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Messaggi del 16/07/2012

 

Facebook, conversazioni sotto controllo per prevenire attività criminali da Adn

Post n°8208 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

Home page di Facebook Home page di Facebook
ultimo aggiornamento: 16 luglio, ore 13:56
Roma - (Ign) - Un nuovo software al servizio del social network per monitorare chat e mail. Un filtro selezionerà i contenuti 'pericolosi' che segnaleranno gli utenti con comportamenti sospetti. Dal mondo del web il richiamo all'attenzione della privacy
Roma 16 lug. (Ign) - Un software per "spiare" i post e le chat dei propri utenti. Quella che potrebbe sembrare l'ennesima minaccia alla privacy è in realtà un'iniziativa intrapresa dal popolare social network per intercettare le conversazioni 'sospette', che potrebbero contenere intenti criminali, come casi di pedofilia ed adescamento di minorenne, un fenomeno purtroppo in espansione nel mondo della rete.

 

 

Il programma funzionerebbe in maniera principalmente automatica, scannerizzando e filtrando i contenuti pericolosi in base ad alcuni parametri ben precisi, come esempio, se gli utenti coinvolti sono o non sono amici, se lo sono da poco tempo, se non hanno amicizie in comune, se sono distanti geograficamente, e se presentano una sensibilie differenza di età tra di loro.

 

 

Una volta riconosciuta un'attività potenzialmente 'criminosa', il contenuto viene salvato e controllato dal social network che decide se attivarsi o meno con le forze dell'ordine.

 

 

A confermarlo è il capo della sicurezza di Facebook, Joe Sullivan, che in un'intervista rassicura sull'automatismo del nuovo meccanismo di sicurezza: "Non abbiamo mai voluto creare un ambiente in cui fosse necessario controllare le comunicazioni private, quindi è molto importante che noi usiamo una tecnologia con un bassissimo tasso di falsi positivi"

 

 

Il nuovo metodo avrebbe infatti già dato i suoi frutti: in Florida un uomo di 30 anni aveva contattato una ragazzina di 13 e progettava di incontrarla fuori scuola il giorno successivo. La conversazione è stata identificata come pericolosa e una volta segnalata è stata avvisata la polizia, che dopo aver effettuato i controlli di rito ha arrestato il sospetto pedofilo.

 

 

Ma il fine 'virtuoso' della nuova tecnologia a disposizione del social di Zuckerber potrebbe non essere sufficiente a smorzare le polemiche riguardo al discorso della privacy. Non è chiaro infatti se le chat analizzate vengano salvate e conservate in memoria, e ci si chiede quale autorità abbia Facebook per leggere mail e messaggi personali. C'è il rischio che il voler garantire la sicurezza del network venga considerato l'ennesimo pretesto per giustificare l'invadenza sui dati personali degli utenti, senza tralasciare idubbi sull'infallibilità del sistema, che rischia di mettere sul patibolo persone che non hanno niente a che fare con le presunte attività criminali.

 

 

Queste proteste si uniscono a quelle di Wikipedia che nei giorni scorsi ha deciso di scioperare in Russia, dopo che la Duma ha approvato l'instaurazione di una 'black list' di siti web censurabili al controllo di un'agenzia federale gestita dal governo. In pratica con il pretesto di voler fronteggiare i casi di pedofilia il governo russo ha acquisito la libertà di poter censurare qualsiasi sito web in maniera del tutto unilaterale.

 
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FINE-CITTÀ - CINECITTA’ SI RIVOLTA da dagospia.com

Post n°8207 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

FINE-CITTÀ - CINECITTA’ SI RIVOLTA CONTRO LUIGI ABETE & SOCI AURELIO DE LAURENTIIS, LO SCARPARO DELLA VALLE E LA FAMIGLIA HAGGIAG - “CHIUDERE CINECITTÀ È PARADOSSALE COME SE NEVICASSE A LUGLIO”: E “NEVICA” DAVVERO SUL COLOSSEO - IN BALLO IL “RIPOSIZIONAMENTO” DI 220 DIPENDENTI - IL MINISTERO DELL’INVISIBILE ORNAGHI PRIMA TENTA UNA MEDIAZIONE, POI SE NE LAVA LE MANI E SI TIRA FUORI DALLA QUERELLE - COME A DIRE: “IO CI HO PROVATO, MO’ VEDETEVELA VOI”...

1- IL MINISTERO DEI BENI CULTURALI SI TIRA FUORI DALLA VERTENZA SU CINECITTÀ

PROTESTA PER CINECITTAPROTESTA PER CINECITTA

COMUNICATO STAMPA

In merito alle vicende di Cinecittà Studios SpA, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con delegazione guidata dal Segretario Generale, Arch. Antonia Pasqua Recchia, ha incontrato lo scorso 10 luglio le rappresentanze dei lavoratori, ascoltandone le ragioni e proponendosi quale facilitatore per un incontro con i vertici aziendali. Come segnale di disponibilità al dialogo anche da parte delle organizzazioni, il Ministero aveva chiesto di interrompere, fino all'incontro con l'azienda che si sarebbe dovuto svolgere entro questa settimana, le diverse iniziative di protesta.

PROTESTA PER CINECITTAPROTESTA PER CINECITTA

Nonostante la formalizzazione dei reciproci impegni, le organizzazioni sindacali hanno tuttavia comunicato che l'assemblea dei lavoratori ha votato all'unanimità il proseguimento delle iniziative di lotta con ulteriori 8 giorni di sciopero e il mantenimento del presidio con occupazione.

