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L'incontro con l'angelo

Post n°89 pubblicato il 06 Dicembre 2011 da rexees
 
Tag: Dilemmi

Solo il vuoto sapeva riempire lo spazio che intervallava tra i miei piedi e il suolo. Era freddo… non perché mi fossi chinato a sentirne il calore… ma perché sapevo che qualsiasi corpo più o meno caldo sarebbe risultato gelido ai miei rozzi piedi… alle mie rozze mani… al mio essere impuro qual’ero. Scendevo da un bus vecchissimo… giallo… non per la tintura adottata in città ma per il degrado subito dal tempo. Sembrava una giungla, sembrava un posto oscuro… forse era per le luci poco intense che non erano in grado di farmi osservare la distanza… quasi personificata dalle mie difficoltà visive… quasi avessi fretta di scorgere in lontananza qualcosa che poteva o non poteva esserci. Tastavo il terreno delicatamente…quasi dovessi camminare su di una piuma… quasi… IO…fossi una piuma… non mi curavo di coloro che passavano di fianco… non mi curavo di coloro che scendevano con me dal bus ormai vecchio… non mi curavo perfino dei miei pensieri che inondavano ogni singola cellula… SI… ogni singola cellula sapeva di cosa passava il mio cuore… SI… perché in quel momento ne ero pieno… pieno di gioia e paura al tempo stesso. Non stavo mica incontrando l’Onnipotente… e nemmeno ero li per fare patti con il diavolo… ero li…speranzoso di osservare un miraggio… osservare che l’invito ad uscire di quella ragazza fosse reale. Ero troppo timido per chiederle di uscire… ho avuto bisogno di una spinta… un incoraggiamento per così dire… e quando tutto sembrava non potesse mai finire… quando tutto era li… ad un soffio dall’irraggiungibile…. ad un pelo dal diventare realtà…  la vidi scorgere… non capì se era la mia mente a fare brutti scherzi o semplicemente la sua immagine così splendida… così vivida… così sfuocata al tempo stesso che mi lasciava immaginare tutto e nulla. Immaginavo… si… chi non lo fa… ma forse sarei stato crudele… sarei stato indegno di poterla immaginare… la mia mente non sarebbe mai riuscito a descrivere tale bellezza. Mi avvicino con garbo… quasi come Ulisse a Nausica… quasi fossi pieno di salsedine… quasi non la volessi turbare… perché il mio essere rozzo poteva allontanare tutto ciò che di meraviglioso stava accadendo. Ancora non ci credevo… eppure riuscivo a scorgere il suo volto… un volto delicato… segnato dai segni dei suoi pensieri… eh si…anche pensare ti lascia in volto qualcosa che non andrà mai più via… e i suoi segni erano tanto dolci…tanto deliziosi… tanto teneri che avrei potuto mangiarla…bestia qual’ero IO…quasi ero perso… perso nel vortice che ha trascinato e forse continua ancora a trascinare Paolo e Francesca… ma io non volevo… no non volevo trascinarla con me in qualcosa che non si addicesse alla sua purezza e castità. Avrei dovuto sfiorarla per salutarla… ma sentivo in me un tale odio nei confronti del genere umano… in “Colui” che mi ha reso così insignificante da aver paura di rivolgerle la parola. Da essere superiore però… sarà lei che mi rivolgerà la parola volendo render grazie a Dio di averle affidato quel compito… il compito di portarmi alla luce… il compito di riportarmi da quando Dio mi ha fatto scendere in questo posto di comuni mortali… Se era un angelo non lo so… se sarà un angelo, anche questo non lo so. Una cosa è certa… di quella luce ormai mi nutro… come un mostro della notte mi nutro di luce… mi nutro di così tanta luce da far diventar buio anche per tutti gli altri. La sua mano si avvicinava… mi sfiorava i polsi… voleva stabilire un contatto. Non sapevo che dire…o forse lo sapevo… ma non sapevo se la mia mente sarebbe stata in grado di non offenderla. Mi assicurò che non mi avrebbe fatto del male… ma io questa cosa qui… mica l’ho mai creduta. Era l’amore che credevo di provare nei suoi confronti… era l’amore che probabilmente non avevo mai provato per nessuno e per nessuna. L’amore che potevo avere in un fratello rispecchiava la premura che avevo nel farla stare bene… l’amore che potevo avere in una ragazza… rispecchiava la voglia di renderla felice e soddisfatta… l’amore che potevo provare nei confronti di un genitore… le mostrava il rispetto che avevo nei suoi confronti. Esitai a dirle Ti amo… volevo avere conferma che fosse quello il sentimento… non volevo limitare qualcosa con dei numeri finiti se questi sarebbe potuti essere illimitati… infiniti… sempre più vicino… sempre più distante ogni volta che si avvicinava… era la luce che mangiavo… era l’oscurità che attiravo… sempre più vicino fino a quando mi pervase di quella luce… mi riempì con un solo bacio… e da quel momento in poi capii che avrei dovuto iniziare a nutrirmi di quelli… avrei iniziato.. senza mai smettere…facendomi del male ogni volta che…………… non ho più parole… e se ne hai qualcuna tu… spiegati perché io oltre il Ti amo… vedo solo te… perché la tua immagine è dal ti amo in poi… solo così saprò avvalermi di tutti i numeri matematici possibili ed infiniti… perché io ti amo ora…come lo farò per il resto dei numeri multipli di 6… sei come il giorno che ci ha fatti congiungere nell’aria fresca di novembre… sei come… sei meravigliosa… e sei come sei e resterai sempre tu… il mio numero più grande…

Ti amo <3

 
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