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Il mito e l'antica cultura della Dea Madre

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Messaggi di Ottobre 2017

Artemisia e le altre: miti e riti sulla violenza di genere

Post n°61 pubblicato il 28 Ottobre 2017 da Karmelia
 

Il titolo del loro saggio  di Marialuisa Vallino e Valeria Montaruli, rispettivamente magistrato e psicanalista e criminologa, fa riferimento alla vicenda di Artemisia Gentileschi, celebre pittrice seicentesca, ma anche vittima di stupro, come “altre” donne. L’evidenza quotidiana della violenza risalta nelle pagine di cronaca e sottolinea di continuo l’aberrante fenomeno di “genere” che riguarda i maltrattamenti fisici, gli abusi psicologici, gli omicidi. Gli scenari della violenza perpetrata nei confronti delle donne sono infiniti e occorre riflettere sul senso profondo del femminile e sulla soggettività lesa.

Cosa si cela dietro le protervie umane? Perché la Dea antica, madre, sposa e sorella dell’uomo è stata violata? E quali gli scenari tipici in cui la violenza si concretizza? Infine, esiste un modo per canalizzare in maniera sana e creativa il dolore? L’intento delle autrici è quello di fornire una nuova chiave di lettura del fenomeno, attraverso una ricostruzione storico-mitologica del Femminile e del Maschile, quali strutture di identità e di relazione, con particolare attenzione al ruolo degli Archetipi. La teoria archetipica può aiutarci ad individuare le tracce endopsichiche che impediscono un rapporto sano con l’altro, andando alle origini dei comportamenti che inducono a relazioni caratterizzate da ostilità e violenza. L’incontro maschile-femminile troppo spesso si tramuta in un amplesso mortifero, e l’alterità annullata, viene inesorabilmente asservita ai bisogni personali.

I vari capitoli esaminano le espressioni simboliche appartenenti alla vasta cultura umana, con interessanti e ricchi rimandi ai temi mitici della letteratura e della tragedia greca, che vengono contestualizzati. Particolare rilievo assumono, in tal senso, le figure del mito che implicano la coniunctio oppositorum, il superamento della scissione, la ricerca di unità.

Un ulteriore approfondimento riguarda la descrizione di casi, tratti dall’attività clinica e peritale, che permettono al lettore di entrare nel vivo di percorsi analitici (attraverso il sogno) e narrativi (testimonianze).

Le dichiarazioni di vittime e aggressori illustrano le dinamiche intra e intersoggettive dei delitti aventi come vittime le donne. La peculiarità dell’aggressore e dei suoi agiti traccia un percorso conoscitivo all’interno della criminodinamica e riflette la necessità di esplorare sempre più approfonditamente anche le caratteristiche delle vittime. E’ un testo divulgativo sotto il profilo psicologico-clinico, giuridico, criminologico, storico-antropologico. Viene svolta  una disamina degli strumenti spiccatamente preventivi, oltre che repressivi, in tema di stalking, femminicidio,  che hanno finalmente colmato un vuoto normativo relativo ai comportamenti sussumibili nella violenza nei confronti delle donne, fornendo nuovi strumenti di tutela delle parti offese. Il processo, analogamente alla stanza dello psicanalista e all’esperienza dei centri antiviolenza, è un luogo privilegiato di narrazione della violenza. Il racconto, dentro e fuori il processo, è un viatico imprescindibile, per risanare  le lacerazioni delle vittime e per impostare un nuovo rapporto con l parte maschile, dentro e fuori di sé.

Nelle parti conclusive, le autrici formulano proposte d’intervento in campo preventivo e trattamentale: la narrazione, l’accesso a nuove risorse, ma soprattutto la consapevolezza profonda, muovono in direzione del rispetto e riconoscimento di sé e degli altri.

“L’obiettivo”, precisano Vallino e Montaruli, “è quello di affermare il valore dei “riti” connessi alla rinascita, di stimolare il rapporto osmotico tra Maschile e Femminile, in vista del superamento della scissione”.

“Il saggio di Marialuisa Vallino e Valeria Montaruli è una tappa importante nel percorso di comprensione della violenza di genere. All’affascinante storia mitologica delle figure maschile e femminile, dei loro intrecci e contrasti, della supremazia dell’uno sull’altra, contenuta nella prima parte del libro, segue una fondamentale trattazione legale, informativa, esplicativa dei soprusi maschili sulla donna (…) Mai prima di questo libro la violenza di genere era stata affrontata in modo tanto completo e approfondito, dagli archetipi junghiani che ci permettono di fare chiarezza in caratteri e comportamenti di vittime e carnefici alle varie sfaccettature della legge e degli strumenti per modificare in senso positivo una realtà aberrante, anacronistica in un Paese evoluto del terzo millennio”.

 

(dalla prefazione di Cinzia Tani, giornalista e scrittrice)

 
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