Di fronte a tale prospettiva non sembrano sussistere le condizioni affinché il Mibac possa continuare ad impegnarsi per favorire il dialogo fra le parti, in un ruolo di mediazione che è l'unico possibile.

PROTESTA PER CINECITTAPROTESTA PER CINECITTA

Il Ministero, peraltro, con le competenti strutture amministrative, continuerà a esercitare con attenzione i compiti di vigilanza e tutela che gli competono, non solo monitorando il corretto adempimento delle clausole contrattuali relative al comprensorio di Cinecittà e assicurando la necessaria salvaguardia della specificità culturale del sito medesimo, ma anche attraverso l'esercizio dei poteri di autotutela eventualmente necessari per la regolarizzazione di tutti gli immobili attualmente nel comprensorio al fine di consentire la conservazione, il restauro, la valorizzazione e lo sviluppo del patrimonio immobiliare di Cinecittà.


2- I CASINI DI CINECITTÀ STUDIOS
Michele Anselmi per www.Ilvostro.it

CINECITTA' STUDIOSCINECITTA' STUDIOS

Non sarà semplice trovare un accordo sul futuro di Cinecittà Studios, da non confondere con Cinecittà Istituto Luce (la prima è una società privata, nata nel 1997, presieduta dal banchiere Luigi Abete con soci Aurelio De Laurentiis, Diego Della Valle e la famiglia Haggiag). La vivace assemblea dei lavoratori svoltasi ieri, mercoledì, ha deciso di non fermare la protesta, insomma la mobilitazione; sicché pare arduo che si arrivi in tempi brevi, nonostante la mediazione del ministero ai Beni culturali tentata martedì sera nel corso di un'estenuante riunione con i sindacati, a un incontro con Abete e il suo braccio destro Giorgio Sotira.

lorenzo ornaghiLORENZO ORNAGHI

Tanto più dopo la manifestazione "a effetto speciale" svoltasi in serata: con i lavoratori in lotta che hanno fatto nevicare fiocchi finti, da cinema, sul Colosseo pensando al cognome di Abete. «Chiudere Cinecittà è come se nevicasse a luglio: paradossale. Per questo siamo qui in piazza oggi. I lavoratori continueranno lo sciopero della fame per un'altra settimana», ha spiegato un manifestante, che portava un cartello con la scritta: "Liberiamo Cinecittà dalla cricca Abete".

Tre, per i sindacati, le condizioni irrinunciabili per riprendere il dialogo: a) difesa dell'occupazione; b) difesa della professionalità dei dipendenti; c) difesa della mission produttiva di Cinecittà Studios. «Anche se parziale, quello di martedì è un buon risultato» aveva azzardato Alberto Manzina, della Cgil, dopo la riunione al Mibac. Ma Abete e soci non sembrano disposti a cedere. Parlano di «miope opposizione sindacale». Sicché l'incontro tra le parti, se ci sarà, si preannuncia decisamente complicato.

Del resto le posizioni appaiono oggettivamente distanti. Sono in gioco una ventina di posti di lavoro, oggi si usa dire "esuberi", nel caso non si arrivasse a un accordo sul riposizionamento dei 220 dipendenti: 70 dei quali dovrebbero andare a Deluxe, 10-15 a Panalight, 50-60 sulla Pontina, in quelli che furono gli stabilimenti Dinocittà di Dino De Laurentiis, alla voce "Allestimenti e tematizzazioni". I sindacati temono, con qualche ragione, una sorta di "spacchettamento" della struttura, insomma un complicato mosaico di trasferimenti, fra società varie tutte collegate, ma distinte.

LUIGI ABETELUIGI ABETE

Per questo i dipendenti, sorretti dai partiti di sinistra, specialmente Sel, Italia dei Valori e Pd, sono sul piede di guerra da settimane. Protestano davanti ai cancelli di via Tuscolana, fanno blitz ai Ciak d'oro dov'è atteso Abete e fidanzata giovane, inalberano cartelli, gridano alla ristrutturazione selvaggia che mortificherebbe la vocazione cinematografica della struttura, accusano il presidente di voler cedere rami d'azienda ai gruppi stranieri, aprendo parchi a tema nei lontani studi sulla Pontina, soprattutto promuovendo discutibili investimenti di carattere edilizio, tra le quali alberghi, parcheggi, ristoranti, beauty-farm.

La sfida, che da giorni rimbalza sui quotidiani, è diventata anche mediatica. Al punto che i vertici di Cinecittà Studios hanno acquistato, si immagini a prezzi non proprio convenienti, pagine sui giornali a grande tiratura per inviare una torrenziale lettera di intenti «ai nostri clienti, al mondo del cinema, ai cittadini di Roma». Una trovata già largamente praticata da Della Valle, che possiede la quota più rilevante del capitale, col suo 33 per cento. Il senso?

