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Messaggi di Marzo 2017

 

Ghost in the shell

Post n°13736 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Per un figlio

Post n°13735 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Lì Sunita, una donna srilankese di mezz'età, divide le sue giornate tra il lavoro di badante e un figlio adolescente. Fra loro regna un silenzio pieno di tensioni. È una relazione segnata da molti conflitti. Essendo cresciuto in Italia, il figlio fa esperienza di un'ibridazione culturale difficile da capire per la madre, impegnata a lottare per vivere in un paese al quale non vuole appartenere.

 

CRITICA DI PER UN FIGLIO:

Realizzata da un giovane regista appartenente alla seconda generazione di immigrati srilankesi in Italia, quest’opera prima ambientata nel Nord Italia racconta con stile a tratti documentaristico il rapporto tra una madre sola e un figlio adolescente chiuso e ribelle. Al tempo stesso è uno spaccato della vita degli immigrati nel nostro paese, che vivono una vita spesso faticosa e piena di sacrifici e dove genitori e figli sono spesso divisi tra il desiderio di conservare la propria lingua e le proprie tradizioni e la voglia di integrarsi e sentirsi accettati. Un esordio maturo che è anche una voce che mancava nel nostro cinema: quella di chi è a metà tra due mondi e li ama entrambi. (Daniela Catelli) 

 
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Il permesso

Post n°13734 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Claudio Amendola, alla sua seconda regia, è il burattinaio di tre uomini e una donna di età ed estrazione sociale differenti, che devono decidere come utilizzare questa breve finestra di libertà prima che si richiuda.
A Luigi, Donato, Angelo e Rossana sono state concesse 48 ore di permesso fuori dal carcere di Civitavecchia. Per motivi differenti si trovano in galera, dove devono scontare il loro debito con la giustizia. Ma adesso sono fuori, e devono decidere in che modo spendere il poco tempo che gli è stato concesso. Vendetta, redenzione, riscatto, amore. Una volta usciti ognuno di loro dovrà fare i conti con il mondo che è cambiato mentre erano dentro.

CRITICA DI IL PERMESSO - 48 ORE FUORI:

Stringato, essenziale ed equilibrato nell'alternanza fra le storie che racconta, Il Permesso 48 ore fuori è un film di genere nel quale Roma non è uno scenario da romanzo criminale e il pulp lascia il posto al realismo. La seconda regia di Claudio Amendola è attraversata dall'amore con la "A" maiuscola, che informa le vite dei quattro protagonisti: due giovani, che rappresentano la speranza, e due adulti, destinati a riptere gli errori di un tempo. E se Amendola è un Samurai amante della quiete, ruvido, cupo e malato di rabbia è invece il personaggio di Luca Argentero, bravo come mai prima d'ora. Maurizio Calvesi fa bene il suo lavoro, fotografando con precisione il mondo dentro e fuori dalle sbarre. (Carola Proto) 
Leggi la recensione completa di Il Permesso - 48 ore fuori

CURIOSITÀ SU IL PERMESSO - 48 ORE FUORI:

Il permesso - 48 ore fuori è il secondo film da regista di Claudio Amendola dopo La mossa del pinguino del 2013.

Claudio Amendola e Luca Argentero hanno già lavorato insieme nel 2013 in Cha Cha Cha di Marco Risi e nel 2015 in Noi e la Giulia. 

La preparazione fisica di Luca Argentero è stata incentrata su una dieta rigida e un duro esercizio. Si è allenato a Torino con alcuni ragazzi che insegnano Thai Boxe in modo da poter dimostrare in scena di sapersi muovere durante i combattimenti a mani nude, e si è sottoposto a una lunga dieta, però che più che perdere chili li ha "trasformati" - si è poi preparato con Claudio Pacifico, stunt coordinator del film, sia per le coreografie sia per le scene particolarmente movimentate.

 

SOGGETTO:

La sceneggiatura del film nasce nato dalla collaborazione tra Giancarlo De Cataldo, già autore di Suburra e Romanzo Criminale, Claudio Amendola e Roberto Jannone.

 
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Ghost in the Shell

Post n°13733 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Basato sul manga giapponese di fama mondiale, "The Ghost in the Shell", dell'artista Masamune Shirow, il film Ghost in the Shell è ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui il confine tra uomo e tecnologia è sempre più labile, dove ritroviamo il Maggiore (Scarlett Johansson), una donna umana, unica nel suo genere. Vittima di un terribile incidente, è stata salvata dalla morte e trasformata in un soldato perfetto tramite una modificazione cibernetica che l'ha resa un ibrido tra cyborg e essere umano. Il Maggiore è stata messa alla guida di un reparto speciale della polizia, la task force speciale Section 9, incaricato di sventare i piani dei più pericolosi criminali del mondo. Grazie alle sue capacità fuori del comune, è l'unica in grado di scovare e affrontare la nuova minaccia, un nemico capace di insinuarsi nelle menti cibernetiche fino ad assumerne il completo controllo. Mentre si prepara ad affrontare questo un nuovo tipo di terrorismo una terribile verità sul suo passato salta fuori: il Maggiore scopre infatti che le hanno mentito, la sua vita non è stata salvata, in realtà le è stata rubata. Da quel momento in poi non si fermerà davanti a nulla pur di svelare il mistero legato alla sua esistenza, recuperare il proprio passato e scoprire chi le ha fatto ciò e riuscire a bloccarlo prima che possa fare la stessa cosa ad altri.

CRITICA DI GHOST IN THE SHELL:

Ghost in The Shell, l'adattamento dal vero dell'omonimo anime di Mamoru Oshii e del manga di Masamune Shirow semplifica e spiega ciò che nell'originale era criptico, ma anche più metafisico e affascinante. Ne risulta un film piuttosto blando, dove le poche scene con Takeshi Kitano colpiscono più di quelle con la protagonista Scarlett Johansson. Qualche scena d'azione ben concepita, ma un look non particolarmente memorabile. (Domenico Misciagna)
Leggi la recensione completa di Ghost in the Shell

CURIOSITÀ SU GHOST IN THE SHELL:

Il film è tratto dalla celebre serie di manga della Kodansha Comics creata da Masamune Shirow. 

Il ruolo da protagonista è stato offerto a Margot Robbie. Quando l'attrice ha rifiutato per entrare nel cast di Suicide Squad, la parte è stata proposta a Scarlett Johansson 

Ghost in the Shell è stato girato prevalentemente a Wellington, in Nuova Zelanda, con riprese aggiuntive ad Hong Kong e Shanghai tra paesaggi mozzafiato e teatri di posa ultramoderni. 

