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Messaggi del 04/03/2015

 

Senza verità si cancella Nicola Calipari da il manifesto

Post n°12227 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 

Nicola Calipari

Dieci anni, sem­bra un sof­fio o un’eternità.

Dieci anni di vita vis­suta alla gior­nata, in attesa del temuto mese di feb­braio che ine­so­ra­bil­mente arriva e tra­scorre len­ta­mente, pri­gio­niera come sono ancora dei ricordi di allora.
L’angoscia aumenta con l’avvicinarsi del 4 marzo, l’anniversario della morte di Nicola Cali­pari. L’agguato, la mitra­glia­trice, Lozano ali­men­tano que­gli incubi, che non sono mai sce­mati dopo la rinun­cia alla ricerca della verità. Con il man­cato rico­no­sci­mento della nostra (dell’Italia) giu­ri­sdi­zione a cele­brare un pro­cesso che avrebbe potuto chia­rire, anche se forse solo par­zial­mente, quello che è suc­cesso quella sera a Bagh­dad. Non si è voluto farlo per sal­va­guar­dare i rap­porti con gli Usa e per paura della verità, che avrebbe coin­volto anche i ser­vizi segreti italiani.

Dieci anni, l’immagine di Nicola è sem­pre più sfo­cata e non poteva essere diver­sa­mente: l’insabbiamento del caso Cali­pari doveva ser­vire anche a can­cel­lare la figura dell’eroe di allora. Qual­cuno cele­brerà il decen­nale, in modo for­male. Altri recu­pe­re­ranno dagli archivi le imma­gini di allora, senza porsi il pro­blema di cosa è suc­cesso in que­sti dieci anni.

La copertina del 4 marzo 2005La coper­tina del 4 marzo 2005

È una sto­ria, la mia, che sento rac­con­tare quasi come se non mi riguar­dasse più. È come se mi fosse sfug­gita di mano, come se non riu­scissi più a trat­te­nerla. È come se anch’io fossi finita in un casel­la­rio di archi­vio. È una sen­sa­zione ter­ri­bile. Come se mi aves­sero rubato quella vita che Cali­pari mi ha ridato sal­van­domi dal seque­stro e pro­teg­gen­domi dal fuoco ame­ri­cano. Una vita diversa, senza entu­sia­smo, ma pur sem­pre la mia vita.

Una vita da «soprav­vis­suta», com’è ine­vi­ta­bile dopo quello che è suc­cesso, alla quale mi sono abi­tuata tanto che a volte mi dispero per­ché non rie­sco più a ricor­dare quella di prima.

Dieci anni in cui anche l’Iraq è ulte­rior­mente pre­ci­pi­tato nel bara­tro della guerra e del ter­ro­ri­smo. E riper­cor­rendo la sto­ria dell’Isil (lo Stato isla­mico in Iraq e nel Levante) che ha occu­pato quasi tutta la zona sun­nita dell’Iraq, oltre che parte della Siria, si riparte da Fal­luja. Ancora Fal­luja, il labo­ra­to­rio dell’Iraq, dove era ini­ziata la resi­stenza con­tro l’occupazione ame­ri­cana, dove era ini­ziata la pene­tra­zione di al Qaeda, dove i Gruppi del risve­glio ave­vano ini­ziato a com­bat­tere i qae­di­sti per­ché inqui­na­vano l’immagine della resistenza.

Anche il mio seque­stro era legato a Fal­luja, anche se non sono stata rapita nella cit­ta­dina a 50 chi­lo­me­tri da Bagh­dad e non ci sono finita nem­meno durante la pri­gio­nia. Ma sono stata rapita dopo aver inter­vi­stato pro­fu­ghi di Fal­luja accam­pati intorno alla moschea Mustafa nel cam­pus dell’università Nah­rein. E da Fal­luja potrebbe par­tire il riscatto per libe­rare la pro­vin­cia di Anbar dal ter­ro­ri­smo di al Bagh­dadi. Per ora è solo un auspi­cio, ma ira­cheni rife­ri­scono di gruppi che si stanno orga­niz­zano e com­bat­tono i jiha­di­sti del califfo.