Ribadire che non si smobilita, non si dismette, non si cementifica e basta, e che anzi «domani Cinecittà dovrà essere un grande Hub cinematografico per implementare nuove attività e completare il ciclo produttivo, con l'aiuto dei migliori partner internazionali». C'è anche una sottolineatura speciale per rassicurare il mondo del cinema. Dice: «Gli Studios sono un bene storico vincolato e inviolabile, quindi non possono né saranno oggetto di alcuna speculazione». S'intende edilizia.

riccardo tozziRICCARDO TOZZI

Non poteva mancare la replica dell'Anac, l'associazione storica degli autori, che si appella addirittura al presidente Napolitano e al premier Monti perché impediscano quello che viene ritenuto un scempio. «Il piano industriale dei privati prevede da un lato lo smantellamento delle attività cinematografiche, dall'altro la costruzione di alberghi e "centri benessere", avviando così quel processo di cementificazione e sfruttamento dell'area che alcuni dei più importanti imprenditori edili della regione meditano da tempo» si legge. Seguono firme illustri: Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Costantin Costa-Gavras, Ettore Scola, Citto Maselli, Bertrand Tavernier, Giuseppe Tornatore, Franco Nero, Vanessa Redgrave, Roberto Faenza, Ken Loach e altri.

Detto questo, e riconosciuto il prestigio degli Studi sulla Tuscolana come «luogo d'eccellenza» (parola degli autori firmatari), forse bisognerebbe smetterla con la retorica bipartisan, cara a sinistra, centro e destra, su Cinecittà come «la fabbrica dei sogni». Quella fabbrica e quei sogni sono da ridimensionare. Dimenticare Fellini e il "mitico" Teatro 5, Martin Scorsese e "Gangs of New York", Sylvester Stallone e "Daylight", la miniserie tv "Rome" della Hbo. Gli studi sono in crisi da tempo. Gli americani girano più volentieri altrove, preferendo Romania, Bulgaria, Serbia e Tunisia, e anche la gloriosa Pinewood inglese ha abbassato i prezzi rispetto ai nostri. Poi è vero: a Cinecittà Nanni Moretti ha ricostruito la Cappella Sistina per "Habemus Papam", Ferzan Ozpetek la casa dei fantasmi di "Magnifica presenza, Carlo Verdone l'appartamento per scapoli di "Posti in piedi in Paradiso", Matteo Garrone s'è affacciato per "Reality". Ma insomma: poca roba. Neanche le fiction tv e i reality-show scelgono più Cinecittà, per fortuna resiste la pubblicità; più, appunto, qualche raro film.

«Il cinema italiano è povero, il costo medio di un film si aggira sui 3 milioni di euro, non possiamo permetterci i teatri di posa, tanto meno Cinecittà», sostiene il produttore Angelo Barbagallo, ex socio storico di Moretti. E aggiunge: «Così la cosa non sta in piedi, mancano i numeri e le attività». Laconico il commento di Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica e consigliere di Cinecittà Istituto Luce: «La situazione è difficile, complicato, ma non mi pare che Cinecittà Studio ce la stia mettendo davvero tutta».

Della ValleDELLA VALLE

Nella partita mediatica è entrato anche Dagospia, con un "report" al vetriolo, dove si legge: «Il valore della produzione che nel 2008 era di 40 milioni l'anno dopo è calato del 40% e la partecipazione azionaria di Dieguito (Della Valle, ndr) e degli altri soci ha bisogno di trovare nuovi partner e nuovi sbocchi per evitare perdite disastrose. Da qui l'idea di investire quattrini per creare a Cinecittà un centro di intrattenimento con alberghi e beauty farm, un progetto che ha sollevato la ribellione dei sindacati e degli esponenti politici come Zingaretti, Di Pietro e Vendola».

Infine la stoccata: «Resta comunque la curiosa sensazione di impotenza che il tandem Luigino-Dieguito (Abete e Della Valle, ndr) sta offrendo con la scelta di lanciare manifesti rassicuranti quando in ballo ci sono una ventina di licenziamenti e il trasferimento di un centinaio di dipendenti. Viene quasi il sospetto che dietro tanta preoccupazione e dispendio di mezzi, si nascondano interessi robusti e ancora sconosciuti». Da Cinecittà Studios ovviamente smentiscono tutto, recisamente.

 
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Salviamo Cinecittà-Save Cinecittà

Post n°8206 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: ALTRO

 
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documentario cinecitta' studios roma nel cinema

Post n°8205 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: ALTRO

 
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Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno, il trailer omaggio alla trilogia di Nolan da comingsoon

Post n°8204 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 


 

Come sappiamo, cone l'uscita de Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno (il 20 luglio negli USA e il 29 agosto da noi) si concluderà la trilogia dedicata all'uomo pipistrello di Christopher Nolan iniziata nel 2005. Per l'occasione la Warner ha realizzato un trailer speciale omaggio all'intera trilogia. Il video contiene flashback dei primi due episodiBatman Begins e Il Cavaliere Oscuro, e ovviamente immagini del terzo e ultimo capitolo Il Cavaliere Oscuro - il ritornoEcco a voi qui sotto il Journey Trailer:

Play video
Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno


Oltre al trailer è stato appena pubblicato il poster speciale per l'edizione Imax del film:

 

 




Pubblicato il 11/07/2012

 
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RENATO PARASCANDOLO: “Pubblica, pluralista e non lottizzata. Così dovrebbe essere la Rai del futuro” da Articolo21

Post n°8203 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

parascandolorenato

Dopo le indicazioni da parte del governo di Presidente e Direttore Generale adesso è il turno delle nomine nel cda. Ma la crisi che investe il servizio pubblico non è solo questione di nomi ma di strategie. Editoriali, aziendali, politiche. Ne parliamo con Renato Parascandolo, già direttore di Rai Educational e presidente di Rai Trade.“La televisione pubblica è un tratto distintivo del welfare europeo”.

