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Messaggi del 04/08/2015

 

Passioni e desideri

Post n°12475 pubblicato il 04 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Passioni e desideri

A Vienna una giovane slovacca fa un provino per foto erotiche che la 'promuove' a prostituta da hotel ben pagata. Il primo a richiederne le prestazioni è un uomo d'affari che, scoperto da un possibile acquirente, viene ricattato. L'uomo ha una moglie che ama e che sta cercando di troncare una relazione con un fotografo brasiliano la cui compagna, venuta a conoscenza del tradimento, decide di tornare in Brasile...
Questo non è che l'inizio delle vicende che in un raggio di 360° (come suggerisce il titolo originale) coinvolgono e intrecciano le vite di numerosi personaggi. Il debito esplicito della sceneggiatura di Peter Morgan (Frost/Nixon - Il duelloHereafter) è nei confronti di Arthur Schnitzler che nel 1897 scrisse "Girotondo" in cui si metteva in scena una sorta di staffetta erotico-amorosa. Fernando Meirelles deve invece alla lezione di Robert Altman la sua capacità di tenere sempre a fuoco i numerosissimi personaggi a cui aggiunge verso la fine un servizievole split screen. Se la morale sessuale è sicuramente cambiata dai tempi dello scrittore austriaco i sentimenti di fondo degli esseri umani non lo sono altrettanto come ben sapeva Stanley Kubrickche proprio con Eyes Wide Shut, adattamento di un suo racconto, ha purtroppo concluso la sua carriera. Morgan sembra avere ben presente questa visione della contemporaneità anche se si permette una citazione un po' mimetizzata. 
La frase ritornante "Un saggio una volta disse: se sei davanti a un bivio imboccalo" non è precisamente di un saggio ma del giocatore di baseball Yogi Berra che, un po' come Eric Cantona, amava esprimersi per aforismi. Fatta salva questa licenza poetica il film, pur non brillando per originalità (il suo predecessore di maggior successo in tempi abbastanza recenti può essere individuato in Babel) ha il pregio di sottolineare come spesso nella vita il non detto nel campo dei sentimenti finisca con il complicare inutilmente le esistenze. Molti dei protagonisti vivono le proprie manifestazioni emotive come colpevoli. Che si tratti del businessman londinese che ama la moglie ma cerca una prostituta o del dentista musulmano che impone a se stesso di non desiderare la propria assistente in crisi matrimoniale, molti finiscono con il non dichiarare ciò che provano. Chi lo fa, come la giovane brasiliana in temporanea libera uscita dagli obblighi morali, finisce con l'aprire una visione diversa a uno sconosciuto anziano e ripiegato proprio sul senso di colpa.
Tutto ciò però non può farci dimenticare la responsabilità che abbiamo verso gli altri e proprio la vicenda della ragazza latinoamericana, ad un certo punto tutta incentrata su sé e sul proprio impulso del momento, ce ne mostra le possibili conseguenze. "La vita è l'arte dell'incontro" diceva il poeta Vinicius de Moraes. Passioni e desideri ce ne ricorda la complessità.

 
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La scelta di Barbara

Post n°12474 pubblicato il 04 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

Locandina La scelta di Barbara

Estate 1980. A causa di una richiesta di visto di uscita dalla Germania Est Barbara, una dottoressa, viene trasferita da Berlino in un ospedale di campagna. Il suo fidanzato Jörg, che vive all'Ovest sta pianificando la sua fuga. Barbara svolge con scrupolo il suo lavoro di chirurgo pediatra ma si tiene a distanza dai colleghi che pensa di dover frequentare ancora per poco tempo. Il primario Andre è però interessato a lei e non solo professionalmente. Man mano che il giorno della fuga si avvicina la situazione per Barbara, tenuta sotto stretto controllo dalla Stasi (la polizia politica) si complica.
Il cinema tedesco ha ovviamente ancora molto da raccontare sui decenni in cui la Germania era divisa in due e all'Est il controllo del Partito comunista era soffocante. Christian Petzold affronta il tema con un punto di vista estetico innovativo perché ritrae la vita sotto la dittatura con colori caldi rifuggendo dallo stereotipo abusato di una luce livida come la situazione psicologica dei personaggi. L'originalità però si arresta a questo punto perché ogni situazione si fa prevedibile così come un finale in cui le concomitanze diventano degne di un romanzo d'appendice appesantisce quanto visto sino a quel punto. L'occasione di descrivere un sentimento che nasce e si sviluppa progressivamente finendo con il mettere in secondo piano il desiderio di libertà viene sprecata non per colpa degli attori che sanno intercettare con abilità lo stato di tensione diffusa che pervadeva le vite anche di chi si trovava in una posizione elevata come quella del medico.
È la sceneggiatura, scritta dallo stesso Petzold, che mostra come talvolta i plot di base possano essere simili ma gli esiti si manifestino come profondamente diversi. Perché il regista dichiara di avere avuto come fonte di ispirazione primaria Acque del Sud di Howard Hawkscon Humphrey Bogart e Lauren Bacall. Purtroppo il confronto con quel classico del cinema si rivela perdente perché la scrittura resta in superficie e alla fine si ha l'impressione di un discreto film per la tv.