Ma non abbiamo più testi­mo­nianze dirette da quelle zone, le uni­che imma­gini che arri­vano sono quelle della pro­pa­ganda del Calif­fato che uni­sce l’imposizione di un regime arcaico e oscu­ran­ti­sta – che distrugge anche il patri­mo­nio arti­stico – con l’uso sofi­sti­cato delle nuove tec­no­lo­gie che tra l’altro docu­men­tano l’orribile scem­pio del museo di Mosul. I video di ottima qua­lità pro­dotti nel Calif­fato ser­vono a ter­ro­riz­zare l’occidente e nello stesso tempo a reclu­tare nuovi adepti. È impres­sio­nante come l’orrore possa riem­pire il vuoto lasciato dalla per­dita di valori e con­vin­cere gio­vani occi­den­tali – uomini e donne – ad abbrac­ciare il jihad.
La man­canza di noti­zie veri­fi­cate da intere aree in con­flitto – Iraq, Siria, Libia, Soma­lia, etc. – non sem­bra pre­oc­cu­pare chi deve fare infor­ma­zione, anzi il dibat­tito è sul tra­smet­tere o meno i video dell’Isil, che peral­tro sono facil­mente rin­trac­cia­bili sul web.

Del resto, da quando l’informazione è stata mili­ta­riz­zata (soprat­tutto a par­tire dalla seconda guerra del Golfo), le crisi si seguono embed­ded con gli eser­citi impe­gnati sul campo. E magari si tor­nerà anche in Libia con i nostri. Ma que­sta non è infor­ma­zione è pro­pa­ganda, oppo­sta a quella dell’Isis ma è sem­pre pro­pa­ganda di guerra.

La pro­pa­ganda non è infor­ma­zione e serve ad ali­men­tare la guerra. Chi crede ancora nel nostro dovere di fare infor­ma­zione non può ras­se­gnarsi a tra­smet­tere veline, ma pur­troppo que­sto non avviene solo su ter­reni dif­fi­cili da fre­quen­tare, avviene anche in casa nostra, dove baste­rebbe avere un po’ più di corag­gio e voglia di cono­scere la realtà. Ma que­sto forse non inte­ressa agli edi­tori che pos­sono sfrut­tare la pre­ca­rietà del lavoro per ricat­tare gli aspi­ranti gior­na­li­sti.
Ormai Inter­net ha sosti­tuito l’informazione non solo per chi si serve del web ma anche per chi scrive arti­coli con il “copia e incolla” da Inter­net, per l’appunto. Senza curarsi del fatto che nes­suno con­trolla quello che viene pub­bli­cato: i falsi sono all’ordine del giorno, non solo per i testi ma per­sino per le imma­gini. Per­ché a volte si sfrut­tano gio­vani locali che rischiano la vita per pochi dol­lari al giorno. È quello che è suc­cesso a Mohlem Bara­kat, 17 anni, ucciso il 20 dicem­bre 2013 ad Aleppo, men­tre scat­tava foto per la Reu­ters per gua­da­gnare 10 dol­lari per ogni imma­gine pubblicata.

E se non si vuole gio­care con la vita di un gio­vane aspi­rante foto­grafo locale – è sem­pre meglio che fare la guerra – basta cam­biare la dida­sca­lia di una foto: sosti­tuire Iraq con Siria e l’attualità è coperta, salvo il fatto che anche in Iraq le vit­time sono tor­nate ad aumen­tare ter­ri­bil­mente e non c’è più dif­fe­renza tra Iraq e Siria, l’Isil è al di qua e al di là della fron­tiera che non esi­ste più e da nes­suna parte ci sono più gior­na­li­sti da seque­strare. È venuto meno il busi­ness dei riscatti, ma all’Isis non serve nem­meno il riscatto, ha tro­vato un modo più red­di­ti­zio per sfrut­tare i rapi­menti: mostrare in video lo sgoz­za­mento degli ostaggi.

 
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Il cinema si scopre ecologista