La Rai è un po’ lo specchio del Paese, fotografa vizi e virtù, le dinamiche e le contraddizioni del potere. E, come il resto del Paese sta vivendo uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni.  
La crisi che investe la Rai è di lunga durata e ha assunto ormai un carattere strutturale; una crisi che non investe soltanto la qualità della programmazione e l’immagine stessa del servizio pubblico bensì la sua stessa missione, che appare sempre più sbiadita. Vi sono inoltre problemi di natura organizzativa e di articolazione territoriale che troppo sovente sono trascurati o minimizzati malgrado siano all’origine della maggior parte dei problemi di natura editoriale. E’ urgente porre questi problemi all’ordine del giorno del nuovo CdA della televisione di Stato.

Sono in molti, non solo nel centro destra (storicamente più avvezzo alle privatizzazioni selvagge) ad indicare che la strada per uscire dalla crisi è nella privatizzazione.
La Rai ha progressivamente perso la sua centralità nel sistema misto pubblico-privato attribuitole dalla Corte Costituzionale e questo è un danno non solo per l’azienda ma per il settore televisivo nel suo complesso (non dimentichiamo che l’unico capitalismo che ha funzionato in Italia è stato quello in cui le aziende di Stato agivano da volano per il sistema-paese). E’ sorprendente quanto i sostenitori della privatizzazione della Rai non si rendano conto che il loro obiettivo è stato in gran parte già raggiunto.

In che termini?
La dipendenza massiccia dalle agenzie di pubblicità è di per sé una forma di privatizzazione per certi versi anche peggiore della vendita ai privati di rami d’azienda.

Una dipendenza a detrimento della qualità?
Le Tv commerciali apparentemente producono programmi ma, in realtà, il loro business consiste nel produrre telespettatori da vendere alle agenzie di pubblicità. Il programma, pertanto, è solo un’esca per catturarli. In questo mercato, il telespettatore non è, come si vorrebbe far credere, l’utente o il consumatore, bensì la merce; una merce che ogni cinque minuti, grazie all’Auditel, viene contata, impacchettata e venduta al migliore offerente. Né si comprende perché sottraendo reti televisive al servizio pubblico, il pluralismo dovrebbe aumentare: per la Rai, infatti, il pluralismo è un obbligo mentre per un privato è soltanto un’opzione non vincolante.

Rai come “bene comune”?
La televisione pubblica è un tratto distintivo del welfare europeo. La sua legittimazione sta nel temperare la deriva “nichilista” della televisione commerciale senza per questo rinunciare ai grandi ascolti il cui perseguimento dev’essere un’ambizione ma non un’ossessione.

“Serve nuova governance” ha affermato il presidente Monti. “Più poteri a presidente e dg”
Una nuova governance, per quanto indifferibile, non può limitarsi all’assetto istituzionale e legislativo trascurando i problemi d’ordine industriale. In particolare, gli aspetti connessi alla struttura, all’organizzazione e al modello produttivo assumono una capitale importanza sebbene siano stati molto spesso trascurati e, in ogni caso, derubricati a questioni di mera ingegneria aziendale. L’attuale ripartizione in reti e testate, distinte e contrapposte, risale alla riforma del 1975, una riforma fortemente influenzata dalla politica di “unità nazionale” e dall’esigenza di garantire un effettivo pluralismo nella televisione di Stato.

Un modello “politicamente corretto”…
Sì ma già allora penalizzante in quanto favoriva la formazione di tanti piccoli “feudi” autarchici che producevano programmi di ogni genere, ma soltanto per i propri palinsesti. Questa frammentazione, all’epoca del monopolio pubblico, era tollerabile, ma in un sistema concorrenziale dominato dalla Tv commerciale, che senso può avere questa competizione in tono minore tra reti e testate che a stento producono per il loro palinsesto?

In questo contesto cosa ha comportato la rivoluzione digitale?
Con la rivoluzione digitale si è aggravata la diaspora dei generi. Piuttosto che ragionare in termini di convergenza multimediale, la Rai persevera nella logica della lottizzazione. La nascita di un nuovo medium, di un canale o di una piattaforma è il pretesto per creare una Direzione aziendale ad hoc se non addirittura una società. La Rai è attualmente una sorta di arcipelago composto da gracili strutture sganciate dal suo core business (la Tv generalista).

Il risultato è che in Rai, oggi, se si esclude la fiction, tutti fanno tutto.
Dal 1975, tutti i mutamenti avvenuti nell’organizzazione aziendale si sono distinti per estemporaneità e improvvisazione generando una sorta di stratificazione geologica in cui pezzi di azienda si sono venuti sovrapponendo ad altri in maniera del tutto accidentale e incoerente. È, ad esempio, stupefacente, per la sua incongruità, l’organizzazione dell’azienda per mezzi di comunicazione: radio, televisione, Tv satellitare, internet, digitale terrestre, banda larga, libri, dvd, ecc. Non si comprende, infatti, perché un’impresa che produce contenuti, debba essere organizzata per media e non per generi: fiction, informazione, sport, intrattenimento, cultura, education, ecc.