Per celebrare l'inizio della produzione, c’è stata una cerimonia di benvenuto seguita da una benedizione Maori per il cast e per i registi. 

Oltre che dalle versioni manga e anime di Ghost in the Shell, gli scenografi hanno tratto ispirazione dai film di Stanley Kubrick e dalla rivista londinese The Face degli anni 80. 

Per ottenere una particolare tavolozza dei colori che ricordasse quella di un anime, è stato utilizzato uno strumento composto da una serie di lampade a LED, controllate da un mixer che permetteva di miscelarle. I vari colori venivano poi richiamati su un touch-screen e ne veniva modificata l'intensità. 

Per catturare la qualità pittorica dell'anime, i tecnici hanno anche realizzato delle lenti speciali per l'obiettivo. 

I costumi da uomo sono stati realizzati dalla Rembrandt, l'ultima e più antica azienda neozelandese produttrice di abiti da uomo con materiali non tradizionali come vecchie stoffe Obi e vecchi tessuti per Kimono. 

La tuta mimetica termo-ottica del Maggiore è stata realizzata in silicone ed è la prima volta che i tecnici realizzano un progetto simile, utilizzando alcuni tra i più nuovi tessuti high-tech.

Scarlett Johansson ha trascorso più di un anno preparandosi per il ruolo. Ha dichiarato che è stato uno degli allenamenti più estenuanti della sua carriera. 

Quasi tutti i personaggi del film hanno una qualche forma di protesi. Tra comparse e personaggi principali, per le scene nelle strade di Hong Kong, ogni giorno i truccatori dovevano occuparsi di un gruppo di 120 persone.

 
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La mia famiglia a soqquadro

Post n°13732 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Martino è un bambino di 11 anni che, arrivato nel nuovo mondo della scuola media, si trova di fronte ad una realtà inaspettata: i suoi genitori non sono separati! E' l'unico della classe ad avere ancora i genitori insieme... Pian piano inizia ad invidiare ai compagni i sontuosi viaggi, le vacanze e i regali ricevuti dai genitori e dai loro rispettivi nuovi partner che fanno a gara per accaparrarsi l’affetto dei figli. Da qui scatta in lui l'idea diabolica: far separare i suoi genitori per diventare un bambino come tutti gli altri e godere anche lui degli stessi fantastici benefici dei compagni di scuola. La situazione però gli sfuggirà di mano e tutto sembrerà andare per il peggio per sé e per la famiglia, ma alla fine non tutto sarà perduto...

 
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Dall’altra parte: il regista Zrinko Ogresta presenta il film

Post n°13731 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Dall’altra parte, settima opera del regista croato Zrinko Ogresta e prima ad essere distribuita in italia, è stata presentata oggi alla stampa romana. Il regista ed il distributore del film Paolo Minuto, hanno risposto alla stampa, parlando del film, della genesi produttiva e della strategia di distribuzione nel nostro paese, ricco di comunità croate e slave, ecco cosa ci hanno raccontato:

In Dall’altra Parte troviamo Vesna (Ksenija Marinković) un’infermiera che vive a Zagabria. Sua figlia Jadranka (Tihana Lazović) si è laureata in legge e sta per sposarsi con Bozo (Toni Šestan), “un inetto”, secondo suo fratello Vladimir (Robert Budak) , che è sposato, ha un figlio piccolo e un’amante incinta.
ON-THE-OTHER-SIDE-Dallaltra-parte-un-film-di-Zrinko-Ogresta-2017-1
Vesna riceve una chiamata misteriosa a lavoro. Dall’altra parte del filo, si presenta un certo Žarko (Lazar Ristovski), che scopriamo essere suo marito. Žarko era capitano dell’Esercito Nazionale di Jugoslavia quando iniziò la guerra in Croazia (1991), e decise di stare “dall’altra parte”. Finito a L’Aia, è stato appena rilasciato. I due non si parlano da vent’anni; la telefonata inaspettata riporterà a galla il ricordo di un segreto che la donna ha cercato di nascondere per molto, troppo tempo, catapultandola di colpo in un passato doloroso. E quell’amaro passato, può creare le basi per quello che avverrà nell’oggi, può essere così ingombrante da rendere Vesna vittima (anche) del presente…

Come mai avete scelto di distribuire in Italia l’opera di Ogresta e quale sarà la strategia distributiva del film?

Paolo MinutoIl film uscirà il 30 marzo prossimo in una decina di copie nei principali capoluoghi italiani come Roma, Firenze, Torino, Milano, Catania e poi dopo aver fatto il suo corso, periamo si possa espandere anche in altri capoluoghi di regione come successo per il nostro altro titolo “Appena apro gli occhi” che sta facendo il giro delle sale italiane da quasi dodici mesi. Puntiamo molto anche a far uscire il film in molise, a Campobasso, regione dove vi è una forte comunità slava e croata e, visto che il film verrà distribuito in versione originale con sottotitoli, contiamo molto su questo fattore, soprattutto in quelel aree dove le comunità sono molto presenti.
Il titolo in inglese è stato tradotto “On the other side” e si sa l’adattare un titolo in una lingua diversa è sempre una scommessa, perciò abbiamo deciso di rinominarlo “Dall’altra parte” proprio per far si che il doppio senso del titolo, sia quello metafisico, l’andare dall’altra parte, che quello del doppio ruolo sia attoriale sia della personalità dei protagonisti “l’altra parte” potesse emergere facendo risaltare l’intera opera di Ogresta.

Il film racconta tematiche universali che travalicano le guerre avvenute in Ex-Jugoslavia ad inizio degli anni ’90; non è tanto un opera che focalizza sul periodo storico piuttosto su ciò che è oggi aver portato sulle spalle, aver vissuto quel periodo, capire cosa è sucesso, quali erano le forze in campo, contestializzandole e attualizzandole nella Croazia contemporanea; cosa ci può dire a riguardo?

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Zrinko OgrestaQuesto è il mio settimo film, ma il primo che viene distribuito in Italia, e di questo sono molto felice e volevo ringraziare Paolo (Minuto, il distributore ndr.) per il suo sforzo. In aggiunta stò già lavorando sul prossimo film e voi mi chiedete di tornare indietro… 
Il mio è un film che parla della gente comune e non vuole avere nulla a che fare con la politica; nonostante io fossi croato e di origine croata, ho cercato di realizzare il film senza filtri, come una persona qualsiasi. Quando realizzai l’opera avevo paura di come potessero reagire il mio popolo e le istituzioni politiche di fronte al racconto che avevo messo in atto; ma la gente ha apprezzato il mio sforzo ed alla fine tutto è andato per il verso giusto. Proprio perchè il mio obbiettivo primario era il parlare e comprendere la gente senza dover obbligatoriamente entrare nei dettagli personali e ideologici. il messaggio che ho voluto inviare con quest’opera dunque è stato ben accolto sia dalla critica che dalla politica di entrambe le nazioni serba e croata.