Post n°12226 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 

Valentina Neri02/03/2015
CAGLIARI - Ecosostenibilità e pratiche green vanno molto di moda anche al cinema. Sono tanti i soggetti che stanno lavorando a pratiche virtuose e meno impattanti per l’ambiente negli ultimi 3 anni che ora vedono il loro operato inquadrarsi in una rete sempre più ramificata di realtà internazionali mosse da uno scopo comune: abbattere le emissioni di anidride carbonica grazie all’adozione di comportamenti responsabili. Se n’è parlato alla XII edizione delle Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo, ospitata quest’anno a Cagliari, dal 26 febbraio al 1° marzo, dalla Sardegna Film Commission e realizzate in collaborazione con MiBACT e Associazione F.E.R.T. - Filming with a European Regard in Turin. L’evento è green fin dall’ideazione, poiché parte integrante del progetto HEROES 20.20.20 che, sviluppato dalla Fondazione Sardegna Film Commission insieme al Servizio Energia dell'Assessorato all'Industria della Regione Sardegna e Sardegna Ricerche, mira a informare i cittadini sulle azioni di risparmio ed efficientamento energetico attive e disponibili in Sardegna attraverso l’investimento su nuove forme di comunicazione con originali prodotti audiovisivi destinati al grande pubblico. Inoltre, alla fine delle Giornate, le eco idee esposte ed analizzate diventeranno per la prima volta materiale didattico per i produttori internazionali che arriveranno sull’isola in aprile per il prossimo workshop Maia. 

Se un’industria come quella hollywoodiana ha deciso di adottare pratiche green per produrre blockbuster, vuol dire che non ci guadagna solo l’ambiente, ma anche il comparto: far bene al pianeta spesso significa anche risparmiare. Un concetto difficile da credere per diversi produttori. Ma in Europa si cominciano a raggiungere importanti risultati. Il primo passo è informare, come prova a fare Green Film Shooting, il magazine per la sostenibilità nel mondo dell’audiovisivo fondato e diretto ad Amburgo da Brigit Heidsiekche scopre, intervista e racconta talent e membri del cast tecnico impegnati a dare il proprio contributo a favore dell’ambiente. 

Come Emellie O’Brien che ha lavorato alla realizzazione di The Amazing Spider-Man 2 nel ruolo di Eco Supervisor, un esperto che letta la sceneggiatura di un film, affianca il produttore per chiarirgli quali comportamenti della troupe cambiare e in che modo. Riusando o ricilando materiali di scenografia, adottando sul set l’uso della raccolta differenziata e utilizzando piatti e bicchieri compostabili, la Eco Supervisor ha dimezzato la produzione di tonnellate di spazzatura dal set di The Amazing Spider-Man 2: 72 tonnellate di scarti di cibo e stoviglie compostabili sono stati differenziati e non gettati nei rifiuti indifferenziati, evitando di mandare in discarica 755 tonnellate di materiale, pari a 3 volte e mezzo la Statua della Libertà. Mentre altre 49 tonnellate di decorazioni da set e materiali da costruzione sono stati venduti o donati alla fine delle riprese. 

Crede molto nel lavoro di coaching anche Siebe Dunom del fondo audiovisivo delle Fiandre che recentemente ha presentato alla Berlinale i dati della sua attività come consulente di sostenibilità del programma E-Mission, un fondo regionale che premia l’ecosostenibilità. Con un budget di circa 70mila euro per 2 anni ha progettato e portato avanti tenacemente un lavoro grazie al quale sono stati girati con pratiche ecologiche 22 film e 6 serie tv. Nel decalogo di Dunom per abbattere le emissioni di CO2: ridurre i trasporti scegliendo hotel vicini al set, utilizzare auto elettriche, biciclette e carpooling. In Francia credono talmente nelle opportunità economiche dietro l’ecosostenibilità che film fund, broadcaster, e agenzie ambientaliste hanno costituito un network, Ecoprod, che vede le pratiche green come volano per il settore audiovisivo. Un obiettivo ambizioso cui si potrebbe davvero arrivare da quando il CNC ha deciso di appoggiare la rete stanziando 6 milioni di euro per progetti con sostenibilità ecologica. Anche le televisioni si stanno attrezzando e hanno cominciato a sostituire le tradizionali lampadine con cui illuminano gli studi di registrazione con i LED: studi e provider di servizi tecnici che si avvalgano di criteri ecosostenibili possono ricevere un supporto finanziario tra il 40% e il 60% dei costi sostenuti per realizzare lavori ecofriendly. 

