CONTROSCENA

Il teatro visto da Enrico Fiore

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

 

« Carlo Cecchi fra le Torr...Riecco Zorro, nello stil... »

Caproni, il poeta che somiglia a Eduardo

Post n°631 pubblicato il 09 Novembre 2012 da arieleO
 

Si giustifica perfettamente «Caproni!», lo spettacolo di Andrea Renzi che Teatri Uniti presenta nella Sala Assoli sotto specie di omaggio al grande livornese nel centenario della nascita. Perché davvero non potremmo immaginare un poeta più teatrale (voglio dire più vicino al teatro) di Giorgio Caproni.
   Intanto, la sua parola non sta né prima né dopo, ma qui e ora s'identifica con l'oggetto della comunicazione: allo stesso modo, appunto, del teatro, che conosce solo l'opzione del presente; e, poi, la sua adozione quasi ossessiva dell'«enjambement» traduce pari pari la frattura/simbiosi che esiste fra il testo teatrale in sé e la vita del medesimo sul palcoscenico. Senza contare che la misura riduttiva del verso di Caproni, che sempre agisce per sottrazione, richiama immediatamente - per intenderci - la recitazione di Eduardo De Filippo.
   Bene, dunque, fa Renzi a supportare l'antologia qui proposta (si va da «Versicoli dal "controcaproni" di Attilio Picchi» a «Congedo del viaggiatore cerimonioso», passando per «Il Conte di Kevenhüller») con il violoncello da una parte e le percussioni dall'altra: perché inverano i due cardini della poesia di Caproni, rispettivamente la narratività e le spezzature; e molto bravi sono, nella resa espressiva, lui come attore e Federico Odling come musicista.
   Invece (e significhi un urrà per il poeta o un'invettiva contro l'ignoranza dilagante) è sbagliato il titolo (lo ripeto, «Caproni!») dello spettacolo. E a dimostrarlo è lo stesso Caproni. La summa della sua poetica risiede in una poesia intitolata, guarda un po', «Senza esclamativi» e che dice fra l'altro: «Vuoto delle parole / che scavano nel vuoto vuoti / monumenti di vuoto». Perché la Bestia a cui si dà la caccia ne «Il Conte di Kevenhüller» non è il Male, come pensa Renzi, ma per l'appunto la Parola in quanto pretesa di spiegare e, quindi, possedere il mondo.
   Non a caso, la poesia in questione adotta come epigrafe due versi nell'originale tedesco - «Ach, wo ist Juli / und das Sommerland (Ah, dov'è luglio / e il paese dell'estate)» - di quell'Hofmannsthal che, lo ripeto ancora, scrisse che «le parole non sono di questo mondo».

                                         Enrico Fiore

(«Il Mattino», 9 novembre 2012)

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: arieleO
Data di creazione: 16/02/2008
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

madda6211avvespositoguglielmokizzy1965figio19cleomaraFicone1400leo00marcoalfa4delynnoasc.ferraradefranceschi.chrisasdiwalgiugnolifabrizioherzwehrcomp.roby
 

ULTIMI COMMENTI

solo tu beppe puoi interpretare questi personaggi...
Inviato da: roberto
il 11/12/2013 alle 16:45
 
Cara Floriana, anche per me è stato un piacere incontrarLa....
Inviato da: arieleO
il 12/11/2013 alle 09:39
 
Caro Maestro Fiore, condivido ( per quello che vale) la...
Inviato da: floriana
il 11/11/2013 alle 19:40
 
Cara Francesca, innanzitutto la ringrazio per...
Inviato da: Federico Vacalebre
il 16/10/2013 alle 17:14
 
Gentile Francesca, credo che nessuno possa risponderLe...
Inviato da: arieleO
il 16/10/2013 alle 17:10
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963