L’aspetto stilistico del film è uno dei fattori chiave dell’opera; la messa in scena si basa molto su piani contrapposti che impediscono e ostruiscono parzialmente la visione. Come ha lavorato per realizzare ciò?

Zrinko OgrestaNon è facile per un regista spiegare a parole il proprio film, quando lo si traduce in parola quasi sempre si può risultare banali.
In generale ho impostato il film in maniera molto semplice e una delle linee stilistiche principali è stato il pianosequenza: una scena, una inquadratura. Siccome ho voluto realizzare un film il più autentico possibile, ho scelto proprio il pianosequenza perchè mi permetteva di non alterare quanto ripreso in fase di montaggio. Volevo che il film risultasse il più naturale possibile. Ciò che è stato filmato appare su schermo, quello che vedete sono proprio le scene che io ho deciso di riprendere e se ci sono stati tagli alle scene essi risultano impercettibili.
Come seconda scelta ho voluto frapporre tra la scena e la macchina da presa degli ostacoli, come tende, vetri, elementi naturali, che alterassero la percezione della visione da parte dello spettatore. Il motivo principale di questa scelta è da ritrovarsi nell’intento di far vivere allo spettatore quell’incertezza e quell’anzia che la protagonista Vesna (Ksenija Marinković) sta vivendo sulla sua pelle, una donna che nasconde un enorme segreto il quale, se rivelato, potrebbe mettere lei e la sua famiglia in grossi guai.
Terzo, ho evitato di porre la telecamera nel posto giusto e nella corretta posizione all’interno della scena: così come la vita è piena di ostacoli, così volevo che essi fossero presenti davanti la mia macchina da presa.
Nella natura creativa il regista spesso racconta la storia ripetendo i dettagli diverse volte. Psicologicamente la scelta, classico metodo hollywoodiano, è molto logica; ha un senso poiché lo spettatore che va al cinema non potrà mai essere concentrato al 100% durante tutta la visione, dunque per non fargli perdere dettagli preziosi, i registi tendono a far ripetere alcune situazioni. Io in questo film non applico questo metodo preciso, perciò ci vuole una grande attenzione; se voi ora rivedeste il film, potete notare dei dettagli, delle situazioni che ad una prima visione vi erano sfuggite. Il film abbonda di piccoli dettagli, come in un mosaico; essi compongono il quadro totale dell’opera.
dallaltra_parte_ksenija_marinkovic

L’elemento stilistico chiave è la frapposizione di oggetti, elementi della scena tra lo spettatore e ciò che accade; questo pone lo spettatore in una situazione limite, pare quasi che egli stia spiando , si nasconda ove può per osservare più o meno da lontano ciò che accade, come se la donna, protagonista del film fosse “spiata” dal vicino di casa, è così o è una mia sensazione?

 Zrinko OgrestaSi, in alcune situazioni l’effetto è voluto, così come nella scena dell’ospedale ove vesna va a trovare l’amante del figlio; in quella scena è evidente il punto di vista di un terzo spettatore che “spia” ciò che sta accadendo.

Ci può dire qualcosa circa la scelta di Vesna, la protagonista principale?

Zrinko Ogresta: Vesna, ossia Ksenija Marinković è una delle migliori attrici croate in circolazione, inoltre aveva tutte le caratteristiche psicofisiche di cui avevo bisogno per il mio film. A parte questo, ho scelto lei anche perché la sua storia, il suo passato, aveva elementi in comune con ciò che aveva vissuto Vesna, la protagonista del film. Ksenija è un’attrice croata, ma di origini serbe e nel 1991 ha visto la sua famiglia emigrare a Belgrado mentre lei, coraggiosamente, è rimasta in croazia perdendo di vista i suoi familiari e affrontando momenti difficili.

Qualche informazione extra sul suo prossimo lungometraggio?

Zrinko Ogresta: In verità non l’ho ancora detto a mia moglie, voi siete stati i primi a saperlo !

 
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Dall'altra parte

Post n°13730 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: S one strane

Poster

Vesna è un'infermiera a domicilio di Zagabria. Sua figlia Jadranka si è laureata in legge e sta per sposarsi con Bozo, "un inetto", secondo suo fratello Vlado, che è sposato, ha un figlio piccolo e un'amante incinta. All'inizio del film, Vesna riceve una chiamata misteriosa a lavoro. Dall'altra parte del filo, si presenta un certo Žarko, che scopriamo essere suo marito. Žarko era capitano dell'Esercito Nazionale di Jugoslavia quando iniziò la guerra in Croazia (1991), e decise di stare "dall'altra parte". Finito a L'Aia, è stato appena rilasciato. I due non si parlano da vent'anni; la telefonata inaspettata riporterà a galla il ricordo di un segreto che la donna ha cercato di nascondere per molto, troppo tempo, catapultandola di colpo in un passato doloroso. E quell’amaro passato, può creare le basi per quello che avverrà nell’oggi, può essere così ingombrante da rendere Vesna vittima (anche) del presente...

CRITICA DI DALL'ALTRA PARTE:

Un film che ci mostra con sensibilità, intelligenza e grande eleganza stilistica le conseguenze del conflitto fratricida su famiglie e generazioni che devono ancora elaborare il terribile trauma della guerra civile. Il regista Zrinko Ogresta nella storia di Vesna, una donna di mezza età che vive a Zagabria con due figli ormai grandi, ricacciata nel passato da cui era fuggita 20 anni prima da una inattesa telefonata del marito, riesce a farci riflettere su vittime e carnefici, senso di colpa e responsabilità in appena 80 minuti di durata. Un dono della sintesi che si concilia con una densità di contenuti a cui il cinema occidentale recente ci ha disabituato. Mai moralista, mai schierata, profondamente umana, Dall'altra parte è un’opera che si interroga con onestà sulla possibilità del perdono e della riconciliazione, un thriller dell’anima con un colpo di scena finale che lascia senza parole, con al centro due straordinari protagonisti. (Daniela Catelli) 

 
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La tartaruga rossa

Post n°13729 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: La tortue rouge

Poster

La Tartaruga Rossa racconta le grandi tappe della vita di un essere umano, attraverso la storia di un naufrago su un'isola deserta popolata di tartarughe, granchi e uccelli.

