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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi del 28/03/2017
Post n°13725 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
La pazza gioia è il mattatore ai David di Donatello. Oltre al premio per il miglior film, la storia di donne mentalmente disturbate che ha emozionato i giurati porta a casa, tra gli altri, anche i riconoscimenti per il miglior regista e la miglior attrice protagonista, Valeria Bruni Tedeschi, che emozionata regala una divertente carrellata di ringraziamenti (mentre inciampa sul vestito), oltre alla compagna d’avventura Micaela Ramazzotti, che viene chiamata sul palco – si paragonano a Stanlio e Ollio – anche a “la mia migliore amica Babara che mi ha offerto un pezzo di focaccia il primo giorno d’asilo, facendomi sentire meno sola, a Leopardi, Ungaretti, Pavese, Natalia Ginzburg, Anna Magnani, De Andrè, Chopin, mia madre, mia sorella, mia zia, gli uomini che mi hanno amata, quelli che mi hanno abbandonata, quelli che mi ameranno e la mia analista”.
Indivisibili si accontenta del premio alla sceneggiatura e di quello ad Antonia Truppo, miglior interprete femminile non protagonista, oltre a quelli musicali assegnati a Enzo Avitabile (miglior canzone originale per 'Abbi pietà di noi' e miglior musicista, che ringrazia in particolar modo "la periferia di Napoli") e al produttore.Stefano Accorsi è miglior protagonista maschile di questa 61esima edizione, la prima senza Gian Luigi Rondi (ricordato insieme ad altri illustri scomparsi di quest’anno, da Pasquale Squitieri a Tomas Milian, a Josciua Algeri, giocane rapper protagonista di Fiore, scomparso in un incidente, in una clip accompagnata da una performance canora di Manuel Agnelli). L'attore ha trionfato per la sua interpretazione di Loris De Martino in Veloce come il vento. "Spero che Bianca (la compagna, presente in sala) non partorisca adesso, ma nel caso avremmo già due nomi pronti: David o Donatello", ha scherzato durante la premiazione. L'adrenalico film di corse di Matteo Rovere fa comunque il pieno di premi tecnici: fotografia, trucco, montaggio, suono ed effetti digitali. Miglior documentario è Crazy for Football di Volfango De Biasi, distribuito da Istituto Luce Cinecittà.
Fai bei sogni di Marco Bellocchio aveva ben dieci candidature, tra cui quella di Valerio Mastandrea (miglior attore), ma all’interprete romano va ‘solo’ il premio come miglio attore non protagonista per Fiore. Standing ovation a Roberto Benigni, a cui va il premio speciale alla carriera. "Nemmeno il Papa a San Siro è stato accolto così. Io vi benedico, ringrazio l'accademia tutta, abbiamo reso grande l'arte più commovente del mondo", ha detto il regista e attore dedicando la statuetta alla moglie. Anzi, di più. "Questo premio appartiene a Nicoletta, con lei ho fatto tutto", ha aggiunto ricordando che "il cinema italiano è il più grande del mondo".
Risate con il corto di Maccio Capatonda ed Herbert Ballerina, Il montatore gelosone, usato per presentare il primo al miglior montaggio. Delusione per Mine, soprattutto per aver lisciato il premio per gli Effetti Digitali. Difficile la logistica, almeno per la stampa, con una sala priva di prese elettriche e piuttosto fredda, ma a scaldarci il cuore ci hanno pensato i protagonisti del cinema italiano, la conduzione spigliata di Alessandro Cattelan e l’emozionato Carlo Verdone che nell’elencare i film candidati per il premio più importante rotola un po’ sul titolo di quello di Bellocchio, che diventa Fai bisogni. Così si chiude una serata ricca di note di colore, sempre più vicina per attitudine e intensità ai più importanti premi della cinematografica americana.