L’Italia non sta ferma a guardare ma prova a cimentarsi sul tema grazie alla sensibilità di alcune film commission. E’ il caso della Toscana Film Commission che ha recentemente lavorato con la Fondazione Edison per sviluppare check list e case history da fruire gratuitamente per tutti. Dal 2010 Edison lavora sul cinema adottando la stessa ottica sposata per altri comparti: fare efficientamento all’interno di un’industria, perché la sostenibilità non è un vezzo ma un’opportunità. La Fondazione ha seguito i set de Il capitale umano, Torneranno i prati e Il povero, il ricco e il maggiordomo facendo risparmiare a queste produzioni tra i 70 e gli 80mila euro, spesso attraverso piccoli interventi pratici quali l’eliminazione dei gruppi elettrogeni, l’adozione dei boccioni da 18 litri di acqua preferiti alle bottiglie di plastica, che poi vanno smaltite, e l’allestimento di cucine da campo al posto del catering che permette al regista di gestire i tempi di pausa sul set in maniera più libera, perché non dettati dall’arrivo dei camion con il cibo, e riduce i costi di piatti sigillati.

Sul fronte festival il cammino invece è ben tracciato da anni: il Cinemambiente di Torino è il primo in Italia a essersi fregiato della definizione festival a emissioni 0 e fa parte del Green Film Network, 29 manifestazioni in tutto il mondo che sostengono promozione e nascita di festival cinematografici a tematiche ecologiche. Nato nel 1998, dura 6 giorni ed è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Con un programma di un centinaio di film tra lungometraggi e corti internazionali, mostre, talk e mercatino equo e solidale, supporta la distribuzione delle opere che mette in cartellone, per una maggiore circuitazione delle stesse e lancia progetti partecipativi come quello contro lo spreco alimentare che ha visto il festival impegnato nella organizzazione di un grande pranzo fatto con gli avanzi per 5.000 persone, oltre ad aver dato vita ad una campagna didattica sul tema, grazie al film Just eat it! documentario canadese che dimostra come sia possibile sopravvivere per sei mesi spendendo solo 200 dollari e mangiando avanzi e prodotti scartati: un messaggio anti spreco che Cinemambiente ha portato in 3000 istituti italiani.

 
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"Maschere crude", il teatro della politica italiana al Cinema Trevi

Post n°12225 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

redazione27/02/2015
Mercoledì 4 marzo alle 21.00 al Cinema Trevi di Roma proiezione evento, a ingresso gratuito, del film doc Luce Cinecittà Maschere Crude, proiettato a seguire l'incontro con il regista Flavio De Bernardinis, l'AD di Luce Cinecittà Roberto Cicutto, e Giuliano Ferrara
Il documentario, presentato come 'punto luce' allo scorso Festival di Venezia, è un doppio ritratto della realtà italiana dagli Anni '30 del fascismo agli Anni '80 della P2. Le maschere del Potere e le maschere di chi al Potere tenta di resistere. Il teatro italiano: i generi, le forme drammaturgiche, i registi, gli attori e le attrici, che mettono in scena il Potere e tutte le sue maschere. 

Spiega il regista: "Da Eduardo De Filippo a Vittorio Gassman, da Romolo Valli a Luigi Vannucchi, da Alberto Lionello a Giancarlo Sbragia, da Gianni Santuccio a Renato De Carmine, da Glauco Mauri a Pino Micol, da Lilla Brignone e Giuliana Lojodice, da Valeria Moriconi a Carla Gravina, da Luigi Proietti a Gabriele Lavia, da Carmelo Bene a Mariangela Melato, ai grandi attori italiani si sovrapponevano e intrecciavano gli uomini politici italiani, anch’essi grandissimi attori, dal ministro degli esteri conte Carlo Sforza ad Ugo La Malfa, da Aldo Moro a Giovanni Spadolini, da Giovanni Malagodi a Amintore Fanfani, da Giulio Andreotti a Mariano Rumor. Palesemente, l’uomo politico italiano era innanzitutto un grande attore, che traeva dal sentimento teatrale le risorse verbali e gestuali per intercettare e persuadere i cittadini".

 
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Castellitto: "Amore tra le macerie"

Post n°12224 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò26/02/2015
Sergio Castellitto si rivolge alla sedia vuota accanto a lui: “Margaret, stai zitta, parlo io”. Al terzo film ispirato a un libro della moglie, più un innumerevole elenco di altre collaborazioni tra teatro e cinema, la simbiosi artistica della celebre coppia è un fatto risaputo. A volte preso di mira. “Il cinema si fa in due. Con Age e Scarpelli nessuno ha da ridire, invece noi a volte siamo stati rimproverati. Ma la nostra collaborazione è preziosa, siamo due individui separati però abbiamo una visione comune. Come artisti e non perché siamo sposati e abbiamo quattro figli”. 