CRITICA DI LA TARTARUGA ROSSA:

Nella prima parte La tartaruga rossa di Michael Dudok De Vit è uno straordinario esercizio di cinema, che gioca sul sensoriale, sul suono e sull'immagine, per annullare la barriera dello schermo e farci vivere direttamente la natura. Un'esperienza rara, preziosa, per certi versi stupefacente. Procedendo, l'esperimento si trasforma in una fiaba un po' più didascalica, con una colonna sonora preponderante e un simbolismo che appesantisce leggermente la semplicità diretta delle prime battute. La tartatuga rossa rimane comunque un film degno del tempo di ogni appassionato di cinema, sublimato dalla coraggiosa scelta di rinunciare ai dialoghi e alle parole. (Domenico Misciagna) 
Leggi la recensione completa di La tartaruga rossa

CURIOSITÀ SU LA TARTARUGA ROSSA:

Presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un certain regard.

 
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La tartaruga rossa

Post n°13728 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: La tortue rouge

Poster

La Tartaruga Rossa racconta le grandi tappe della vita di un essere umano, attraverso la storia di un naufrago su un'isola deserta popolata di tartarughe, granchi e uccelli.

CRITICA DI LA TARTARUGA ROSSA:

Nella prima parte La tartaruga rossa di Michael Dudok De Vit è uno straordinario esercizio di cinema, che gioca sul sensoriale, sul suono e sull'immagine, per annullare la barriera dello schermo e farci vivere direttamente la natura. Un'esperienza rara, preziosa, per certi versi stupefacente. Procedendo, l'esperimento si trasforma in una fiaba un po' più didascalica, con una colonna sonora preponderante e un simbolismo che appesantisce leggermente la semplicità diretta delle prime battute. La tartatuga rossa rimane comunque un film degno del tempo di ogni appassionato di cinema, sublimato dalla coraggiosa scelta di rinunciare ai dialoghi e alle parole. (Domenico Misciagna) 
Leggi la recensione completa di La tartaruga rossa

CURIOSITÀ SU LA TARTARUGA ROSSA:

Presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un certain regard.

 
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Film nelle sale da ieri

Post n°13727 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

17 anni (e come uscirne vivi)
17 anni (e come uscirne vivi)
The Edge of Seventeen
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Commedia, Drammatico
  • NAZIONALITA': USA
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Kelly Fremon
  • CAST: Hailee Steinfeld, Haley Lu Richardson, Blake Jenner
Classe Z
Classe Z
Classe Z
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Guido Chiesa
  • CAST: Alessandro Preziosi, Andrea Pisani, Alice Pagani
Dall'altra parte
Dall'altra parte
S one strane
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Croazia, Serbia
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Zrinko Ogresta
  • CAST: Ksenija Marinkovic, Lazar Ristovski, Tihana Lazovic
Ghost in the Shell
Ghost in the Shell
Ghost in the Shell
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Azione, Fantascienza
  • NAZIONALITA': USA
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Rupert Sanders
  • CAST: Scarlett Johansson, Michael Pitt, Michael Wincott
Il permesso - 48 ore fuori
Il permesso - 48 ore fuori
Il permesso
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Noir, Drammatico, Thriller
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Claudio Amendola
  • CAST: Claudio Amendola, Luca Argentero, Valentina Bellè
Il viaggio
Il viaggio
The Journey
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Gran Bretagna
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Nick Hamm
  • CAST: Freddie Highmore, Toby Stephens, John Hurt
La mia famiglia a soqquadro
La mia famiglia a soqquadro
La mia famiglia a soqquadro
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Max Nardari
  • CAST: Gabriele Caprio, Bianca Nappi, Marco Cocci
La vendetta di un uomo tranquillo
La vendetta di un uomo tranquillo
Tarde para la ira
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Drammatico, Thriller
  • NAZIONALITA': Spagna
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Raúl Arévalo
  • CAST: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz
La verità, vi spiego, sull'amore
La verità, vi spiego, sull'amore
La verità, vi spiego, sull'amore
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Max Croci
  • CAST: Ambra Angiolini, Carolina Crescentini, Edoardo Pesce
Per un figlio
Per un figlio
Per un figlio
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Italia, Sri Lanka
  • ANNO: 2017
  • REGIA: Suranga Deshapriya Katugampala
  • CAST: Kaushalya Fernando, Julian Wijesekara, Nella Pozzerle
The Most Beautiful Day - Il giorno più bello
The Most Beautiful Day - Il giorno più bello
Der geilste Tag
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Germania
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Florian David Fitz
  • CAST: Florian David Fitz, Matthias Schweighofer, Alexandra Maria Lara
Virgin Mountain
Virgin Mountain
Fúsi
  • DATA USCITA: 30/03/2017
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Islanda, Danimarca
  • ANNO: 2015
  • REGIA: Dagur Kari
  • CAST: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson

 
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Ghost in the shell

Post n°13726 pubblicato il 31 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Siamo nel 1989, un nuovo modo di fare manga è nato, grazie a Masamune Shirow che riuscì a mettere insieme una narrazione cyberpunk con un'immensa dimensione filosofica della vita e psicologica della natura del personaggio e soprattutto dell'umanità. Agente in un corpo interamente cibernetico, Motoko Kusanagi ha un'anima umana, il ghost, che non si adatta al suo shell, la sua corazza; e questa è la causa del suo disagio. Dagli anni '90 in poi, "Ghost in the shell" è stato rappresentato in ogni modo possibile e anche cinematograficamente, due volte; ma in questa ultima rappresentazione il livello del film è decisamente più alto in quanto il tutto viene concepito in una nuova natura dove la tematica rimane sempre quella dell'umanità compromessa dalla tecnologia e che sta scomparendo, ma in una nuova dimensione. Non solo la rappresentazione delle espressioni di Shirow, ma anche e soprattutto il passaggio dall'animazione al live action digitale che fa rimanere a bocca aperta, perchè quell'immaginario cyberpunk non viene toccato e Scarlett Johansson nonostante sia fisicamente completamente diversa rispetto a Motoko Kusanagi, riesce con le sue espressioni facciali a renderle completamente giustizia

 
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Vince la pazza gioia

Post n°13725 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

La pazza gioia è il mattatore ai David di Donatello. Oltre al premio per il miglior film, la storia di donne mentalmente disturbate che ha emozionato i giurati porta a casa, tra gli altri, anche i riconoscimenti per il miglior regista e la miglior attrice protagonista, Valeria Bruni Tedeschi, che emozionata regala una divertente carrellata di ringraziamenti (mentre inciampa sul vestito), oltre alla compagna d’avventura Micaela Ramazzotti, che viene chiamata sul palco – si paragonano a Stanlio e Ollio – anche a “la mia migliore amica Babara che mi ha offerto un pezzo di focaccia il primo giorno d’asilo, facendomi sentire meno sola, a Leopardi, Ungaretti, Pavese, Natalia Ginzburg, Anna Magnani, De Andrè, Chopin, mia madre, mia sorella, mia zia, gli uomini che mi hanno amata, quelli che mi hanno abbandonata, quelli che mi ameranno e la mia analista”. 

