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Messaggi del 06/06/2016

 

X-MEN: APOCALYPSE - WOLVERINE AVEVA UN RUOLO CENTRALE, POI RIDOTTO da movieplayer

Post n°13226 pubblicato il 06 Giugno 2016 da Ladridicinema
 

In una delle prime versioni del concept, Hugh Jackman sarebbe dovuto comparire in quasi tutte le scene.

Prima dell'uscita di X-Men: Apocalisse, i fan si sono posti numerosi quesiti sulla presenza di Wolverine e sullo spazio assegnato al personaggio fi Hugh Jackman. L'iconico Wolverine è apparso in ogni pellicola della saga degli X-Men e Bryan Singer aveva anticipato il suo ritorno in una criptica dichiarazione al San Diego Comic-Con. Adesso sarebbero stati rivelati nuovi dettagli sul ruolo di Jackman nel film.

X-Men: Apocalisse, gli artigli di Wolverine

La presenza di Wolverine in X-Men: Apocalisse è stata confermata nel terzo trailer diffuso da Fox; nella parte finale del promo compaiono gli iconici artigli di adamantio di Logan. Nel film Logan interviene per aiutare i giovani X-Men dopo essere stato rilasciato dal programma Weapon X, ma il produttore Simon Kinbergha confessato che in una versione precedente dello script Logan era presente quasi in ogni scena.

 

"Abbiamo sempre voluto Wolverine nel film. Volevamo trovare un modo per inserirlo, anche perché io e Bryan Singer adoriamo Hugh Jackman. Amiamo il personaggio, è un ingrediente essenziale del franchise. Abbiamo discusso a lungo su come farlo apparire e scomparire nella storia. A un certo punto volevamo farlo apparire a metà e fargli prendere il controllo del team dei giovani mutanti. Ma in questo caso la sua presenza avrebbe cozzato con quella di Jennifer."

Hugh Jackman tornerà a indossare i panni di Wolverine per l'ultima volta in Wolverine 3, attualmente il lavorazione. Ma il regista Bryan Singer ha anticipato la volontà di riunire il cast al completo in futuro, sempre che il franchise prenda la direzione da lui sperata.

 
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The martian

Post n°13225 pubblicato il 06 Giugno 2016 da Ladridicinema
 

Locandina Sopravvissuto - The Martian

L'equipaggio della missione Ares 3 sul suolo di Marte si trova nel mezzo di una tempesta che non lascia scampo. Il botanico Watney viene colpito da un detrito: credendolo morto, il comandante Lewis ordina alla squadra di abortire la missione e tornare sulla Terra. Ma Watney è vivo e, mentre cercherà di prolungare il più possibile la sua sopravvivenza sul Pianeta Rosso, la Nasa ricorrerà a ogni stratagemma per provare a riportarlo a casa.
Hanno detto che Sopravvissuto - The Martian rimette la "sci" in sci-fi, ovvero pone l'accento sulla "scienza" di fantascienza. E non sono andati lontani dal vero. Ridley Scott, alle prese con uno script non suo - autore il Drew Goddard della scuderia Joss Whedon - e tratto dal meticoloso romanzo di Andy Weir, un ingegnere informatico reinventatosi scrittore, si dimentica di essere il profeta dei futuri distopici di Alien e Blade Runner. E si limita a fare quel che gli riesce meglio, ossia rendere cinematografica materia che tale non è. Concedendo qualcosa al 3D ma il minimo indispensabile alla computer graphics, Scott consegna la sua epica alle riprese in esterni della desolazione marziana. Le passeggiate di Matt Damon sul suolo di Marte, a bordo del suo rover, ricordano tanto le cavalcate fordiane nella Monumental Valley che gli orizzonti infiniti diLawrence d'Arabia. E non casualmente, visto che quest'ultimo è stato girato in luoghi vicini al deserto della Giordania scelto per The Martian. La visione di Scott e il suo racconto di un'odissea in cui Ulisse e Robinson Crusoe trovano un ideale punto d'incontro procede in parallelo con i teoremi infallibili di Weir, che vede nel suo protagonista l'ingegnere perfetto, un MacGyver di Marte pronto a elaborare modalità di sopravvivenza sempre nuove in un pianeta ostile. Rosso, brullo e indomabile, il quarto pianeta viene privato della allure che lo ha accompagnato in un tutt'altro che brillante passato cinematografico, attraverso l'espediente di ipotetiche civiltà pre-terrestri (Mission to Mars) o alieni belligeranti (La guerra dei mondi). E presentato per ciò che è, un gigantesco e suggestivo ostacolo alla vita. Solo con la forza dello humour da middle-class americana di Damon-Watney e con il pragmatismo della Nasa (collaboratrice e sponsor del film) il racconto regge per la sua lunga durata, avvince e infine porta all'immedesimazione con il protagonista. E pur trattandosi questi, ancora una volta, di un Matt Damon da salvare (Salvate il soldato Ryan) per il bene dell'America e del mondo, lo script spinge il minimo indispensabile sul pedale di un enfatico patriottismo; scegliendo anzi, con un'inattesa svolta narrativa, di ridimensionare il ruolo statunitense di superpotenza infallibile. Il futuro non è mai parso più verosimile di così, divaricando ulteriormente le due storiche branche della fantascienza: da un lato una space opera sempre più assetata di effetti speciali e meraviglie, dall'altro la controparte pseudo-scientifica, con i piedi ben piantati per terra, nonostante gli occhi osservino il cielo. Con buona pace di chi cerca una sua personale terza via, come il Nolan di Interstellar. Resta da domandarsi, visto il palesato intento di promozione a un rilancio dei viaggi aerospaziali della Nasa, se si tratti di uno spot centrato o controproducente. Proprio in virtù della stretta aderenza ai fatti di The Martian, infatti, Marte come meta non è mai parsa meno allettante di così. Omini verdi malvagi con i laser compresi.

 
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