Così dopo Non ti muovere e Venuto al mondo è arrivatoNessuno si salva da solo, con Riccardo Scamarcio eJasmine Trinca, in sala dal 5 marzo con Universal in circa 300 copie. Il libro lo ha pubblicato Mondadori nel 2011. “Non abbiamo pensato subito di farci un film – racconta Castellitto – poi per caso l'ho ripreso in mano e ho letto un paio di pagine e mi ha colpito una frase: ‘l’errore è stato pensare di trovare tutto dentro una sola persona’. Margaret ha scritto una sceneggiatura evoluta rispetto al romanzo che ha un finale acido. Qui c’è piuttosto amarezza e qualche elemento di commedia, un dolore più controllato”. Anche una speranza finale. 

Delia e Gaetano sono da poco separati, hanno due bambini ancora piccoli e devono organizzare le vacanze estive come tante famiglie divise. Si trovano al ristorante per una cena diplomatica, ma da subito è chiaro che tra loro ci sono ancora sentimenti e attrazione. “Quel ristorante – dice ancora l’attore e regista romano - diventa un ring. Del resto il pugilato è la metafora del loro rapporto. Si incontrano in una palestra di boxe, fanno amore lì per la prima volta, questo all'inizio del rapporto. E alla fine lei lo caccia di casa perché ha detto ai bambini che Mike Tyson è il più grande peso massimo del mondo anziché un criminale”. 

Ci sono tante scene di sesso, è un amore molto fisico quello tra Delia, nutrizionista con trascorsi di anoressia, e Gaetano, tamarro di Ostia che sogna di fare lo scrittore ma finisce sceneggiatore tv al soldo di un regista nevrotico e dispotico. “Castellitto ci ha chiesto di evitare effusioni generiche, edulcorate”, racconta Riccardo Scamarcio. “Ci ha detto di fare l’amore come animali e io, ingenua, ho pensato che dovessimo baciarci”, scherza Jasmine Trinca. “Ci sono quattro forme di sessualità rappresentate nel film – chiosa il regista – quella sfrenata degli inizi, poi la cura che è il leccarsi le ferite ma anche leccare la propria donna, quindi il sesso nevrotico, fatto mentre si pensa alla partita Iva e si parla al telefono e infine la negazione del sesso”. O il tradimento. Ma all’adulterio di lui, fa da contraltare la decisione di lei di rifarsi i denti che si è rovinata quando si costringeva a vomitare ai tempi dell’anoressia. Lui si era innamorato proprio della sua imperfezione. 

“Il film – è ancora Castellitto a parlare - ha il coraggio di andare verso il cattivo odore della vita”. Non autobiografico ma politico, lo definisce l’autore. Perché non c’è niente di più politico dell'intimità. “La gente non ha più voglia di fare amore perché ha perso il lavoro. La famiglia è qualcosa di micidiale eppure straordinario di cui non possiamo fare a meno” E ancora, con una delle tante frasi a effetto di cui è pieno il film, prodotto da Indiana Production con Wildside e Rai Cinema: “Le donne sono morali, gli uomini umorali… meravigliosi fraciconi”. 

La generazione messa in scena è quella dei trenta/quarantenni, tra la caduta del Muro di Berlino e l’11 settembre, figli delle macerie, incappati un’epoca in cui nulla è stato inventato ma solo copiato dagli altri, dal sushi alle polacchine. “Sono ragazzi adultizzati che condividono la stessa frustrazione. Ma anche i più vecchi si possono riconoscere nella storia di Delia e Gae. E i giovanissimi possono usarla come una bibbia”. Del resto è proprio dall’incontro con una coppia anziana (Angela Molina e Roberto Vecchioni) ma ancora unita, che viene fuori la forza, o forse la fede, per ricominciare. “Lì si va al di là del realismo, è una specie di sogno l’incontro con questi strani mentori, sono due che ce l'hanno fatta, che sono restati insieme”. “Potrebbero essere Margaret e Sergio che ci hanno guidato in questo viaggio”, azzarda Jasmine. Per Castellitto, che ha scelto di non recitare nel film (ma è lui l’uomo che sviene alla festa e di cui non vede il volto ed è di nuovo lui la voce che parla al telefono) la vecchia coppia che dà consigli è anche il simbolo del desiderio di intromettersi nei fatti degli altri. “La tv para-psicologica ha messo in mostra i panni sporchi facendo finta di difendere la privacy, invece bisogna parlarsi davvero”. Alla fine Nessuno si salva da soloracconta l'imperferzione del matrimonio contemporaneo. “L’amore è uno stress, una strana murena a cui tagli la testa ma che rinasce”, dice Castellitto. “L’amore non finisce. Non c’è lieto fine perché non c’è fine”, aggiunge Trinca. Mentre Scamarcio, che sta per sposarsi con Valeria Golino dopo tanti anni di convivenza, si arrabbia molto perché la notizia è diventata di pubblico dominio: “Il matrimonio è un fatto privato”. 