Indivisibili si accontenta del premio alla sceneggiatura e di quello ad Antonia Truppo, miglior interprete femminile non protagonista, oltre a quelli musicali assegnati a Enzo Avitabile (miglior canzone originale per 'Abbi pietà di noi' e miglior musicista, che ringrazia in particolar modo "la periferia di Napoli") e al produttore.Stefano Accorsi è miglior protagonista maschile di questa 61esima edizione, la prima senza Gian Luigi Rondi (ricordato insieme ad altri illustri scomparsi di quest’anno, da Pasquale Squitieri a Tomas Milian, a Josciua Algeri, giocane rapper protagonista di Fiore, scomparso in un incidente, in una clip accompagnata da una performance canora di Manuel Agnelli). L'attore ha trionfato per la sua interpretazione di Loris De Martino in Veloce come il vento. "Spero che Bianca (la compagna, presente in sala) non partorisca adesso, ma nel caso avremmo già due nomi pronti: David o Donatello", ha scherzato durante la premiazione. L'adrenalico film di corse di Matteo Rovere fa comunque il pieno  di premi tecnici: fotografia, trucco, montaggio, suono ed effetti digitali. Miglior documentario è Crazy for Football di Volfango De Biasi, distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Fai bei sogni di Marco Bellocchio aveva ben dieci candidature, tra cui quella di Valerio Mastandrea (miglior attore), ma all’interprete romano va ‘solo’ il premio come miglio attore non protagonista per Fiore. Standing ovation a Roberto Benigni, a cui va il premio speciale alla carriera. "Nemmeno il Papa a San Siro è stato accolto così. Io vi benedico, ringrazio l'accademia tutta, abbiamo reso grande l'arte più commovente del mondo", ha detto il regista e attore dedicando la statuetta alla moglie. Anzi, di più. "Questo premio appartiene a Nicoletta, con lei ho fatto tutto", ha aggiunto ricordando che "il cinema italiano è il più grande del mondo".  

Risate con il corto di Maccio Capatonda ed Herbert Ballerina, Il montatore gelosone, usato per presentare il primo al miglior montaggio. Delusione per Mine, soprattutto per aver lisciato il premio per gli Effetti Digitali. Difficile la logistica, almeno per la stampa, con una sala priva di prese elettriche e piuttosto fredda, ma a scaldarci il cuore ci hanno pensato i protagonisti del cinema italiano, la conduzione spigliata di Alessandro Cattelan e l’emozionato Carlo Verdone che nell’elencare i film candidati per il premio più importante rotola un po’ sul titolo di quello di Bellocchio, che diventa Fai bisogni. Così si chiude una serata ricca di note di colore, sempre più vicina per attitudine e intensità ai più importanti premi della cinematografica americana. 

 
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David di Donatello 2017

Post n°13724 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

 

MIGLIOR FILM
La pazza gioia prodotto da Marco BELARDI per Lotus Production (una società di Leone Film Group) con Rai Cinema per la regia di Paolo VIRZÌ
 
MIGLIORE REGISTA
Paolo VIRZÌ per il film La pazza gioia

MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
Marco DANIELI per il film La ragazza del mondo
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA
Nicola GUAGLIANONE, Barbara PETRONIO, Edoardo DE ANGELIS per il film Indivisibili
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA ADATTATA
Gianfranco CABIDDU, Ugo CHITI, Salvatore DE MOLA per il film La stoffa dei sogni
 
MIGLIORE PRODUTTORE
Attilio DE RAZZA, Pierpaolo VERGA per il film Indivisibili

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Valeria BRUNI TEDESCHI per il film La pazza gioia
 
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
Stefano ACCORSI per il film Veloce come il vento
 
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Antonia TRUPPO per il film Indivisibili
 
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Valerio MASTANDREA per il film Fiore
 
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Michele D'ATTANASIO per il film Veloce come il vento
 
MIGLIORE MUSICISTA
Enzo AVITABILE per il film Indivisibili
 
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
"ABBI PIETÀ DI NOI" musica, testi di Enzo AVITABILE interpretata da Enzo AVITABILE, Angela e Marianna FONTANA per il film Indivisibili
 
MIGLIORE SCENOGRAFO
Tonino ZERA per il film La pazza gioia
 
MIGLIORE COSTUMISTA
Massimo CANTINI PARRINI per il film Indivisibili
 
MIGLIOR TRUCCATORE
Luca MAZZOCCOLI per il film Veloce come il vento
 
MIGLIOR ACCONCIATORE
Daniela TARTARI per il film La pazza gioia
 
MIGLIORE MONTATORE
Gianni VEZZOSI per il film Veloce come il vento
 
MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA
Presa diretta: Angelo BONANNI – Microfonista: Diego DE SANTIS – Montaggio e Creazione suoni: Mirko PERRI – Mix: Michele MAZZUCCO per il film Veloce come il vento
 
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI
Artea Film & Rain Rebel Alliance International Network per il film Veloce come il vento
 
MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA
Io, Daniel Blake, di Ken LOACH (Cinema)
 
MIGLIOR FILM STRANIERO
Animali notturni, di Tom FORD (Universal Pictures)
 
DAVID GIOVANI
In guerra per amore, di Pierfrancesco DILIBERTO

MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
Crazy for football, di Volfango DE BIASI

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
A casa mia, di Mario PIREDDA

DAVID SPECIALE ALLA CARRIERA
Roberto Benigni
 
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La logica dei media mainstream, la logica di un regime da antidiplomatico

Post n°13723 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

La logica dei media mainstream, la logica di un regime
 

di Federico Pieraccini


A Mosca 500 persone sfilano contro Putin: tutti i giornali occidentali ne parlano.

A Sana'a centinaia di migliaia di persone manifestano per fermare i disumani bombardamenti Sauditi contro lo Yemen: nessuna menzione da parte di TV o giornali europei o americani.

Giornalisti ed editori dei grandi gruppi editoriali e televisivi non hanno come missione di informare i cittadini, bensì di modellare l'opinione pubblica nella direzione più confacente agli interessi dei proprietari di TV e giornali.

Per questo motivo e per tanti altri, l'editore del corriere o l'inviato della CNN che coscientemente omettono le notizie su Sana'a sono complici del massacro Saudita in Yemen. Nell'era dell'informazione, un giornalista, editore, direttore di Rete/Testata hanno la stessa colpa e responsabilità del pilota di F-
15 Saudita che giornalmente trucida i civili Yemeniti.

