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Messaggi del 06/05/2017

 

Di ritorno dal Donbass: "Ci vogliono arrestare perché abbiamo visto i loro crimini"

Post n°13810 pubblicato il 06 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

da antidiplomatico

Di Giorgio Cremaschi


In un loro comunicato i governanti del regime di Poroshenko e delle bande armate neonaziste chiedono l'arresto di tutti noi che abbiamo portato solidarietà alle popolazioni martoriate del Donbass. Nelle specifico dovrebbero essere arrestati per violazione delle leggi antiterrorismo di quel paese la Banda Bassotti, la parlamentare europa Eleonora Forenza con i compagni di Rifondazione comunista, le compagne e i compagni della USB, e l'intera delegazione di cui sono parte come Eurostop.

Attendiamo un segno di vita da parte del governo italiano a cui vogliamo solo ricordare che tutto il governo che egli vergognosamente riconosce dovrebbe essere arrestato e condotto al tribunale de L'Aia per i loro crimini di guerra. Questi crimini noi li abbiamo visti ed è per questo che i signori di Kiev si sono inalberati. Abbiamo visto in ogni centro abitato delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk le foto delle donne, degli uomini, dei bambini uccisi dalle loro bombe. Abbiamo visto le case, le scuole e le università, la vie del passeggio crivellate dai colpi delle loro artiglierie, che continuano ogni giorno a terrorizzare la popolazione, anche noi li abbiamo sentiti. Siamo stati testimoni scomodi e in più abbiamo commesso un reato gravissimo per Kiev, abbiamo portato giocattoli e medicinali, quest'ultimo è una colpa per cui le bande fasciste del governo ucraino possono uccidere chi la commette. 

Tell the truth, dite la verità ci hanno detto i cittadini delle repubbliche del Donbass ovunque li abbiamo incontrati. Anche coloro che sanno solo il russo, la lingua che tutti parlano da sempre lì, oggi sanno due frasi in lingue estere: No Pasaran e Tell the truth. La verità è che quella del regime di Kiev è una guerra di sterminio condotta ai fini della pulizia etnica e per questo non vogliono testimoni. Noi siamo prima di tutto questo, semplici testimoni di verità a cui speriamo si aggiungano molti altri. In modo di distruggere la bolla di fakenews con la quale UE e NATO giustificano il loro sostegno alla guerra dei golpisti ucraini, che devono finire nel solo posto che meritano: la galera .

 
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L'ultima incredibile "fake news" di Repubblica. Senza rispetto neanche dei morti

Post n°13809 pubblicato il 06 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

L'ultima incredibile fake news di Repubblica. Senza rispetto neanche dei morti
 
Laura Boldrini in un recente Convegno alla Camera ha chiesto impegni concreti, non solo parole, contro le fake news che inquinano un nostro diritto fondamentale.

Dobbiamo agire, dichiara la Boldrini. Bene agiamo. E partiamo dai principali responsbaili. Perché quello che sta accadendo contro il Venezuela in questi giorni è un concentrato di menzogne e bufale, identico a quello che aveva accompagnato la distruzione di ex Jugiollavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina. Si vogliono altre centinaia di migliaia di morti e profughi sulla coscienza? 

Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono perché offrono pretesti di intervento a chi intende far guerra, in modo diretto o per procura, per ragioni geopolitiche o "religiose". O si mira semplicemente a distruggere un paese per appropriarsi delle immense riserve energetiche? E' un caso che i paesi distrutti avessero tutti grandi materie prime all'interno e governi non supini alle logiche della  Nato?

Quello che sta accadendo, a livello di media, in questi giorni contro il Venezuela va oltre ogni livello di deontologia morale e professionale. Vi abbiamo già scritto quiquiquiquiqui.

Il caso del giovane Pernalete, ventenne ucciso in questo modo da terroristi ("manifestanti pacifici") è stato strumentalizzato per giorni da stampa e politica ma in segno inverso. Prima era stato il caso di una giovane di Tachira, uccisa anche essa da un terrorista con legami diretti con l'estrema destra del paese. Anche la sua morte è stata utilizzata da stampa e politica per colpire il governo di Caracas.

Ci sono state testimonianze dirette di familiari delle vittime che hanno pubblicamente dichiarato di non utilizzare i loro familiari per la propaganda contro il governo, perché famiglie chaviste e perché le morti dipendevano dalla violenza terrorista e fascista di chi si è macchiato già, su direttiva precisa di Miami, dei golpe del 2002 e del 2014. Nulla è arrivato sui nostri media.

