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Pasolini

Post n°11771 pubblicato il 30 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

È il primo novembre 1975. Ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini. Siamo a casa. La madre lo sveglia; è appena tornato da Stoccolma, dove si è occupato della traduzione de "Le ceneri di Gramsci". Durante la giornata si occupa della censura al suo "Salò o le 120 giornate di Sodoma"; viene intervistato da Furio Colombo; scrive Petrolio immaginando il suo romanzo e dopo pranzo scrive a Eduardo De Filippo. La sera uscirà con la sua Alfa per Roma, dove incontra Pino Pelosi andando incontro al suo destino. 

Nel novecento non c'è stato intellettuale che abbia saputo influenzare, scandalizzare e irrompere sulla scena come Pier Paolo Pasolini, dunque fare un film su di lui non è mai semplice sia per la complessità della sua persona, sia per i misteri che ci sono sul suo omicidio. Pier Paolo è stato capace di leggere meglio di tanti altri suoi contemporanei il suo presente, ma allo stesso tempo prevedere in largo anticipo cosa sarebbe diventata la società nei decenni successivi. Abel Ferrara decide di raccontare l'ultimo giorno dello scrittore, anche nei suoi eccessi; senza voler affrontare in nessun modo le tesi sulla sua uccisione.

Un film difficile da raccontare anche perchè nel film non succede nulla, nonostante avvengano determinate situazioni, in piena prosecuzione con l'idea pasoliniana che la realtà non si può trasfigurare e il vissuto di Pasolini di conseguenza non può essere raccontato in un film, nonostante l'autore racconti un giorno di vita vissuta. Di conseguenza partendo da questo punto, qualsiasi trasposizione di Pasolini, non può essere reale in un altro corpo nonostante Willan Defoe riesca però a rappresentarlo nella maniera più autentica possibile, grazie alla sua grandissima capacità di saper studiare i suoi personaggi nei suoi più piccoli particolari.

Il film si chiude su uno degli elementi più classici del cinema di Ferrara, ovvero l'accostamento di una scena tragica ad una irreale.

Irrealtà che si sviluppa in tutto il film, dove alla quotidianità degli eventi degli ultimi giorni di Pasolini si intrecciano le visioni basate sui suoi lavori mai terminati; dal romanzo Petrolio al film Porno-Teo-Kolossal, che avrebbe dovuto vedere protagonisti Eduardo De Filippo e Ninetto Davoli.

A Ferrara non interessa tanto il passato, ma il futuro non vissuto dal poeta e che forse è l'inferno nel quale Pasolini si era già calato.

Un film che non convince appieno, per via della troppa timidezza e del troppo rispetto che l'autore ha per il suo maestro. Un film che forse solo l'autore può capire appieno, essendo raccontato in maniera troppo personale

Voto finale: 3/5

Pasolini

Poster

Un giorno, una vita. Roma, è la notte fra il 1° e il 2 novembre 1975 quando il grande poeta e cineasta italiano Pier Paolo Pasolini viene assassinato. Simbolo di un'arte che si è scagliata contro il potere, gli scritti di Pasolini scandalizzano e i suoi film sono perseguitati dalla censura. Molti sono quelli che lo amano, non pochi quelli che lo odiano. Il giorno della sua morte Pasolini trascorre le sue ultime ore in compagnia dell'amatissima madre, degli amici più cari; poi esce di notte a bordo della sua Alfa Romeo in cerca di avventure nella città eterna. All'alba del 2 novembre il corpo di Pasolini viene ritrovato senza vita all'idroscalo di Ostia. Un film onirico e visionario, un intreccio di realtà e immaginazione.

  • FOTOGRAFIAStefano Falivene
  • PRODUZIONE: Una co-produzione Capricci, Urania Pictures, Tarantula, Dublin Films con Arte France Cinema
  • DISTRIBUZIONE: Europictures, in associazione con Akai Italia Srl
  • PAESE: Belgio, Francia, Italia
  • DURATA100 Min
NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2014

 
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