Post n°13724 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
MIGLIOR FILM La pazza gioia prodotto da Marco BELARDI per Lotus Production (una società di Leone Film Group) con Rai Cinema per la regia di Paolo VIRZÌ MIGLIORE REGISTA Paolo VIRZÌ per il film La pazza gioia
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE Marco DANIELI per il film La ragazza del mondo MIGLIORE SCENEGGIATURA Nicola GUAGLIANONE, Barbara PETRONIO, Edoardo DE ANGELIS per il film Indivisibili MIGLIORE SCENEGGIATURA ADATTATA Gianfranco CABIDDU, Ugo CHITI, Salvatore DE MOLA per il film La stoffa dei sogni MIGLIORE PRODUTTORE Attilio DE RAZZA, Pierpaolo VERGA per il film Indivisibili
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA Valeria BRUNI TEDESCHI per il film La pazza gioia MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA Stefano ACCORSI per il film Veloce come il vento MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA Antonia TRUPPO per il film Indivisibili MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA Valerio MASTANDREA per il film Fiore MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Michele D'ATTANASIO per il film Veloce come il vento MIGLIORE MUSICISTA Enzo AVITABILE per il film Indivisibili MIGLIORE CANZONE ORIGINALE "ABBI PIETÀ DI NOI" musica, testi di Enzo AVITABILE interpretata da Enzo AVITABILE, Angela e Marianna FONTANA per il film Indivisibili MIGLIORE SCENOGRAFO Tonino ZERA per il film La pazza gioia MIGLIORE COSTUMISTA Massimo CANTINI PARRINI per il film Indivisibili MIGLIOR TRUCCATORE Luca MAZZOCCOLI per il film Veloce come il vento MIGLIOR ACCONCIATORE Daniela TARTARI per il film La pazza gioia MIGLIORE MONTATORE Gianni VEZZOSI per il film Veloce come il vento MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA Presa diretta: Angelo BONANNI – Microfonista: Diego DE SANTIS – Montaggio e Creazione suoni: Mirko PERRI – Mix: Michele MAZZUCCO per il film Veloce come il vento MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI Artea Film & Rain Rebel Alliance International Network per il film Veloce come il vento MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA Io, Daniel Blake, di Ken LOACH (Cinema) MIGLIOR FILM STRANIERO Animali notturni, di Tom FORD (Universal Pictures) DAVID GIOVANI In guerra per amore, di Pierfrancesco DILIBERTO
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO Crazy for football, di Volfango DE BIASI
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO A casa mia, di Mario PIREDDA
DAVID SPECIALE ALLA CARRIERA Roberto Benigni
Post n°13723 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
di Federico Pieraccini
A Mosca 500 persone sfilano contro Putin: tutti i giornali occidentali ne parlano.
A Sana'a centinaia di migliaia di persone manifestano per fermare i disumani bombardamenti Sauditi contro lo Yemen: nessuna menzione da parte di TV o giornali europei o americani.
Giornalisti ed editori dei grandi gruppi editoriali e televisivi non hanno come missione di informare i cittadini, bensì di modellare l'opinione pubblica nella direzione più confacente agli interessi dei proprietari di TV e giornali.
Per questo motivo e per tanti altri, l'editore del corriere o l'inviato della CNN che coscientemente omettono le notizie su Sana'a sono complici del massacro Saudita in Yemen. Nell'era dell'informazione, un giornalista, editore, direttore di Rete/Testata hanno la stessa colpa e responsabilità del pilota di F-15 Saudita che giornalmente trucida i civili Yemeniti. Cari giornalisti mainstream o come diavolo volete definirivi (#fakenews) le vostre mani sono sporche di sangue e la vostra coscienza è macchiata per sempre.
Chi, consapevolmente, decide di comportarsi in questa maniera delinquenziale ha molto da spartire con al qaeda e al nusra.
Curiosamente, invece di inseguire i propri fratelli ideologici di daesh che in un battibaleno li decapiterebbero, questi autoproclamati giornalisti preferiscono puntare ad un premio pulitzer per sentirsi meno in colpa e forse meno insanguinati.
Logica da servi aguzzini inconsapevoli(?).