Qui se avete curiosità di andare oltre le menzogne quotidiane trovate una guida completa sulle morti in Venezuela nell'ultimo mese, dall'inizio del nuovo golpe dopo quello del 2002 e del 2014.

L'ultimo incredibile caso di mistificazione mediatica è di oggi. Repubblica e gli altri giornali asserviti scrivono questo:




Sapete chi è il ragazzo che Repubblica vuole far credere ucciso dalla repressione del governo venezuelano?


JuanBautista López Manjarres, studente del politecnico di Anzoátegui, nella parte orientale del paese, aveva appena finito un'assemblea universitaria e da militante chavista quale era (esatto opposto di quello che vuole fare passare il giornale di De Benedetti) aveva espresso il suo pieno sostegno alla "convocatoria" dell'Assemblea Costituente proposta dal Presidente Nicolas Maduro.

Presidente della Federación de Centros de Estudiantes de la Universidad Politécnica Territorial José Antonio Anzoátegui (Uptjaa), il giovane è stato giustiziato uscendo dall'università. Il motivo non è al momento chiaro. La Procura sta indagando. E' possibile che sia stata la furia omicida di quelle frange di estrema destra e di terroristi che da un mese ormai tengono sotto lo scacco della violenza il paese? Una possibilità concreta. Incredibile, senza nessun ritegno per la professione che si svolge e indegno sciacallaggio il fatto che la sua morte possa essere utilizzata come l'ennesima marchetta al Dipartimento di Stato Usa. 


Qui sotto, dal account twitter di Juan Lopez, l'immagine che smentisce senza nessuna possibilità di replica l'ennesima menzogna di Repubblica:


Laura Boldrini ha ragione quando dice che è tempo di agire. E' il tempo di impegni concreti. E' vero. I diffusori principali di notizie false che inquinano il nostro diritto a vivere in pace con tutti i popoli della Terra stanno preparando la nuova guerra d'aggressione, come le tante che l'Occidente ha condotto in questi decenni. Prima di avere sulla coscienza le ennesime migliaia di morti e profughi disperati è tempo di spegnere Repubblica.

Alessandro Bianchi

 
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Piena solidarietà all'eurodeputata Eleonora Forenza. Indegno ed assurdo il silenzio del governo italiano

Post n°13808 pubblicato il 06 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Piena solidarietà all'eurodeputata Eleonora Forenza. Indegno ed assurdo il silenzio del governo italiano
 

La redazione de l'AntiDiplomatico esprime la totale solidarietà all'eurodeputata Eleonora Forenza e a tutti i membri della Carovana antifascista di ritorno dal Donbass. Vengono accusati di "terrorismo" dal governo nazifascista ucraino, che chiede addirittura il loro arresto. La loro colpa? Essere testimoni diretti di quello che è accaduto in quelle terre dopo il colpo di stato del febbraio del 2014 voluto e finanziato da Nato, Usa e Ue.

Di seguito rirportiamo il post facebook dell'eurodeputata Forenza:

Siamo a mosca e stiamo rientrando in Italia. stiamo tutti bene. abbiamo appreso della richiesta di estradizione del governo di Kiev che ci vuole processare per terrorismo e della posizione della ambasciata ucraina in italia. Ci pare assurdo il silenzio del governo italiano di fronte a tali richieste. 
Come delegazione del prc siamo orgogliosi di aver portato solidarietà al donbass antifascista unendoci alla carovana della banda bassotti, insieme a usb, e a tanti altri antifascisti.
Siamo orgogliosi di aver disobbedito al regime di Poroschenko di cui l'UE è vergognosamente complice. 
I patrioti d'europa hanno dimenticato il valore dell'antifascismo persino il 25 aprile. noi vogliamo praticarlo ogni giorno e senza confini. 
ringraziamo tutte le compagne e i compagni che in queste ore ci stanno esprimendo solidarietà. NO PASARAN! #antifa 

eleonora, andrea, antonio, vincenzo, massimiliano

 
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La storia dello studente chavista ucciso due volte. La seconda per mano dei media mainstream

Post n°13807 pubblicato il 06 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

La storia dello studente chavista ucciso due volte. La seconda per mano dei media mainstream
 

di Geraldina Colotti - Il Manifesto, 6 maggio 2017


Si chiamava Juan Bautista López Manjarres e aveva 33 anni. Era il presidente della Federación de Centros de Estudiantes de la Universidad Politécnica Territorial José Antonio Anzoátegui (Uptjaa), che ha sede nella città di El Tigre. E’ stato ucciso durante un’assemblea da alcuni sicari fuggiti in moto, che hanno ferito altre tre persone. E’ stato ammazzato due volte: dai sicari in moto e da quelli della carta stampata, portavoci di un unico canale, quello delle destre venezuelane.