 
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Salvatores pensa a Italy in a Day 2

Post n°12223 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa04/03/2015
Gabriele Salvatores pensa a un seguito di Italy in a Day, il film collettivo frutto di centinaia di filmati inviati da italiani da 0 a 104 anni che sono stati i protagonisti e gli autori dell’opera. “Il taglio sarebbe diverso: come gli italiani s’immaginano il futuro - dice il regista ritirando il Nastro dell’anno alla Casa del Cinema - Lo rifarei volentieri anche perché non ho girato un fotogramma. Mi aspettavo materiale molto più trash perché la rete è spesso uno stadio dove si sfoga la rabbia. Mi ha stupito la sincerità dei contributi, ben 44mila quelli visti”.

Walter Veltroni dedica il Nastro dell’anno per Quando c’era Berlinguer al leader storico del Partito comunista e alla famiglia presente alla premiazione e si dichiara soddisfatto per l’accoglienza avuta dal suo documentario con quell’inizio così folgorante sull’assenza di memoria delle giovani generazioni. “Sono un ex politico che nel suo esordio da regista si confronta con un grande politico scomparso 30 anni fa, che mai avrei voluto su quel palco a Padova per l'ultimo discorso”.

Gianni Amelio ringrazia Roberto Cicutto che ha portato aria nuova dentro Luce Cinecittà e ironizza sul Nastro ricevuto per Felice chi è diverso: “Non vorrei che fosse un premio alla carriera. Ricordo che anni fa ne ricevetti uno insieme a Gillo Pontecorvo. Graffiante il commento di Mario Monicelli presente a quella cerimonia: danno il premio alla carriera a uno che non l’ha mai fatta e a uno che non la farà mai”. 
Costanza Quatriglio, che fa il bis con Triangle dopo terramatta;, dice che continuerà “a fare titoli che incominciano con la T perché portano bene. Certo è più complicato realizzare un film documentario che un film di finzione perché richiede molto tempo nella progettazione”. 

Festeggiato l’ultra novantenne Gian Luigi Rondi che non è voluto mancare alla consegna del Nastro d’argento a Giorgio Treves che lo ha raccontato in Gian Luigi Rondi, Vita cinema passione: “Non mai fatto l’attore, mi sono tranquillamente adagiato nel mio personaggio, dovendo recitare me stesso”.
A ritirare la menzione a 9x10 Novanta ci sono l’ideatore del film collettivo Marlon Pellegrini e Enrico Bufalini, direttore Archivio Storico, Cinema e Documentaristica, che spiega: “Abbiamo giocato con l’aritmetica e messo in mano l’Archivio Luce a questi giovani registi che ci hanno dato un film corale, un affresco dell’Italia del Novecento”.
Per Wilma Labate, regista di Qualcosa di noi, il riconoscimento a Jana, ‘protagonista dell’anno’, è più che meritato, “una compagna di lavoro preziosissima che ha condotto gli allievi aspiranti scrittori in un viaggio, iniziato come una gita scolastica, e diventato un percorso interiore”.

Altro festeggiato il mitico press agent Enrico Lucherini, che dopo il ritratto dedicatogli da Antonello Sarno - “lì c’era troppa amicizia” – è il protagonista del doc Enrico Lucherini: Ne ho fatte di tutti i colori di Marco Spagnoli, Nastro d’argento speciale: “Mi sono riconosciuto nel film, soprattutto nella prima parte che è meno nostalgica”.
In chiusura della serata condotta con sobrietà e nei tempi dalla presidente del Sncgi Laura Delli Colli, un’anticipazione di Il segreto di Otello: “Quella trattoria era una Casa del cinema ante litteram, Otello è stato un po’ l’inventore del tax credit dando da mangiare a credito e investendo così nel cinema”, ricorda l'autoreFrancesco Ranieri Martinotti.