Post n°13722 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
Anastasia, la recensione del cartone sulla famiglia russa dei Romanov TITOLO: Anastasia REGIA: Don Bluth, Gary Goldman DOPPIATORI ITALIANI: Tosca, Fiorello, Franco Chillemi, Mauro Bosco, Fabrizio Vidale ecc.. DOPPIATORI ORIGINALI: Meg Ryan, Liz Callaway, John Cusack, Jonathan Dokuchitz, Kelsey Grammer, Christopher Lloyd ecc… PAESE: USA ANNO: 1997 GENERE: animazione, storico, fantastico, musicale, sentimentale, avventura DURATA: 94 minuti TRAMA: “Ci fu un tempo, non molti anni or sono, in cui vivevamo in un mondo incantato fatto di eleganti palazzi e di feste grandiose. L’anno era il 1916 e mio figlio Nicola era lo zar di tutte le russie. Stavamo festeggiando il trecentesimo anniversario dell’ascesa al trono della nostra famiglia, e quella sera nessuna stella era più brillante della nostra dolce Anastasia, la mia più giovane nipote.” Siamo in Russia, nel 1916, e la famiglia imperiale dei Romanov festeggia con gioia il trecentesimo anniversario dell’ascesa al potere. Purtroppo, durante il regale ballo, si presenta a palazzo il nemico giurato, Rasputin che minaccia di vendicarsi sulla dinastia degli zar. Approfittando della Rivoluzione che si abbatte su tutta la città, il malvagio monaco comincia a distruggere i Romanov. Riescono a salvarsi, grazie all’aiuto di un giovane garzone, solamente l’imperatrice madre Maria e la giovane gran duchessa Anastasia. Nella fuga, però, avviene un piccolo incidente e la piccola Anastasia si perde, non riuscendo a salire sul treno per Parigi insieme alla cara nonna. Passano intanto dieci anni e della giovane gran duchessa rimane solo il nome Anya, una collana con sopra scritto “Insieme a Parigi” e vaghi ricordi. Il suo obiettivo diviene quello di scoprire il suo passato e ricongiungersi alla sua famiglia, qualunque essa sia. Nel frattempo conosce Dimitri, un’affascinante compatriota che, come “lavoro”, si occupa di addestrare giovani ragazze nel tentativo di spacciarle per, appunto, la gran duchessa Anastasia. La nonna, difatti, si trova a Parigi ed offre una allettante ricompensa a chiunque le ritrovi la nipote. Il viaggio dalla Russia alla Francia sarà arduo, soprattutto a causa degli ostacoli del perfido Rasputin, convinto ad annientare in maniera definitiva la famiglia dei Romanov ma, la fine della storia, rivelerà un finale da non perdere.
COMMENTO: Il cartone di Anastasia è un classico di animazione adatto per tutta la famiglia. Racconta in chiave romantica e divertente la storia della principessa Anastasia, la figlia più giovane dello zar di Russia. Il cartone siglato 20th Century Fox non ha nulla da invidiare ai più bei cartoni Disney, anche se spesso viene attribuito alla loro squadra. Il personaggio di Anastasia è molto simpatico e divertente dal momento che, non essendo consapevole della sua appartenenza alla famiglia reale, si comporta esattamente come una ragazza comune e semplice. Senza troppe pretese, se non quella di ritrovare la sua famiglia. Il legame che instaura con Dimitri, il protagonista maschile, è fin da subito il perno della storia perché comincia come una di quelle storie d’amore impossibili (“io con quello/a mai!”) e, matematicamente, finisce per essere un “e vissero felici e contenti”. Dimitri: Senti, credo che siamo partiti con il piede sbagliato… Anastasia: Bè, si lo credo anch’io… Dimitri: Va bene. Anastasia: Ma gradirei le tue scuse… Dimitri: Le mie scuse? No, chi ha parlato di scuse; stavo solo dicendo… Anastasia: Ti prego, non dire altro, Dimitri; finiresti solo per farmi arrabbiare. Dimitri: Bene, starò zitto se starai zitta anche tu… Anastasia: D’accordo starò zitta. Dimitri: Bene. Anastasia: Bene. E le scene di “battibecco” fra i due strappano sempre una spontanea risata: “Gli uomini, sono così bambini!” La ciliegina sulla torta del cartone è senza dubbio la colonna sonora, ESEMPLARE. Di tutti i cartoni esistenti, Anastasia, può vantare canzoni di elevata profondità e bellezza. Fra le principali ricordiamo: Quando viene dicembre, Il mio inizio sei tu e Cuor non dirmi no. Cartone consigliato a tutti, assolutamente, grandi e piccini. REGALE
Post n°13721 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