Che ruolo ha e dovrebbe avere in questo nuovo scenario per la televisione l’informazione regionale?
La Rai detiene un patrimonio unico, il solo che lo distingua dalle televisioni commerciali e private: e sono proprio le 20 sedi regionali. Nonostante la riforma del 1975 e la creazione della terza rete, le sedi regionali non sono mai decollate. Col passare degli anni questa risorsa esclusiva del servizio pubblico si è trasformata in un oneroso fardello. Rilanciare le sedi, ammodernandole, ponendole al centro del sistema informativo regionale in una logica di collaborazione e integrazione con le emittenti locali, significa dare voce alla società civile, una voce autorevole e istituzionale evitando le derive campanilistiche da tempo imperanti nelle Tv locali. Se questa visione angusta del decentramento ideativo-produttivo era fino a ieri giustificabile per l’oggettiva carenza di idonei mezzi di comunicazione, non sarebbe perdonabile nel momento in cui la Rai può disporre (dispone) dello straordinario raggio d’azione del digitale terrestre, di Internet e dei canali satellitari.

Le sedi regionali potrebbero essere finanziate con altri proventi rispetto al canone?
Certamente. E l’ottimizzazione delle risorse è un imperativo categorico per la Rai del futuro. Il presidio del territorio è un asset esclusivo del servizio pubblico (i grandi network privati sono strettamente centralizzati) assolutamente in sintonia con il federalismo regionale: un vantaggio enorme per la Rai, rispetto a tutti i suoi concorrenti.
Sul versante opposto è facile constatare come le Regioni e gli Enti locali non abbiano alcuna possibilità di incidere sulle linee editoriali della programmazione delle sedi regionali della Rai. Nelle condizioni attuali, se lo facessero, sarebbero addirittura accusate di indebita ingerenza politica. Né si può sostenere che i Comitati regionali per i servizi radiotelevisivi abbiano mai svolto un ruolo significativo.

Come evitare che il decentramento della Rai sui nuovi media diventi una nuova occasione mancata e che si ricada negli errori del passato?
E’ necessario affrontare il problema in modo organico immaginando una sorta di cogestione delle Sedi da parte della Rai e delle Regioni, compresi gli Enti locali ricorrendo alla costituzione di società miste create ad hoc per “consentire l’esercizio in comune di servizi da parte di più enti con interessi omogenei” (Sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, n. 3576 del 28 giugno 2002). Potrebbero, in tal modo nascere canali televisivi regionali sul digitale terrestre e sul satellite interrelati con canali di web-tv e portali interattivi di servizio ai cittadini. Il pieno coinvolgimento delle Regioni nella gestione editoriale dei programmi e dei servizi, sarebbe garantito da Comitati Editoriali paritetici Rai – Regioni che oltre a dare gli indirizzi generali e approvare i piani editoriali nominerebbero i vertici delle varie strutture editoriali.

22 giugno 2012

 
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Tarantola gia' al lavoro Primo giorno alla Rai da Ansa

Post n°8202 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

Martedi' e mercoledi' Cda, con Dg piano edistoriale e industriale16 luglio, 14:10
Tarantola gia'  al lavoro Primo giorno alla Rai

 ROMA -  Anna Maria Tarantola, il nuovo presidente della Rai, al suo primo giorno di lavoro nell'ufficio al settimo piano di Viale Mazzini. Lasciata la scrivania di Banca d'Italia promette di non perdere tempo in convenevoli ma di passare subito ad affrontare, con i consueti garbo e concretezza, i problemi aperti della tv pubblica: da tutti i punti di vista, sia quello editoriale che quello industriale. Quindi a parte gli incontri istituzionali della prima giornata - a partire dal direttore generale uscente Lorenza Lei - che passerà nel chiuso della sua stanza annullando gli impegni presi precedentemente, si entra subito nel vivo già da martedì. Per la mattinata del 17 luglio è convocato il primo consiglio d'amministrazione a cui Tarantola parteciperà, dopo aver disertato per motivi di opportunità quello che ha visto il nuovo cda riunirsi per la sua nomina. All'ordine del giorno del consiglio di martedì, che è facile supporre sarà introdotto dalle considerazioni del neopresidente, il dibattito e il voto sul nuovo direttore generale Luigi Gubitosi, il cui nome era stato fatto dal presidente del consiglio Mario Monti l'8 giugno. Nella stessa giornata di martedì ci sarà anche il procedimento formale della nomina del dg con il passaggio nell'assemblea dei soci. A quel punto, con il nuovo vertice della tv pubblica al completo, già mercoledì è convocato un nuovo cda, con all'ordine del giorno la discussione sul conferimento delle deleghe al presidente. Tema molto caldo, che ha già sollevato aspre polemiche, ma che potrebbe alla fine essere risolto - a quanto si apprende - rimanendo nell'ambito dello statuto Rai, evitando quindi modifiche allo statuto stesso. Completato il ciclo formale da giovedì Tarantola e Gubitosi saranno al lavoro, con pieni poteri, e l'intenzione non è certo quella di passare un'estate di ferie. Presidente e dg saranno da subito al lavoro fianco a fianco - sempre a quanto si apprende - per mettere mano non soltanto ai conti ma anche all'aspetto editoriale. Lavoreranno quindi sia ad un piano industriale che ad un piano editoriale. Non a caso nel giorno del suo insediamento Tarantola ha spiegato molto bene: "Nell'affrontare questo impegnativo e delicato incarico ho ben presente la speciale natura dell'azienda Rai che le viene dall'essere anche servizio pubblico, condizione questa che richiede una particolare cura alla qualità del prodotto, alle competenze, alla cultura. Intendo esercitare tale mandato con equilibrio, indipendenza e trasparenza". Quasi a dire, a tutti coloro che per più di un mese hanno identificato il suo mandato con il risanamento dei conti, che lei non dimentica l'aspetto del prodotto. E non c'é dubbio che anche su questo fronte c'é molto da fare e probabilmente il capitolo nomine, che oltremodo interessa ai palazzi della politica, quando affrontato sarà una diretta conseguenza di queste considerazioni. Nell'immediato comunque a preoccupare è soprattutto il calo degli introiti pubblicitari che, nonostante il buon andamento di giugno legato agli Europei di calcio, potrebbe portare a un passivo nel bilancio di fine anno, secondo le ultime proiezioni, intorno ai 60-100 milioni di euro con una raccolta complessiva per il 2012 sotto i 900 milioni. Per recuperare il gap servirà una manovra correttiva, ma non è escluso che il piano di risanamento del nuovo vertice risulti più incisivo e punti ad intervenire anche sull'indebitamento di 300 milioni della tv pubblicaMARTEDI E MERCOLEDI CDA, CON DG PIANO INDUSTRIALE E EDITORIALE

