CONTROSCENA

Eduardo, poco "unico" e molto riscritto

Giancarlo Sepe - regista dell'«Eduardo, più unico che raro!» che Gli Ipocriti presentano al Diana - dice nelle proprie note che è «come se tutti i protagonisti delle opere più importanti avessero» negli atti unici di Eduardo «la loro radice emotiva». Ha ragione, perché gli atti unici costituiscono il laboratorio in cui Eduardo mise a punto le strategie drammaturgiche che avrebbero portato, poi, alla sua produzione maggiore. E dunque, sembrerebbe fondata l'intenzione, apertamente dichiarata nel corso dello spettacolo, di rendere «un omaggio all'autore».
   Ma si tratta di un ben strano omaggio: qui - tra reiterate pantomime, qualche tango (per ricordarci il «Napoletango» dello stesso Sepe?) e addirittura una piuttosto avventurosa imitazione parodistica di Pupella Maggio - ci troviamo di fronte a battute e lazzi e gag che almeno al trenta per cento non sono di Eduardo. E quanto sia fina la trama di queste invenzioni basta a dimostrarlo un solo esempio. Appena Arturo, il protagonista di «Pericolosamente», nomina la scacciacani, Michele replica d'acchito: «Vi siete sposati al cinodromo?».
   Peraltro, non è dato sapere che cosa c'entri tutto ciò con il Beckett al quale Sepe, sempre nelle note di regia, accosta l'Eduardo degli atti unici. E nutro il vago sospetto che, tanto per intenderci, del presente «Sik-Sik, l'artefice magico» Eduardo non direbbe quanto disse del suo, sul palcoscenico del San Ferdinando, la sera del 13 aprile del '79: «Quest'atto unico lo ritengo all'altezza del maestro Pirandello: e qui, poi, ci sono i semi di tutto quello che sarebbe stato in seguito il mio teatro».
   Mi limito ad osservare, al riguardo, che il pur bravo Rocco Papaleo attribuisce alle parole di Sik-Sik (stroppiate, sì, ma estremamente indicative rispetto alla condizione socio-culturale ed economica del ceto teatrale napoletano del '29) una cadenza fra il lucano e il pugliese che non solo rende sensibilmente incongrua la situazione, ma distrugge il gioco linguistico creato nella circostanza da Eduardo, tanto sapiente da poter essere rapportato nientemeno che alle avanguardie storiche europee e, in particolare, al dadaismo.
   Accadeva lo stesso, del resto, anche in «Eduardo al Kursaal», lo spettacolo - sempre prodotto dai Balsamo - a cui Papaleo partecipò dieci anni fa nel ruolo di Rafele, il «palo» di Sik-Sik adesso adeguatamente impersonato da Giovanni Esposito. Degli altri attori, quasi tutti sconosciuti, non posso parlare perché non ci è stato distribuito l'elenco personaggi/interpreti. Ma, «hoc erat in votis», le risate (quelle facili) non mancano.

                                        Enrico Fiore

(«Il Mattino», 15 gennaio 2011)