Cari giornalisti mainstream o come diavolo volete definirivi (#fakenews) le vostre mani sono sporche di sangue e la vostra coscienza è macchiata per sempre.

Chi, consapevolmente, decide di comportarsi in questa maniera delinquenziale ha molto da spartire con al qaeda e al nusra. 

Curiosamente, invece di inseguire i propri fratelli ideologici di daesh che in un battibaleno li decapiterebbero, questi autoproclamati giornalisti preferiscono puntare ad un premio pulitzer per sentirsi meno in colpa e forse meno insanguinati.

Logica da servi aguzzini inconsapevoli(?).

 
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Anastasia da worldtour

Post n°13722 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Anastasia, la recensione del cartone sulla famiglia russa dei Romanov


TITOLO: Anastasia

REGIA: Don Bluth, Gary Goldman

DOPPIATORI ITALIANI: Tosca, Fiorello, Franco Chillemi, Mauro Bosco, Fabrizio Vidale ecc..

DOPPIATORI ORIGINALI: Meg Ryan, Liz Callaway, John Cusack, Jonathan Dokuchitz, Kelsey Grammer, Christopher Lloyd ecc…

PAESE: USA

ANNO: 1997

GENERE: animazione, storico, fantastico, musicale, sentimentale, avventura

DURATA: 94 minuti

 TRAMA: 

“Ci fu un tempo, non molti anni or sono, in cui vivevamo in un mondo incantato fatto di eleganti palazzi e di feste grandiose. L’anno era il 1916 e mio figlio Nicola era lo zar di tutte le russie. Stavamo festeggiando il trecentesimo anniversario dell’ascesa al trono della nostra famiglia, e quella sera nessuna stella era più brillante della nostra dolce Anastasia, la mia più giovane nipote.”

Siamo in Russia, nel 1916, e la famiglia imperiale dei Romanov festeggia con gioia il trecentesimo anniversario dell’ascesa al potere. Purtroppo, durante il regale ballo, si presenta a palazzo il nemico giurato, Rasputin che minaccia di vendicarsi sulla dinastia degli zar. Approfittando della Rivoluzione che si abbatte su tutta la città, il malvagio monaco comincia a distruggere i Romanov.
Riescono a salvarsi, grazie all’aiuto di un giovane garzone, solamente l’imperatrice madre Maria e la giovane gran duchessa Anastasia. Nella fuga, però, avviene un piccolo incidente e la piccola Anastasia si perde, non riuscendo a salire sul treno per Parigi insieme alla cara nonna.
Passano intanto dieci anni e della giovane gran duchessa rimane solo il nome Anya, una collana con sopra scritto “Insieme a Parigi” e vaghi ricordi. Il suo obiettivo diviene quello di scoprire il suo passato e ricongiungersi alla sua famiglia, qualunque essa sia.
Nel frattempo conosce Dimitri, un’affascinante compatriota che, come “lavoro”, si occupa di addestrare giovani ragazze nel tentativo di spacciarle per, appunto, la gran duchessa Anastasia. La nonna, difatti, si trova a Parigi ed offre una allettante ricompensa a chiunque le ritrovi la nipote.
Il viaggio dalla Russia alla Francia sarà arduo, soprattutto a causa degli ostacoli del perfido Rasputin, convinto ad annientare in maniera definitiva la famiglia dei Romanov ma, la fine della storia, rivelerà un finale da non perdere.

Anastasia recensione cartone 2


COMMENTO:

Il cartone di Anastasia è un classico di animazione adatto per tutta la famiglia. Racconta in chiave romantica e divertente la storia della principessa Anastasia, la figlia più giovane dello zar di Russia.
Il cartone siglato 20th Century Fox non ha nulla da invidiare ai più bei cartoni Disney, anche se spesso viene attribuito alla loro squadra.

Il personaggio di Anastasia è molto simpatico e divertente dal momento che, non essendo consapevole della sua appartenenza alla famiglia reale, si comporta esattamente come una ragazza comune e semplice. Senza troppe pretese, se non quella di ritrovare la sua famiglia.
Il legame che instaura con Dimitri, il protagonista maschile, è fin da subito il perno della storia perché comincia come una di quelle storie d’amore impossibili (“io con quello/a mai!”) e, matematicamente, finisce per essere un “e vissero felici e contenti”.

Dimitri: Senti, credo che siamo partiti con il piede sbagliato…
Anastasia: Bè, si lo credo anch’io…
Dimitri: Va bene.
Anastasia: Ma gradirei le tue scuse…
Dimitri: Le mie scuse? No, chi ha parlato di scuse; stavo solo dicendo…
Anastasia: Ti prego, non dire altro, Dimitri; finiresti solo per farmi arrabbiare.
Dimitri: Bene, starò zitto se starai zitta anche tu…
Anastasia: D’accordo starò zitta.
Dimitri: Bene.
Anastasia: Bene.

E le scene di “battibecco” fra i due strappano sempre una spontanea risata:

“Gli uomini, sono così bambini!”

La ciliegina sulla torta del cartone è senza dubbio la colonna sonora, ESEMPLARE.
Di tutti i cartoni esistenti, Anastasia, può vantare canzoni di elevata profondità e bellezza.
Fra le principali ricordiamo: Quando viene dicembre, Il mio inizio sei tu e Cuor non dirmi no.

Cartone consigliato a tutti, assolutamente, grandi e piccini. REGALE

 
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cenerentola

Post n°13721 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Locandina Cenerentola

