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Messaggi del 22/05/2017

 

Castellitto e Mazzantini: "Fortunata, tragedia greca a Tor Pignattara" da cinecittà news

Post n°13854 pubblicato il 22 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

CANNES – “Gli intellettuali si vestono di nero, i poveri si vestono colorati. La mia Fortunata, incarnata da Jasmine Trinca con minigonna e canottiera, e’ depositaria di una meravigliosa coatteria interiore”. Nel giorno in cui Fortunata si presenta al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, il suo regista Sergio Castellitto spiega come ha cucito questo ruolo di donna verace di periferia sulla pelle di Jasmine Trinca, gia’ sua protagonista in Nessuno si salva da solo. Tra i palazzi di cemento di Tor Pignattara, Fortunata cerca di alzare la testa da un matrimonio finito male (con la guardia giurata interpretata, magnificamente, da Edoardo Pesce) e dalle difficolta’ di assicurare una vita dignitosa alla figlia di 8 anni Barbara (Nicole Centanni). Entra nelle case degli altri con il suo talento di parrucchiera e con il sogno di aprire un negozio tutto suo, miraggio di emancipazione di cui e’ complice l’amico Chicano (Alessandro Borghi), tatuatore gentile e instabile che deve badare a una mamma con l’Alzheimer (Hanna Schygulla). Ma la famiglia traballa sotto i colpi della precarieta’ e Fortunata e’ costretta a portare la figlia da uno psicologo, il rassicurante Patrizio (Stefano Accorsi). Poco prima di attraversare il tappeto rosso avendo gia’ in tasca la soddisfazione di un buon risultato al box office nel primo giorno di uscita nelle sale con Universal, Sergio Castellitto e la moglie Margaret Mazzantini, autrice della sceneggiatura, hanno risposto in tandem alle domande sulla genesi di questa storia di emarginazione e resistenza, per cui in molti hanno evocato Mamma Roma

Mazzantini, da quali suggestioni nasce questo personaggio cosi’ forte? 
M.M.: Coltivo da 20 anni l’idea di una figura femminile come questa, che potrebbe essere figlia di Italia, la protagonista di Non ti muovere interpretata da Penelope Cruz. Anche Fortunata, infatti, doveva essere portata sullo schermo dall’attrice spagnola, poi e’ passato tempo, ho conosciuto Jasmine, scoperto una donna di forza e talento e riscritto la storia. 

Fortunata e’ una donna caparbia in un mondo poco tenero con le donne… 

M.M.: La vedo come un animale selvatico che lotta per sopravvivere, come la protagonista femminile di un western che sfida un mondo maschile piuttosto misogino, anche se tutti gli uomini di questa storia sono attraversati dalla disperazione, sono onesti e disonesti insieme. Fortunata cerca di sopravvivere in una giungla di relazioni e la sua forza sta anche nella sua vulnerabilita’, nei suoi difetti. Le sue mancanze la rendono umanissima. 

E’ anche un donna frutto del contesto in cui vive, una societa’ complessa e multietnica… 
M.M.: E’ un gladiatore che combatte nel fango a mani nude, immersa in una periferia fatta di arabi che pregano e cinesi che fanno thai chi, una sorta di armata simbolica che ha colonizzato la nostra periferia. E’ una tragedia greca a Tor Pignattara. 

Castellitto, dopo tanti film insieme come si evolve il vostro lavoro creativo di coppia? 
S.C.: Film dopo film considero Margaret autrice come e piu’ di me. La sua prima scrittura subisce altri interventi, come la scrittura degli attori e il montaggio, di cui si e’ occupata lei quando io, esausto alla fine delle riprese, sono andato a Londra a trovare nostra figlia. Fortunata e' stato un film molto scritto, ma come una gabbia col cancello aperto, pronto ad accogliere suggestioni esterne strada facendo. 

