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Messaggi del 17/05/2017

 

Guardare 1993 e scoprire che siamo tutti imbroglioni da linkiesta

Post n°13844 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

L'intenzione è quella di far emergere il marcio, il peggio, i giochetti di potere, i teatrini, gli specchietti per le allodole e tutte quelle cose lì. La percezione è che, almeno per come questa vicenda viene raccontata, ci fossero in giro persone migliori nel 1993

di o 17052017 - 08:20

«Cosa importa se muoio? Ho speso bene i miei soldi, ho fatto bene baldoria, ho accarezzato molte donne. Andiamo a dormire».

Stefano Accorsi, Leonardo Notte, citando Danton, nella battuta che apre 1993 - La serie, rende subito chiara una cosa: pensa di aver già visto tutto. E questo "tutto" gli ha fatto venire sonno.

Pretenziosetto, vero?

Un po' come spiegare a suo figlio le sacre regole del gioco delle sedie manco fossero gli Hunger Games o la curva di Gauss in Bocconi. Mors tua, vita mea. Questa la seconda scena. Nel mezzo un siparietto di Bettino Craxi che non esce dal retro andando incontro a una piazza in piena rivolta contro di lui. E non esce dal retro di quel palazzo perché "è un gigante" anzi, no, perché "è finito". Oggi si direbbe attention whore. Mors tua, vita mea. Sigla d'apertura.

Dev'essere stato un bell'anno il 1993. Uno di quegli anni in grado di tenere svegli anche le menti più assonnate. Come quella di Leonardo Notte per cui vale e varrà sempre il teorema di Virna Lisi: se lei con quella bocca poteva dire qualunque cosa volesse, Accorsi può fare esattamente lo stesso. Con quella voce. Avvincente poi il controcampo nei giardini di Arcore tra lui e una papera, primo piano stretto, in modo che sia lo spettatore a stabilire quale dei due sia più espressivo. Su per giù alle origini del selfie duck face.

A livello squallidamente umano, non c'è una sottotrama individuale che sia poco credibile o meno interessante rispetto alle altre. Impresa ardua quando la soglia di attenzione media di chi guarda non supera spesso i quindici secondi di una Instagram Story

Dal punto di vista strettamente televisivo, guardando le prime due puntate, pare che gli sceneggiatori abbiano tenuto conto delle istanze sollevate dal popolo del web davanti a 1992: ridurre al minimo l'apporto di Tea Falco (compare per la prima volta al cinquantesimo minuto cercando di risolvere la piaga dell'Aids con un bicchiere d'acqua) e smettere di far accoppiare Accorsi ogni sessantanove secondi percepiti. Grazie, non c'è di che.

Il risultato è buono, molto buono. Fermo restando che lo sembrava anche dopo i primi due episodi di 1992, il risultato qui è o sembra buono perché la storia - "liberamente tratta da" come avvisa il lungo disclaimer iniziale - è raccontata bene. Con buona pace di quanto questa frase possa suonare banale. Perché non lo è. A livello squallidamente umano, non c'è una sottotrama individuale che sia poco credibile o meno interessante rispetto alle altre. Impresa ardua quando la soglia di attenzione media di chi guarda non supera spesso i quindici secondi di una Instagram Story. Soprattutto la soglia di attenzione di quelli che, nel 1993, non c'erano o, come chi scrive, erano all'asilo.

L'intenzione è quella di far emergere il marcio, il peggio, i giochetti di potere, i teatrini, gli specchietti per le allodole e tutte quelle cose lì. La percezione è che, almeno per come questa vicenda viene raccontata, ci fossero in giro persone migliori nel 1993. Persone migliori che si comportavano malissimo, certo, però mosse da qualcosa. Ogni cattiva azione perpetrata ha un fine. C'è, nitida, l'aderenza a uno scopo. Che sia finire intervistati da Maurizio Costanzo, riacciuffare la ex fidanzata o entrare in politica, non importa. Si può ancora credere ciecamente in qualcosa che sia l'amore o Gigi Marzullo, oggi? Era davvero così nel 1993?

Di sicuro in 1993 - La Serie, come nella vita oseremmo dire, c'è una netta distinzione tra buoni e cattivi, bianco e nero. I buoni sono quelli che paiono cretini. I cattivi ordiscono trame che i buoni non capiranno mai. E lo fanno prendendosi molto sul serio come se tra loro si comprendessero davvero. Poi c'è il buontempone con un sacco di grana che, tra una partita di calcio e una battuta sulla figa, vince il Game of Thrones all'italiana. Senza draghi ma con un buon numero di papere in giardino.