Ella è una bambina che cresce felice tra mamma e papà. Ma la sua serenità è turbata dalla morte prematura della madre, che le ha fatto promettere di essere sempre coraggiosa e gentile. E coraggio e gentilezza le serviranno qualche anno più tardi con la donna che il padre sposerà in seconde nozze. Dispotica e ambiziosa, Lady Tremaine ha un ex principe da dimenticare e due figlie frivole da accasare. Sola e vessata, dopo la perdita del padre, Ella è costretta a (ri)governare la casa e ad abitare la sua ala polverosa. Appellata Cinderella dalle due sorellastre, Ella fugge a cavallo nel bosco dove incontra Kit, un ragazzo cortese che lavora a palazzo e al servizio del re. Emozionata da quell'incontro, decide di partecipare al ballo bandito dal banditore reale e aperto a sorpresa ai sudditi. Il suo desiderio non ha però fatto i conti con la matrigna e le sorellastre, che la umiliano strappandole il vestito. Ma lassù qualcuno la ama. Avvicinata dalla fata madrina, i suoi sogni diventano realtà. Dentro una zucca trasformata in carrozza, raggiungerà il castello e scoprirà che Kit è addirittura un principe. Il suo principe. 
La favola, come i miti, costruisce diverse versioni di sé, cambia forma fino a trovarne una definitiva. Per "Cenerentola" è quella animata della Disney, che sessantacinque anni dopo torna a raccontare sullo schermo la storia della celebre orfana perseguitata, che si riscatterà con un'impresa eroica (il ballo a corte). A 'condurla' nelle danze questa volta è Kenneth Branagh, che dopo il bipolare Thor, tragedia edipica nel cielo e commedia romantica sulla terra, rivisita l'adattamento edulcorato di Charles Perrault, conservando dei Grimm il ramo di nocciolo, l'albero materno e lo smarrimento prodotto dal fantastico. Senza stravolgere l'intreccio, Cenerentola non smette di rientrare a mezzanotte e il principe di cercarla con una scarpetta di cristallo, Branagh produce uno spiazzamento e fornisce i suoi personaggi di una psicologia sfumata ed evoluta, mai passiva e pienamente consapevole. Perché nella favola dell'autore inglese, che eredita la leggerezza, il 'bianco e nero', i raggiri e le maschere di Molto rumore per nulla, i protagonisti arrivano al lieto fine dopo essersi riconosciuti, scelti e voluti. Cinderella non sogna di un principe, Cinderella incontra il suo principe. Se nella versione animata, la festa e la relazione si sviluppano in una sola serata, (nella favola i balli sono due), nella traduzione live action, l'autore inglese incrocia Ella e principe nel bosco, prima del ricevimento danzante. Nel bosco, il luogo altro deputato alla magia e alle forze irrazionali, si rivela l'amore e si dissimulano identità e condizione sociale, ostacoli evidenti al sentimento nascente. Sentimento che Branagh esplode nel preziosismo scenografico e 'consuma' nel giardino segreto, dove il principe 'calza' il piede di Cenerentola. Tra animali antropomorfi (topolini, lucertole, oche e uccellini), coreografie geometriche, trasformazioni straordinarie che non trascurano il dettaglio, divise che definiscono i corpi e costumi che assecondano i movimenti, Branagh inventa la 'prima volta' di Cinderella e Kit, la scintilla di erotismo che rende la loro passione qualcosa di più profondo e di più difficile lettura. Attraverso il loro amore prendono coscienza di sé e delle proprie possibilità, riconquistando il loro nome e il loro posto nel mondo. Al principe di Richard Madden, (stra)ordinariamente azzurro, non serve in fondo un riscontro, la scarpina non è la prova per riconoscere la (Cinder)Ella di Lily James ma è il mezzo (frangibile) per ritrovarla. Infrangibile è invece il loro sentimento, che abbaglia e supera in bellezza la brutta favola di Lady Tremaine, vittima della propria invidia. Cate Blanchett, presenza divistica che scavalca i mortali come il tramonto di Norma Desmond o il primo piano velato di Rossella O'Hara, incarna in maniera mirabile la matrigna, misurandosi con le più belle cattive del reame (Julia RobertsCharlize TheronAngelina Jolie). Equilibrato il buonismo della fata madrina con i suoi bibbidi bobbidi boo, a questo giro di valzer la spinta autoriale e la maggiore adesione emotiva hanno la meglio suo 'tocco' Disney, che ancora una volta cede il passo alle principesse progressiste. Quelle che non hanno (più) bisogno di principi charmant, quelle che vogliono sceglierne uno ad occhi ben aperti, quelle che forse domani magari lo sposo, quelle che lo liquidano con l'universo simbolico che lo accompagna, quelle che lo trovano in viaggio, quello che lo sposano plebeo e quelle a cavallo che lo incontrano a cavallo, guardando sua altezza alla stessa altezza.

 
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The lego movie

Post n°13720 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

un cittadino felice di una ridente metropoli fatta di Lego di cui rispetta tutte le regole: segue la musica trasmessa dalla tv, è gentile con gli altri e si reca diligentemente al lavoro (costruire palazzi) esattamente come gli viene detto di fare dalle "istruzioni". Proprio al cantiere un giorno incontra una ragazza e per errore casca in una voragine nella quale entra in contatto con un pezzo speciale, oggetto del desiderio di una setta di ribelli di cui Emmet non conosceva l'esistenza. La sua vita viene così trasformata in quella di un avventuriero e, nonostante non ne abbia le qualità, l'aver ritrovato il pezzo speciale lo rende "il prescelto". Scopre così che il sindaco della sua città è in realtà un dittatore di diversi mondi (fantasy, west, spazio ecc. ecc.) dotato di un piano per cambiare l'universo come lo conoscono.
Dovrebbe essere il simbolo della mancanza di idee ad Hollywood un film sui Lego, in realtà è l'esatto contrario: un tripudio di trovate come non ne vediamo di frequente, portate avanti con una comicità molto intelligente che non usa solo la voce ma anche il "corpo" dei personaggi.
E' tutto giocato su un doppio livello The Lego movie, pensato con finalità commerciali, veicolo per la casa di giocattoli e ulteriore lancio della loro linea di mattoncini (se ne vedono quasi tutte le diverse tipologie di "set") ma anche opera tra le più interessanti e autoriali della Hollywood mainstream, affidata alla coppia che negli ultimi anni ha ridefinito la comicità di grosso incasso. Nella storia infatti ogni evento e personaggio ha un doppio significato comprensibile solo alla fine, ma anche dal punto di vista realizzativo sembra di intuire che le finalità fossero duplici.
Phil Lord e Christopher Miller, come già in Piovono polpette, girano un film sul valore del caos, enfatizzando ancora di più la componente anarchica del loro pensiero grazie a un protagonista che vive una vita spensierata, senza accorgersi di essere in realtà disperato e distratto dai media di un regime autocratico capace di tarpare ogni gioia attraverso le "regole". L'elogio della devianza sociale e la conseguente condanna di tutto quanto sia un prodotto industriale per l'intrattenimento (comicamente effettuato in un film che rientra a pieno in questa categoria) vive però solo per metà film. Nella seconda parte infatti The Lego movie pare quasi contraddirsi per come cambia, svelando una seconda natura (si cambia mondo e si scopre l'esistenza di un'altra realtà) decisamente più a favore delle "istruzioni".
Alla stessa maniera anche la realizzazione è doppia. L'animazione stop motion realizzata con veri pupazzi Lego in veri ambienti costruiti solo con mattoncini, è infatti il 50% dell'opera, poiché in moltissimi punti (a partire dalle espressioni facciali) è in digitale che si è lavorato per animare. La fusione è perfetta perché unendo le due tecniche Lord e Miller ottengono un'esplosione di tutte le possibilità connaturate all'animazione di veri pupazzi (e nei primi piani si nota il loro essere di plastica reale) che indirizzano sempre verso una comicità originale.
Il risultato è che dopo una prima mezz'ora letteralmente folgorante, capace di unire le gag potentissime a una maniera molto sottile di raccontare la vita vuota di una persona come molte, apparentemente integrata nella società ma in realtà svuotata di umanità da essa, il film lentamente si spegne. Da opera che sembra prendere le mosse da quel film geniale (sempre in stop motion) che era Panico al villaggio, per superarlo attraverso il coraggio di contraddire molti assunti del cinema per l'infanzia (dal melenso "sii te stesso" all'esigenza di "conformarsi alle regole"), il film di Lord e Miller diventa una parabola più canonica che scioglie ogni contraddizione di fronte a una generale armonia dei buoni sentimenti.
Inoltre, pur non rinunciando alle sue fortissime gag (non solo ben distribuite fino alla fine ma anche il vero grande punto di forza del film), l'intreccio di The Lego movie non ha il fiato per arrivare finio alla fine, non riesce a mantenersi sempre appassionante e quindi a tenere sempre il ritmo migliore. Nonostante un buon colpo di scena anche la chiusa sembra portata eccessivamente per le lunghe, come se gli autori non volessero mai mollare il film.