 
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Pieraccioni: il mio nuovo film sarà corale da cinecittànews

Post n°8201 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

Torna a Giffoni dopo undici anni Leonardo Pieraccioni, felicemente sorpreso da quanto la macchina festival sia cresciuto in pubblico e in strutture. Simpatico e pronto a prendere in giro chiunque gli faccia domande seriose, Pieraccioni non si sbottona più di tanto quando parla del suo prossimo film che è ancora in fase di scrittura. "Di certo dice - sarà un film corale, la cui storia inizierà esattamente dove sono finite le storie dei miei precedenti film con la differenza che questa volta metterò un po' da parte le questioni sentimentali e cercherò invece di raccontare dei personaggi alle prese con la quotidianità".

 

Anche lui come molti attori e divi si diletta ad usare twitter per essere simpaticamente in contatto con la gente, "anche perché su twitter spiega - ti capita di leggere certe battute talmente comiche che vorresti scrivertele e perché twitter nel nostro caso, ha in un certo modo annullato o fortemente ridimensionato il concetto di divo, avvicinando l'ordinarietà dell'artista al pubblico. Ma alla fine penso che siamo tutti dei 'grulli', una massa di persone che non abbiamo questioni veramente serie da affrontare o non abbiamo granché da lavorare. altrimenti non staremmo a cinguettare su twitter".

 
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Pedofilia, Anonymous rende pubblici indirizzi Ip e mail legati a forum da Il fatto quotidiano

Post n°8200 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

L'operazione #OpPedoChat è stata annunciata su YouTube. Sono stati pubblicati dati sensibili di persone sospettate di essere coinvolte nei siti "incriminati". Tra questi un deputato del Vlaams Belang, partito di destra belga, che è stato espulso dal movimento 

Si chiama #OpPedoChat ed è il nuovo fronte di lotta digitale contro la pedo-pornografiacondotto dal gruppo Anonymous. L’annuncio è stato dato attraverso il canale ufficiale di Youtubeed è stato accompagnato dalla promessa di rendere pubblici indirizzi Ip e e-mail legati a siti e forum incriminati. Nonostante alcuni dettagli la formula ha seguito il consueto copione: una breve sigla introduttiva con il saluto ai “cittadini del mondo” e la presentazione “Noi siamo Anonymous” a cui è seguito un breve comunicato condotto dall’ormai celebre maschera di Guy Fawkes. Il cospiratore che tentò di assassinare Re Giacomo I e tutti i membri del Parlamento inglese è diventato il simbolo del più celebre film “V per Vendetta” e logo del gruppo di hacker responsabile dei maggiori attacchi informatici degli ultimi anni. Dopo le operazioni contro i politici, il Vaticano, l’aiuto a Wikileakes e le numerose azioni più o meno dimostrative il gruppo si scaglia nuovamente contro la pedofilia, primo episodio nell’ottobre dello scorso anno con l’OpDarkNet in cui vennero oscurati numerosi blog e siti pedo-pornografici e pubblicati oltre 1500 nomi di persone coinvolte a vario titolo in quel mercato.  

Nel video dell’#OpPedoChat una voce tranquilla e a tratti quasi delirante spiega: “Recentemente è venuto alla nostra attenzione che c’è stata un’ondata di siti web dedicati ai pedofili per chat e condivisione di fotografie. Anonymous ha lo scopo di diminuire se non di eliminare questa piaga da internet. Per il bene dei nostri seguaci, per il bene dell’umanità, e per la nostra soddisfazione personale potremo espellere da internet e distruggere sistematicamente tutte queste piattaforme che continuano ad operare. Anonymous riconosce questo obiettivo come un impegno serio e non si aspetta che venga completato in tempi brevi. Fazioni di Anonymous provenienti da tutto il mondo sono coinvolte in sotto-operazioni, le informazioni sui pedofili vengono raccolte e diffuse. Anonymous ha il dovere di esporre questi siti pedofili per chi e per cosa realmente sono”.