Torna a osservare la periferia… 
S.C.: Anche questa attenzione appartiene alla scrittura di Margaret, che si e’ sempre occupata degli ultimi, delle zone deragliate della societa’. Bisogna ricordare che le classi esistono, nonostante ci dicano il contrario, e che esistono ancora la destra e la sinistra, altrimenti non esisterebbero gli spaventosi conflitti sociali cui assistiamo. Provate ad andare a Tor Pignattara partendo dai Parioli, troverete un mondo diverso, popolato di cingalesi e cinesi. Dove prima c’era l’Accattone di Pasolini ora c’e’ un cingalese. Nella scena di apertura di Fortunata vediamo una distesa di cemento in cui i cinesi si riuniscono per fare attivita' fisica, poi l'acquedotto romano e poi ancora un condominio di architettura fascista: questa e' Roma.

Cosa rispondete a chi vi imputa di rendere troppo popolare il racconto letterario e cinematografico? 
S.C.: Che siamo legati all’essenza divulgativa del cinema e che per fortuna abbiamo sempre avuto una buona risposta dal pubblico. Riconosco a lettori e spettatori una grande intelligenza, non sono una massa indistinta come pensano in tanti. E poi da ieri sera, con l’uscita nei cinema italiani, stiamo ricevendo messaggi via tweet di molte donne che si riconoscono in Fortunata…

 
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Fortunata, quasi mezzo milione in due giorni

Post n°13853 pubblicato il 22 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Weekend meno che memorabile quello appena trascorso al boxoffice italiano. A parte il buon esordio di Fortunata, il film di Sergio Castellitto con la coppia Accorsi-Trinca, capace di sfiorare il mezzo milione in due giorni, gli incassi sono rimasti generalmente molto bassi, più di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi durante questo periodo dell'anno. 
Deludono, in assoluto, sia Alien: Covenant, che supera i 2 milioni di euro (vincendo il weekend) ma che difficilmente passerà i 3, che King Arthur - Il potere della spada, che vede ancora lontani i 2 milioni complessivi. Buon esordio invece per Scappa - Get Out, che forse potrà contare su un passaparola positivo. Il film apre con più di mezzo milione dal giorno della release: forse non diventerà un fenomeno come negli States (o in Corea del Sud, dove è partito fortissimo), ma potrebbe riservare qualche sorpresa, un po' alla Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse, unico film che ha sovraperformato in questo periodo (oltre 6 milioni di euro incassati). Guardiani della Galassia Vol. 2 supera i 6 milioni di euro, un dato buono ma non eccezionale: tra le performance "negative" di questo periodo va ascritta anche la resa del film Disney che ha fatto meglio dell'originale ma da cui forse sarebbe stato lecito aspettarsi di più. Briciole e delusioni per tutti gli altri film in classifica. Servono nomi più forti e uno di questi sarà anche l'unica vera, grande new entry della settimana: Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar, che arriverà in sala dopodomani e che monopolizzerà le sale italiane. Il brand in passato è andato bene nel nostro Paese e l'obiettivo dei 10 milioni complessivi dovrebbe essere alla portata del film. 

 
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CANNES70: JAKE E TILDA ANIMALISTI E DEBUTTA IL SECONDO FILM ITALIANO da welovecinema

Post n°13852 pubblicato il 22 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

di Laura Delli Colli

“Un film politico in un momento molto critico”: con un film sudcoreano abitato da superstar come Jake Gyllenhaal e Tilda Swinton (anche coproduttrice del film), Cannes ha consumato oggi la sua giornata animalista con un racconto orientato a difendere comunque l’ambiente e i diritti degli animali. Bong Joon-ho è il regista del film, Okja, come il nome della creatura ‘speciale’ che ne è in qualche modo protagonista, molto atteso soprattutto perché è uno dei due titoli prodotti da Netflix che non arriveranno nei cinema, ma che Cannes ha comunque scelto di proporre in concorso. Titoli diventati il pomo della discordia tra puristi del cinema in sala e industriali che considerano secondaria l’esclusiva del formato tradizionale.