 
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free state of jones

Post n°13719 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 


1862. Guerra civile americana. L'infermiere dell'esercito sudista Newt Knight, avendo assistito a troppe ingiustizie, decide di disertare per riportare a casa il cadavere del giovane nipote a cui non è stato prestato soccorso dopo che era stato ferito. Giunto a casa è testimone di altri soprusi commessi dai soldati confederati nei confronti della popolazione. Da quel momento Knight comincia a raccogliere intorno a sé uomini e donne di razza bianca e nera pronti ad opporsi alla prepotenza militare. Accade così che la contea Jones del Mississippi si costituisce in uno Stato Libero sotto la guida di Knight che non è intenzionato ad arrendersi.
Quando nell'ultima parte del film diretto da Gary Ross si vedono comparire nella notte gli uomini a cavallo con i mantelli e i cappucci del Ku Klux Klan il pensiero non corre a Griffith e al suo Nascita di una nazione che ne cantava le gesta ma piuttosto al fatto che il Klan esista ancora oggi e che abbia manifestato il suo appoggio al neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Perché questo film dall'andamento classico e dalla durata considerevole ha il grosso pregio di portare a conoscenza del grande pubblico un fatto storico di non secondaria importanza che finora era stato al centro solo di studi specialistici. 
Ha però un altro e ancor più importante valore: ci ricorda che ottantacinque anni dopo quegli eventi nello Stato del Mississippi un discendente di Knight e della sua seconda compagna (che era afroamericana) veniva posto sotto accusa per aver sposato una donna bianca avendo 'ancora' una percentuale di sangue nero che non gli poteva consentire quel tipo di nozze. 
Matthew McConaughey offre i suoi sguardi che vanno dall'indignato al compassionevole a un personaggio che la Storia può forse definire 'minore' ma che nel film travalica il ruolo romantico del Robin Hood del sud degli States per acquisire lo status di monito per lo spettatore. Il cinema tra i suoi compiti ha anche quello di fare memoria e luce su eventi che alcuni preferirebbero rimanessero confinati nell'oblio. Ross come, tanto per fare un esempio, il Vancini di Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato ripropone quanto accadde supportandolo di date e di riferimenti precisi evitando di proposito scene troppo cruente. Perché forse gli piacerebbe che il suo film venisse proiettato nelle scuole del suo Paese. Ku Klux Klan permettendo.

 
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La bella e la bestia vola a 14 milioni al box office

Post n°13718 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Box office Italia
La bella e la bestia vola a 14 milioni di euro, stravince il weekend e si prepara ad ottenere il primo posto assoluto della classifica italiana stagionale. Il film è stato visto da più di 2 milioni di persone e attualmente occupa il quinto posto assoluto, ma con i ritmi visti negli ultimi giorni dovrebbe impiegare poco più di una settimana per scalzare Alla Ricerca di Dory dal primo posto (e sempre in casa Disney si resta... a dimostrazione della incredibile potenza di fuoco della società che sta inanellando un trionfo dopo l'altro). Sul podio del weekend salgono anche Life e Non è un paese per giovani, anche se entrambi con risultati mediocri. Incassi bassi un po' per tutti i film in classifica, anche se l'exploit domenicale di Elle (quarto assoluto di giornata con 144mila euro) fa ben sperare gli appassionati di cinema d'autore. Questa settimana arrivano La tartaruga rossa (oggi, in release limitata), film co-prodotto dallo Studio Ghibli, mentre da giovedì sarà la volta di 17 anni (e come uscirne vivi)Il permesso - 48 ore fuoriGhost in the ShellIl viaggioLa vendetta di un uomo tranquillo e La verità, vi spiego, sull'amore

Box office USA
Weekend sberluccicante negli States, dove i film in top ten incassano sommati quasi 200 milioni di dollari. La bella e la bestia ruggisce con 88,3 milioni, facendo segnare il settimo miglior "secondo weekend" di tutti i tempi: il film vola a 315 milioni, entra nella top 100 di tutti i tempi USA e si prepara a passare i 500 milioni. A livello mondiale La bella e la bestia è già arrivato a 690 milioni di dollari complessivi. Disney non sbaglia un colpo (e quando lo sbaglia, rimedia subito). Ottima partenza per Power Rangers, che apre con 40,5 milioni e dovrebbe quindi superare la barriera dei 100 milioni a fine corsa: ai millenials sta piacendo. Sul podio finisce Kong: Skull Island, che arriva a quota 133 milioni complessivi. Il film è andato benissimo alla sua uscita in Cina (+70 milioni, domani approfondiamo) e ha superato i 400 milioni worldwide. Scialbo esordio per Life: apre con 12,6 milioni, bastano per superare Logan, che ne porta a casa 10,1 e riesce a toccare i 200 milioni complessivi (mezzo miliardo worldwide). Male, ma si sapeva, CHiPs che floppa con 7,6 milioni e scarsi incassi anche nel resto del mondo. 1,6 milioni per Slamma Jamma, 300mila dollari per Wilson e 265mila per Phillauri chiudono il roster delle nuove uscite. La prossima settimana tocca a Scarlett Johansson e Ghost in the Shell.
Ieri su MYmovies.it 634.319 visitatori: +146,06% vs Comingsoon.it. Fonte Audiweb - dati della giornata di domenica 26 marzo 2017. 

 
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