Ella è una bambina che cresce felice tra mamma e papà. Ma la sua serenità è turbata dalla morte prematura della madre, che le ha fatto promettere di essere sempre coraggiosa e gentile. E coraggio e gentilezza le serviranno qualche anno più tardi con la donna che il padre sposerà in seconde nozze. Dispotica e ambiziosa, Lady Tremaine ha un ex principe da dimenticare e due figlie frivole da accasare. Sola e vessata, dopo la perdita del padre, Ella è costretta a (ri)governare la casa e ad abitare la sua ala polverosa. Appellata Cinderella dalle due sorellastre, Ella fugge a cavallo nel bosco dove incontra Kit, un ragazzo cortese che lavora a palazzo e al servizio del re. Emozionata da quell'incontro, decide di partecipare al ballo bandito dal banditore reale e aperto a sorpresa ai sudditi. Il suo desiderio non ha però fatto i conti con la matrigna e le sorellastre, che la umiliano strappandole il vestito. Ma lassù qualcuno la ama. Avvicinata dalla fata madrina, i suoi sogni diventano realtà. Dentro una zucca trasformata in carrozza, raggiungerà il castello e scoprirà che Kit è addirittura un principe. Il suo principe. La favola, come i miti, costruisce diverse versioni di sé, cambia forma fino a trovarne una definitiva. Per "Cenerentola" è quella animata della Disney, che sessantacinque anni dopo torna a raccontare sullo schermo la storia della celebre orfana perseguitata, che si riscatterà con un'impresa eroica (il ballo a corte). A 'condurla' nelle danze questa volta è Kenneth Branagh, che dopo il bipolare Thor, tragedia edipica nel cielo e commedia romantica sulla terra, rivisita l'adattamento edulcorato di Charles Perrault, conservando dei Grimm il ramo di nocciolo, l'albero materno e lo smarrimento prodotto dal fantastico. Senza stravolgere l'intreccio, Cenerentola non smette di rientrare a mezzanotte e il principe di cercarla con una scarpetta di cristallo, Branagh produce uno spiazzamento e fornisce i suoi personaggi di una psicologia sfumata ed evoluta, mai passiva e pienamente consapevole. Perché nella favola dell'autore inglese, che eredita la leggerezza, il 'bianco e nero', i raggiri e le maschere di Molto rumore per nulla, i protagonisti arrivano al lieto fine dopo essersi riconosciuti, scelti e voluti. Cinderella non sogna di un principe, Cinderella incontra il suo principe. Se nella versione animata, la festa e la relazione si sviluppano in una sola serata, (nella favola i balli sono due), nella traduzione live action, l'autore inglese incrocia Ella e principe nel bosco, prima del ricevimento danzante. Nel bosco, il luogo altro deputato alla magia e alle forze irrazionali, si rivela l'amore e si dissimulano identità e condizione sociale, ostacoli evidenti al sentimento nascente. Sentimento che Branagh esplode nel preziosismo scenografico e 'consuma' nel giardino segreto, dove il principe 'calza' il piede di Cenerentola. Tra animali antropomorfi (topolini, lucertole, oche e uccellini), coreografie geometriche, trasformazioni straordinarie che non trascurano il dettaglio, divise che definiscono i corpi e costumi che assecondano i movimenti, Branagh inventa la 'prima volta' di Cinderella e Kit, la scintilla di erotismo che rende la loro passione qualcosa di più profondo e di più difficile lettura. Attraverso il loro amore prendono coscienza di sé e delle proprie possibilità, riconquistando il loro nome e il loro posto nel mondo. Al principe di Richard Madden, (stra)ordinariamente azzurro, non serve in fondo un riscontro, la scarpina non è la prova per riconoscere la (Cinder)Ella di Lily James ma è il mezzo (frangibile) per ritrovarla. Infrangibile è invece il loro sentimento, che abbaglia e supera in bellezza la brutta favola di Lady Tremaine, vittima della propria invidia. Cate Blanchett, presenza divistica che scavalca i mortali come il tramonto di Norma Desmond o il primo piano velato di Rossella O'Hara, incarna in maniera mirabile la matrigna, misurandosi con le più belle cattive del reame (Julia Roberts, Charlize Theron, Angelina Jolie). Equilibrato il buonismo della fata madrina con i suoi bibbidi bobbidi boo, a questo giro di valzer la spinta autoriale e la maggiore adesione emotiva hanno la meglio suo 'tocco' Disney, che ancora una volta cede il passo alle principesse progressiste. Quelle che non hanno (più) bisogno di principi charmant, quelle che vogliono sceglierne uno ad occhi ben aperti, quelle che forse domani magari lo sposo, quelle che lo liquidano con l'universo simbolico che lo accompagna, quelle che lo trovano in viaggio, quello che lo sposano plebeo e quelle a cavallo che lo incontrano a cavallo, guardando sua altezza alla stessa altezza.