E anche se Pedro Almodóvar, Presidente di Giuria, ha già aperto la sua crociata contro il cinema fuori dalle sale, questa favola che racconta la storia d’amicizia tra una ragazzina che vive nelle montagne e uno strano animale frutto di esperimenti genetici conquista il pubblico di Cannes (che lo ha applaudito soprattutto quando la multinazionale che vorrà portarglielo via per farne hot dog la farà improvvisamente crescere in un viaggio di formazione). “Siamo venuti qui per mostrare il nostro film con la meravigliosa opportunità di poterlo proiettare sul grande schermo, sono convinta che ci sia spazio per tutte le piattaforme” dice Swinton. E Jake Gyllenhaal: “L’arte è comunque benvenuta”. Insieme, però, da Cannes lanciano soprattutto, attraverso questo film, un appello contro lo sfruttamento dell’uomo sugli animali e la natura.

Applaudita dalla stampa Tilda Swinton dice: “Vivo circondata dagli animali e da loro possiamo imparare l’importanza della lealtà, della presenza, della semplicità. È il capitalismo che ci ha resi tutti quanti consumatori ma questo film ci ricorda che siamo anche altro…”

Fuori dal concorso, aspettando un weekend di cinema superstar, alla Quinzaine des Realizateurs ha debuttato oggi anche il secondo film italiano di Cannes, ancora un film che viene dal Sud, ancora una storia che racconta il mondo di un’Italia e una comunità marginale. Il film è A Ciambra e il regista (italoamericano) con la benedizione di Martin Scorsese, è Jonas Carpignano, vissuto tra Roma e New York, erede di Luciano Emmer (di cui è nipote diretto) e molto attento ad un realismo che Cannes aveva applaudito anche con il suo primo titolo, Mediterranea (strano destino il suo, Mediterranea non è andato in sala e A ciambra, pur essendo annunciato in distribuzione, non ha ancora una data certa di programmazione…).

La camera che dà il titolo al film è quella dove vive una piccola comunità rom in Calabria, pochi metri quadri affollati dove si respira la povertà e la difficoltà quotidiana di una famiglia rom. Il protagonista del film – ed è ancora un adolescente in primo piano tra le proposte di Cannes 70 in questi primi giorni – si chiama Pio Amato ed è cresciuto in fretta: a 14 anni già beve, fuma cercando di vivere nella scia del fratello maggiore. Con lui scopre la vita di strada fino a volergli dimostrare che è capace quanto e più di lui di cavarsela. Le cose andranno male e da quella notte cambierà per sempre il modo in cui Pio vedrà il mondo. Carpignano – molto attento al sociale – torna a Cannes con questa storia della zona di Gioia Tauro che segue quella dei migranti di Rosarno.

Il prologo del film è stato girato in Lucania, con un lavoro scenografico particolare e molta cura per i costumi: nel film appaiono vecchi carri e cavalli che raccontano l’esodo dalla Slovenia di comunità rom oggi residenti nella piana di Gioia Tauro. Come attori appaiono nel film gli stessi rom che vivono a Gioia Tauro e alcuni anziani che hanno realmente compiuto da ragazzini il viaggio che apre la vicenda che racconta l’amicizia tra un attore di colore e un bambino rom. Domani, aspettando il debutto del terzo attesissimo titolo italiano, Fortunata, si apre un weekend come sempre superstar…

 

 
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CANNES70: JAKE E TILDA ANIMALISTI E DEBUTTA IL SECONDO FILM ITALIANO da welovecinema

Post n°13851 pubblicato il 22 Maggio 2017 da Ladridicinema
 

di Laura Delli Colli

“Un film politico in un momento molto critico”: con un film sudcoreano abitato da superstar come Jake Gyllenhaal e Tilda Swinton (anche coproduttrice del film), Cannes ha consumato oggi la sua giornata animalista con un racconto orientato a difendere comunque l’ambiente e i diritti degli animali. Bong Joon-ho è il regista del film, Okja, come il nome della creatura ‘speciale’ che ne è in qualche modo protagonista, molto atteso soprattutto perché è uno dei due titoli prodotti da Netflix che non arriveranno nei cinema, ma che Cannes ha comunque scelto di proporre in concorso. Titoli diventati il pomo della discordia tra puristi del cinema in sala e industriali che considerano secondaria l’esclusiva del formato tradizionale.