 
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Amelio, Salvatores e Veltroni ritirano i Nastri alla Casa del Cinema

Post n°12222 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 

ssr03/03/2015
Nastri d’Argento per Costanza Quatriglio, che fa il bis conTriangle dopo Terramatta e per Giorgio Treves, autore del film dedicato a Gian Luigi Rondi, Vita cinema passione. Sono questi i premi ai migliori documentari nelle sezioni Cinema del reale e Cinema e spettacolo per la giuria del Sngci. I premi ai migliori film del 2014 si aggiungono ai tre Nastri dell’anno, già annunciati, che stasera alla Casa del Cinema di Roma ritirano Gianni Amelio, Gabriele Salvatores e Walter Veltronirispettivamente per Felice chi è diversoItaly in a Day eQuando c’era Berlinguer: tre ‘scatti’ di una fotografia del Paese che il cinema del reale ha così raccontato.

Premi speciali, dai giornalisti cinematografici, al film di Jacopo Quadri La scuola d’estate, prezioso documento sulla formazione teatrale con Luca Ronconi, a La zuppa del demonio di Davide Ferrario, aGiulio Andreotti Il cinema visto da vicino di Tatti Sanguineti e al documentario di Giancarlo SoldiNessuno siamo perfetti, sul creatore di Dylan Dog,Tiziano Sclavi.
Nastro d’Argento speciale, infine, a Marco Spagnoli autore di una decina di titoli in cinque anni, fino agli ultimi, del 2014, su Sophia Loren, Walt Disney in Italia e soprattutto su Enrico Lucherini: Ne ho fatte di tutti i colori.
Una menzione collettiva segnala il progetto d’autore sul ‘compleanno’ dell’Istituto Luce 9x10 Novanta, firmato, appunto, da nove registi giovani che hanno pescato immagini e suggestioni da lontano. Infine il premio che segnala Qualcosa di noi di Wilma Labate con un riconoscimento alla migliore protagonista nei documentari dell’anno, Jana, 46 anni, prostituta da 11, che sulle colline di Sasso Marconi, filmata dalla Labate, ha tenuto le sue lezioni sulla sessualità, a partire dai temi del denaro e del corpo, ai dodici studenti di una scuola di scrittura.

In arrivo, come già accaduto lo scorso anno, una cinquina dedicata ai docu-film. Nel palmarès delle candidature ai Nastri per il lungometraggio, saranno annunciati venerdì 29 maggio, subito dopo il Festival di Cannes per la terza volta negli spazi del MAXXI di Roma.

Insieme al Busto Arsizio Film Festival, diretto da Steve Della Casa, infine, l’iniziativa del SNGCI di inaugurare ad aprile un riconoscimento dedicato al giornalismo con le immagini, nel nome di una grande firma di ieri come Lello Bersani. Il Premio (che ha avuto una sola edizione, premiando Vincenzo Mollica subito dopo la scomparsa di Bersani) inaugura il nuovo corso con Antonello Sarno, giornalista e documentarista, già Nastro d’Argento.

Fine serata alla Casa del Cinema, dopo la premiazione, con l'anteprima di alcuni minuti de Il segreto di Otello, la storia romana, molto legata al cinema, di Otello alla Concordia, trattoria fondata nel 1948 da Otello e Nora Caporicci che racconta, con la regia di Francesco Ranieri Martinotti, quel luogo speciale in un cortile di via della Croce, dove alla gente del cinema, spesso squattrinata, si faceva generosamente credito. Una storia recuperata da Andrea Sisti, nipote di Otello e Nora, che ha prodotto il film, con il supporto di Roma Lazio Film Commission e raccontata, con molte testimonianze inedite e tanta musica, da Martinotti su una ricostruzione storica firmata, nella sceneggiatura, anche da Silvia Scola.

 
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Successo di Luce Cinecittà ai Nastri d'argento Doc

Post n°12221 pubblicato il 04 Marzo 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

redazione03/03/2015
È un successo pieno quello riportato ai Nastri d’Argento per il Documentario 2015 per i film con il marchio di distribuzione di Luce Cinecittà, che ottiene i massimi riconoscimenti nelle due principali categorie: Triangle diCostanza Quatriglio Miglior documentario di cinema del reale e Gian Luigi Rondi - Vita cinema passione di Giorgio Treves Miglior doc su cinema e spettacolo.
Inoltre Nastro dell’anno a Gianni Amelio per Felice chi è diverso e Premio speciale a La scuola d’estate di Jacopo Quadri, su Luca Ronconi, e a Tatti Sanguineti per il suoGiulio Andreotti - Il cinema visto da vicino, Menzione per il progetto di 9x10 Novanta e riconoscimento a Jana, ‘protagonista dell’anno’ nel film di Wilma Labate Qualcosa di noi.

