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NON È per la guerra

Post n°14409 pubblicato il 13 Aprile 2018 da Ladridicinema
 

M.E Scandaliato de: "RAI"
NON È per la guerra
Guerra alla #Siria: morte della verità e importanti denunce di giornalisti coraggiosi. 
di Maria Elena Scandaliato, giornalista Rai

《Partiamo da un assunto: in Siria, nella Goutha, a Douma, non c’è nessun giornalista italiano, francese, inglese, statunitense, ecc… Non ci sono “nostri” reporter sul campo: né inviati dalle redazioni, né indipendenti. Tutto quello che leggiamo, tutte le pagine che grondano partecipazione emotiva, commozione, dilemmi esistenziali sugli orrori della guerra, arrivano da gente che sta con le chiappe sulla sedia di una confortevole redazione, a Roma, Milano, New York, Tel Aviv; e che la guerra può al massimo immaginarsela, tra la pausa caffè e la sigaretta di rito. 
I video che giustificano la guerra (se guerra sarà), non li abbiamo prodotti “noi”. Arrivano da fonti locali, che quasi nessuno si premura di citare. 
.............
Perché ho scritto questo lungo testo? Perché la guerra che si sta preparando è l’ennesima porcheria, l’ennesimo bagno di sangue. E lo faranno in nostro nome. Giustificandolo con video, articoli e finti reportage come quelli di cui vi ho parlato. Nei quali, fondamentalmente, venite presi per i fondelli. E questo a prescindere dal fatto che siate pro o contro Assad, che odiate o amiate Putin, che vi vada o meno a genio Trump....Non possiamo raccontarlo così. E non possiamo accettare, come opinione pubblica, che ci venga raccontato così. Soprattutto se ne deriverà una guerra. Non possiamo dare per vero tutto ciò che è stato girato da “qualcuno” in “un posto” con un telefonino. Non si può spacciare per autorevole o neutrale una fonte decisamente anti-governativa, o dubbia, che sentiamo solo per telefono o tramite whatsapp. Non esiste questa roba. E non esiste che non si spieghi alla gente da dove prendiamo le immagini, visto che NESSUNO DI NOI E’ SUL POSTO A RACCONTARE LA GUERRA, che dovrebbe essere l’unico obiettivo per cui battersi, oggi, come giornalisti. 
Io ci lavoro, in questa grossa pozzanghera: sono una giornalista. E credo che la nostra categoria – non solo in Italia – stia dando una prova di pressappochismo, servilismo, cinismo e ipocrisia che non mi sembra abbiano dei precedenti. O forse sì, e io non lo ricordo. La responsabilità è grossa: chi mente, chi mistifica la realtà, chi scrive finti reportage da Milano, Tel Aviv o Istanbul, avrà il suo nome inciso sulle prossime bombe sganciate in Siria. 
In guerra, la prima vittima è la verità. Non ci resta che ricordare quali mani, in questi giorni, la stanno strangolando. Per l’ennesima volta.》

 
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