E così è stato: a distanza di pochi minuti sono stati messi pubblicamente in rete indirizzi mail, nomi, cognomi, Ip delle connessioni di persone in qualche modo coinvolte in questi siti pedo-pornografici. La prima “vittima” illustre dell’operazione non si è fatta attendere e a distanza di poche ore un deputato belga del partito di estrema destra Vlaams Belang, è stato allontanato dal movimento per essere apparso in quell’elenco, pur sostenendo fin da subito la sua estraneità ai fatti.  L’operazione ha suscitato da subito grande ammirazione dai fedelissimi del gruppo e da gran parte dell’opinione pubblica, qualche critica è invece arrivata in merito al metodo utilizzato: facendo in questo modo potrebbero infatti essere coinvolti titolari di abbonamenti di connessione, enti o privati non direttamente coinvolti ma solo colpevoli di aver dato in uso le postazioni a potenziali e sconosciuti pedofili. Una situazione simile si era già infatti creata all’interno dell’Operation Ore condotta dalla polizia britannica in cui vennero arrestate oltre 3700 persone colpevoli di aver utilizzato la loro carta di credito per l’acquisto di materiale o per l’accesso a certe sezioni di siti web. In questo caso però non vennero effettuati controlli in merito alle carte di credito sequestrate che per la maggior parte risultarono essere state rubate o clonate dai reali utilizzatori.

A questa situazione si aggiungono alcuni dettagli sulla forma del messaggio: nonostante la formula ricalchi quella già utilizzata in precedenza e il video sia stato caricato sul canale ufficiale del gruppo, qualcosa non convince. Il gruppo, solitamente molto attento ai dettagli, sbaglia infatti a scrivere Anonymous all’inizio del video, mettendo al posto Anonyomous con una “o” di troppo. Inoltre i dati sensibili sono stati pubblicati su PasteBin, negli ultimi tempi accusato di censura proprio da Anonymous al punto che il gruppo ha fondato il sito alternativo AnonPaste. Il tutto farebbe quindi pensare ad un gruppo secondario, facente sempre parte del canale ufficiale, ma in qualche modo slegato, soprattutto nei modi e nei toni, da quello responsabile dei principali attacchi nella storia del gruppo.

 
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Biancaneve meglio di Spiderman

Post n°8199 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
In Italia la stagione è finita con questa settimana: l'ultimo film di rilievo è uscito e oramai non resta che aspettare un mese e la release di Mercenari 2 (il 17 agosto) per tornare a rivedere incassi quanto meno decenti. In testa vaBiancaneve e il cacciatore che parte bene con 1.8 milioni nel weekend e 2.9 in totale, davanti a The Amazing Spider-Man che incassa altri 1.2 milioni a arriva all'ottimo totale di 7.4 milioni. Dopo, il nulla. Cosa deduciamo da tutto ciò? Che i film forti funzionano anche d'estate e che BatmanBrave e Prometheus avrebbero fatto bene anche se distributi in day and date con il nostro Paese. 
Oramai definita la classifica generale stagionale con in testa Benvenuti al Nord con 27 milioni di euro, davanti a Sherlock Holmes - Gioco di ombre con 18.6 e The Avengers con 17.9 (segno inequivocabile che se un film guadagna lo fa in qualsiasi periodo dell'anno...). I dati sono però viziati dal ricarico del biglietto 3D. Nella classifica dei biglietti staccati troveremmo al terzo posto il fenomenale Quasi amici (2.4 milioni di spettatori contro i 2.1 diThe Avengers, superato anche da Breaking Dawn - Parte 1 che ne ha avuti 2.3). La prossima settimana arrivano ContrabandLa memoria del cuoreBed TimeTravolti dalla cicogna e Un anno da leoni

Box Office Usa
In America va in testa L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva, quarto episodio del franchise, con 46 milioni (in tutto il mondo sono 385), un dato decisamente inferiore ai primi due titoli ma in linea col terzo capitolo che ottenne 200 milioni di dollari. Scala al secondo posto The Amazing Spider-Man con 35 e un totale di 200 milioni esatti: la trilogia di Raimi aveva ottenuto incassi migliori, ma per un reboot non c'è proprio di che lamentarsi in casa Sony, visto che a livello mondiale gli incassi sono già a quota 521 milioni. Continua alla grande la marcia dell'orsetto Ted, arrivato a quota 158 milioni. Tanto per dare un'idea del suo successo viaggia meglio di quanto fece il primo episodio di Una notte da leoni alcuni anni fa: è decisamente "la" sopresa di questa estate cinematografica americana. Scende Brave, prossimo a passare la soglia dei 200 milioni: l'ennesimo successo di Pixar. A centro classifica resiste Magic Mike, arrivato a quota 91, mentre perdono terreno Le belveMadea's Witness Protection e Katy Perry: Part of Me. Impassibile, Moonrise Kingdom passa quota 30 milioni, mentre pare terminato con successo il viaggio nella top ten di Madagascar 3: Ricercati in Europa, che supera quota 200 milioni in America e 470 in tutto il mondo. Insomma, il 2012 si conferma l'anno d'oro del cinema, in America e non solo. The Avengers intanto è arrivato a quota 613 milioni, mentre va benino To Rome with Love, arrivato a 8 milioni. La prossima settimana arriva il film più atteso dell'anno, Il cavaliere oscuro - Il ritorno. L'uscita sarà massiccia, in quasi 4400 sale, tale da sbaragliare qualsiasi avversario e molti dei record da poco stabiliti da The Avengers dovrebbero essere battuti… almeno sulla carta: in pochi forse infatti ricordano che Batman Begins andò bene ma non benissimo e che il risultato di Il cavaliere oscuro fu in parte dovuto all'emozione suscitata dalla prematura dipartita del povero Heath Ledger. È anche vero che questo film chiude la trilogia e sarà anche l'ultimo film di Nolansull'eroe mascherato. La nostra previsione dice 200 milioni nel primo weekend, 350 nella prima settimana, 450 in un mese e il superamento certo del mezzo miliardo di dollari negli Usa con buone possibilità di avvicinare e forse superare The Avengers. Insomma, la sfida è aperta. 

