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Messaggi del 03/04/2014

 

La piccola principessa

Post n°232 pubblicato il 03 Aprile 2014 da je_est_un_autre

Stavolta invece è toccato alla Compagnia della Schiusa, un gruppo di ragazzi affetti da varie disabilità che si esibiscono una volta all'anno nel nostro teatro. I loro spettacoli hanno una trama esilissima, prendono spunto da romanzi o testi anche importanti e prendono una piega tutta particolare, colorata e ingenua, un po' come succede con gli spettacoli per bambini. Parlare con loro è stata un'esperienza umana importante. Se il loro entusiasmo non ti tocca nel profondo, sei di pietra.
Uno degli elementi più curiosi e rappresentativi della Compagnia è il mio omonimo Lorenzo. Eccolo qui.

Sono Lorenzo e mi si è schiuso il cuore.
Del resto noi della Compagnia della Schiusa siamo così: schiudiamo. Lo dice la parola stessa. Che poi vuol dire che ci apriamo.

Era da dire che prima o poi toccasse al mio cuore.

E sapete com’è successo? E’ successo che è arrivata una Principessa e ha trovato la combinazione.

Che poi io mica lo sapevo che fosse una principessa: l’ho scoperto da poco. Infatti noi due ci conoscevamo già da prima: da 11 anni, 7 mesi e 29 giorni per essere precisi. Era un martedì ed erano le 4 del pomeriggio. Certi particolari mi restano in mente, a me.

Abbiamo usato questi 11 anni 7 mesi e 29 giorni per conoscerci meglio - che la fretta, si sa, è cattiva consigliera - poi ci siamo messi insieme. L’anno scorso. Non pensate male, non è che adesso ci siamo messi a bruciare le tappe, sia chiaro.

“Ognuno a casa sua!”, ha detto con voce ferma la mia piccola Principessa, stabilendo che non è proprio il caso di correre. Io la penso come lei.

Del resto in questo momento sarebbe anche complicato mettersi a pensare ad altro, visto che manca davvero poco al debutto del nostro spettacolo. Per essere precisi mancano 73 giorni. Scarsi, che oggi ormai è andato. Cioè, ormai siamo a tiro col debutto.

Perché per noi, per me, per la Principessa, per tutti i nostri amici, il teatro è una faccenda maledettamente seria. Ripetere il copione soprattutto è una faccenda molto seria ed impegnativa. Io ripeto il copione di continuo. Mentre cammino, mentre mi faccio il bagno, mentre mangio, mentre faccio tutto. L’altro giorno, giovedì, saranno state suppergiù le 13.47, stavo attraversando la strada col mio amico Max e intanto ripetevo le battute. Io sentivo le sue e lui sentiva le mie, è così che funziona. Insomma eravamo tutti concentrati nel ripetere la parte. Beh, ci credereste? Un’automobile ha frenato a pochi centimetri dal mio ginocchio. L’automobilista è sceso dalla macchina e ha lanciato verso di noi frasi irriferibili. Io e Max abbiamo risposto da par nostro:
“È molto più difficile giudicare se stessi che gli altri, se riesci a giudicarti bene è segno che sei veramente un saggio!” gli ha urlato Max, e

“Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle... Dicono siano così belle!”
ho aggiunto io.

Ci sono venute lì per lì. Del resto è normale, lo spettacolo dell’anno scorso è stato Il Piccolo Principe e le battute le abbiamo ancora fresche nella memoria. Io ero Il Piccolo Principe e Max il Pilota. Due ruoli mica da ridere, non lo so se mi spiego.

L’anno prima invece Max era l’Arcangelo Michele e io il Narratore nella storia dell’Arca di Noè. Avevo studiato il copione per tutta l’estate, anche in spiaggia, e declamavo la storia dell’Arca di Noè ad alta voce. Ricordo che certi giorni si formavano autentici assembramenti di persone tutt’attorno al mio ombrellone, alcuni mi avevano scambiato per un predicatore e i più esagitati volevano a tutti i costi toccare il mio telo da bagno.

Ma certo il ruolo che resterà per sempre nel mio cuore è quello del Piccolo Principe. Anche perché è stato lì che ho scoperto che Lei è una Principessa. Sentite com'è andata: succede che quando finiscono gli spettacoli ci mangiamo sempre una torta. Al regista ne tocca sempre il doppio, lui dice che la cabala vuole così. Poi dobbiamo dire anche che è dimagrito, dice che la cabala vuole così. E’ strana questa cabala.
Comunque, siamo lì che mangiamo la torta - io avevo ancora su il costume da Piccolo Principe - e proprio un attimo prima che passasse il regista ne ho trafugata una fetta per offrirla a Lei. Arrivo e le dico: “Sai, sono 11 anni, 7 mesi e 29 giorni che ci conosciamo e direi che abbiamo avuto modo di pensare per bene. Ecco, Principessa: la accetti questa fetta di torta, come pegno del mio amore?”.
Lei è arrossita e non riusciva a dire niente, io non sapevo come fare e per fortuna è stato proprio il Piccolo Principe a venirmi in aiuto, perché ho usato queste parole dello spettacolo:
“E quando si arrossisce, significa si',vero? È una sfumatura d'acquerello sulle guance, un tocco intimo, impudico e pungente che vale una conferma.”

Lei allora ha alzato il viso, mi ha guardato e mi ha sorriso.

 

Poi dice che il teatro non serve a niente.

 
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