L'atrabilioso

Il pavimento di Chinatown è disseminato di brandelli di cuore spezzato, e dagli orli slabbrati stillano gocce di sangue e lambrusco.
L'Instancabile Vecchio Cinese (IVC) ha nuovamente tirato i suoi fili ed Elemì, la bella Elemì dai lunghi capelli e dalla risata sonora è partita per destinazione ignota. E' tornato il silenzio a Chinatown e soltanto Effe, riscaldato dal solito vodka e martini, riesce a dire qualcosa:
"Oh, ma io una così non l'avevo mai vista! E i suoi denti perfetti? E le sue labbra? Elle, dai retta a me, non arriverà più un'altra Elemì. Bòn, è finita".
"Sì" gli fa eco Santino "a ìran tòt inamurèe!"
E giù un  altro bicchiere a combatter le tristezze.
Siccome le disgrazie non arrivano mai sole se n'è andato anche il buon Flanco, che almeno prima di partire ha avuto la gentilezza di salutare, senza indulgere però in sciocchi sentimentalismi da occidentale:
"Lolezo tlanquilo, tu viene tlovale me, io aplile bal plovincia di Fellaaaala".
Il perchè di questo brulichìo, di questo continuo spostamento di pedine umane resta oscuro: probabilmente l'IVC doveva rimpolpare qualche semideserto baretto di periferia così come ha fatto a Chinatown con la presenza di una ragazza avvenente; e ridare vita a un localetto delle depresse zone ferraresi con la simpatia di un Flanco, tant'è.
Va detto che il sostituto di Flanco (Fedelico: non c'è barista cinese senza una "erre" nel nome) non è poi così malvagio. Fedelico infatti sorride sempre, e sempre senza capire. Una cosa certa infatti è che non solo è a completo digiuno di qualunque parola italiana, ma deve avere anche qualche problema di udito. A dirla tutta, è completamente sordo.
Ma in fondo non è che ci sia molto da ascoltare, gli avventori sono diventati tutti meno ciarlieri e le ordinazioni, escluso Effe, sono sempre e solo due: o campali con vino oppure un bianco. Raramente viene ordinato un losso.
E i vini scorrono, a sciogliere le gole attorcigliate dalla nostalgia.