Era ora che l'Italia facesse pace con quel determinato periodo storico, dice più di qualcuno. Era anche ora che si facesse una buona serie tv senza dover necessariamente guardare oltreoceano. Perché le storie, buone o cattive, radical chic o terra a terra, le abbiamo anche noi. E potremmo saperle raccontare a prescindere dalle fazioni politiche di appartenenza - ammesso che questa sia ancora un'affermazione dotata di un proprio peso specifico, attualmente -.

Politica a parte, conosciamo tutti una Veronica Castello (Miriam Leone oltre ad essere l'ultima Miss Italia dotata di talento che ci è stata data, metterebbe a dura prova l'orientamento sessuale di chiunque la veda, compreso quello di chi scrive), un Pietro Bosco, magari perfino un Leonardo Notte o un Silvio Berlusconi. Ognuno di noi è un piccolo grande "professionista della mistificazione" sui fatti propri, su quelli altrui, sulle sorti del Paese. Fa parte del gioco, insomma, del gioco delle sedie. La domanda, poi, nel 1993 come nel 2017, resta la stessa: quando la musica finisce, chi resta in piedi? Mors tua, vita mea.

 
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La notte che mia madre ammazzò mio padre

Post n°13843 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Fortunata

Post n°13842 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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The dinner

Post n°13841 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Fortunata

Post n°13840 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Il film racconta la storia di Fortunata (Jasmine Trinca) una giovane madre con un matrimonio fallito alle spalle e una bambina di otto anni. Fortunata ha una vita affannata, fa la parrucchiera a domicilio, parte dalla periferia dove abita, attraversa la città, entra nelle case benestanti e colora i capelli delle donne e allo stesso tempo combatte quotidianamente con determinazione per conquistare il proprio sogno: aprire un negozio di parrucchiera sfidando il suo destino, nel tentativo di emanciparsi e conquistare la sua indipendenza e il diritto alla felicità. Fortunata sa che per arrivare fino in fondo ai propri sogni bisogna essere fermi: ha pensato a tutto, è pronta a tutto, ma non ha considerato la variabile dell'amore, l'unica forza sovvertitrice capace di far perdere ogni certezza. Anche perché, forse per la prima volta, qualcuno la guarda per la donna che è e la ama veramente.



Presentato nella sezione "Un Certain Regard" del Festival di Cannes 2017.

 
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The dinner

Post n°13839 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Una cena tra due fratelli con le rispettive mogli in un ristorante di lusso fa venire a galla un orribile segreto.
Stan Lohman (Richard Gere), membro del Congresso in corsa per la carica di governatore, accompagnato dalla giovane moglie Katelyn (Rebecca Hall), invita a cena in uno dei ristoranti più esclusivi della città suo fratello minore Paul (Steve Coogan) e la moglie Claire (Laura Linney). Quella che sembra essere una normale riunione familiare, si rivela essere invece l’occasione per discutere di un terribile omicidio commesso dai rispettivi figli e ancora impunito. I quattro genitori si trovano di fronte ad un doloroso dilemma morale: proteggere i propri ragazzi nascondendo la verità o agire secondo giustizia e denunciare il crimine? Portata dopo portata i rapporti si frantumano e si svelano i veri volti dei quattro protagonisti, restituendo una rappresentazione feroce della natura selvaggia dell'uomo, ben celata sotto la superficie delle convenzioni sociali e delle apparenze borghesi.



Tratto dal best-seller "La cena" di Herman Koch.

 
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La notte non fa più paura

Post n°13838 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Il terremoto d'Emilia è stato in particolare il terremoto delle fabbriche; i morti sono stati soprattutto gli operai. Persone venute dal sud, dall'estero o dalla stessa provincia. Venute per lavorare. Persone seppellite vive dalle macerie di capannoni, industrie, fabbriche. Loro, nel terremoto d’Emilia, hanno pagato il prezzo più alto. La vita già precaria, frustrante e faticosa di quattro ragazzi e di una generazione distrutta da un terremoto. Il terremoto è dentro le loro vite, da prima, e le distrugge dopo. Siamo terremotati da sempre, sradicati e costretti ad emigrare. Il film è una riflessione, anche esistenziale, oltre che essere il racconto di una scossa atroce: uno spiraglio di luce, quindi, una possibilità. E' un racconto dal cuore umanissimo, non provocatorio, accusatorio e rabbioso, ma intimo, empatico e lucido, senza patetismi.

