poteva proprio chiedere.
E poi dove lo vogliamo mettere il disegno? Parlando del character design siamo dalle parti della prima serie, sapientemente mescolata però con quella della seconda. E’ persino più curato di Episodio 0 ed una spanna (anche due o forse tre) sopra gli ultimi prodotti (Un diamante per sempre, Le tattiche degli Angeli, Tutti i tesori del mondo, La lacrima della Dea…).
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Elencare tutti i rimandi, musicali e non, sarebbe impossibile.
Nonostante l’intelaiatura incredibilmente complessa, la visione risulta fluida e piacevole. Infilare tutto Lupin in soli novanta minuti è roba per pochi geni. Ma la missione può dirsi completata con successo. In più regala così tanti spunti filosofici che i più cerebrali si divertiranno nel trarre tutte le chiavi di lettura ipotizzabili.
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