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Il castello di vetro

Post n°15243 pubblicato il 23 Luglio 2019 da Ladridicinema
 

Mary Rose dipinge assorta e dice alla figlia Jeanette di cucinare, ma la gonna di lei, salita su una sedia, prende fuoco a contatto con il fornello. È solo la prima di una serie di situazioni in cui la genitorialità distratta ed eccentrica di Mary Rose e di Rex causa problemi ai figli, che a volte sfociano nell'abuso. Come quando Rex "insegna" a nuotare a Jeanette buttandola in acqua ripetutamente, in piscina di fronte all'orrore degli astanti. Rex del resto è un fallito alcolizzato che sogna - e promette ai figli - di costruire un giorno una casa con ampie vetrate, alimentata da energia solare, ma fatica a trovare lavoretti che fruttino anche solo il pane per la cena. Negli anni 80 però Jeanette è cresicuta ed è diventata una donna che frequenta la buona società e sembra essersi lasciata indietro i propri genitori, anche se questi l'hanno seguita fino a New York...

Tratto dall'omonimo libro di memorie di Jeanette Walls, caso letterario di enorme successo negli Usa, Il castello di vetro è un adattamento fedele più nello spirito che nella lettera. Nonostante la collaborazione della stessa scrittrice infatti evita o ammorbidisce diversi tra i passaggi più crudi, arrivando comunque alla stessa consolatoria conclusione.

Il racconto nel presente, ambientato negli edonistici anni 80 dove Jeanette è fidanzata a un giovane ambizioso che le chiede di mentire sulla sua famiglia alle cene d'affari, sembra fare da cornice ai flashback ma si rivela presto qualcosa di più. Il materialismo come simbolo di successo cozza infatti con la filosofia di libertà che i genitori di Jeanette hanno cercato di impartirle, il lato diciamo più nobile e umano del loro controverso insegnamento. Jeanette fa il possibile per ignorare questa contraddizione, ma in fondo non sembra mai davvero convinta della direzione che sta dando alla sua vita. La sua è una reazione quasi di pura rimozione verso la propria infanzia, che come tutti noi non può però mai davvero lasciarsi alle spalle. 

Questa impasse è ben trasmessa da Brie Larson nei panni della protagonista, che riesce a sembrare allo stesso tempo determinata e decisa eppure attraversata da una crepa interiore e incapace di abbracciare davvero del tutto la sua nuova vita. Le sue reazioni sono così dure e secche che sembrano voler convincere più lei stessa, che non chi le sta intorno, della convinzione nelle proprie intenzioni.

 
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