 
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Sicilian ghost story

Post n°13837 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

In un piccolo paese siciliano ai margini di un bosco, Giuseppe, un ragazzino di tredici anni, scompare. Luna, una compagna di classe innamorata di lui, non si rassegna alla sua misteriosa sparizione. Si ribella al clima di omertà e complicità che la circondano e pur di ritrovarlo, discende nel mondo oscuro che lo ha inghiottito e che ha in un lago una misteriosa via d’accesso. Solo il loro indistruttibile amore le permetterà di tornare indietro.

  • SCENEGGIATURAFabio GrassadoniaAntonio Piazza
  • PRODUZIONE: Cristaldi Pictures, Indigo Film, MACT Productions
  • DISTRIBUZIONE: BIM
  • PAESE: Italia, Francia, Svizzera


Film d'apertura della 56esima edizione della Semaine de la Critique.

 
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Orecchie

Post n°13836 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Un uomo si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un biglietto sul frigo recita: “È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina”. Il vero problema è che non si ricorda proprio chi sia, questo Luigi. Inizia così una tragicomica giornata alla scoperta della follia del mondo, una di quelle giornate che ti cambiano per sempre.

CURIOSITÀ SU ORECCHIE:

Presentato al Festival di Venezia 2016 nella sezione Biennale College.

 
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My Italy

Post n°13835 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Poster

Un produttore italiano ed il suo assistente si aggirano per l'Europa in cerca di fondi per finanziare un progetto cinematografico che racconta la vita e le opere di quattro grandi artisti di arte contemporanea: il polacco Krzysztof Bednarski, il danese Thorsten Kirchhoff, l'americano Mark Kostabi ed il malesiano H.H. Lim; i quattro artisti, protagonisti della scena dell’arte contemporanea anche nella realtà, sono tutti innamorati dell'Italia e hanno casa a Roma. Parallelamente a questa ricerca, i quattro protagonisti verranno catapultati in vicende ed avventure tra l'incredibile e il paradossale...

  • DATA USCITA: 18 maggio 2017

 
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La notte che mia madre ammazzò mio padre

Post n°13834 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: La noche que mi madre mató a mi padre

Poster

Succede tutto in una notte. Con i figli via di casa per una gita, Isabel si propone di organizzare la cena di lavoro che suo marito Angel e la sua ex moglie Susana hanno in agenda con un famoso attore argentino: lo vogliono convincere a essere il protagonista del loro prossimo film, un giallo scritto dallo stesso Angel. A quel punto mancherebbe solo la coprotagonista e Isabel, attrice in cerca di una parte, sente che quella è la sua occasione per convincere tutti quanti. Ma nel bel mezzo della serata fa capolino lo stralunato ex di Isabel che ha urgente bisogno di parlarle... Black comedy con un cast di stelle, in un esilarante intreccio che mescola Agatha Cristie e il più brillante humor spagnolo.

 
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Film nelle sale da oggi

Post n°13833 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

 
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L’ex Elmetto Bianco confessa: “Prodotto materiale falso” da oltrelalinea

Post n°13832 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

L’ex associato dei caschi bianchi, Walid Hindi, ha ammesso il suo coinvolgimento nella fabbricazione di materiale fotografico e video preparati in collaborazione con la televisione turca durante il periodo in cui stava lavorando con il noto gruppo ad Aleppo est. Il gruppo stava preparando video falsi di presunte atrocità dell’esercito arabo siriano durante il processo di liberazione di Aleppo est. Nella sua confessione alla televisione nazionale siriana di sabato sera, Hindi ha ammesso di aver lavorato con i caschi bianchi per tre anni e di aver ricevuto somme di denaro enormi, la cui maggior parte è stata fornita dagli stati del Golfo.

Ha descritto anche come aveva luogo la ripresa cinematografica delle “atrocità”. Quando, ad esempio, dovevano mettere in scena uno strike aereo, la troupe cinematografica sparava le sirene e gli attori dovevano fiondarsi subito sulla scena. Subito dopo iniziava il live streaming degli eventi, accusando l’esercito siriano dell’esecuzione di un altro strike aereo sui civili. Hindi ha dichiarato di aver partecipato alla realizzazione di questi video più di una volta.