Post n°13720 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
un cittadino felice di una ridente metropoli fatta di Lego di cui rispetta tutte le regole: segue la musica trasmessa dalla tv, è gentile con gli altri e si reca diligentemente al lavoro (costruire palazzi) esattamente come gli viene detto di fare dalle "istruzioni". Proprio al cantiere un giorno incontra una ragazza e per errore casca in una voragine nella quale entra in contatto con un pezzo speciale, oggetto del desiderio di una setta di ribelli di cui Emmet non conosceva l'esistenza. La sua vita viene così trasformata in quella di un avventuriero e, nonostante non ne abbia le qualità, l'aver ritrovato il pezzo speciale lo rende "il prescelto". Scopre così che il sindaco della sua città è in realtà un dittatore di diversi mondi (fantasy, west, spazio ecc. ecc.) dotato di un piano per cambiare l'universo come lo conoscono. Dovrebbe essere il simbolo della mancanza di idee ad Hollywood un film sui Lego, in realtà è l'esatto contrario: un tripudio di trovate come non ne vediamo di frequente, portate avanti con una comicità molto intelligente che non usa solo la voce ma anche il "corpo" dei personaggi. E' tutto giocato su un doppio livello The Lego movie, pensato con finalità commerciali, veicolo per la casa di giocattoli e ulteriore lancio della loro linea di mattoncini (se ne vedono quasi tutte le diverse tipologie di "set") ma anche opera tra le più interessanti e autoriali della Hollywood mainstream, affidata alla coppia che negli ultimi anni ha ridefinito la comicità di grosso incasso. Nella storia infatti ogni evento e personaggio ha un doppio significato comprensibile solo alla fine, ma anche dal punto di vista realizzativo sembra di intuire che le finalità fossero duplici. Phil Lord e Christopher Miller, come già in Piovono polpette, girano un film sul valore del caos, enfatizzando ancora di più la componente anarchica del loro pensiero grazie a un protagonista che vive una vita spensierata, senza accorgersi di essere in realtà disperato e distratto dai media di un regime autocratico capace di tarpare ogni gioia attraverso le "regole". L'elogio della devianza sociale e la conseguente condanna di tutto quanto sia un prodotto industriale per l'intrattenimento (comicamente effettuato in un film che rientra a pieno in questa categoria) vive però solo per metà film. Nella seconda parte infatti The Lego movie pare quasi contraddirsi per come cambia, svelando una seconda natura (si cambia mondo e si scopre l'esistenza di un'altra realtà) decisamente più a favore delle "istruzioni". Alla stessa maniera anche la realizzazione è doppia. L'animazione stop motion realizzata con veri pupazzi Lego in veri ambienti costruiti solo con mattoncini, è infatti il 50% dell'opera, poiché in moltissimi punti (a partire dalle espressioni facciali) è in digitale che si è lavorato per animare. La fusione è perfetta perché unendo le due tecniche Lord e Miller ottengono un'esplosione di tutte le possibilità connaturate all'animazione di veri pupazzi (e nei primi piani si nota il loro essere di plastica reale) che indirizzano sempre verso una comicità originale. Il risultato è che dopo una prima mezz'ora letteralmente folgorante, capace di unire le gag potentissime a una maniera molto sottile di raccontare la vita vuota di una persona come molte, apparentemente integrata nella società ma in realtà svuotata di umanità da essa, il film lentamente si spegne. Da opera che sembra prendere le mosse da quel film geniale (sempre in stop motion) che era Panico al villaggio, per superarlo attraverso il coraggio di contraddire molti assunti del cinema per l'infanzia (dal melenso "sii te stesso" all'esigenza di "conformarsi alle regole"), il film di Lord e Miller diventa una parabola più canonica che scioglie ogni contraddizione di fronte a una generale armonia dei buoni sentimenti. Inoltre, pur non rinunciando alle sue fortissime gag (non solo ben distribuite fino alla fine ma anche il vero grande punto di forza del film), l'intreccio di The Lego movie non ha il fiato per arrivare finio alla fine, non riesce a mantenersi sempre appassionante e quindi a tenere sempre il ritmo migliore. Nonostante un buon colpo di scena anche la chiusa sembra portata eccessivamente per le lunghe, come se gli autori non volessero mai mollare il film.
