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Dallas bUYERS CLUB

Post n°12626 pubblicato il 28 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Dallas Buyers Club

Ron Woodroof vive come se non ci fosse un domani, non credendo alla medicina ma professando solo la religione della droga e dell'alcol. La scoperta di non avere realmente un domani a causa della contrazione del virus HIV apre un calvario di medicinali poco testati e molto inefficaci, fino all'estrema soluzione di sconfinare in Messico alla ricerca di cure alternative. Lì verrà a conoscenza dell'esistenza di farmaci e cure più efficaci, ma non approvate negli Stati Uniti, che deciderà di cominciare ad importare e vendere a tutti coloro i quali ne abbiano bisogno, iniziando un braccio di ferro legale con il proprio paese.
Nel percorso attraverso le fiamme costituito da un male lento e letale come quello portato dal virus HIV esiste un che di religioso. I più bigotti hanno individuato nella malattia a cui il virus porta (che essendo venerea si trasmette anche attraverso il sesso e che ha colpito molto gli omosessuali) una punizione divina per atteggiamenti contrari alla morale promulgata dalla Bibbia, Jean-Marc Vallée invece usa l'abisso dell'aspettativa di morte a causa dell'HIV per raccontare un percorso di santità.
Ron Woodroof come i grandi santi dell'antico testamento parte dalla posizione più deprecabile, preda di tutti i principali vizi e colmo d'odio verso chiunque non sia come lui, ma la prossimità alla morte lo costringerà a rivedere la propria intolleranza e ad aprirsi a un commercio e una benevolenza verso il prossimo che sono la caratteristica portante della santità.
Dunque, benchè Dallas buyers club sia assolutamente privo di metafore direttamente religiose, è innegabile il suo lavoro di ribaltamento di uno tra i più odiosi luoghi comuni omofobi, attraverso un eterosessuale che si apre al prossimo, facendosi portatore di salvezza e vita contro un sistema che sembra negarla.
Tutto questo scontro e questo percorso di rinegoziazione del ruolo degli eterosessuali nella lunga battaglia per ottenere cure efficaci e tempestive contro il virus HIV (che per molti versi ha riguardato soprattutto gli omosessuali), il film lo gioca sul fisico emaciato e smagrito di Matthew McConaughey che tra chili persi e un trucco molto efficace mostra, con le varie fasi della propria salute, il senso stesso della purificazione umana sulla sua faccia.
L'attore benedetto da William Friedkin (con il suo Killer Joe è cominciata per lui una seconda carriera da attore, non più bello e scemo ma affidabile maschera d'intensità) ha un film sulle sue spalle, che da lui pretende e ottiene anche troppe impennate di qualità strappalacrime e prendiapplausi ma in cambio non gli fornisce quel che dovrebbe.
Dallas buyers club è infatti un racconto sentimentale molto ruffiano, che cavalca l'esaltazione della reale battaglia per la conquista del proprio diritto alla vita da parte di un uomo che compie tutto il percorso da deprecabile fino ad adorabile, un eroe pieno di difetti e dunque ancor più amabile, decisamente meno interessante, complesso o profondo di quanto l'interpretazione di McConaughey non cerchi di farlo apparire.
Inoltre, per andare appresso al suo protagonista sempre e comunque, cercando nel suo corpo la soluzione di ogni scena e l'esaltazione di ogni passaggio importante, Jean-Marc Vallée trascura il resto del cast nonchè della storia. Ne fanno le spese specialmente Jared Leto e Jennifer Garner a cui vengono lasciati solo scampoli ininfluenti che li trasformano in meri condimenti degli assolo del protagonista.

 
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