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Post n°134 pubblicato il 20 Giugno 2013 da cineciclista
Uno dei temi di scontro tra gli Usas e gli Stati europei resra la cosiddetta "eccezione culturaler sul cinema e sui prodotti audiovisivi. Le major americane del settore vogliono una completa liberalizzazione del mercato, mentre l'Europa – capofila la Francia – sostiene che la cultura non è una merce come le altre: è patrimonio stesso della Res publica, dello Stato e va dunque protetta e opportunamente incentivata. Gli Stati europei hanno ottenuto che il tema fosse stralciato da quelli all'ordine del giorno nel recente G8 irlandese. Obama, in considerevole difficoltà a causa del “data-gate”, lo scandalo dello spionaggio capillare sull'intero traffico telefonico ed elettronico di tutti i cittadini americani, non ha per il momento voluto aprire le ostilità sul tema, ma la partita e' solo rimandata. Gli Usa – come ha paventato anche Romano Prodi – potrebbero, per ritorsione, sollevare anche essi una loro specifica e magari economicamente più pesante “eccezione”, ad esempio sull'agricoltura. Anche il ministro italiano Bray si e' schierato per l'eccezione francese, mentre all'interno del Governo non tutti sono sulla sua posizione, mentre il Presidente della Commissione Europea Barroso l'ha definita “reazionaria”. Per capire perché la Francia sia quella più determinata su questo punto, basterebbe guardare ai film del Festival di Cannes che in queste giornate si sono visti in rassegna a Milano e a Roma. La manifestazione alla Croisette non è semplicemente una “mostra' dell'arte cinematografica, come Venezia e Berlino. E' anche questo ma soprattutto l'espressione dell'intervento produttivo e culturale francese sulle cinematografie di quasi tutto il mondo, quelle economicamente più deboli in particolare. Cannes solca come una vera e propria portaerei produttiva i mari di tutto il mondo, pasturando di capitali per il cinema quelle acque, per trainarne poi in patria i risultati migliori. La grande maggioranza delle pellicole presentate a Cannes sono frutto della coproduzione francese nel mondo. Tra queste anche le nostre “La grande Bellezza” e “Salvo”. La prima non e' stata degnata di alcun riconoscimento, mentre la seconda e' meritatamente onorata di un “Gran Premio” e di una “Menzione Speciale”, in proporzione – sembrerebbe – proprio alla quantità e qualità dell'intervento francese. Il film vincitore del Festival è “La vie d'Adele” del franco tunisino Abdel Kechiche, della non giustificata durata di tre ore. Una pellicola, dunque, dal sapore pienamente europeo, francese, ma co-prodotta anche con inglesi e americani. E' la formazione erotico-sentimentale in versione lesbo di una liceale con una ambiziosa universitaria e pittrice, più tesa al successo e alla sua stabilita quotidiana che all'amore con una ragazzina non del suo côté. La pellicola migliore che ho visto resta per me quella cinese A touch of sin, Un tocco del peccato, sull'attuale spietatezza sociale in Cina, in una forma di moderna frontiera western cinematografica. Premiato come migliore sceneggiatura, ma è stato solo un espediente ipocrita, perché meritava il Palmares. Una vittoria forse già in qualche modo “instradata” dalla direzione strategica di Cannes. Moltissime sono state le pellicole “seminate” e poi scelte per questa edizione che vedono come protagonisti non solo i giovani ma addirittura gli adolescenti. Protagonisti di situazioni drammaticamente da adulti. Una scelta che ha tutto il sapore di un investimento strategico-globale, di egemonia culturale e produttivo di lungo respiro, che forse ha qualcosa a che fare proprio con la “eccezione culturale” e lo scontro con le major americane. |
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Un sentimento, un'emozione, un pensiero colpiscono veramente e profondamente il pubblico non quando sono detti, spiegati ma quando sono mostrati attraverso un'immagine, un'azione, magari muta, e in una maniera sorprendente. L'eros nel cinema e' piu una “certa situazione” intrigante che precede l'atto erotico che il compimento dell'atto in se', come insegnano i grandi maestri di questa arte.
Io non ho trovato in questa pellicola nessuna situazione sorprendente e intrigante. I ripetuti atti erotici rappresentati sono preceduti e accompagnati da situazioni piuttosto banali o prevedibili. Si può soltanto dire che per la prima volta vediamo su uno schermo accessibile a un largo pubblico un rapporto sessuale completo tra due donne, dai preliminari di dolci baci e languide carezze fino al climax vulcanico dell'orgasmo. Bisognerebbe sentire cosa dicono le donne gay ma per me ha più un valore documentale che artistico.
C'e' un altro film di Cannes 2013 Jeune&Jolie, Giovane e carina, con una liceale ancora come protagonista di una vicenda sessuale drammaticamente adulta che ho trovato (forse in quanto io sono una persona etero) eroticamente molto più intrigante e vero.
Tra l'altro la reiterazione delle scene erotiche svia dal contenuto autenticamente più drammatico della vicenda della piccola Adele, ovvero quello del rapporto di potere che si stabilisce sotto le lenzuola tra le due amanti e che diventa poi schiacciante e distruttivo potere personale, sociale e intellettuale.
Grazie delle tue sempre proficue osservazioni, Shake.