Post n°13719 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
1862. Guerra civile americana. L'infermiere dell'esercito sudista Newt Knight, avendo assistito a troppe ingiustizie, decide di disertare per riportare a casa il cadavere del giovane nipote a cui non è stato prestato soccorso dopo che era stato ferito. Giunto a casa è testimone di altri soprusi commessi dai soldati confederati nei confronti della popolazione. Da quel momento Knight comincia a raccogliere intorno a sé uomini e donne di razza bianca e nera pronti ad opporsi alla prepotenza militare. Accade così che la contea Jones del Mississippi si costituisce in uno Stato Libero sotto la guida di Knight che non è intenzionato ad arrendersi. Quando nell'ultima parte del film diretto da Gary Ross si vedono comparire nella notte gli uomini a cavallo con i mantelli e i cappucci del Ku Klux Klan il pensiero non corre a Griffith e al suo Nascita di una nazione che ne cantava le gesta ma piuttosto al fatto che il Klan esista ancora oggi e che abbia manifestato il suo appoggio al neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Perché questo film dall'andamento classico e dalla durata considerevole ha il grosso pregio di portare a conoscenza del grande pubblico un fatto storico di non secondaria importanza che finora era stato al centro solo di studi specialistici. Ha però un altro e ancor più importante valore: ci ricorda che ottantacinque anni dopo quegli eventi nello Stato del Mississippi un discendente di Knight e della sua seconda compagna (che era afroamericana) veniva posto sotto accusa per aver sposato una donna bianca avendo 'ancora' una percentuale di sangue nero che non gli poteva consentire quel tipo di nozze. Matthew McConaughey offre i suoi sguardi che vanno dall'indignato al compassionevole a un personaggio che la Storia può forse definire 'minore' ma che nel film travalica il ruolo romantico del Robin Hood del sud degli States per acquisire lo status di monito per lo spettatore. Il cinema tra i suoi compiti ha anche quello di fare memoria e luce su eventi che alcuni preferirebbero rimanessero confinati nell'oblio. Ross come, tanto per fare un esempio, il Vancini di Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato ripropone quanto accadde supportandolo di date e di riferimenti precisi evitando di proposito scene troppo cruente. Perché forse gli piacerebbe che il suo film venisse proiettato nelle scuole del suo Paese. Ku Klux Klan permettendo.
Post n°13718 pubblicato il 28 Marzo 2017 da Ladridicinema
Box office Italia La bella e la bestia vola a 14 milioni di euro, stravince il weekend e si prepara ad ottenere il primo posto assoluto della classifica italiana stagionale. Il film è stato visto da più di 2 milioni di persone e attualmente occupa il quinto posto assoluto, ma con i ritmi visti negli ultimi giorni dovrebbe impiegare poco più di una settimana per scalzare Alla Ricerca di Dory dal primo posto (e sempre in casa Disney si resta... a dimostrazione della incredibile potenza di fuoco della società che sta inanellando un trionfo dopo l'altro). Sul podio del weekend salgono anche Life e Non è un paese per giovani, anche se entrambi con risultati mediocri. Incassi bassi un po' per tutti i film in classifica, anche se l'exploit domenicale di Elle (quarto assoluto di giornata con 144mila euro) fa ben sperare gli appassionati di cinema d'autore. Questa settimana arrivano La tartaruga rossa (oggi, in release limitata), film co-prodotto dallo Studio Ghibli, mentre da giovedì sarà la volta di 17 anni (e come uscirne vivi), Il permesso - 48 ore fuori, Ghost in the Shell, Il viaggio, La vendetta di un uomo tranquillo e La verità, vi spiego, sull'amore.
Box office USA Weekend sberluccicante negli States, dove i film in top ten incassano sommati quasi 200 milioni di dollari. La bella e la bestia ruggisce con 88,3 milioni, facendo segnare il settimo miglior "secondo weekend" di tutti i tempi: il film vola a 315 milioni, entra nella top 100 di tutti i tempi USA e si prepara a passare i 500 milioni. A livello mondiale La bella e la bestia è già arrivato a 690 milioni di dollari complessivi. Disney non sbaglia un colpo (e quando lo sbaglia, rimedia subito). Ottima partenza per Power Rangers, che apre con 40,5 milioni e dovrebbe quindi superare la barriera dei 100 milioni a fine corsa: ai millenials sta piacendo. Sul podio finisce Kong: Skull Island, che arriva a quota 133 milioni complessivi. Il film è andato benissimo alla sua uscita in Cina (+70 milioni, domani approfondiamo) e ha superato i 400 milioni worldwide. Scialbo esordio per Life: apre con 12,6 milioni, bastano per superare Logan, che ne porta a casa 10,1 e riesce a toccare i 200 milioni complessivi (mezzo miliardo worldwide). Male, ma si sapeva, CHiPs che floppa con 7,6 milioni e scarsi incassi anche nel resto del mondo. 1,6 milioni per Slamma Jamma, 300mila dollari per Wilson e 265mila per Phillauri chiudono il roster delle nuove uscite. La prossima settimana tocca a Scarlett Johansson e Ghost in the Shell. Ieri su MYmovies.it 634.319 visitatori: +146,06% vs Comingsoon.it. Fonte Audiweb - dati della giornata di domenica 26 marzo 2017.
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