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Isabella mamma hippy e produttrice psichedelica da cinecittà news

Post n°11672 pubblicato il 28 Agosto 2014 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa28/08/2014
VENEZIA. “Il libro autobiografico di Aldo Nove girava per casa, leggendolo mi sono commossa e proprio qui al Lido, quando ero due anni fa nella giuria del premio all'opera prima io e Renato abbiamo deciso di realizzare il film”.Isabella Ferrari oltre a essere la protagonista, insieme al giovane Clement Métayer de La vita oscena, in concorso a Orizzonti, ne è anche la produttrice associata conRiccardo Scamarcio.
“Il personaggio della madre mi ha riempito di emozioni, una madre che non infligge sensi di colpa, con tanta luce e poco pensiero, che nonostante la malattia indossa vestitini hippy. Sul set, per pudore, ho chiesto poco di lei a Nove figlio, ma il personaggio mi è venuto incontro. E poi sono anche un po’ madre del progetto”, ricorda la Ferrari.

Il film, una sorta di odissea pop onirica e colorata, narra il percorso drammatico e insieme visionario di Andrea, un adolescente che è costretto a fare i conti, nel giro di poco tempo, con la morte improvvisa del padre e la scomparsa dell’amata madre per una malattia incurabile. Davanti a una famiglia che si decompone esplode la deriva autodistruttiva di un giovane che, sotto l’effetto della cocaina, decide di compiere il suo ultimo viaggio attraverso forti esperienze erotiche, ricordi, visioni allucinate e presenza irreali.
Accompagnato dalle poesie di Georg Trackl, espressionista austriaco morto suicida per un’overdose cocaina, e dall’inseparabile skateboard, Andrea sprofonda nel dolore più estremo, convinto che questo sia l’unica salvezza di fonte a una perdita incolmabile. Invece il suo viaggio alla ricerca della morte si trasforma in un percorso di rinascita, che lo porterà a diventare scrittore e a comunicare proprio questa storia così intima.

“E’ stata una sfida visiva forte, basata su una storia di formazione di impatto universale - spiega De Maria - mi ha colpito la lingua poetica e visionaria del libro, così ritmata da evocarmi un viaggio psichedelico inedito. Così mi sono rivolto alla videoarte, alla fotografia, a film come Inland Empire di Lynch”.
Alla sceneggiatura de La vita oscena ha collaborato l’autore dell’omonimo romanzo che si è trovato in sintonia con il regista: “Renato, di cui tanto mi era piaciuto Paz, ha avuto rispetto per il libro dove le parole vibrano e non c’è un plot. E’ entrato in questo testo visionario, cogliendone la cifra poetica e restituendola grazie a suggestioni visive”.

La scelta di affidare a Clement Métayer - visto proprio alla Mostra due anni fa in Après mai di Olivier Assayas - è avvenuta per caso durante una trasferta parigina del regista in cerca di una coproduzione. “Volevo un volto italiano di talento, ma grazie a un’amica francese ho incontrato Clement e la sua incredibile energia. Nel suo corpo adolescente ho trovato quelle movenze non ancora adulte che cercavo. E quando mi ha mostrato su YouTube le immagini di lui e del suo inseparabile skateboard, ho subito deciso che il protagonista Andrea avrebbe viaggiato per la città non più in taxi, ma in skateboard”. Non è stato facile per l’attore francese interpretare questo giovane in piena crisi autodistruttiva. “Mi sono calato - dice - in quella difficoltà di superare il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, in particolare ho attinto ai momenti di angoscia da me vissuti”.

La scelta di Fausto Paravidino per la voce fuori campo è stata contrastata. “All’inizio avevo optato per la voce di un ventenne, ma qualcosa non tornava, perché l’io narrante è oggi, e dunque occorreva una voce più adulta, come quella di Fausto così logora e graffiata” afferma De Maria.
Il film è costato 650mila euro, di cui 200mila dal MiBACT. “Si tratta di una produzione indipendente che non ha ancora un distributore - polemizza Scamarcio - colpa di un mercato sbilanciato dove sono sempre meno gli schermi per un cinema creativo e dove il Sud è schiacciato dai multiplex”.

 
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