Creato da deandreando il 27/02/2007

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La dimensione religiosa nelle canzoni di Fabrizio De Andrè, Ettore Cannas

 

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ginsadhu
ginsadhu il 02/09/11 alle 00:47 via WEB
Perché Mahfuz, ora? E perché Naguib? In arabo نجيب محفوظ traslitterato è Nagid Mahfuz
 
a_c_picchia
a_c_picchia il 06/04/11 alle 00:49 via WEB
So che un uso inadeguato delle parole di Bettelheim (1976) potrebbe snaturare il senso del racconto e della recensione, ma mi sembra che qualche passaggio sia pertinente. PS. Il titolo della recensione è… azzeccato, in entrambi i sensi! «Le fiabe possono essere paragonate ai sogni, anche se ciò può essere fatto soltanto con grande cautela e con molte riserve, dato che il sogno è l’espressione più personale dell’inconscio e delle esperienze di una particolare persona, mentre la fiaba è la forma immaginaria che problemi umani più o meno universali hanno assunto col tramandarsi di una storia attraverso le generazioni» «In una fiaba, i processi interiori sono esteriorizzati e diventano comprensibili così come sono rappresentati dai personaggi della storia e dai suoi eventi. È per questo che nella medicina indù tradizionale veniva assegnata a un individuo psichicamente disorientato una fiaba che interpretava il suo particolare problema. Egli doveva farne l’oggetto della sua meditazione, e ci si aspettava che in questo modo fosse indotto a visualizzare sia la natura delle sue difficoltà sia la possibilità di superarle. In base a quanto una particolare fiaba significava in relazione alla disperazione e alle speranze dell’uomo e ai metodi per superare le tribolazioni della vita, il paziente poteva scoprire non solo un sistema per liberarsi dalla sua angoscia ma anche per trovare se stesso, come aveva fatto l’eroe della storia. (…) Le fiabe non pretendono di descrivere il mondo così com’è, né danno suggerimenti diretti su come comportarsi. Se lo facessero, il paziente indù sarebbe indotto a seguire un tipo di comportamento imposto: il che non è semplicemente cattiva terapia, ma anzi l’opposto della terapia. La fiaba è terapeutica perché il paziente trova le sue proprie soluzioni, meditando su quanto la storia sembra implicare nei suoi riguardi e circa i suoi conflitti interiori in quel momento della sua vita. Il contenuto della fiaba prescelta non ha in genere niente a che fare con la vita esterna del paziente, ma molto coi suoi problemi interiori, che sembrano incomprensibili e di conseguenza insolubili. Chiaramente, la fiaba non si riferisce al mondo esterno, anche se può iniziare in modo abbastanza realistico e avere, intessuti in essa, elementi della vita di tutti i giorni. La natura non realistica di queste fiabe (oggetto delle obiezioni di razionalisti dalle anguste vedute) è un importante espediente, perché evidenzia che il proposito della fiaba non è quello di comunicare informazioni circa il mondo esterno, ma di chiarire i processi interiori che hanno luogo in un individuo»
 
deandreando
deandreando il 05/03/11 alle 15:03 via WEB
c'è tanto di fotografia!
 
luzupinu
luzupinu il 04/03/11 alle 16:47 via WEB
Ciao sei ettore di agrigento?
 
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