 
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Two mothers

Post n°12473 pubblicato il 04 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Two Mothers

Australia. Roz e Lil sono amiche sin da quando erano bambine. Si sono poi sposate ed hanno avuto due figli, Tom e Ian. Lil è rimasta presto vedova avendo però sempre accanto a sostenerla la famiglia di Roz. I due bambini, col passare degli anni, sono divenuti due splendidi ragazzi. Il marito di Roz si vede offrire un ottimo lavoro a Sidney dove finisce con lo stabilirsi facendo ogni tanto ritorno a casa. Nel frattempo accade qualcosa di molto particolare: Tom e Ian iniziano una relazione l'uno con la madre dell'altro.
Anne Fontaine si è ormai (a buon diritto) costruita una collocazione precisa all'interno del complesso cinema francese. Se François Ozon ama analizzare l'ambiguità e la sottile perversione delle dinamiche sessuali e Christophe Honoré spinge invece il pedale sull'acceleratore dell'eccesso narrativo ed estetico la regista di origini lussemburghesi preferisce portare l'attenzione sulla complessità del sentire e su come il trascorrere del tempo influisca sul coinvolgimento anche sul piano sessuale. Non teme sicuramente di affrontare i tabù e questa volta ha disposizione due attrici belle ed esperte come Naomi Watts e Robin Wright che interagiscono con due giovani promesse del cinema: Xavier Samuel (già visto nel terzo Twilight) e James Frecheville (Animal Kingdom). 
Se si è disposti a sorvolare sullo stereotipo dei corpi statuari dei due (sembrano modelli di Dolce e Gabbana) e sul fatto che passano gli anni e i decenni e le due mamme non invecchiano per nulla, si scoprirà di trovarsi di fronte a un film molto più articolato di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Fontaine immerge i suoi personaggi nella luce del sole e in un paesaggio affascinante ma fa vivere loro quella che essi stessi percepiscono come una trasgressione facendone emergere le pulsioni ma anche le contraddizioni. Nel sottotesto suggerisce poi una non secondaria tensione omosessuale sia tra le due donne (evidenziata in alcuni scambi verbali) sia tra i due figli (si veda ad esempio lo scontro in acqua di cui non viene esplicitata la causa). 
Tutto ciò non è finalizzato in maniera banale a complicare la vicenda (alle spalle c'è comunque il racconto "The Grandmothers" di Doris Lessing) ma diviene strettamente funzionale alla costruzione dei personaggi. Sui quali viene poi fatto intervenire lo scorrere degli anni che mira ad evidenziare le apparentemente inevitabili distanze difficili da colmare che vengono a crearsi tra le due generazioni una volta spento (forse) il fuoco della passione.

 
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Fa la cosa sbagliata

Post n°12472 pubblicato il 04 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Fa' la cosa sbagliata - The Wackness