“Leader studentesco di opposizione ucciso dai collettivi chavisti”, si è subito scritto in tutte le lingue: prendendo come sempre per buona la fonte di El Nacional. Invece, bastava digitare il nome. In twitter (@juan_lopez_) il suo profilo risultava di tutt’altro bordo. Era un militante chavista, portavoce studentesco del Psuv, che ne ha lamentato la morte. In alcune fotografie, lo si vede sotto la bandiera cubana (bruciata nelle piazze dall’opposizione), poi con la camicia rossa, insieme al ministro dell’Educazione universitaria, Hugbel Roa e al governatore dello Stato Anzoátegui, Nelson Moreno. Il 24 dicembre scorso, era già sfuggito a un attentato analogo. Nella recrudescenza di un conflitto che mira a cancellare i 18 anni di “rivoluzione bolivariana”, gli omicidi mirati sono in aumento: soprattutto i femminicidi politici, perché le donne sono la nervatura del socialismo venezuelano e le più in vista nei territori.


Con sempre più frequenza, i media embedded addebitano però i morti a una parte sola, quella governativa. Presentano uno scenario di guerra in un paese allo sbando, tenuto in pugno da una sanguinosa dittatura caraibica che, dopo aver affamato il popolo, ora lo reprime perché chiede “libertà”. Un racconto che “funziona”, quando non si verificano né si confrontano le fonti. A rigor di logica, si dovrebbero considerare alcuni elementi: l’uccisione di poliziotti con armi da fuoco mentre è stato proibito il porto d’armi per tre mesi. Il fatto che la Guardia Nacional può portare in piazza solo lacrimogeni e idranti. La dichiarata adesione delle Forze armate al governo e alla costituzione. L’appoggio al chavismo dei tanto vituperati “collettivi”, che di certo non hanno interesse a danneggiare ulteriormente un paese sotto attacco delle grandi istituzioni internazionali. E il profluvio di fake news che mostrano persone fotografate sotto i carri armati come se stessero per essere travolte poi risorte in pizzeria.

 



“Io, io, devo gridare: libertà – dice al telefono Mariasol, docente universitaria – io che non posso più portare le figlie a scuola perché questi tagliagole bloccano le strade e seminano il panico. Se uno si sente male muore sull’ambulanza perché non si riesce a raggiungere gli ospedali. Lo sanno tutti che vengono pagati bene”. Il tariffario circola, per fare le “guarimbas” tutto il giorno, si guadagna. Alla lunga, però, come nel 2014, sale anche l’esasperazione nei quartieri bene, dove si svolgono prevalentemente le violenze. E alcuni dirigenti di opposizione, mentre in piazza aizzano gli incappucciati, su twitter provano a richiudere il vaso di Pandora.

 


Juan Bautista López stava illustrando agli studenti la proposta di Assemblea costituente, attivata da Nicolas Maduro “per riformare lo stato” e rimettere al “potere originario”, quello del popolo, la facoltà di decidere se rendere irreversibili le conquiste sociali o cambiare totalmente registro. Un azzardo che passa per l’elezione di 500 costituenti “con voto diretto, segreto e universale” in ogni settore del paese. Obiettivo, “preservare la pace e la stabilità” ed evitare la guerra civile. L’obiettivo è anche quello di recuperare gli scontenti, i critici di un certo malgoverno e burocrazia, e  rimotivare i settori più radicali della base.

La decisione, presa per decreto il 1° maggio e accolta dal Potere elettorale è già in Gazzetta ufficiale. Il presidente della Commissione di attivazione, Elias Jaua, ha rivolto un invito formale all’opposizione per una prima riunione, lunedì prossimo. Ma, per oggi, le destre hanno organizzato altre marce. E hanno rinnovato l’appello alle Forze armate, affinché compiano un colpo di Stato. Sul Venezuela, attacco del Pd ai 5Stelle, accusati di “sostenere una dittatura”.

 
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