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Audiard conquista la Palma... e ringrazia Michael Haneke da cinecittà news

Post n°12399 pubblicato il 25 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Michela Greco24/05/2015
CANNES – Era pronto da impalmare già dalla vigilia di questo 68° Festival di Cannes Jacques Audiard, il cui nuovo film Dheepan era dato tra i favoriti sulla carta. Dodici giorni dopo, sul palco del Grand Théatre Lumière, ci arriva in effetti lui – che ebbe il Gran Premio Speciale della Giuria nel 2009 per Il profeta - per ringraziare di questa Palma d'Oro la giuria guidata dai fratelli Coen, nonché il suo collega Michael Haneke "per non aver girato film quest'anno". Con Il nastro bianco prima e Amour (2012) poi, il cineasta austriaco ha vinto la Palma proprio nelle due precedenti occasioni in cui Audiard ha partecipato al concorso.

Il premio a Dheepan celebra il cinema francese tra qualche polemica – su twitter qualcuno ironizza, "ma sono i César o è il festival di Cannes?" - in un'edizione in cui i tanti titoli transalpini messi in concorso hanno fatto spesso storcere il naso alla critica per poi conquistare, alla fine, ben tre riconoscimenti sui sette disponibili, a tutto svantaggio del cinema italiano, che con Moretti, Garrone e Sorrentino aveva fatto una gran bella figura sulla Croisette ma è costretto a tornare a casa a bocca asciutta. 

Oltre alla Palma di Audiard - che con Dheepan racconta l'odissea di un ex tigre Tamil (combattente separatista dello Sri Lanka) che cerca di costruirsi una nuova vita nella banlieue francese con una famiglia fittizia – la Francia si è aggiudicata il premio per la miglior interpretazione maschile, andato a Vincent Lindon per La loi du marché e quello per la miglior interpretazione femminile, ottenuto ex-aequo daEmmanuelle Bercot per Mon roi di Maïwenn e Rooney Mara per Carol. Accolto da un applauso lunghissimo e molto caloroso, Lindon si è lasciato scappare qualche lacrimuccia nel ricordare che è "La prima volta che ricevo un premio in vita mia". Poi ha citato Faulkner, che "diceva di fare sogni immensi per non perderli di vista mentre li si inseguono" e sottolineato l'atto politico compiuto dal Festival nel mettere in concorso il dramma di Stéphane Brizé sul mondo del lavoro e il film di apertura di Emmanuelle Bercot La Tête Haute, "due film che parlano dei nostri contemporanei". Infine l'attore ha dedicato il riconoscimento "a tutti quelli che non sono considerati all'altezza di cio che meritano". Altrettanto commossa Emmanuelle Bercot, che tra le lacrime ha dichiarato: "E' un premio troppo grande per me sola, ed è un onore dividerlo con un'altra attrice, anche se in questo momento non è qui". A ritirare il premio per Rooney Mara, impegnata a New York, è stato infatti il suo regista Todd Haynes. L'attrice e regista francese ha poi ringraziato il suo co-protagonista Vincent Cassel e la sua regista Maïwenn: "Amo la sua audacia e il suo anticonformismo – dice - poteva avere le attrici più grandi e ha scelto una sconosciuta di 46 anni". 

Il Gran Premio (una sorta di Palma d'Argento) è andato all'ungherese Laszlo Nemes per il durissimo Son of Saul - Saul fia, un'opera prima tutta ambientata in un campo di concentramento che uscirà in sala conTeodora: "Sono grato a chi mi ha permesso di fare questo film che parla di cose molto gravi – ha detto il regista – E sono contento di averlo potuto fare in pellicola, la mia generazione ha ancora voglia di vivere l'anima e la magia della pellicola". All'Oriente va invece la Palma per la Miglior Regia, conquistata da Hou Hsiao Hsien con The Assassin, primo film di arti marziali del regista taiwanese, mentre è il Messico ad aggiudicarsi il riconoscimento per la miglior sceneggiatura, andato a Michel Franco per Chronic, "un film nato a Cannes, quando fui premiato da Tim Roth, che qui è il mio protagonista", sottolinea il regista. Per questa Palma molti davano per certo il greco Yorgos Lanthimos, che invece ha ottenuto il Premio della Giuria per The Lobster, dramma grottesco e originalissimo in cui Colin Farrell è un single costretto alla deportazione in un hotel dove trovare una compagnia entro 45 giorni, pena la trasformazione in un animale di sua scelta (l'aragosta, appunto).

In una cerimonia che ha lasciato abbondante spazio ai momenti di intrattenimento - la bella performance iniziale di danza a tema cinematografico; John C. Reilly che ha intonato "Just a Gigolò" con l'orchestrina e un omaggio musicale ai fratelli Coen e al loro Inside Llewin Davis - è stato un bel momento quello della Palma d'onore alla carriera per Agnès Varda (Cléo dalle 5 alle 7), prima donna a ricevere questo riconoscimento (dopo Woody Allen, Clint Eastwood e Bernardo Bertolucci) che infatti ha ricordato commossa: "Sono donna, sono francese e i miei film non hanno fatto soldi né li hanno fatti guadagnare, eppure sono qui". La Camèra d'Or per il miglior esordio nelle varie sezioni è andata, infine, a La tierra y la sombra del colombiano César Augusto Acevedo, presentato alla Semaine de la Critique.

 
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