Francesco Bonfitto

La scatola rossa

Creato da fwryan il 08/01/2009

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Racconti della scatola rossa anteprima

Post n°30 pubblicato il 31 Marzo 2011 da fwryan
 
Foto di fwryan


                              Il gioiello

 

 

Il campanello suonò e mi svegliai dal profondo sonno.

Qualcuno aspettava dietro l'uscio di casa.

Mi alzai con molta fatica e raggiunsi la porta.

Aprii,un vecchio uomo con in mano un pacco era lì, immobile.

“Si mi dica”, domandai.

“Devo consegnarle questo pacco” rispose.

“Io non ho ordinato nulla, quindi non lo ritiro” replicai.

“Guardi, non c'è' nulla da pagare ed è un regalo” disse il vecchio uomo.

“Chi lo manda?” chiesi.

“Non so” rispose.

“Dia qui mi faccia vedere”.

Strappai il pacco dalle sue mani e lo osservai attentamente.

Sul pacco nessun indirizzo, solo un timbro postale.

“Guardi mio caro amico ci deve essere un errore, il timbro è sbagliato la data risale a quaranta anni fa!” dissi ironico.

L'uomo lo riprese tra le mani lo guardò e rise sommessamente.

“Si ha ragione ma che importa lo prenda lo stesso” insistette.

Avevo sonno, il Sabato per me era sacro e lo dedicavo spesso all'ozio .

Decisi di togliermi di mezzo quella visita indesiderata, presi il pacco e chiusi la porta senza salutare.

La curiosità era forte dentro trovai una scatola di legno rossa, ben sigillata.

Non aveva nessun coperchio nessuna apertura.

Dopo vari tentativi per aprire la scatola persi la pazienza, la gettai sul divano e tornai a dormire.

Quella mattina non era destino, pochi minuti dopo essermi coricato, fu la volta del telefono a disturbarmi.

Risposi ma dall'altro capo nessun segnale.

La cosa si ripeté per tre volte sempre con lo stesso esito.

Scocciato decisi di alzarmi e feci una doccia per riprendermi, tanto ormai il mio sabato era rovinato.

In seguito andai in cucina e preparai un caffè nero.

Con il suo borbottio e il suo aroma mi confermò che era pronto per farsi gustare.

Sorseggiando la calda bevanda presi la scatola rossa e finalmente riuscii ad aprirla.

Al suo interno trovai un medaglione di forma circolare; incisi su di esso simboli incomprensibili... sembrava una sorta di amuleto.

Il centro era forato come se fosse stato battuto con un chiodo o un arnese appuntito, il perimetro del foro era di colore plumbeo.

Sul fondo della scatola una lettera ripiegata.

Caro amico, questo medaglione è per te ed è solo tuo. Non strappare questa lettera te ne prego, leggila fino alla fine. Indossalo subito e non toglierlo mai più, ti salverà la vita e ti porterà fortuna. Non da domani ma da subito senza pensarci, indossalo ora!

Fallo e credi alle mie parole sono un amico e voglio solo il tuo bene .

Ti auguro una vita felice e un futuro radioso.

La lettera finiva così.

 

Pensai subito alla solita trovata pubblicitaria, probabilmente da lì a pochi giorni si sarebbe presentato qualcuno che avrebbe chiesto dei soldi per quel meraviglioso medaglione fatto solo per me, certo solo per me!

“Una fregatura come tante” pensai.

Alla fine decisi comunque di indossarlo, in fondo lo avevo ricevuto gratis e se qualcuno si fosse mai presentato a riscuoterne il prezzo, lo avrei reso senza batter ciglio.

Mi preparai per uscire a fare un po' di spesa. Come sempre il supermercato vicino a casa era affollato, dopo una lunga attesa in coda arrivò il mio turno alla cassa. Mentre appoggiavo la spesa sul tappeto mobile, sentii urlare.

“Fermi tutti e faccia a terra, questa è una rapina!”.

Impiegai un paio di secondi per capire ciò che stava accadendo: i rapinatori erano in tre, ordinarono a tutti di mantenere la calma e di stendersi a terra. Non so perché ma rimasi paralizzato, forse la paura, ma non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo. L'uomo armato urlava di stendermi a terra come gli altri, ma non lo feci.

Il suo viso prese a distorcersi mentre sbraitava; il panico mi aveva reso impassibile, assente, inerme.

La sua mano, mostrandomi la canna grigia rivolta verso il mio petto... tremava. Gli altri due complici stavano riempiendo degli zaini con le banconote prelevate dalle casse.

Gli occhi del rapinatore che puntava

l’arma su di me s’iniettarono di sangue, gridò nuovamente di mettermi a terra indicandomi la direzione da seguire.

Non feci nulla se non rimanere impietrito e immobile, fissandolo dritto negli occhi.

Sentii un forte sparo, un'intensa fitta al torace, l’aria mancarmi, le grida della gente, tutto girò intorno ma prima di accasciarmi al suolo riuscii a vedere i rapinatori scappare, in seguito il buio. L'odore di polvere da sparo era molto intenso, sentivo voci lontane e mani che mi toccavano ovunque.

Era come svegliarsi da un lungo sonno.

Una volta aperti gli occhi mi misero seduto.

Mi chiesero se stavo bene, come mi sentivo, se era tutto a posto, annuii.

Le donne più anziane inneggiavano a un miracolo, gli uomini mi aiutarono ad alzarmi da terra, i bambini mi guardavano spaventati, ma curiosi.

Forse era veramente così, un miracolo, come potevo essere ancora vivo? La camicia era forata.

“Il medaglione!” esclamai.

 Aveva fermato la pallottola che per me sarebbe stata fatale!

Ci fu un grande applauso liberatorio da parte di tutta la gente.

Non tolsi mai più il medaglione.

Un caso o una sorte ma quel vecchio uomo mi aveva veramente salvato la vita donandomi quel gioiello.

Quel vecchio pazzo…. Chi era?

 

                                     ♠

Dopo un po’ riuscì finalmente a convincere il testardo e arrogante ragazzotto a tenersi quel maledetto pacco.

Era talmente superbo che lo prese e mi chiuse la porta in faccia senza salutarmi.

Lo avevo convinto!

“Certo che io a venticinque anni ero veramente cocciuto per fortuna sono riuscito a convincermi altrimenti oggi non sarei qui, sarei morto in quel supermercato quaranta anni fa!”


Scartai la mia caramella balsamica e aspettai l'autobus.

 

 

 
 
 
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