Secondo Hindi, il principale responsabile della “direzione” di questi video sulla scena era Ibrahim Al Hajj, mentre Mohammad Al Sayed era il principale cameraman. A sua volta, un altro ex associato chiamato Imad Abdul Jawad, ha ammesso di aver visto i terroristi in possesso di sostanze chimiche ad Aleppo. Ha detto: “Durante il mio turno di lavoro come guardia mi è stato chiesto di trasferire un lotto di barili contenenti qualcosa che i miei supervisori chiamavano detersivi o detersivo in polvere. Dovevo trasferire i materiali dal distretto di Al Sukkariyeh al distretto di Amariya”.

Ha spiegato che il suo compito era di scaricare le merci all’entrata dell’edificio, sottolineando che in un’occasione, dopo aver finito di scaricare il contenuto, vide persone che indossavano uniformi, maschere e stivali protettivi e che trasportavano le merci nelle cantine. In un’occasione, è riuscito ad avvicinarsi, ha visto aprire i barili e versare il loro contenuto in qualcosa che somigliava a bombole di gas. Ha aggiunto che i contenuti non sembravano niente di simile a detersivo in polvere o a detersivo e che il liquido versato dai barili aveva un odore piuttosto cattivo. Quando il suo capo notò che stava osservando la procedura, egli fù immediatamente cacciato.

È degno di nota il fatto che l’11 gennaio 2017 le unità di ingegneria dell’esercito siriano hanno scoperto sostanze chimiche prodotte in Arabia Saudita e lasciate dai terroristi in uno dei quartieri di Aleppo est. I caschi bianchi sono un gruppo altamente controverso. Sebbene sostengano di essere un gruppo umanitario, i caschi bianchi sono un ramo dell’opposizione siriana armata e sono stati scoperti non solo per i loro legami con i gruppi terroristici e per essere coinvolti nella messa in scena delle provocazioni dei media, ma anche per aver deliberatamente ferito civili, tra i quali i bambini.
Il gruppo è venerato da governi arabi, occidentali e dai principali media.

 
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José Muñoz Alcoholado. Cileno, chavista, ucciso dalla violenza fascista e dall'oblio dei media

Post n°13831 pubblicato il 17 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

da antidiplomatico

José Muñoz Alcoholado. Cileno, chavista, ucciso dalla violenza fascista e dall'oblio dei media
 

di G. Granato

José Muñoz Alcoholado era a cena a Caracas. Non un semplice ritrovo tra amici, ma tra compagni, che erano convenuti in quel ristorante per una manifestazione a sostegno del processo bolivariano e del governo venezuelano.

Dopo un paio d’ore, due commensali, seduti ad un tavolo vicino, si sono  alzati e hanno aperto il fuoco contro José. Gli hanno sparato diretto in faccia. Così l’hanno ammazzato. Le indagini sono ancora aperte, ma non è peregrino immaginare la parte da cui provengono gli assassini. 


Cileno, figlio di un carabiniere membro del GAP (Grupo de Amigos del Presidente), che fu accanto ad Allende fino agli ultimi istanti della sua vita, prima che fosse troncata dal golpe fascista di Pinochet, il Chico Alejo, nome con cui era conosciuto dai compagni, ha dedicato la sua vita alla lotta, alla rivoluzione. Tra il suo paese, dove alla fine degli anni ’80 era stato tra i fondatori del MIR-EGP, una delle costole in cui si divise il MIR, e l’estero, dove a più riprese è stato costretto ad emigrare: Germania, Cuba, Nicaragua, Colombia e, ovviamente, Venezuela.

Anche i morti non sono uguali. Provate a scrivere il suo nome su un motore di ricerca e verificate quanti articoli hanno scritto “La Repubblica”, “La Stampa”, “Il Fatto”, “Il Sole 24 Ore” e tutti gli altri mezzi di informazione mainstream che pure paiono in queste settimane così attenti a cianciare di Venezuela.

Non troverete nulla perché non si dà pubblicità all’omicidio di un partigiano della “brutale dittatura chavista”.  Per costoro un comunista deve morire due volte, anche nell’oblio dei mezzi di comunicazione.

 
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