New York 1994, era Giuliani. Luke Shapiro è un giovane spacciatore. Jeffrey Squires il suo psicanalista e il suo miglior cliente. Dall'erba al litio, il dottor Squires assume di tutto un po', ma nega al giovane amico la prescrizione per le pillole della felicità, spronandolo a vivere, a soffrire, ad amare. Almeno finché Luke non scopre di voler fare tutto questo solo con e per la figliastra di Squires, Stephanie... 
Il college alle porte, l'ultima estate in città, i problemi economici in casa, la distanza dai coetanei, lo spettro e il rito della prima volta, che deve accadere, per liberare dalla condizione della domanda continua, per cominciare ad offrire qualche risposta sulla vita. Nel secondo film di Jonathan Levine (il primo, All the boys love Mandy Lane, resta inedito in Italia) gli elementi classici del romanzo di formazione edizione Sundance ci sono tutti ma appaiono un po' fuori tempo massimo, proprio come i vezzi formali di quando la regia cerca di commentare a suo modo la (bella) musica, invece che lasciarsi da lei accompagnare lungo la strada. 
L'interesse del film è altrove, nella relazione tra un ragazzo che si crede depresso ma sta solo girando senza spinta, perché il suo carretto dei gelati pieno di droga non ha il sapore della ribellione ma quello abitudinario del mestiere e del dovere, e un adulto pieno di incongrua vitalità, che tiene a bada fuggendo in paradisi artificiali, un uomo che fa sempre "la cosa sbagliata", utile agli altri e poco a se stesso. Josh Peck ci mette la tenerezza dello sguardo, Ben Kingsley ci mette tutto se stesso, come nell'Oliver Twist diPolanski, e ci lascia capire che comico sarebbe se glielo facessero fare. Terza protagonista, la città di New York giunge in soccorso, si mette a disposizione, ma l'impressione è che Levine non colga appieno le occasioni che lei gli offre. 
Tra situazioni scontate, psicologismi quasi invadenti, potenzialità narrative sottosfruttate, i due uomini raccontano due età, due modi di vivere l'amore e la disperazione, due storie di riflusso, post-hippy per Squires e post-grunge per Shapiro, mentre nella loro amicizia si rivelano (che più esplicitamente non si può) le contraddizioni del vivere e la speranza per sopravvivere. 
Lontani anni luce dalla violenza inferta ed esperita dei kids di Larry Clark, il massimo che può accadere a Luke Shapiro è una notte in prigione o un trasloco in un quartiere meno benestante. Poco male, in fondo, e infatti non basta. D'altronde - ed è una scelta, non un caso - Josh Peck non viene dal mondo reale, ma direttamente da Nickelodeon.

 
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Box Office, Pixels al primo posto

Post n°12471 pubblicato il 04 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

 

Box Office Italia
La stagione italiana, che quest'anno, possiamo fare una facilissima previsione già ad agosto, sarà stravinta dal nuovo film di Checco Zalone, in arrivo a gennaio, parte sotto il segno di Pixels, primo leadership dell'anno (ricordo che la stagione in Italia si calcola da agosto a luglio e non per anno solare come in America). Il film "videoludico" sfiora il milione, dato non da poco in tempi di magra come questi e distanzia parecchio i followers: Spy, secondo con 286mila euro (1.7 milioni complessivi, niente male) e la new entry Left Behind - La profezia con 325mila euro totali dal giorno della release. Benino ancheEx Machina, arrivato in grande ritardo nelle sale italiane, che raccoglie 251mila euro totali. Marcia bene Babadook con 150mila euro e un totale di 1.4 milioni. Particellari gli altri incassi, con Jurassic Worldarrivato a 14.4 milioni. La prossima settimana tocchiamo il minimo storico annuale di nuove uscite con appena 2 film: Joker - Wild Card e Tracers

Box Office USA
In America si iniziano a sparare gli ultimi botti di un'estate indimenticabile, almeno sotto il profilo degli incassi. Mission: Impossible - Rogue Nation conquista facilmente la vetta della classifica con 56 milioni, una partenza inferiore rispetto a Mission Impossible - Protocollo fantasma, ma che dovrebbe comunque permettere al film di superare, già entro la fine della settimana prossima, quota 100 milioni (per Tom Cruise sarebbe il 22esimo film in cui recita a superare questa quota, un record imbattibile). Esordio molto deludente, nonostante il secondo posto (ma la media per sala è pessima) per Come ti rovino le vacanze, remake di una serie degli anni '80, per lui solo 14.5 milioni. Perde la vetta Ant-Man, arrivato a 132 milioni in casa e 291 a livello mondiale. Scendono anche i Minions, prossimi a passare quota 300 milioni in casa e il miliardo a livello globale (sono a 854). Crolla in fretta Pixels, mentre regge bene Un disastro di ragazza, arrivato a 80 milioni. In coda sono oramai prossimi a salutare la top ten Inside Out, arrivato a 329 milioni (e 602 nel mondo, ma mancano ancora molti paesi, potrebbe arrivare al miliardo anche il film Pixar) e Jurassic World, giunto a 631 milioni (e 1.559 milioni nel mondo). La prossima settimana arriva l'ennesimo film sui supereroi, con il reboot de I Fantastici 4. Qualche curiosità infine dalla Cina, secondo mercato mondiale, dove vengono stabili due record: Monster Hunt, con oltre 221 milioni di dollari, diventa il film cinese più visto in patria (quinto in assoluto, ma potrebbe finire al primo posto per la fine del mese) e Monkey King: Hero Is Back con 110 milioni diventa il miglior film di animazione, scalzando Doraemon e Big Hero 6

 
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