“Anche quest'anno la meritevole attenzione del Sindacato Giornalisti Cinematografici per il documentario, premia Istituto Luce-Cinecittà conferendo il Nastro a documentari prodotti o distribuiti da noi. Non possiamo che esserne riconoscenti e orgogliosi del nostro lavoro in un settore in forte espansione in tutto il mondo - dichiara Roberto Cicutto, presidente e AD di Luce Cinecittà - E' indubbio che il genere del documentario ha conosciuto negli ultimi anni risultati inaspettati. Vincitori di massimi premi nei principali festival internazionali, celebrati da critici e stampa, fucina straordinaria di nuovi talenti registici, i documentari rappresentano il core business della nostra attività di produzione.
Allora tutto bene? Assolutamente no, perché tanti sforzi dei nostri autori e di chi come noi cerca di dare visibilità a questo genere, si scontrano con le barriere e le difficoltà della programmazione in sala e in televisione. Una politica più attenta di diversificazione dell'offerta nei cinema e un maggior sforzo anche coproduttivo da parte delle reti televisive (che pure nel tempo del digitale terrestre e dei canali tematici qualcosa di più stanno facendo) rappresenterebbero la ciliegina sulla torta chiudendo un cerchio virtuoso. 
Ancora una parola – conclude Cicutto -  sulla valorizzazione dell'Archivio Storico Luce, alla base di molti lavori di autori sia alle prime prove che affermati, che hanno realizzato opere di grande originalità dando nuova vita alla materia prima e pulsante che costituisce l'anima del patrimonio del nostro archivio”.

E’ in questi giorni nelle sale Triangle di Costanza Quatriglio, vincitore all’ultimo Torino Film Festival del Premio Cipputi per il Miglior film sul tema del lavoro. Racconta, unendole, le drammatiche storie dell’omonima fabbrica di New York, distrutta da un rogo nel 1911, e il crollo di un maglificio-fantasma a Barletta nel 2011. In mezzo un secolo di lotte, sconfitte e nuove speranze.

Il film Gian Luigi Rondi - Vita cinema passione di Giorgio Treves, presentato all’ultima Mostra di Venezia nella sezione Classici, è il ritratto di un protagonista assoluto, memoria e cronaca lucida, affascinante e segreta del nostro cinema. Felice chi è diverso di Gianni Amelio è l’inedita storia dell’omosessualità in Italia dal fascismo agli anni ’80, con uno sguardo urgente e irresistibile sui nostri giorni.
La scuola d’estate di Jacopo Quadri più che un omaggio è il ritratto al lavoro del magistero e del genio di un maestro delle scene come Luca Ronconi.
Giulio Andreotti - Il cinema visto da vicino di Tatti Sanguineti racconta fatti e documenti del più celebre ‘regista non accreditato’ del cinema italiano.
Jana, è la ‘protagonista dell’anno’ di Qualcosa di noi di Wilma Labate, che narra il singolare incontro tra una prostituta e i giovani allievi di un corso di scrittura.
Infine una menzione al progetto del film 9x10 Novanta, che nel 2014 ha riunito dieci tra i più interessanti nuovi autori del nostro cinema per festeggiare i primi 90 anni di Istituto Luce.
Va infine ricordata la candidatura nelle cinquine finaliste per Sul vulcano, il nuovo film di Gianfranco Pannone in questi giorni in sala, un viaggio sulle pendici del Vesuvio tra letteratura, musica e uno straordinario coro di voci recitanti.

 

Per i riconoscimenti, e soprattutto per l’attenzione costante verso il documentario, Istituto Luce-Cinecittà ringrazia il Sindacato Giornalisti Cinematografici, e condivide i successi di questa edizione dei Nastri per il Documentario con le produzioni, gli autori e tutti i tecnici dei film. Augurando per loro e per noi un anno di nuove attenzioni e successi importanti come questo.

 
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