 
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Cinecittà: la fabbrica dei sogni non si ferma da mgmagazine.it

Post n°8198 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: news

Scritto il 16.07.2012 in News - TAG: Cinemacrisi economicafilmroma

De Sica e Sophia Loren, Fellini e Scorsese, Liz Taylor e Sylvester Stallone sono tanti gli attori e i registi che hanno scelto Cinecittà come location per le riprese di film memorabili. Gli Studios, privati da 15 anni, hanno subìto un brusco calo e il loro valore è sceso quasi della metà rispetto agli anni passati, ancora una volta, per colpa della crisi economica e degli alti costi di produzione.

Una battuta d’arresto a cui sarte, tecnici, elettricisti, tecnici e impiegati dicono “no” da tempo, lottando e occupando anche in questi giorni gli studi, al fine di ottenere delle sovvenzioni dal ministero per i Beni Culturali e assicurarsi così la sopravvivenza. Cinecittà dopo le ultime grandi produzioni di “Habemus Papam”, “Magnifica presenza”e “Posti in piedi in paradiso” ha visto le sue strutture impiegate solo per girare spot pubblicitari, show e reality televisivi.

Una “fabbrica dei sogni, in cui non c’è niente che non si possa realizzare” scrive il sito ufficiale, e che rappresenta l’italianità all’estero con i suoi istituti, dal Centro Sperimentale di Cinematografia alla Cineteca Nazionale, dal celebre Istituto Luce fino alla rinomata Scuola nazionale di Cinema; è un patrimonio storico da proteggere.

A questo grido dall’allarme risponde il cinema francese e internazionale, molti artisti arrivano in soccorso partecipando all’iniziativa dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici per salvaguardare la Hollywood nostrana. Dopo la lunga lista di professionisti italiani, fra cui Scola e Tornatore, anche i nomi di Bertrand Tavernier, Costantinos Costa Gravas, Claude Lelouch e Coline Serreau figurano tra gli ultimi firmatari dell’appello Anac.

Cinecittà è espressione della cultura italiana; non può e non deve diventare la triste storia di un “Nuovo cinema paradiso”: dimenticato, abbandonato alla miseria, demolito.

 

Michela Riefolo

 
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“CINECITTA’ STUDIOS: 70anni di storia, UN BENE COMUNE DA NON PERDERE” da http://www.artnove.org/

Post n°8197 pubblicato il 16 Luglio 2012 da Ladridicinema
 
Tag: ALTRO

CINECITTA’ STUDIOS: 70anni di storia,

UN BENE COMUNE DA NON PERDERE”

 

Cinecittà è il cuore della cultura cinematografica in Italia e nel mondo, un bene inestimabile per tutto il Paese che ora si sta perdendo.

Cinecittà ha bisogno di un piano industriale serio che coinvolga il Governo, le Istituzioni regionali, provinciali e comunali, le industrie cinematografiche, le televisioni e in particolare la Rai in quanto servizio pubblico, le associazioni di settore e i cittadini: un piano che sia rivolto a potenziare e rilanciare l’industria cinematografica e l’occupazione con l’obiettivo di tornare ad essere il centro propulsore di una cinematografia italiana ed europea ai massimi livelli qualitativi e a formare quelli che sono stati per tanto tempo i migliori tecnici e le migliori maestranze del mondo.

 

1. Un accordo tra l’ANICA, RAI e Cinecittà Studios per riportare le produzioni cinematografiche e di Fiction a ricostruire le scenografie nei teatri di posa.

 

2. Festival del Cinema Indipendente Europeo, un incontro di idee e di prodotti dell’Europa Unita, supportato e riconosciuto dai Paesi Membri, dove la giovane cultura del Vecchio Continente si confronta, si espone e si offre al mercato, ampliarlo con il mercato televisivo Europeo. Cinecittà deve diventare una “CITTADELLA DELLA CREATIVITA”, iniziando con gli uffici dedicati agli autori, scrittori e sceneggiatori, uffici per le Associazioni di Categorie dello spettacolo, alle redazioni dei giornali cinematografici e di spettacolo. Per arrivare ad attività socioculturale e di sviluppo aprendo le porte alle attività formative e performative dello Spettacolo dal Vivo come il Teatro, la Danza e la Musica, organizzando spazi e servizi.

 

3 . Cinecittà va restaurata e valorizzata dal punto di vista architettonico, per creare le premesse di questa nuova ricettività internazionale e di questo rilancio della nostra industria cinematografica.

 

3. Allo scopo di potenziare il richiamo turistico, a Cinecittà va realizzato uno spazio espositivo che accolga e accompagni i visitatori (a partire dalle scuole, fino al turismo internazionale) alla scoperta della Città del Cinema.

Roma e l’Italia hanno bisogno di un’industria cinematografica forte, nuovamente competitiva, in grado di attrarre investimenti italiani ed esteri così come avveniva in passato. FIRMA L’APPELLO PER NON FAR CEMENTIFICARE CINECITTA’.

 

VEDI TUTTE LE NOTIZIE QUI SOTTO E SCARICA L'APPELLO!

 
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