E anche se Pedro Almodóvar, Presidente di Giuria, ha già aperto la sua crociata contro il cinema fuori dalle sale, questa favola che racconta la storia d’amicizia tra una ragazzina che vive nelle montagne e uno strano animale frutto di esperimenti genetici conquista il pubblico di Cannes (che lo ha applaudito soprattutto quando la multinazionale che vorrà portarglielo via per farne hot dog la farà improvvisamente crescere in un viaggio di formazione). “Siamo venuti qui per mostrare il nostro film con la meravigliosa opportunità di poterlo proiettare sul grande schermo, sono convinta che ci sia spazio per tutte le piattaforme” dice Swinton. E Jake Gyllenhaal: “L’arte è comunque benvenuta”. Insieme, però, da Cannes lanciano soprattutto, attraverso questo film, un appello contro lo sfruttamento dell’uomo sugli animali e la natura.

Applaudita dalla stampa Tilda Swinton dice: “Vivo circondata dagli animali e da loro possiamo imparare l’importanza della lealtà, della presenza, della semplicità. È il capitalismo che ci ha resi tutti quanti consumatori ma questo film ci ricorda che siamo anche altro…”

Fuori dal concorso, aspettando un weekend di cinema superstar, alla Quinzaine des Realizateurs ha debuttato oggi anche il secondo film italiano di Cannes, ancora un film che viene dal Sud, ancora una storia che racconta il mondo di un’Italia e una comunità marginale. Il film è A Ciambra e il regista (italoamericano) con la benedizione di Martin Scorsese, è Jonas Carpignano, vissuto tra Roma e New York, erede di Luciano Emmer (di cui è nipote diretto) e molto attento ad un realismo che Cannes aveva applaudito anche con il suo primo titolo, Mediterranea (strano destino il suo, Mediterranea non è andato in sala e A ciambra, pur essendo annunciato in distribuzione, non ha ancora una data certa di programmazione…).

La camera che dà il titolo al film è quella dove vive una piccola comunità rom in Calabria, pochi metri quadri affollati dove si respira la povertà e la difficoltà quotidiana di una famiglia rom. Il protagonista del film – ed è ancora un adolescente in primo piano tra le proposte di Cannes 70 in questi primi giorni – si chiama Pio Amato ed è cresciuto in fretta: a 14 anni già beve, fuma cercando di vivere nella scia del fratello maggiore. Con lui scopre la vita di strada fino a volergli dimostrare che è capace quanto e più di lui di cavarsela. Le cose andranno male e da quella notte cambierà per sempre il modo in cui Pio vedrà il mondo. Carpignano – molto attento al sociale – torna a Cannes con questa storia della zona di Gioia Tauro che segue quella dei migranti di Rosarno.

Il prologo del film è stato girato in Lucania, con un lavoro scenografico particolare e molta cura per i costumi: nel film appaiono vecchi carri e cavalli che raccontano l’esodo dalla Slovenia di comunità rom oggi residenti nella piana di Gioia Tauro. Come attori appaiono nel film gli stessi rom che vivono a Gioia Tauro e alcuni anziani che hanno realmente compiuto da ragazzini il viaggio che apre la vicenda che racconta l’amicizia tra un attore di colore e un bambino rom. Domani, aspettando il debutto del terzo attesissimo titolo italiano, Fortunata, si apre un weekend come sempre superstar…

 

 
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