L'atrabilioso

Bisettrici (altra ipotesi di monologo)

Mi concentro, come tutti, sugli occhi. Perché è lì che si guarda, quando si parla con qualcuno, no? Certo, ci sono queste persone che quando ti parlano guardano altrove. In qualche punto imprecisato della tua testa, ad esempio qui sopra la tempia.
Oppure qui, appena oltre l’orecchio. Solitamente ci si astiene dal far notare la cosa, ritenendolo un vizio innocuo e tutto sommato trascurabile.
Ecco, anche io mi concentro sugli occhi. Sono del tutto normale, fino a lì. Poi succede una cosa strana, cioè ecco c'è un momento in cui io non posso fare a meno - e si noti che lì sto ancora parlando o magari ascoltando - dicevo, non posso fare a meno di spostare il mio sguardo sulle sopracciglia, e non è che faccio finta di niente, chiunque lo vede ma non ci posso far nulla, perché tanto vanno da soli questi occhi che, ecco, già si stanno spostando sui capelli del mio interlocutore (che mi pare nel frattempo abbia messo su una faccia strana ma non posso certo fermarmi a verificare) quindi si arrampicano sopra la testa ed eccoli - oplà - che spiccano il volo e arrivano dove sembra proprio che volessero arrivare fin dall’inizio. Dove? In quel punto che altro non è che l’incrocio delle pareti col soffitto. Sì, proprio quel punto lì.
Naturalmente la conversazione nel frattempo è un po’ andata a farsi benedire,sì certo l’abitudine mi ha insegnato ad andare avanti per inerzia nel discorso, ma in effetti qualche occhiata più che perplessa di fronte a un mio “Certo!” oppure “Come no!” del tutto fuori luogo li ho incassati eccome.
Ma intanto il mio sguardo aquilesco è approdato sul suo cocuzzolo, e da lì comincia a tirare le righe. Già, perché io tiro le righe. E’ per questo che gli occhi se ne vanno in giro. Per la precisione tiro delle bisettrici. A dividere in due. Angoli, pareti, muri, nulla sfugge al mio occhio sezionatore. Misuro le lunghezze delle pareti e infallibilmente con l’occhio ne trovo il punto mediano, quindi taglio. Credo di avere sezionato milioni di stanze. Anche questa. Spesso i geometri e gli architetti non mi vengono in aiuto, frapponendo ostacoli d’ogni genere alla mia determinazione dimezzatrice. Ma io vado avanti.

Non è il massimo per quanto riguarda i rapporti interpersonali. Lo so.

Questo sguardo misuratore, dritto e acuminato.

Un tempo era rotondo,soffice, delicato.
Si soffermava su un viso femminile, non aggrediva e non fuggiva, sapeva carezzare i contorni di un volto e sapeva parlare non dicendo niente.
Ci sapeva fare. Un tempo.
Quando ancora uscivo di casa e incontravo le persone.